24 OTTBRE 2020 CELEBRATO IL XIX CONGRESSO DELLA DC ( il primo valido dal 1994, dopo due tentativi: 12 nov. 2012 e 18 ott, 2018 )
don2sturzo-degasperi-22dic.JPG (74643 byte)
DEMOCRAZIA CRISTIANA
Sede virtuale ROMA, Piazza del Gesù, 46 - Sede provvisoria Bologna, Via Titta Ruffo, 7
STATUTO

.
ASSEMBLEA NAZIONALE  DEI SOCI  DELLA DC STORIC
A - STATUTO UFFICIALE DEL PARTITO
Decreto di accoglimento, del Tribunale Civile di Roma, Sez. III,  n. 9374/2016, Convocante Assemblea dei soci per il 25/26 feb. 2017 a Roma

SITO UFFICIALE DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA
STORICAMENTE E GIURIDICAMENTE LA STESSA IN ITALIA NEL 1994

Direttore Responsabile: Prof. Nino Luciani
Tel. 347 9470152 - Email: nino.luciani@libero.it

INTERVISTA DA "IL CORRIERE DELLA SERA", SABATO 27 MARZO 2021:
CERCA SU GOOGLE CON LE PAROLE
:
DC, NINO LUCIANI A 83 ANNI HA VINTO IN TRIBUNALE - CORRIERE ...https://www.corriere.it/politica/21_marzo_27/dc-nino-lucian


 

IMPORTANTE : FAI L'ISCRIZIONE ALLA DC - SOTTO, TROVI IL LINK PER IL MODULO DI ISCRIZIONE

Dipartimento
Sanità

ATTUALITA' LA PAGINA "ESTERI"
E COMUNICATI
FORUM La pagina per la documentazione
del partito.
Dipartimento : Rapporti con i Sindacati del Lavoro: CONVEGNI e DOCUMENTI Dipartimento
Politiche Agricole
Alimentari e Forestali
:
 

Dipartimento
Università e Ricerca

DIPARTIMENTO “DISABILITÀ, PARI OPPORTUNITÀ, FAMIGLIA”

ceto medio 2 crozza

DIFENDI
IL CETO MEDIO

PAZIENZA  gabriele occhiali-bis.jpg (120360 byte)

LA PAGINA DEL PRESIDENTE
-----
A proposito di un fatto,
del dibattito pre-congressuale

tramonte5.JPG (178902 byte)

Cosimo Tramonte,
POLITICA ESTERACOMUNICATO
per la pace Ucraina - Russia

trenti - ovale.JPG (6671 byte)

CANDIDATO UNICO
della DC Dr. GIORGIO TRENTI
per il CONSIGLIO COMUNALE

moretti antonio2.jpg (39098 byte)

"Per la più alta forma
di riscatto morale
e di carità cristiana
per tutti e con tutti"

rocchitta massimo.jpg (11320 byte)

MASSIMO ROCCHITTA
Lavoratori poveri

 

Decre.to Tribunale Civile di Roma convoca Assemblea dei soci DC,
prima volta dal 1994

de leonardis massimo.jpg (29390 byte)

La nuova DC :
Massimo De Leonardis,

L'Italia sempre di più in uno stato di stress idrico

graziano an.jpg (5609 byte)

Nuovo Disegno di legge di riforma universitaria

de carolis.jpg (14259 byte)

Per una legge di riclassificazione
delle disabilità

FORUM1

Clicca su: Home    FORUM 2

Clicca su: COMUNICATI STAMPA

Clicca su: FORUM 1

Clicca su: LETTERE Clicca su: FORUM6

Clicca su: FORUM5

Clicca su: FORUM4

FORUM - Università

FORUM7

ARCHIVIO - 2020

  Comitato per la riforma elettorale
Sede in Bologna, via Titta Ruffo 7 – Tel. 347 9470152 – E mail: nino.luciani@alice.it 
Anno 2004

Membri del Comitato:  Prof. NINO LUCIANI (Centro Studi l'Impegno Politico dei Cattolici) – Avv. UGO SCURO (MILLE. Movimento per l 'Italia Libera nella Libera Europa) – Dott. FRANCESCO TASSONE (Movimento meridionale Calabria) – Dott. PAOLO MAJOLINO (Cattolici per l'Italia) -- RAFFAELE LO IODICE (Movimento Meridionale Puglia) – Dott. ANGELO SANDRI (Democrazia Cristiana) -- Prof. MASSIMO GRISOLIA (Democrazia Italiana) -- Dott. ERMINDO CORAZZA (Rinnovamento Popolare) – Dott. DOMENICO IANNANTUONI (Partito per il Sud) – Dott. PIERO PIROVANO (Solidarietà) – Dott. ROBERTO GENTILI (Forza Roma) -- Arch. MASSIMO BONECHI (Società Ambiente Qualità) – Dott. FULVIO LORENZETTI (Movimento Alternativa per l'Italia) – Dott. GAETANO TROPEANO (Movimento Democratici "Liberi e Forti" -- Avv GIOVANNI VISCONTI (Partito della Terra) – Dott. ANTONIO SABELLA (Italia Moderata) – Dott. FRANCO REMONDINO (PPE-Italia) – Dott. ALBERTO DE MAIO (Movimento per il Centro Unito) – On. Prof. PUBLIO FIORI (Rifondazione Democristiana) -- Cav. Dott. ANTONIO MORETTI (Coerenza Democratica)

Presidente del Comitato Per la Riforma Elettorale - Prof. NINO LUCIANI

Proposta di nuova legge COSTITUZIONALE PER LA RIFORMA DELLA GOVERNACE


    Il COMITATO promotore della nuova elettorale, costituito a Bologna il 27 marzo 2007, aperto a nuove adesioni al Comitato e disponibile al confronto con le altre forze, ha approvato una proposta di legge elettorale. Questa proposta vuole:
    1) l'elezione diretta del Presidente del Consiglio, con modifica della Costituzione. Il motivo è eliminare la contraddizione attuale tra la volontà degli elettori di scegliere direttamente il Presidente del Consiglio (la legge vigente dispone che sia indicato il candidato Premier) e la vecchia Costituzione che ancora richiede la successiva fiducia al Governo, da parte del Parlamento, cosicché subito dopo le elezioni può cadere il Governo, in contrasto con la sovranità popolare espressa.
    2) la proporzionalità, con sbarramento del 2%, per l'elezione dei membri del Parlamento. Il motivo è ricostruire il "centro moderato e interclassita" nello schieramento politico italiano, dopo il vuoto che si è formato dal 1992-94, in seguito alla caduta della DC e del PSI.

MOTIVAZIONI

   La proposta vuole chiudere la fase di transizione dalla prima alla seconda Repubblica. Precisamente:
   a) vuole eliminare la contraddizione attuale tra la volontà degli elettori di scegliere direttamente il Presidente del Consiglio (la legge vigente dispone che sia indicato il candidato Premier) e la Costituzione che ancora richiede la successiva fiducia al Governo, da parte del Parlamento, cosicché subito dopo le elezioni può cadere il Governo. E’ capitato a Berlusconi nel gennaio 1995, a Prodi nel 1998, e adesso sta avvenendo di nuovo a Prodi, pur avendo una maggioranza, sia pur risicata. Questa fase dovrebbe essere chiusa adeguando la Costituzione alla maturità della coscienza popolare;
   b) vuole colmare al centro dello schieramento politico italiano, il vuoto che si è formato dal 1992-94, in seguito alla caduta della DC e del PSI, i partiti che tradizionalmente svolgevano la mediazione inter-classista. Oggi i partiti di centro, riemersi nel frattempo, sono caduti in ostaggio dentro due, rispettive, grandi coalizioni "bipolari" di appartenenza.

IL TESTO DELLA PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE
(da approvare con modifiche costituzionali e con legge ordinaria)

   1.- ELEZIONE DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO
   a) Il Presidente del Consiglio è eletto a suffragio universale diretto, tra i candidati che hanno ottenuto la nomina a candidato nelle elezioni primarie. Qualora nessun candidato ottenga la maggioranza assoluta, si passa al ballottaggio tra i due più votati. Non è eleggibile chi abbia già svolto due mandati consecutivi. Il Premier nomina e revoca i Ministri, che sono insediati, subordinatamente alla fiducia delle Camere.
  b) L'art. 90, comma 2 della Costituzione si applica anche al Presidente del Consiglio.
  c) Elezioni primarie. Tre mesi prima delle elezioni del Presidente del Consiglio, sono fatte, in base a disposizioni di legge, le elezioni primarie per scegliere i candidati a Premier.  Le candidature possono essere presentare, con un rispettivo programma, da partiti e associazioni annotate all'Ufficio del Pubblico Registro
c) Ottiene la nomina a candidato, per ogni rispettivo partito o associazione, chi abbia ottenuto il maggior numero di voti, purchè il rispettivo partito o associazione abbia ottenuto più del 10% dei voti degli elettori di almeno 5 Regioni.

  2.- NUOVI  DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA Le leggi e gli atti del Governo, aventi forza di legge, possono essere rinviati preventivamente alla Corte Costituzionale, per il parere di costituzionalità, dal Capo dello Stato di propria iniziativa o su richiesta di 1/3 di una delle Camere o di 5 Consigli Regionali. In caso di parere negativo non ha luogo la promulgazione.

3.- ELEZIONE DEL PARLAMENTO

    a) Il parlamento è eletto a suffragio universale con riparto dei seggi, tra i partiti, proporzionalmente a voti ottenuti, al netto di uno sbarramento del 2% dei voti elettorali sia per il partito che si presenti da solo, sia per la coalizione.
    b) La partecipazione dei partiti alle elezioni non richiede firme di presentazione.
    c) Il diritto di voto include la possibilità di esprimere una preferenza
   d) Rimborso delle spese elettorali dei partiti . I partiti hanno diritto al rimborso delle spese elettorali, proporzionalmente ai voti riportati. Nel caso di partiti federati presentatisi in unica lista o in coalizione, il partito che esca dalla federazione o dalla coalizione perde il diritto al rimborso fin dall'origine.
Bologna 27 marzo 2007

 


CONFERENZA NAZIONALE

LEGGE ELETTORALE:
STATO DI ATTUAZIONE DELLA RIFORMA IN ITALIA

A  Bologna, viale Risorgimento 2
sabato 1 dicembre 2007, ore 10,30
Facoltà di Ingegneria, Aula Magna al 2° piano

APERTA AI DOCENTI E CITTADINI

PROGRAMMA

Saluto del Preside Prof. Pier Paolo DIOTALLEVI

Relatori:

- Prof. Giovanni GUZZETTA, Presidente Nazionale del Comitato per i Referendum elettorali, Ordinario di diritto costituzionale all’Università di Roma "Tor Vergata";
- Prof. Luigi MELICA, Ordinario di diritto costituzionale all’Università di Lecce;
- Prof. Andrea MORRONE, Ordinario di diritto costituzionale all’Università di Bologna;
- Prof. Sergio BELARDINELLI, Ordinario di sociologia all’Università di Bologna.

Governo:

Dr. Paolo NACCARATO, SottoSegretario di Stato al Ministero per i Rapporti con il Parlamento e le Riforme istituzionali, Delegato per la legge elettorale.

Invitato:

Mons. Dott. Oreste LEONARDI, Delegato Episcopale per i rapporti con le realtà temporali
Moderatore: Dr. Nuccio FAVA, Presidente della Sezione Italiana dell’Associazione dei Giornalisti Europei

BREVE INTRODUZIONE AL TEMA

Una legge elettorale proporzionale, in una REPUBBLICA SEMI-PRESIDENZIALE ?
For a proportional electoral bill, but in a "HALF-PRESIDENTIAL" REPUBLIC ?

1.- La conferenza vuole verificare lo stato di attuazione delle riforma elettorale in Italia. Ma sia consentito chiedere che venga esaminata anche la proposta del Comitato per la riforma elettorale, promosso dal nostro Centro studi nel marzo 2007, e ricevuto dal Governo il 1 giugno 2007. Esso pone preliminarmente il problema della attualità dell'attuale quadro costituzionale, in cui collocare la nuova legge.
   In premessa, ricordo che stiamo assistendo allo scioglimento di Forza Italia (FI) per volontà del suo fondatore.
   Questo fatto crea oggettivamente il problema di riempire un nuovo   "vuoto al centro" (dopo quello formatosi in Italia nel 1992-94 per la scomparsa "politica della Demcrazia Cristiana e del Partito Socialista Italiano). Ciò rende storicamente essenziale una nuova legge elettorale per regolarne il riempimento, in aggiunta alla importanza che essa già ha per sanare il defìcit di governabilità scaturito dalle elezioni del 2006.

2.- Le varie proposte di legge elettorale da destra e da sinistra, evocate in relazione al deficit di governabilità dal 2006, ragionano all’interno dell’attuale costituzione di "repubblica parlamentare", in cui il governo vive se ha la fiducia delle camere.
   Ma questo scenario si scontra con la impraticabilità storica, in Italia, di creare un "bipolarismo elettorale" che sia anche un "bipolarismo programmatico omogeneo", in cui i cittadini scelgono la "maggioranza" già al momento delle elezioni. Questo è dovuto all'eccesso di diversità regionali dal Nord al Sud, alle diverse storie delle popolazioni d’Italia (l’unità nazionale ha solo 150 anni) e, forse, della impreveggenza dei politici.   
Ma è anche vero che l’Italia del dopo guerra è cresciuta culturalmente. Ci sono, poi, dei forti movimenti sindacali nazionali e ci sono le Regioni già ben consolidate. Sono baluardi determinanti, in caso di pericolo per la democrazia politica. Pertanto, per garantire "governi di legislatura", una soluzione sensata è una repubblica "semi-presidenziale".
   C’è, poi, la circostanza che la legge vigente vuole, già nelle elezioni, che sia indicato il candidato Premier. Ma, poiché la Costituzione richiede la successiva fiducia del Parlamento, si crea una contraddizione, per cui può cadere di nuovo il Governo. Questa fase dovrebbe essere chiusa adeguando la Costituzione alla maturità della coscienza popolare e alla legge.
Se si facesse una opzione in senso "semi-presidenziale, i problemi di un accordo sulla legge elettorale sarebbero molto facilitati. Per il riempimento del nuovo "vuoto al centro", ma anche per la ricostruzione dell’unità di "tutto il centro", si potrebbe fare una legge proporzionale, aperta "ai piccoli partiti, anche perché il risveglio della politica nasce dal basso.

3.- La proposta del Comitato per la riforma elettorale è la seguente:

a) una repubblica "semi-presidenziale" e precisamente l’elezione diretta del Capo del Governo, bilanciata da relativi maggiori poteri di garanzia costituzionale al Capo dello Stato (si veda la
proposta). Inoltre il potere di sciogliere le Camere dovrebbe rimanere prerogativa del Capo dello Stato.
b) una legge elettorale proporzionale con una soglia di sbarramento relativamente bassa, l’abolizione della raccolta delle firme, la possibilità di "una" preferenza alle candidature, il finanziamento dei soli Gruppi parlamentari che, dopo le elezioni, si vanno a formare in parlamento con un numero di componenti non minore del 10% della camera di appartenenza.

4.- Rispetto a questi obiettivi, i REFERENDUM vanno sostenuti perché, solo se si rompe la cordata di quelli che sostengono la legge elettorale attuale, ci potrà essere spazio per discutere in parlamento le varie proposte di riforma. NINO LUCIANI

1. The aim of the conference is a check of the state of accomplishment of the electoral reform in Italy. In the hope that the proposal (see proposta ) of the Committee for the Electoral Reform, carefully prepared by our Study Center in March 2007, and received by the Government on June 1st, 2007, be considered and examined. This proposal is for a preliminary examination of the constitutional frame, in which to place the electoral bill.
   As a preliminary remark, I remind that We are now watching the end of Forza Italia (FI) for open will of its founder.
   Such event as a matter of fact generates the problem of filling the new “center vacuum” (after the “center vacuum” produced in Italy during 1992-1994 as a consequence of the political disappearance of the Democrazia Cristiana and the Partito Socialista Italiano). That “vacuum center” makes historically essential a new electoral bill to adjust such filling. Further, the electoral bill is relevant to heal the lack of governance consequent to the 2006 elections.

*

2.- All the electoral bill proposals, designed to alleviate the lack of governance started in 2006, hold in the presence of the present constitution of “parliamentary republic”, where the Government rules only if it is trusted by the two Chambers.
    Such a landscape in Italy is against the historical impracticability to realize an “electoral bipolarism” which be also an “homogeneous programmatic bipolarism”, where the voters choose the “majority” at the moment of the elections. This is due to the excess of the regional differences between North and South, of the different histories of Italian populations (national unity is only 150 years old) and maybe of the lack of foresight of the politicians.
   But it is also true that after the World War II Italy has grown culturally . Further, there are strong national trade unions and well consolidated Regions. These are relevant bulwarks in the case of danger for the political democracy. Therefore, to get legislature long governments a judicious solution for Italy is a “half-presidential republic”.
  It also happens that the law in force dictates that the Premier candidate be indicated at the moment of the elections. But the Italian Constitution requires the subsequent confidence of the Parliament, and this fact creates a danger which may lead to the fall of the Government. This stage should be closed by conforming the Chart to the maturity of the popular consciousness and the Law.
The problems connected with an agreement on the Electoral Bill would be greatly alleviated if an option in the semi-presidential direction would be taken. A proportional bill, open to the small parties (because the revival of the politics is born of the base), would allow the filling of the new “center vacuum” and also the rebuilding of the unity of the “all center”.

3.- The proposal of the Committee for the Electoral Reform is:
a) a “half-presidential” republic, in detail the direct election of the Premier, balanced by corresponding greater power of constitutional warranty to the State Chief (see the
proposta). The power to dissolve the Parliament should remain a prerogative of the State Chief.
b) a proportional Electoral Bill with a relatively low barrage, suppression of the signatures collection, the possibility of a "one" choice between the candidates, financial support supplied only to the Parliament’s Groups that after the elections consist of at least 10% of the Chamber to which they belong.


4. In view of these goals the REFERENDUMS organized by prof. GUZZETTA an SEGNI should be supported, because (even if with some risk) only if the trust of those who support the present electoral bill is dissolved there will be the possibility to discuss the proposals for its reform in the Parliament. NINO LUCIANI

.

 

juncker.jpg (2578 byte)
J.C. Juncker

ppe-logo.jpg (11004 byte)

J.C. JUNCKER DESIGNATO PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA.

Appello a J. DAUL per la riforma del Trattato di Maastricht. J.C. Juncker non ha ancora  illustrato un programma di azione, in risposta ai problemi di ripresa del PIL e dell'occupazione nei paesi meridionali dell'Unione Europea. Per parte italiana, si è visto il Premier Renzi, a Ypres, scatenato a chiedere flessibilità dal lato del pareggio del bilancio e del debito pubblico, in pratica a chiedere una corsia preferenziale sul lato spesa pubblica per investimenti.
  Sia chiaro che, secondo la "DC Nuova"  italiana, questa richiesta è poco più di aria fritta ( sia pur qualcosa se Renzi pensa solo alla riqualificazione della spesa pubblica), se il prezzo è rinviare il rientro della spesa pubblica, già troppo alta e sprecona in Italia.
  Invece, la chiave che, può davvero aprire, è chiedere di eliminare la separatezza tra politica fiscale (come prelievo e spesa pubblica) e politica monetaria. Ma l'Italia non ha più la sovranità monetaria, perchè ceduta all'UE (vale dire alla BCE), dopo Maastricht: in questo senso la DN Nuova gira il problema a J. DAUL, Presidente del PPE, perchè proponga la ridiscussione del Trattato, come problema generale dell'UNIONE.
    Per una introduzione al tema, clicca su:
HOME ( http://www.universitas.bo.it/INDEX.html#HOME - 2014).
   Il PPE è il più grande e il più influente partito politico a livello europeo del centro-destra, che comprende attualmente 73 partiti membri provenienti da 39 paesi, i presidenti della Commissione europea e del Consiglio europeo, 12 UE e 6 capi di extracomunitari stato e di governo, 13 membri della Commissione europea e il più grande gruppo al Parlamento europeo.

alessi1.JPG (16736 byte)

Alberto Alessi

"Date a Cesare quel che è di Cesare"

    " Molto si discute del declino dell'influenza dei Cattolici nel teatro della politica italiana: il tutto, mentre in UE si impone il PEE, una creatura che fu della DC insieme con  altri partiti crustiani europei.
   Oggi, nel 2014, nel tentativo di riproporre la DC in Italia, urge definire il significato della appartenenza al credo religioso e spiccatamente a quello di tradizione cattolica nel nostro Paese e le conseguenze politiche che maturano.
  In passato, dopo il tramonto dei governi totalitari in Europa, si riaffermò una democrazia ispirata ai valori cristiani. L'influenza di spicco di pensatori e precursori cattolici in tal senso fu grande e in Italia il teatino Padre Gioacchino Ventura (1792-1861) ebbe una incisiva influenza. Lo stesso promosse un movimento di opinione caratterizzato politicamente e socialmente diprofonda ispirazione, autenticamente    "dei" cattolici, ma anche "di" cattolici, le idee e programmi del Padre teatino Ventura, siciliano anche egli, fattore da non sottovalutare, perché dall'isola maturarono esperienze che precorsero i tempi. I temi, fonte di cristiana, che più tardi ispirò Don Luigi Sturzo a concretare in un partito non

dibattito e approfondimenti, furono tanti e controversi: dalla "dottrina sull'origine del potere come servizio; dalla difesa della libertà religiosa a quella diretta partecipazione del clero nella politica; dalla tesi sul decentramento e sull'autonomia , alle opinioni sul problema delle regioni; dalle riflessioni sulle rivoluzioni che caratterizzano la "primavera delle reazioni", alla valutazione di quelle positive istanze insite nella dialettica del "socialismo", dunque un impegno allora dei cattolici su argomenti impregnati di forte ipoteca ideologica e di interesse popolare. Il consenso di chi si dichiarava cattolico, verso la soluzione di cotanti interrogativi, si trasferiva, poi, in un consenso politico verso i partiti di ispirazione cristiana: in Italia fu la DC a rappresentarli.
  Nel tempo, però, la DC si mutò in un reggimento politico, mentre doveva essere una "azione benefica" dei cattolici a vantaggio del Popolo in tutte le appartenenze della vita, delle religiose, alle sociali, alle civili, alle economiche. Ora, a me pare che, più che congelare i cattolici intorno ad un progetto politico, bisogna riassemblare i democristiani o coloro che sono rimasti o intendono avvicinarsi ai valoro originali della DC, in modo da ricomporre quel movimento ideale, motivo di fermento sociale, capace di dare agli uomini l'autentica dimensione umana. In sintesi, va ricostruita la DC, in modo che i democristiani ridiventino ciò che erano, poiché non si può dimenticare ciò che si è amato. Oggi, nel nostro Paese abbiamo sempre più ordine e sempre meno ordine. Perciò, bisogna creare metà della salvezza nell'avvenire, l'altra metà nel passato".

 

COMUNICATO
DEL PPE

Bruxelles, 27.VI 2014

daul joseph.jpg (2519 byte)
Joseph Daul

DESIGNAZIONE DI JUNCKER  del PPE
Fonte: http://news.epp.eu/z4fIXY

Il Presidente del Partito Popolare Europeo (PPE), Joseph Daul, a seguito della decisione del Consiglio europeo a nominare Jean-Claude Juncker come il prossimo presidente della Commissione europea, ha detto:   
   "Ieri al vertice del PPE a Kortrijk, i nostri capi di Stato e di governo hanno ribadito il loro pieno sostegno a Jean-Claude Juncker e il loro impegno a seguire sia il testo e lo spirito del trattato di Lisbona nella scelta del prossimo presidente della Commissione europea.
   Oggi, il Consiglio europeo ha preso correttamente in considerazione il risultato democratico delle elezioni di maggio e ha deciso schiacciante di nominare Jean-Claude Juncker: il candidato del PPE; il candidato del partito politico europeo che ha vinto le elezioni europee del 2014.
   Sono fiducioso che questo grande maggioranza, che Jean-Claude Juncker ha ricevuto oggi in seno al Consiglio europeo, sarà ripetuto il 16 luglio presso il Parlamento europeo. Jean-Claude Juncker negozierà con tutti i gruppi politici pro-europei al Parlamento europeo nel tentativo di stabilire il più ampio consenso possibile, sulle priorità program- matiche della Commissione Juncker. "

    Hanno preso parte Summit PPE di ieri i seguenti dirigenti:
  -Jean-Claude Juncker, il candidato del PPE per il presidente della Commissione europea.
  - I presidenti del Consiglio europeo e della Commissione europea: Herman Van Rompuy e José Manuel Barroso.
  - I membri del Consiglio europeo: Angela Merkel (Germania), Traian BA, Sescu (Romania), Viktor Orban (Ungheria), Donald Tusk (Polonia), Fredrik Reinfeldt (Svezia), Laimdota STRAUJUMA (Lettonia), Enda Kenny (Irlanda), Antonis Samaras (Grecia), Alexander Stubb (Finlandia) e Pedro PASSOS COELHO (Portogallo).
-  Vice Primo Ministro Pieter DE CREM (Belgio), il vice primo ministro Pavel ba "LOBRÁDEK (Repubblica Ceca), Vice Cancelliere Michael SPINDELEGGER (Austria) e il ministro dell'Interno Angelino ALFANO (Italia) e leader dell'opposizione Boyko Borissov (Bulgaria), Simon Busuttil (Malta), Jan Figel '(Slovacchia), Tomislav Karamarko (Croazia), Andrius Kubilius (Lituania), Sybrand Van HAERSMA BUMA (Olanda) e partito co-presidente François Fillon (Francia), così come parte Vice President Milan Zver (Slovenia ) ha partecipato anche..
-  Il Presidente del Gruppo PPE al Parlamento europeo Manfred WEBER, il Segretario Generale del PPE Antonio López-Istúriz ei membri della Presidenza del PPE hanno partecipato anche.
   Il presidente del PPE Joseph Daul ha ospitato il vertice del PPE.

.

 

Alberto Alessi

Irreversibilità dell'assistenza creditizia a breve, sotto forma di scopertura.

    Lungamente si è dissertato su questo argomento, ma personalmente ritengo che un approccio diverso da quello tradizionale - in cui il dettame giuridico della immediata reversibilità ha finito col condizionare non poche correnti dottrinarie - sia ormai necessario e quasi imperante, dato l'evolversi delle dinamiche operative interessanti la conduzione aziendale e, quindi, il sistema bancario quale mediatore di liquidità dai risparmiatori al sistema imprenditoriale, nella misura in cui la prima è devoluta al settore imprenditoriale stesso.

   E' pur vero, infatti, che tuttora è pratica corrente sottoscrivere degli accordi mediante i quali la banca finanziatrice si riserva in ogni momento la facoltà di chiudere, con effetto immediato, un finanziamento in c/c, chiedendo al cliente la contemporanea immanente copertura del debito.

  Ma dal punto di vista operativo non possiamo non sottolineare la, per lo meno ingenuità di quanti vedono in tale possibilità la taumaturgica soluzione a posizioni di incaglio. Infatti, alla luce di quanto storicamente si vive nella nostra realtà - tenuto conto che l'ipotesi giustificante un simile atteggiamento da parte della banca è riconducibile, grosso modo, ad una situazione di notevole appesantimento delle condizioni di rischio che non permettono più il mantenimento di un rapporto tipicamente fiduciario, quale la scopertura in c/c - ci sembra facilmente intelleggibile notare come tale forma di sostegno, nata come principio della sua reversibilità, si sia ben presto trasformata in strumento più o meno determinante per la vita aziendale e, quindi, elemento insostituibile e vincolo non ignorabile per la sua esistenza.

   E simile evidenza risulta tanto più trasparente quanto più si inquadra la dinamica dell'attività imprenditoriale nei suoi momenti finanziari. Da lungo, infatti, si è focalizzato il fenomeno della endemica sotto capitalizzazione delle imprese, ma mai si è avuto coraggio di dire apertamente che, nei suoi riflessi bancari, questo fenomeno ha finito col rendere illiquidi i fondi devoluti dalle banche anche sotto forma di assistenza, solo formalmente a breve durata. E' sfuggita, cosi, a simile impostazione teoretica, la realtà di una trasformazione qualitativa del capitale circolante che, nella sua consistenza dinamica non può non ritenersi come massa completamente fluttuabile o ridimensionabile.       Ciò in quanto una parte di esso, pur non potendosi classare sotto forma dì immobilizzazione deve essere considerata comunque come una "quota fissa", servendo a finanziare esigenze di esercizio irrinunciabili, pena il decadimento dell'impresa stessa. E quando l'intervento bancario si spinge, anche a finanziare tale quota, allora certamente non ci si può aspettare una vivacità di utilizzo facilmente reversibile nè tantomeno una contrazione perfettamente indolore come poteva accadere in periodi storici in cui, per situazioni ormai superate, le componenti delle "quote fisse" erano ristrette a pochi elementi facilmente Governabili.

   Ecco allora che il facile miraggio di una liquidità dell'intervento bancario finisce col cozzarsi con una realtà ben diversa. Nè ottimale ci sembra la soluzione che tecnicamente si adotta nei casi in cui si voglia perseguire, per i motivi dianzi detti, un ridimensionamento del credito concesso, basandosi sulla trasformazione , basandosi sulla trasformazione giuridica di esso in forme che permettono una procedura ingiuntiva, più efficace, in quanto, nella sostanza della vita aziendale , l'impatto di un simile provvedimento non ne muterebbe i risultati più o meno devastanti.

Ci sarebbe da approfondire, allora, se per l'istituto di credito, sia più conveniente gestire una situazione fallimentare, tenendo presente la durata del contenzioso, e se, invece, non

conviene modellare il proprio atteggiamento a forme di rientro più adeguate. Per noi, un vincolo ineliminabile, in questa problematica, assume proprio l'esame del capitale circolante, nelle sue configurazioni, alla luce di quanto si è avuto modo di dire. In ogni caso, le alternative, che si pongono, possono avere simili effetti per l'impresa; la sua impossibilità dì continuare ad esistere, dato che ne verrebbe intaccata la "quota fissa" di capitale circolante; il subentrare di un altro istituto offrente lo stesso appoggio; un dimensionamento del capitale circolante con conseguenziale riduzione dell'attività operativa.

   Ci sembra chiaro che l'ultimo caso è forse quello che offre meno rischi, in uno al secondo, qualora si trovasse un'altra fonte di finanziamento alternativo per l'impresa. Ma in tal frangente, non si riesce a comprendere il perché l'Istituto finanziatore abbia ritenuto alterata la sua quota di rischio. Infausta, invece, è la prima ipotesi per motivi sin troppo ovvii. Scaturisce allora evidente da queste considerazioni sulla difficoltà di un ridimensionamento dell'assistenza creditizia, come il sistema bancario italiano si sia trasformato in un sistema "di fatto" misto, anche se claudicante di legislazione ed improprio, dai punto di vista operativo - in quanto profondamente coinvolto nella vita delle imprese affidate, nella misura in cui queste sono incapaci di sopravvivere senza il suo aiuto.

    È questa la realtà italiana ed è fuorviante cercare di disquisire su quanto la semplice osservazione ci porta a concludere. Quali allora, le alternative? Su tale argomento le opinioni si intrecciano in maniera sempre più convulsa, coinvolgendo tutto il nostro "universo" culturale. Da parte nostra riteniamo che la loro realtà e capacità di apportare un contributo debba misurarsi nella qualità della loro trasparenza, nel farsi, cioè, specchio delle condizioni operative vissute quotidianamente. Allora, sotto tale ottica, non si potrà ignorare la necessità di riconsiderare in maniera nuova i rapporti tra banche ed imprese, affidando alle prime, compiti che non si limitino al semplice finanziamento delle seconde, quando esse sono divenute indispensabili per la sopravvivenza del sistema.

.

 


Alberto Alessi

RICORDI DEMOCRISTIANI

 

    La prova migliore dell'ordine è la memoria, è per questa motivazione che ricordare pagine storiche della DC Siciliana, ai suoi albori, non è solo un onorevole esercizio mentale.

  La storia della DC, nella sua fase di partenza

in Sicilia, si vale di esponenti del mondo  cattolico di primo ordine: G. Alessi, Aldisio, Mattarella e Caristia.

  Ma è nel congresso del 16 dicembre 1943, tenuto a Caltanissetta, che è il primo in sede nazionale della DC , che si pongono le basi per una concreta costituente della stessa, anche a livello di oltre lo stretto.

  Le idee ricostruttive furono chiare e senza riserve.

  Un forte orientamento repubblicano, il fatto di essere Autonomisti perché Unitari, Unitari perché Autonomisti, una preferenza per il sistema presidenziale per rafforzare il potere

esecutivo, l'impostazione laica del partito, inserita però nel solco della tradizione del Partito Popolare Europeo, con una fortissima identità ideale e morale, e sociale.

La DC negli anni futuri cambiò strada, da movimento ideale che non si chiudeva in uno schema partitico, e si poneva come motivo di fermento , si cambiò in "un" partito politico e non nel "il" partito del popolo.

  Così il suo declino fu irrerendibile, ma non definitivo, perché la DC è una buona idea, che non tramonta mai.

Alberto Alessi

.

EDIZIONE PRECEDENTE


Alberto Alessi

Piccole imprese:
l'amaro vantaggio
di essere piccole

 

   In un momento storico, come quello che stiamo attraversando, dove la grande imprenditoria di Stato, in uno a quella privata, sembra mostrare i segni evidenti di mia crisi che non scaturisce più da fenomeni congiunturali, ma che investe, invece, diciamo i valori esistenziali e la sopravvivenza di essa stessa, in m momento, cioè, dominato da un evolversi rapido di fenomeni imprevisti o di difficilmente prevedibili, ci sembra opportuno rimeditare la funzione svolta dalla piccola imprenditoria. E ciò, non tanto per tesserne le lodi o per essere decisamente campanilisti a favore di chi è ritenuto più debole, quanto per cercare di individuarne i limiti operativi, nell'attuale menato, oltre i quali l'attività imprenditoriale diventa elemento estremamente sofisticato, necessitante approcci ben diversi da quelli usualmente conosciuti dai piccoli imprenditori.

   Orbene, ci sembra opportuno sottolineare, come premessa logica ad ogni susseguente pensiero sa tate argomento, che l'impresa (in quanto tale) è organismo vivente formato da uomini, persone pensanti. non da automi, e che, inoltre con la sua attività, incide non solamente sulla vita dei suoi componenti, ma anche sulla dimensione socio-economica in cui essa si colloca, con tutti i fenomeni collaterali conseguenti. Dunque la necessità di certi collegamenti viari, di trasporto, di assistenza sociale, di rispetto ecologico, etc., e tutto ciò non certamente per spirito mecenate o per ideologia marxista, quanto per obiettive esigenze che ora si stanno scoprendo in tutta la loro drammatica necessità di essere affrontata.

  Ma che già l'ideologia cristiana, nel suo spessore sociale, aveva da tempo focalizzato. Ebbene, in questa dimensione in cui il sociale si fonda con il privato, l'economia con l'ecologia, la produttività con la dimensione umana, riteniamo che stia il fulcro della crisi che si abbatte sui grandi imperi industriali, sia privati che pubblici, incapaci di considerare l'uomo in una dimensione umana in cui egli

stesso si possa rendere conto della sua "funzione".

   In simile prospettiva, riteniamo che la piccola e media impresa, per non aver prodotto caratteristiche disumanizzanti, possa ancora giocare un ruolo tutto da scoprire nel nostro contesto economico.  E' chiaro, infatti, che pur dovendo essa affrontare vincoli ben precisi che apportano elementi di fissità nella sua attività si pensi all'impossibilità di attuare politiche dominanti nell'acquisizione delle materie prime, alla pari impossibilità di gestire in modo intercambiabile più mercati di sbocco; alla impossibilità di attuare strategie alternative in caso di gravi crisi congiunturali; alla scarsa forza contrattuale vantata, nei confronti degli Istituti di credito, ecc. si trovi sempre grandemente avvantaggiato, nei confronti di colossi imprenditoriali, per la dinamicità con cui si può affrontare situazioni impreviste o mutazioni nei gusti dei propri mercati di sbocco.

   Recenti studi, inoltre, hanno empiricamente evidenziato come esse riescano, meglio di tutte le grandi imprese, a dimensionare la loro attività alle effettive esigenze della clientela, sempre più richiedente prodotti personalizzati. Ecco allora, che sotto questa ottica, se è vero come lo è che le Teorie più avanzate di marketing tendano ormai a dividere i mega-mercato in una pluralità di micro-mercati ben individuati e individuabile, si scoprono spazi nuovi per la piccola e media impresa, specialmente in un tessuto economico, come quello italiano e del Mezzogiorno, in particolare caratterizzato da una lunga tradizione artigianale e da un' imprenditorialità notevolmente personalizzata.

   Allora è chiaro che la teoria dei "quanti minimi", che stabilisce la soglia dimensionale minima per ogni tipo di attività imprenditoriale, pur non essendo superata, certamente deve essere rivista alla luce dell'esperienza maturata in questi ultimi anni. Apparirà, inoltre, evidente come tante di quelle scelte di politica economica, che sono state fatte in questi decenni risultano svuotate dai loro contenuti miracolistici, dato che esse hanno prodotto solamente pachidermi immobili non facilmente dimensionabili con l'evoluzione dei mercati. Ciò proprio mentre la struttura imprenditoriale intermedia ha continuato a sopravvivere.

    E' necessario, pertanto, per il futuro, per il

nostro futuro in un contesto economico libero, rimediare coscientemente al ruolo della piccola e media impresa, cercando di dimensionare una politica di interventi tesa a valorizzare, in una situazione, quale quella siciliana attuale, in cui l'apertura di vasti   mercati medio-orientali ed africani può offrire una occasione unica che difficilmente si potrà ripetere. Ciò vuoi dire che, riconosciuto alle piccole e medie imprese il privilegio di essere non solamente il tessuto connettivante detta nostra economia, ma anche l'organismo capace di ottimizzare certe produzioni senza -tralasciare di rispettare la dimensione umana del lavoratore, si debba strutturare una politica di interventi capaci di porle in condizioni concorrenziali rispetto all'agguerrita campagna promozionale attuata dagli altri organismi sia nazionali che esteri.

   E' indispensabile, così, pensare a forme cooperative capaci di omogeneizzare la produzione su standard qualitativi elevati, che permettano di soddisfare vaste richieste provenienti dai mercati esteri; è necessario pensare ad organi centrali estremamente dinamici che sappiano individuare le tendenze di menato e, nel contempo, aprire nuovi mercati alla produzione locale; è indilazionabile porsi il problema del finanziamenti e dei rapporti con gli istituti di credito, che, stante l'attuate struttura, tendono sempre a sopravvalutare patologicamente le garanzie patrimoniali a scapito della redditività delle iniziative imprenditoriali.

    In tal senso sono nate in alcune città delle associazioni, nell'ambito di una apposita legge favorente tali organismi, avente come scopo quello di fare accedere i propri associati a finanziamenti bancari che, in altro modo, non sarebbero stati concessi. Ma ci torna l'atroce dubbio di considerare queste ultime iniziative come ancora scarsamente seguite o, peggio, utilizzate nel contesto uno stantio clientelismo oligarchico.

Concludendo, è nastro preciso pensiero che solo ed esclusivamente la puntuale e sollecita soluzione dei problemi anzidetti potrà aprire una nuova pagina di fulgida storia per la media impresa. Diversamente, malgrado i suoi pregi, essa continuerà a languire sin quando non precipiterà nel calderone delle imprese sovvenzionate. Ultima spiaggia di un corpo morto tenuto in vita solo ... dall'ossigeno pubblico.

.

EDIZIONI PRECEDENTI


Alberto Alessi

Asinus asinum fricat

 

 Asinus asinum fricat
(l'asino gratta l'asino)

1.-  Destano meraviglia le supponenti dichiarazioni dello attuale vertice governativo, con le quali bollano le osservazioni di autorevoli costituzionalisti sulla legge elettorale e sulla abolizione dell'attuale forma del Senato, come poco attuali, poco intelligenti, di mano conservatrice e conservativa.

Per alcuni Ministri, Renzi compreso, solo le persone intelligenti possono comprendere le inziative salutari dello attuale governo.

2.- La fiaba di Andersen. Vorrei ricordare questa fiaba. Essa parla di un imperatore vanitoso, completamente dedito alla cura del suo aspetto esteriore, e in particolare del suo abbigliamento.

   Un giorno due imbroglioni giunti in città spargono la voce di essere tessitori e di avere a disposizione un nuovo e formidabile tessuto, sottile, leggero e meraviglioso, con la peculiarità di risultare invisibile agli stolti e agli indegni.
   I cortigiani inviati dal re non riescono a vederlo; ma per non essere giudicali male, riferiscono all'imperatore lodando la magnificenza del tessuto.
   L'imperatore, convinto, si fa preparare dagli imbroglioni un abito. Quando questo gli viene consegnato, però, l'imperatore si rende conto di non essere neppure lui in grado di vedere alcunché.
 

Attribuendo la non visione del    tessuto a una sua indegnità, che egli certo conosce, e come i suoi cortigiani prima di lui, anch'egli decide di fingere e di mostrarsi estasiato per il lavoro dei tessitori.
    Col nuovo vestito sfila per le vie della città di fronte a una folla dì cittadini i quali applaudono e lodano a gran voce l'eleganza del sovrano, pur non vedendo alcunché, nemmeno essi, e sentendosi essi segretamente colpevoli di inconfessate indegnità. 
  L'incantesimo è spezzato da un bimbo che, sgranando gli occhi, grida con innocenza: "ma il re non ha niente addosso !".

  Da questa frase deriverà la famosa frase « il re è nudo ! » .
   Ciononostante, il sovrano continua imperterrito a sfilare come se nulla tosse successo.

    Così si comportano alcuni nuovi Ministri di dubbia preparazione culturale.

.

 


Alberto Alessi

Per una nuova riforma agraria multirazziale
in Sicilia

   La "specialità", di cui si parlava in Sicilia negli anni cinquanta, anni in cui avvenne il più rivoluzionario  cambiamento dell'Isola, è cosa di cui oggi si deve assolutamente discutere.

   Ci tentarono molti politici, a partire dall'eroico Giuseppe Alessi, (eroico perchè dovette lottare e pagare un prezzo di amore e di fedeltà all'Italia, altissimo - ancora oggi poco riconosciuto -)  e dopo di Lui altri uomini politici di cui emblematica- mente voglio citare solo Fasino,  per rispetto dell'età avanzata tra il gruppo   

dei fedeli alla D.C., ai suoi principi Sturziani Europei ed all'Italia, quando seppero avviare e concludere quella riforma agraria di cui Garibaldi aveva .
solo parlato in perfetta sintonia con lo statuto regionale finalmente rispettoso di questa terra . 

    Questa terra che, in quanto meta di tutti i disagi Mediterranei,  ha sempre offerto una sponda di arrivo ai grandi cambiamenti della storia, anche quando ha dovuto subire ripetute invasioni risolutive di guerre “improprie”, e non proprie, fino ad oggi sconvolta da esodi che la storia economica mondiale determina sempre a distanza.

   Tutto sempre a vantaggio della grande Europa che per premio la colloca sempre sul tavolo dei trattati come vittima sacrificale per farne vuoto a perdere, tanto i Siciliani hanno risorse di adattamento e stomaci capaci di assimilare la "fame". Sì, perchè oggi questa terra è la più disagiata a fronte del fenomeno della

Emigrazione Africana e sud Asiatica, tanto da non riconoscere le proprie
strade da una foto priva di didascalia.

   Un fenomeno in crescendo non previsto e troppo repentino che la sconvolgerà se la politica locale e nazionale non ne studia a fondo gli sviluppi e le sue conseguenze sotto il profilo economico e sociale, tanto da riuscire a capovolgere il prossimo dramma in opportunità internazionale.

   Credo che trovare la soluzione a tutti i risvolti del problema, anche nel contesto delle emergenze di natura sanitaria derivate, sia una priorità assoluta.

   Propongo di affrontare gli aspetti di una nuova riforma agraria multirazziale in questo contesto territoriale che dia nuove occasioni culturali da esportare nel rimpasto di una nuova visione Europea, ripartendo dai frammenti dei latifondi, poi abbandonati dai nostri emigranti sulla via dello sviluppo industriale continentale.     
                               ALBERTO ALESSI

 

EDIZIONI PRECEDENTI

Alberto Alessi

A proposito dell'Intervista di Mentana a Grillo,
sulla UCRAINA

  Non sappia il tuo lato destro
cosa fa il lato sinistro

  Esemplare la intervista televisiva di Mentana a Grillo, là dove lo stesso codifica "l'intervento" del popolo di Kiev una prepotenza, una ferita alla democrazia, una violenza contro chi fu eletto con elezioni libere e la decisione del popolo di Crimea un esempio nobile, una espressione di libertà, compiuta con l'annessione alla amata Russia.
    Grillo, poi, vede nella decisione del popolo di Kiev una maligna intromissione di forti e discutibili

.
"poteri" stranieri che ne hanno condizionato la scelta, ed invece nelle piazze della Crimea solo uno sconfinato amore per la storia e la tradizione del popolo russo, è stata l'unica molla del voto plebiscitario.     Dunque, secundum Grillum, il governo russo si è ben guardato dall'intervenire; e i carri armati della potente Russia, sfilati minacciosamente per le vie della Crimea, erano solamente fiori nascosti tra i cannoni: perfetto !
    Mentre il popolo della Ucraina va condannato, il Popolo della Crimea va esaltato: due pesi, due misure. Sempre secondo Grillo, il popolo della Ucraina non è libero, quello della Crimea è l'emblema della libertà ?!
    Si ha la sensazione che l'analisi di Grillo zoppica, è infatti incoerente, ma  è noto che lo stesso, a volte,
spara stupidaggini, ma le sa dire
.
meravigliosamente anche se in modo strabico.

   Peccato che Grillo abbia completamente dimenticato la posizione storica della Russia nei confronti dell'Europa, e che è stata sempre di amore-odio, risalente allo Zar Pietro il Grande: vale dire restare russi, ma con una finestra sul mare, in occidente, e che sono in qualche modo due cose conflittuali per la salvaguardia delle tradizioni russe, dalle contaminazioni europee.
   Quel sogno, iniziato nel 1700, si realizzo' in duecento anni con l'arrivo dei russi sul mare Baltico (vedi San Pietroburgo, addirittura fatta fare da architetti italiani) e in Crimea, e qui anche con notevole beneficio per l'Europa, perché protettiva dalla espansione ottomana verso l'Europa, in quel cantone.   ALESSI

.

EDIZIONI PRECEDENTI

Alberto Alessi

Moderati,
attenti a Voi !

  Oggi, dichiararsi "moderati" nella vita politica, e non solo, può essere un errore, anche perchè l'elettore ti guarderebbe di traverso , esasperato come è.
   Oggi hanno successo e consenso i politici che partecipano nel teatro della politica, come se fosse quello del "Grande Fratello": più si è originalmente sguaiati, più radicalmente

.
offensivi, più teatralmente presenti, più vieni considerato credibile: è incredibile !!  Essere moderati significherebbe, così, essere inutili, fuori moda, vecchi o, peggio, rimbambiti.
   Oggi il vizio è scambiato per virtù; le buone maniere, per chi le manifesta, significano essere smidollati; la pratica di difendere e cercare di fare esercitare i diritti altrui, perdita di tempo.
   Bisognerebbe inziare da capo, e sarebbe buona cosa ripristinare nelle scuole la educazione civica.

  Non basta riparare gli edifici scolastici fatiscenti, questione di rilevante importanza, perchè mens sana in corpore sano, ma bisogna incidere nella mente dei giovani, chè essere educati civilmente, significa diventare

.
buoni cittadini, ossequienti alle leggi ... e civiche: tutto ciò è di primordine.
    Quelle che possono sembrare piccole cose nella vita, a distanza di tempo, alla luce dei valori conquistati si riveleranno grandi.

   E in questi tempi di disgregazione economico-sociale, i ragazzi di oggi, un giorno uomini, si troveranno di fronte a delle responsabilità che affronteranno con consapevolezza, determinazione e moderazionne e competenza.

Bisognerebbe che gli italiani fossero quel ch, tempo fa, furono le vecchie generazioni:
un popolo che ha ricostruito il propro Paese con la forza delle proprie idee e la coerenza delle loro azioni.                     Alberto Alessi

.

EDIZIONI PRECEDENTI

Alberto Alessi

Il Congresso
CDU
a Roma

Aspettative

    Il 14 e 15 marzo 2014 a Roma, presso l'Hotel Sheraton si è svolto il Congresso Nazionale del CDU. Congresso molto importante, perché i promotori, l'On.le Tassone alla testa, promettono una svolta incisiva anche nei rapporti con l'UDC, e un chiarimento nel programma e nelle alleanze.

   Quello che si è compreso che le varie anime che si richiamano alla onorata DC non possono essere chiusi in tanti diversi recinti, ma bisogna ricostruire l'unità senza riserve o diritti o diffidenze.  Non c'è nessuna corsa per chi deve essere il primo, perché un piede solo non traccia un sentiero ed il sentiero va ritrovato.
    E' necessario, però, non dimenticare il passato, onorandolo, e restare al contempo aperti alle novità sia di carattere politico che sociale e culturale. I Democristiani devono partecipare alla vita pubblica per partecipare a frenare l'enorme dissipazione di risorse umane e naturali, contro la moda corrente di considerare il libertinaggio per la libertà, la dissolutezza per licenza politica, il caos per
genio e lo sfrenato egotismo per opera artistica e combattere contro chi ritiene la negazione della virtù e l'edonismo estico ed etico una onorevole distrazione professionale.
   Io penso che la novità più forte è quella di tornare alle radici, alle origini, a quel grido di libertà e di coerenza, patrimonio dei padri fondatori. Riunificare non i cattolici ma tutti coloro che sono rimasti democristiani è un compito oneroso ed urgente che dovrebbero assumere i vertici delle varie organizzazioni democristiane per contribuire a rifare il XIX congresso DC con serietà e vigore.

Il Paese ha bisogno "del" partito del popolo e non di "un partito del popolo" perché l'Italia ha urgenza di avere un nuovo Rinascimento.

.

EDIZIONI PRECEDENTI

Alberto Alessi

Espellete,
espellete…
qualcosa
rimarrà.

   Continua la epurazione di coloro, nel movimento dei grillinI, che dissentono di una virgola dai capi supremi, anche per decisione divina: Grillo e Casaleggio.

 

   E’ proprio vero che tra il sublime ed il ridicolo corrono pochi millimetri e nel movimento 5 stelle il dato democratico è distante miliardi di chilometri dal modo di pensare ed agire dei loro fondatori.

C’è un cupo “dissolve” nel Movimento, che è un elemento fondativi dello stesso, un modo di essere che è spaventoso.

Ma il confronto di idee, la dialettica, sono il sale che fa crescere il consenso nei partiti e nei movimenti;

la mancanza  del dialogo non è un dato di intelligenza, ma di stupidità, di mancanza di un vaglio culturale; ma tentare di cambiare chi vuol fare il sordo non è difficile, è inutile.

Fare comprendere ai Grillo e ai Casaleggio di turno che esistono delle norme di convivenza basilari e che coltivare la libertà, anche quella di espressione nello eletto del popolo, è una garanzia, perché il suo mandato sia svolto correttamente, è perdita di tempo, perché essi sono “l’assoluto, la verità, la luce”…, sì ma del nulla.i

.

EDIZIONI PRECEDENTI

Alberto Alessi

NCD:
"Pacta sunt servanda"

   Appena il governo neonato Renzi ha emesso il primo vagito, già da parte del NCD si è gridato: "i patti bisogna onorarli" ! Dopo tante promesse e premesse, ora i nuovi Ministri e lo stesso Presidente del Consiglio, che hanno desiderato la bicicletta, devono pedalare e scalare le montagne, altrimenti i giorni della collera nel nostro Paese si moltiplicheranno

a dismisura; come potranno crescere i consensi a 5 stelle, movimento che ondeggia con il sostenere temi cari alla estrema sinistra con quelli post industriali, ma con un capo onnipresente e onnipotente, che si dichiara "diverso" e che vuole imporre le sue regole "diverse" agli eletti e agli elettori del suo movimento: ipse dixit.

  Non va sottovalutata la circostanza che in Europa stanno prosperando movimenti che dichiarano le istituzioni europee inadeguate, elitarie, lontane dai bisogni dei popoli, intrusive e che non assicurano pace e prosperità.

   Ora, uno dei punti primari di Renzi, e dei suoi Ministri competenti, sarà quello di legittimare le istituzioni europee e renderle più democratiche, meno fragili, rivisitandole e ripensandole , reinventando nuove soluzioni, non populiste.

   Oggi la posta in gioco è tra una futura società "civile" ed una società "incivile", cioè percorsa da inquietudini incolmabili, priva di ideali e di valori, e senza speranza di riforme esemplari.

   Tutti i cittadini in buona fede sono chiamati a dare il loro contributo, perché il destino futuro non è nelle mani di "pochi", ma dei "più".

                              Alberto Alessi

.

EDIZIONI PRECEDENTI

.



A. Alessi,  "Utili idioti" e "inutili idioti"



E' interessante riflettere sui complimenti che Berlusconi ed Alfano si sono amorevolmente scambiati pubblicamente. Berlusconi ha osservato che Alfano e tutti i senatori e i deputati che lo hanno abbandonato sono "utili idioti" al servizio della sinistra.

.Cioè la sinistra se ne serve e loro la servono, ma con utilizzo delle loro idiozie.
Alfano, invece, dichiara che i senatori e deputati rimasti fedeli a Berlusconi lo servono, ma inutilmente con le loro idiozie, e perciò (secondo lo stesso) sono inutili idioti al servizio della sinistra.
Facciamo il punto della situazione. Obiettivamente Alfano e i suoi sodali, senza Berlusconi, non avrebbero fatto carriera politica ed in tutti questi anni lo hanno sempre dichiarato apertis verbis, ed Alfano in particolare ha sempre cantato
le lodi,  esaltando le virtù umane, imprenditoriali, politiche e sociali di Berlusconi per venti anni.

La domanda da farsi è la seguente: Alfano come si è considerato in questi lunghi anni di collaborazione con Berlusconi ? Inoltre, il suo è un gesto di abiura, un pentimento tardivo, un atto penitenziale ? Da parte sua Berlusconi, quando sceglie i suoi figli prediletti politici, quale criterio di valutazione adopera, visti i risultati finali ?

Ai posteri, l'ardua sentenza !

Alberto Alessi

.

La storia del nome:
Democrazia Cristiana

2 feb. 2014, pagina inedita

 A. Alessi: Desidero ricordare una pagina inedita della storia della DC, descritta da mio padre, l'allora giovane avv.to Giuseppe Alessi.

" Luglio del 1943. Eravamo pochi, pochissimi ci conoscevamo appena: ma ci siamo riconosciuti subito, nel fiore delle speranze, nelle decisioni che apparvero. in modo singolare, omogenee, dall'uno all'altro capo dell'Isola."

"Settembre-ottobre del '43. Siamo il primo partito che organizza e celebra un Convegno Regionale e nazionale, nel mio studio a Caltanissetta. Aldisio, che aveva tenuto, in affettuoso silenzio, le fila invisibili della rete dei cattolici siciliani, diede per ogni provincia un gruppo di nomi e le persone furono chiamate a raccolta. Il Convegno si tenne a Caltanissetta.
Voglio ricordare una pagina assolutamente inedita . Si era in ansiosa attesa: chi sarebbe riuscito a superare le difficoltà logistiche di quei giorni per raggiungere Caltanissetta ?

   Intanto che con Aldisio coordinavamo la notizia che Mattarella ci inviava da Palermo, andavamo intrecciando ricordi , valutazioni, programmi.
    E come chiameremo il nostro Partito ? Aldisio risponde: "Partito Popolare Italiano".      Ma non si va delineando per i cattolici una nuova, avanzata, trincea ?
    Le vicende parlamentari del Partito Popolare Italiano non limitano, in qualche modo, la intelligenza che tutti dovremo avere della nostra azione ?
   Non le pare meglio chiamarci "Partito Cristiano Sociale ?"
    Le due definizioni apparvero insufficienti: l'una troppo sintetica, l'altra troppo analitica; ed ecco che, ognuno per se, ma insieme d'un tratto, ci trovammo d'accordo nel sottolineare il fondamentale concetto del nuovo regime: "la democrazia", in contrapposto alla dolorosa esperienza del ventennio, quanto al passato, e in contrapposto all'altra più tragica che si profilava per via dell'incombente dittatura comunista.
    Dunque, siamo innanzitutto, la "democrazia"; ma la "nostra" democrazia, quella che discende dalla ispirazione religiosa e sociale del cristianesimo. Chiamiamoci: "Democrazia Cristiana", … dicemmo quasi a una voce.
   Ma non ci impegnamo troppo ? Sarà consentito ? …. Di lì a qualche minuto la suggestione del termine ci legò al suo incantesimo , non ce ne liberammo più e l'indomani, al Convegno parlammo di "Democrazia Cristiana"; e con nostra gioia constatammo che nessuno dei presenti aveva un proposito diverso.

   Dopo qualche mese, si ebbe notizia che, a Roma, De Gasperi organizzava già la "Democrazia Cristiana" in un piano attivo e formale. Strana e mirabile coincidenza !
  Da tutte le parti dell'Isola, e Roma e fuori, i cattolici italiani avevano deciso, senza consultarsi, ma quasi per una spontanea emergenza dell'animo, di intitolare ad un nome solo lao loro formazione politica:
      la DEMOCRAZIA CRISTIANA".

_______________
Fonte: La Democrazia Cristiana dal 1943 al 1953, ed. Comitato Regionale della DC, Regione Sicilia, Palermo 1953

* Aldisio, Ministro dell'Interno nel Governo Badoglio, 1943

.

EDIZIONI  PRECEDENTI

ON. Dott. ALBERTO ALESSI, La DC

 1.- LA DC NUOVA: MOTIVI PER ESISTERE. Si parla della DC, che è "il" ( e non "un" ) partito del Popolo, come una storia archiviata.
  La verità è che non vi è mai stato un problema della DC, poiché la DC è una buona idea e le idee buone non tramontano mai.
  Vi è, invece, un problema dei democristiani, molti dei quali, vilmente o per meschine convenienze o per paura, hanno abbandonato la DC, congelandola viva, e pensando, così, di archiviare una storia onorata di un partito la cui democrazia doveva discendere dalla ispirazione religiosa e sociale del cristianesimo.
Torno sulla idea buona: essa è che il contributo unitario dei cattolici alla soluzione dei problemi dell'Italia è fondamentale, e questo l'abbiamo visto nei tempi più difficili dell'Italia.

   Ora alcuni volenterosi hanno voluto costituire, in attesa del ritorno della DC con lo scudo crociato usurpato da coloro che si sono sempre serviti della DC e mai l'hanno servita, la DC NUOVA e non una NUOVA DC, cioè non un nuovo partito. Insomma, una DC ammodernata, fortemente regionalizzata, senza più clienti, ma aderenti con la partecipazione attiva di tutti coloro che vogliono essere se stessi, cioè sono quelli che erano e che non hanno paura del proprio coraggio e che vogliono combattere la indifferenza, la noia, la rabbia e l'egoismo, convinti che l'uomo vincente trova sempre una strada, il perdente trova invece una scusa.

2. LE PROSSIME ELEZIONI: COSA E' POSSIBILE FARE ? La regionalizzazione della dc nuova non è meramente indicativa, ma sostanzialmente politica e seriamente organizzativa. Per le competizioni elettorali future comunali, provinciali e regionali, gli operatori politici locali possono presentare la lista DC nuova, mettendosi in contatto con la segreteria organizzativa nazionali (valentia 338 6410250 , fax 06 4865930, mail assvalentina@libera.it, per le procedure di rito) , per le nazionali per le determinazioni bisogna attendere qualche settimana, perché la situazione è la seguente: tutto a posto e niente in ordine. Per le elezioni europee, in base alla normativa vigente, c'è uno sbarramento del 4% .

3. ISCRIZIONI, LOGO e STATUTO.  Abbiamo completato l'iter procedurale per la presentazione del nuovo logo della DC NUOVA al Ministero, e la pubblicazione del sito della DC NUOVA in Internet (vale dire: http://www.impegnopoliticocattolici.bo.it. ).
  Nel sito e' possibile trovare, gia' nella prima rigo in alto, il Modulo per le nuove iscrizioni e lo Statuto.
  In questo statuto si innova il sisteme elettivo, rispetto a quello della DC storica, per non ricadere più nel meccanismo del Manuale Cencelli, che aveva fatto della DC un "partito delle tessere" e delle "correnti", quasi una proprietà privata di pochi gruppi coalizzati. Alberto Alessi

NINO LUCIANI, LETTERA A MARIO TASSONE
dopo le sue riflessioni su Facebook
(Clicca su: Tassone")

     Caro Tassone,
ho visto su Facebook le tue riflessioni (sotto riportate): una sul convegno di Roma di Fontana e Bonalberti, e una sul nuovo progetto di legge elettorale.
  1) Circa la prima, tu concludi: " Per i prossimi giorni e' già convocato il tavolo di consultazioni, mentre il CDU sta predisponendo, per la metà di febbraio, il suo congresso nazionale, dal quale dovrà venire fuori una forte spinta per questo processo unitario".
   2) Circa la seconda, tu mostri delusione per la legge elettorale di Renzi e Berlusconi.

   E' generale convinzione che il tipo di "federazione", di cui riferisci nella prima riflessione, non potra' funzionare elettoralmente (dopo la attesa legge):

  a) perche' , tra i sottoscrittori, ve ne sono alcuni che puntano ad affluire nella UDC (Mauro, e i collegati Bonalberti e Fontana), e altri ancora puntano a sinistra, ossia verso strade diverse dalla tua;
  b) e perche' non c'e' posto in mezzo al PD e FI, e dunque la sceltra degli elettori sara' (alla fine) solo "tra due".
   La situazione (che  ne deriva) non aiuta il tuo congresso, che invece dovrebbe essere un punto di richiamo forte, per il rilancio dei valori DC, tramite il CDU.

   Suggerirei, pertanto, di procedere senza ulteriori indugi:
1) ad un patto tra le schegge DC, che sono omogenee, dal lato della collocazione politica.
2) e che i nuovi federati alzino il tiro, e dichiarino:
   - che puntano alla rianimazione della DC (e per questo sostengono la riconvocazione del XIX congresso, decisa dal Comitato di Lisi e Cugliari il 18 gen. a Roma, al quale ho letto il tuo messaggio);
  - che vantano diritti di sovranita' sul centro-destra (in turbolenza e senza piu' molte aspettative, vista la situazione giudiziaria e l'eta' avanzata del leader di FI), memori che quello fu l'elettorato DC fino al 1993.

   Dobbiamo fare come gli inglesi, quando (avvicinandosi alle isole dell'oceano) dichiaravano che la corona inglese vantava diritti di sovranita' su di esse e le occupavano.

   Torno all'importanza di un messaggio di impatto mediatico forte, sul centro destra, (forte perche'  fondato su forze omogenee, e alza il tiro).

   Macchiavelli ci aveva insegnato che non importa che il principe sia "lione", ma che faccia credere di esserlo.
   Oggi il  linguaggio ambiguo dei vecchi DC non soddisfa piu' !

  
  E' tempo di scelte sul lungo periodo:
  1) dovranno esserci solo due grandi partiti (ma con modalità che incentivano la fusione dei piccoli);
  2) Il Presidente del Consiglio dovrà essere eletto direttamente dal popolo, come negli Stati Uniti, e non rispondere più ai partiti (in quanto sempre ricattato, grazie al meccanismo della fiducia parlamentare);
  3) il parlamento dei partiti dovrà fare solo le leggi e i regolamenti parlamentari dovranno impedire i frazionamenti dei due gruppi dopo le elezioni.
                                                               Cordialmente. Nino Luciani

.

LE RIFLESSIONI DI MARIO TASSONE SU FACEBOOK

tassone.jpg (3256 byte)

 

MARIO TASSONE,

1) Una sintesi del convegno, di Fontana e Bonalberti
del 18-19/1/2014


2) Ricredersi sulla nuova legge elettorale

 

Facebook, 21/1/2014

Una sintesi del convegno
di Fontana e Bonalberti del 18-19/1/2014

    È tempo di tirare fuori dall'oblio quanti si richiamano all'esperienza dei cristiani democratici, di porre termine ad una inconcludente dispersione e di dare vita ad una forza dove convergono quanti intendono interrompere l'errata teoria di chi riteneva, nel 1994, ormai terminata l'esperienza dei cristiani democratici.
   Tutto questo e' emerso nel corso della due giorni organizzata a Roma, il18 e 19 gennaio dall'associazione Democrazia Cristiana.
    I lavori sono stati aperti dall'on. Gianni Fontana, mentre le tavole rotonde sono state coordinate dall'on. Publio Fiori e dal sen. Ivo Tarolli e hanno visto la partecipazione, fra gli altri, del sen. Eufemi, dell'On. D'Agro', dell'On. Gemelli,   del dott. Attilio Lioi e del dott. Massimo Ripepi.
   Sono intervenuti anche il ministro Mario Mauro e l'on. Dellai che hanno fatto degli interventi interessanti, ma che hanno lasciato in ombra il percorso che intendono seguire dopo l' esperienza con Scelta civica.
    La sessione conclusiva e' stata coordinata da me e nel mio intervento non ho trascurato di indicare prospettive e il ruolo del CDU, che in questi mesi si è impegnato, con grande determinazione, nella ricomposizione della diaspora della Democrazia Cristiana.
  
Il documento conclusivo e' stato letto dall'on. Fontana che, proprio nello spirito dell' Appello ai liberi e forti di Sturzo, prevede un tavolo di consultazione permanente, che dovrà portare al più presto alla definizione di una federazione dei cristiano-democratici.
    Il documento e' stato sottoscritto dalle varie organizzazioni intervenute, ma è stato lasciato aperto a nuove adesioni che sono già in corso.
Per i prossimi giorni e' già convocato il tavolo di consultazioni, mentre il CDU sta predisponendo, per la metà di febbraio, il suo congresso nazionale, dal quale dovrà venire fuori una forte spinta per questo processo unitario.

Facebook, 21/1/2014

Ricredersi sulla nuova legge elettorale

     Chi pensava che la nuova legge elettorale potesse essere l'occasione per ripristinare la democrazia ,dopo venti anni dalla sua sospensione, si deve ricredere.
     L'accordo tra Renzi e Berlusconi persegue un rafforzamento del bipolarismo e dei partiti maggiori penalizzando fortemente i partiti "minori" che, ricordiamolo, esistono non per ricattare, ma per rappresentare quel 30% circa di elettori che li vota. 
    Questa fu la forza della Democrazia Cristiana, che assicuro' rappresentanza a tutte le espressioni sociali.
   Ora siamo ovviamente nella logica del mattarellum e del porcellum. Le preferenze non ci sono perché , si afferma, le liste ristrette sono riconoscibili, ma a designare i candidati sono e rimangono le segreterie dei Partiti.
   Gli elettori sono espropriati ed è risibile la motivazione secondo cui le preferenze aumenterebbero il clientelismo e la criminalità . Se questo ragionamento fosse valido, non so dovrebbero più fare opere pubbliche e altri interventi di spesa, perché negli appalti si possono inserire clientele e mafie. Il fatto vero e' che non si vogliono le preferenze perché i prodotti della politica degli ultimi 20 anni hanno perso il contatto con il territorio e con i cittadini.
   Secondo noi è ancora alto il premio di maggioranza e mina un principio fondamentale della Costituzione, che è quello della rappresentanza .
    Infine non c'è , in fondo, uno scontro sulla legge elettorale ma sostanzialmente, uno scontro tra due visioni della società e dei concezioni della democrazia, della libertà e dei diritti . Si va, quindi, verso la conferma di una democrazia bloccata, del rilancio delle oligarchie, di una libertà condizionata e di una politica di giustizia e di equità sempre più evanescente e affidata ai grandi poteri, che sfuggono al controllo delle istituzioni della democrazia rappresentativa, rese sempre più deboli e svuotate .

.

EDIZIONI PRECEDENTI

Verso la ri-convocazione del XIX Congresso della DC storica
che era stato "sospeso" dal Tribunale Civile di Roma

LISI-A NEW DEAL.jpg (70993 byte)
Raffaele Lisi

Giovanni Fontana responsabilizzato verso lo sfascio DC, che aveva creato ultimamente.

Il COMITATO NAZIONALE ex-art. 39 del Codice Civile
convoca a Roma per il 18 gen. 2014 un incontro dei dirigenti territoriali
PER  PROGRAMMARE  LE  FASI  DEL  CONGRESSO E RIORGANIZZARE LA DC
(Clicca su : http://www.comitatonazionaledc.it/  )

alessi.jpg (10404 byte)
Alberto Alessi

.
ARGOMENTI   DEL GIORNO, TRA  I  DEMOCRISTIANI
1.- Il "patto federativo dei centristi" di Bonalberti e Fontana, in alternativa alla DC storica, oppure
2.- La riconvocazione del XIX congresso della DC storica, da parte del Comitato Nazionale di Lisi ?


In queste settimane, siamo stati raggiunti :
    1.- da Lettera di G. Fontana, che riconvocava la sua Associazione per il 17 gen. 2014, alla vigilia (18 gen.) del lancio del "patto federativo" proposto ai centristi, in alternativa al partito della Democrazia Cristiana;
        e da Lettera di R. Lisi, che convocava per il 18 gen. 2014, a Roma, in via Lucullo 3, il Direttivo Nazionale del Comitato ex-art. 39 c.c. per la riconvocazione del "XIX Congresso Naz.le Straordinario e riorganizzare la DC, dopo la sentenza n. 25999 della Cassazione.
    2.- da un Socio della Associazione di Fontana, che chiedeva:" C'è incompatibilità tra l'Associazione di Fontana e il "partito ponte" della DC Nuova di Alberto Alessi ? Ne parliamo, avendo in mente le riforme del Governo sulla Costituzionali e sulla legge elettorale.

    1.- L'interesse primario dell'Italia. L'Italia è, dal 1992-94, in cerca di riforme costituzionali per avere governi di legislatura, che (come negli Stati Uniti) rispondano direttamente al popolo, per risolvere i suoi annosi problemi strutturali.
   Di queste riforme la Democrazia Cristiana storica si era fatta carico verso il suo termine (Seminario di Villa Miani, 1988), ma senza risultati, azzoppata da alcune correnti "deviate" che anteponevano gli interessi personali a quelli della DC e dell'Italia (si vegga "Mani pulite").
   Oggi queste riforme sono riprese dal governo Letta, entro il 2014, per l'ultima salvezza.
   a) Fatta la premessa, domando: detto "patto federativo" come è collegato con questi impegni del governo Letta ? (Detto a parte, "federativo" viene da foedus che significa "patto", per cui "patto federativo" diviene "patto pattizio". Perché la stessa cosa due volte, quasi che una sola non convinca ?).  Quanto ai "presunti "centristi", essi sarebbero (come si desume da una lettera di Bonalberti): "P. Fiori, M. Tassone, M. Mauro, L. Dellai, A. Olivero, Alfano, Giovanardi, Formigoni, Quagliariello, Cicchitto e Sacconi, Tabacci e Pisicchio, Amici dell'UDC, Amici del PD".
    I "proponenti il patto" sembrano ipotizzare che, grazie alla "unione", i centristi potranno sopravvivere, magari infilandosi tra le smagliature della prossima legge elettorale (sistema maggioritario a doppio turno, con ballottaggio al secondo turno; legge elettorale dei sindaci del 1993).
   Osservo che, con la legge elettorale a doppio turno, le cose non funzionano cosi'. Nel 1993 (quando arrivò la nuove legge per i sindaci), ci furono in Italia molti "patti scritti" tra partiti e associazioni civiche moderate (trovatesi orfane, dopo la dissoluzione dei partiti del centro-sinistra: ex-DC, ex-socialdemocratici, ex-repubblicani, ex-liberali …), e che giurarono di fare lista unica. Ma poi, al solo annuncio della imminento elezioni, il castello si squagliava , perche' all'improvviso i pattisti facevano a gara, uno dopo l'altro, per offrirsi ai due partiti più grossi, presunti contendenti finali (a destra e a sinistra). Fu un suicidio collettivo.
   Il motivo è che, nel sistema a doppio turno, alla fine la scelta dell'elettorato è solo tra i primi due partiti piu' grossi. Pertanto, questi non hanno neppure il problema di offrire qualcosa ai piccoli, per catturarne qualcuno, in quanto (alla fine) essi si troveranno obbligati a votare per uno dei due (a secondo dell'orientamento politico), pena l'emarginazione piu' totale dalla politica locale, se il preferito (presunto, maggiore) non avesse vinto.
   Concludo: le anime della DC, per salvarsi devono pensare validamente: o si fa la DC in grande o si muore, e questo ci riporta alle ragioni del Comitato Nazionale di Lisi, che vuole riconvocare il XIX Congresso.
    Oggi, c'e' la circostanza che Forza Italia (il bacino a cui, nel 1994, confluì la gran parte dei democristiani) e' in stato di riprogettazione del proprio essere, in considerazione del fallimento del programma liberale su cui era impegnata a suo tempo, e dell'avanzare del suo fondatore verso un'eta' avanzata.
   E c'è la circostanza che anche il PD ha solo rinviato il proprio riassestamento, considerato che il neo-segretario non è la espressione valida della sinistra storica italiana, che è "di sinistra" soprattutto perché tutti (anche la gente comune) vogliono partecipare alla discussione e contare..   
   Torniamo alla DC. Il traguardo verso la DC storica richiede un tempo, per cui diviene una esigenza creare un  partito ponte (la DC Nuova di Alessi) per la sua immediata operatività di fatto, sia pur provvisoria. Questo merita tanto più l'attenzione in quanto il partito ponte non ha la pretesa della "esclusiva", e vuole anzi concorrere con altri alla costruzione di una confederazione ponte, con tutte le anime sparse della DC.
   Parrebbe, a questo punto, che l'obiettivo della Confederazione si trovi sulla stessa lunghezza d'onda del "patto federativo" di Fontana e Bonalberti. Non è così, per il motivo che questo "patto federativo" vuole essere alternativo alla DC. Infatti, il 14 nov. 2013 Fontana ha detto e scritto ai suoi soci: "…cari amici, dico che da oggi dobbiamo porre termine ai piagnucolamenti e ai rimpianti intorno alla Dc che non c'è più. La Dc fu grande e poi è scomparsa per la complessità della situazione storica che viveva, ma anche per nostre responsabilità precise, pur se diverse da persona a persona. … noi non adoriamo feticci o simboli o ricordi o nostalgie o sigle o nascosti desideri di rivalsa. Questo abbiamo il dovere di dire". Dunque il patto federativo dei centristi è alternativo alla DC.

  b) Prendendo, infine, in considerazione le riforme costituzionali, le difficoltà per i piccoli partiti sono ulteriormente più impegnative: qui la partita si gioca sulla elezione diretta del Premier, e sul fatto che ci sara' una sola camera legislativa (vale dire, meno seggi).
   Si deve chiarire che il sistema politico parlamentare (quello che, dal 1948, fa dipendere il governo, dalla fiducia del parlamento) funziona bene se in parlamento ci sono grandi partiti con un alto senso dello Stato ed in competizione tra loro, cosa che ci fu in Italia con la DC e il PCI, fino agli anni '70.
    Successivamente, questi pilastri cominciarono a incrinarsi, perche' i due addivennero ad accordi di potere, che in qualche modo ne allentava la dipendenza dal popolo (vedi "compromesso storico" e ripartizione dei poteri dello Stato tra i due: una parte dei poteri dello Stato (es. la sanità, e il potere legislativo in molti settori) veniva trasferita alle Regioni (diciamo, dati al PCI). Da questo momento sarebbe anche subentrata la strumentalizzazione della funzione pubblica per la cattura dei voti, come pratica generalizzata e tollerata, con le  conseguenze sui bilanci, che conosciamo oggi.
    Il recupero della degenerazione della rappresentanza parlamentare fu rimediato con leggi elettorali bipolarariste, sulla base di maxi-accordi elettorali, ma che poi si frantumavano in più gruppi parlamentari. In altri termini, da anni il parlamento è invaso da partiti-bande (non tutti), senza il senso dello Stato, per cui in futuro il Governo dovrà interfacciarsi direttamente con il popolo, e il parlamento avere solo funzioni legislative.
  c)  Si deve, infine, chiarire che il bene e il male fanno parte dell'uomo, e che il male tende a prevalere sul bene se vengono meno i giusti meccanismi, che scattano automaticamente a salvaguardia del bene.
    Nel sistema politico democratico (oltre la buona educazione, che dev'essere sempre alla base di tutto), la soluzione migliore è che il capo del governo sia eletto direttamente dal popolo per una durata prefissata (4…, 5 anni), e che ci siano due soli grandi partiti, in modo che il popolo possa invertire direttamente la maggioranza, alla scadenza della legislatura, se insoddisfatto del governo in carica.
   Va anche tenuto conto che, dopo le riforme costituzionali, servirà una grande coesione sociale per fare candidature alte a Capo del Governo e che, dal nostro punto di vista, la strada migliore è quella dei grandi filoni cattolici e liberali della storia d'Italia. In questo senso, il riferimento alla DC resta una esigenza in più di quadro alto, sia pure da proporre con la necessaria umiltà, ma anche forza, che ci viene dalla consapevolezza degli errori passati.
   Tuttavia, non va sottovalutato che, ultimamente, ha preso fiato chi vorrebbe dare la priorità alla riforma della legge elettorale. Sia chiaro che la stabilità del sistema politico rimarrebbe zoppa, perché (rimanendo il meccanismo della fiducia parlamentare al governo), il governo dovrebbe ancora rispondere ai partiti, non direttamente al popolo.
   Torniamo al "patto federativo dei centristi", proposto da Fontana e Bonalberti. Penso che esso sia una soluzione inadeguata, oltre che auto-lesiva.

2.- Veniamo alla domanda: "C'è incompatibilità tra l'Associazione di Fontana e il "partito ponte" della DC Nuova di Alberto Alessi ?
    In via preliminare, segnalo che per la riunione dell'Associazione del17 gennaio 2014, al punto 2 dell'ordine del giorno ci sarà: "Modifiche dello statuto dell'Associazione".
   Metto in chiaro che, se Fontana volesse trasformare l'Associazione in un partito politico, le mie dimissioni da socio fondatore sono sicure, in quanto esso sarebbe un secondo partito dentro l'Associazione, dopo quello gia' fatto (il partito di Alessi) e depositato all'Ufficio del Registro il 13 nov. 2013.
   Se questo accadesse, risulterebbero anche cambiati gli obiettivi della Associazione, ed egli dovrebbe restituire le quote associative (€ 300) a tutti quelli che non ci stanno.

   Non solo questo. Al momento della decisione del Tribunale di sospendere gli effetti del XIX Congresso, l'Associazione e il Partito ponte di Alessi furono subito proposti come due modi di riempire (sia pure in modo diverso) il conseguente vuoto politico. 
  Al tempo stesso fu subito deciso, alla unanimità (6 aprile 2013) che l'azione per la riorganizzazione della DC doveva proseguire assolutamente. Il 1 giugno 2013 ci fu, poi, a Bologna un patto scritto, firmato da Fontana (e che ho gia' inviato a tutti alcune settimane fa), secondo cui si sarebbe fatto l'Associazione subito, e il partito ponte a settembre, poi da lui rinviato a dicembre, poi rinviato a gennaio, fino a creare una situazione inaccettabile, che ha messo Alessi in condizioni di dover agire, dato il pericolo che, in caso di elezioni politiche anticipate, la DC non potesse presentarsi, come già avvenuto nel febbraio 2013.
    Altra domanda. Poiché la sospensione degli effetti del XIX è stato un grande trauma per il popolo DC, è rimasta l'esigenza di una spiegazione chiara, distinguendo le motivazioni "ufficiali" del Tribunale, dalle motivazioni sottostanti "vere" dei ricorrenti, anche allo scopo che il Comitato Nazionale non ricada negli stessi errori.
   Ricordo che a Firenze, il 25 nov. 2913, Fontana ha accennato pubblicamente a gravi litigiosità post-congressuali, legate al recupero del patrimonio. Risulta, poi (da fonte certa), che i detti ricorsi furono presentati solo pochi giorni dal termine utile.
   Questo significherebbe che Fontana si è occupato del recupero del patrimonio prima della scadenza dei termini suddetti ?  Si è tenuto conto delle circostanze attenuanti della dispersione del patrimonio, considerato che esse hanno avuto luogo sulle spoglie di un "presunto morto", e che in 20 anni erano avvenute tante cose … ?
   Non solo questo. Il recupero del patrimonio e' davvero vitale per la "riorganizzazione" della DC?
   Quanto meno la cosa andrebbe discussa in apposito congresso della DC. Meglio essere poveri, che male accompagnati.

.

EDIZIONI   PRECEDENTI

Terza Conferenza di Bologna:
via Boldrini 11, Hotel Europa, ore 9,30 - 16.00

LISI-A NEW DEAL.jpg (28042 byte)

 

ULTIMO AVVISO

- Costituito il  "partito ponte" della "DC Nuova"
__________________________________________________
- Comitato ex-art. 39 del codice civile
riconvoca il XIX Congresso" della DC storica

.     

L'on. Dott. Alberto ALESSI, Segretario Nazionale della DC NUOVA

alessi.jpg (10404 byte)
Alberto Alessi

 Oggetto: Terza conferenza di Bologna il 7 dicembre 2013, ore 10-16 .
                

Carissimi amici della DC,
vi informo che, in seguito ad un nuovo provvedimento del Tribunale Civile su richiesta mia e di Alessi, diviene opportuno invertire l'ordine del giorno dei lavori. Pertanto l' o.d.g. diviene:

1) Comitato ex-art. 39 del codice civile: riconvocazione del XIX congresso della DC storica. Progetto e dibattito.
2) Pre-congresso del partito ponte della "Democrazia Cristiana Nuova", giuridicamente costituito (con altri) il 9 nov. 2013 .
3) Varie ed eventuali. 

FATTO NUOVO

Il Tribunale civile ha chiarito, sia pur incidentalmente, che la riconvocazione del XIX Congresso e' legale:
1.- se l'avviso di convocazione sulla Gazzetta Ufficiale è limitato alle Sezioni;
2.- e, inoltre, se la convocazione dei delegati dei successivi congressi (provinciale, regionale, nazionale ) è fatta a mezzo avviso individuale al domicilio degli stessi, secondo le pronunce in passato, per casi analoghi.
Questa indicazione apre una strada nuova al Comitato suddetto, già costituito a tal fine in base all'art. 39 del codice civile, dall'Avv. Raffaele Lisi.

Il Comitato e' rimasto l'unico attore sul campo, per la riconvocazione del Congresso, preso atto che l'Avv. On. Fontana ha dichiarato alla assemblea della associazione ADC il 14 novembre 2013: "Dobbiamo porre termine ai piagnucolamenti e ai rimpianti intorno alla Dc che non c'è più. ... "noi non adoriamo feticci o simboli o ricordi o nostalgie o sigle o nascosti desideri di rivalsa ".
Con questa dichiarazione, egli parrebbe essersi collocato in una posizione pessimista e negativa.

 TORNO al costituito PARTITO PONTE DI ALESSI
1.- Con il pre-Congresso, il 7 dicembre:
- sara' iniziato il primo tesseramento, in attesa del congresso;
- e saranno istituiti gli Uffici e i Segretari Regionali per l'attività politica, e i rapporti con il Governo nazionale e il Parlamento.

L'Italia ha bisogno della DC (partito che unisca soprattutto i democristiani, per una efficace azione), perche' tutta la sua storia e' fondata sulla civilta' cristiana, e perche' serve una classe dirigente di alto livello, come in passato.
Ma serve anche essere consapevoli degli errori passati di alcuni democristiani di vertice, per non ricadere piu' in quegli errori (vedi il partito delle tessere, le correnti organizzate, la corruzione).
La parola "nuova" (nella denominazione "DC Nuova") vuol dire che e' cambiato il sistema elettivo, per impedire che la "tessera" e la "corrente" siano ancora usate per fini "deviati". Per errori simili, il Cancelliere tedesco KOHL fu mandato a casa in tronco, pur avendo meriti verso l'Europa., e la DC tedesca e' tuttora viva e vegeta.
Nel cammino verso il congresso della DC storica, dovra' essere cercata la partecipazione di tutti i partiti "amici della DC". Siamo anche consapevoli che la UDC è da sempre contraria al ritorno della DC (ma speriamo che ne subentri la conversione alla DC e, a quel punto, ben venga) .

2.- Sul piano nazionale, no alla proliferazione dei partiti: in questo senso, la DC NUOVA di Alessi è solo un partito ponte, per anticipare nei fatti e giuridicamente la DC storica (in attesa dei tempi lunghi della riconvocazione del congresso della DC storica).
La retta via è arrivare in Italia a due grandi partiti (uno di centro destra e uno di centro sinistra) che competono per l'alternanza in governi di legislatura, come nella grande democrazia americana degli USA.
Va sostenuto il governo Letta, e il ministro Quagliariello, perche' facciano presto le riforme costituzionali della Governance dello Stato (non basta la legge elettorale, per avere Governi responsabilizzati verso il popolo) . Oggi uno, pur se ha la buona volonta' , non riesce a fare; ma chiunque (a causa del meccanismo delle "fiducia parlamentare" revocabile in ogni momento) puo' impedire di fare.

3.- Sul piano europeo, bisogna continuare a restare in Europa, ma recuperando la perduta "capacita' di intendere e volere" . Con la DC, nel 1956 siamo stati co-fondatori della Comunita' Europea, con grandi progressi economici e sociali. Nel 2002, con il passaggo alla moneta unica (€), si e' acconsentito ad un errore grave nel calcolo del cambio €/£, e si sono messe in ginocchio le imprese di esportazione, vitali per l'Italia.

Cordialmente. NINO LUCIANI

AVVISO. Per prenotazione stanza singola (€ 70) , Hotel Europa, Bologna via Boldrini 11, Tel. 051 4211348 (sig.ra Gianna)

.

EDIZIONE   PRECEDENTE

Terza Conferenza di Bologna:
via Boldrini 11, Hotel Europa, ore 9,30 - 16.00

.
.
.

- Costituzione del "partito ponte" della "DC nuova"
__________________________________________________
- Comitato ex-art. 39 del codice civile riconvoca
il XIX Congresso" della DC storica

 

.

 

LETTERA:

- Ai Referenti DC delle 20 Regioni italiane.

- All’On. Avv. Gianni Fontana, Presidente della Associazione DC e a tutti i Soci Fondatori.


Oggetto: invito a III conferenza di Bologna il 7 dicembre 2013, ore 10-16,
- per costituzione partito ponte della “DC nuova” di Alessi, verso la DC storica: “O ROMA O MORTE”;
- per promozione del Comitato ex-art. 39 c.c. presieduto dall’Avv. Raffaele Lisi.

Carissimi amici della DC,
la conferenza del 7 dicembre 2013 sara’ a Bologna. La data del 7 dicembre e’ in linea con quella richiesta da Fontana (8 dicembre). Dopo i vari contributi migliorativi, lo statuto del partito della “DC nuova” di Alessi e’ pronto. Riassumo gli obiettivi della conferenza, dopo un breve riferimento al quadro italiano.

1.- Quadro italiano. La annunciata separazione di Forza Italia, dal PDL, probabilmente e’ il segnale che e’ in via di esaurimento l’esperienza storica del centro-destra, iniziata nel 1994, dove afflui’ la gran parte dell’elettorato DC. Anche il recente movimento di “5 Stelle” e’ tutt’altro che stabilizzato.
Dal punto di vista storico, l’esaurimento di quella esperienza, piu’ che alla situazione giudiziaria del Cav. Berlusconi, va ricondotto al fatto che il centro-destra ha mancato nell’attuare il programma liberale per il quale si era impegnato, gia’ 20 anni fa. Questa mancanza spiega, più di altri fattori, la impreparazione dell’Italia nel far fronte alla successiva crisi finanziaria internazionale.
Nel frattempo, va preso atto dell’insufficienza di Monti nel proporsi per la successione al Cavaliere, sia per gli errori del suo governo, sia per la “non credibilita’” dell’UDC di Casini. Si ricordano le troppe bugie, circa la riunificazione dei moderati (“balena bianca”, e varie altre fantasie strumentali).

2.- Obiettivi della Conferenza. Avendo noi, come pensiero, la riorganizzazione della DC, la prossima conferenza riparte idealmente dal XIX Congresso, perche’ e’ stata la sede in cui sono comparsi, dopo 20 anni, gli attori viventi del popolo DC.
Ma e’ anche un fatto che la mediazione post-congressuale per l’organizzazione della DC e’ fallita, non importa piu’, ormai, se per incapacita’ dei nuovi dirigenti eletti o se per eccesso di ostacoli frapposti dagli interlocutori.
Ed e’ un fatto, che l’ordinanza del tribunale civile di Roma, del marzo 2013, (seguita dal rinvio del giudizio, nell’udienza del 15 ottobre 2013, al 2 marzo 2015) e’ stata il colpo di grazia.
Pertanto, la conferenza vuole rimettere sul tavolo la mediazione post-congressuale mediante altri soggetti, ma sempre utilizzando i carismi di tutti (inclusi gli amici che non sono riusciti nella mediazione post-congressuale), e allargano il dialogo a partiti e movimenti, (sia pure dichiarati “non eredi” della DC dalla sentenza della Cassazione del 2010), che non avevano partecipato al congresso.
Vorrei mettere in chiaro che la via maestra e’ arrivare ad organizzare la DC storica, senza vie di mezzo. Vale dire, se manchera’ un sufficiente consenso, e’ meglio abbandonare l’obiettivo: “O ROMA O MORTE”.
Dichiaro, poi, apertamente che ho dato la mia adesione a socio fondatore della “Associazione culturale” DC di Fontana, in base ad un accordo con lui, il 1 giugno qui a Bologna (su proposta di Alessi), in cui si prevedeva di fare l’Associazione a luglio, e il “partito nuovo” a settembre, poi slittato a dicembre. Mi aspetto che Fontana verra’ a Bologna il 7 dicembre .
Verso questo traguardo, la conferenza del 7 dicembre, propone due passaggi: a) la costituzione del partito ponte della DC nuova; b) il sostegno al Comitato ex-art. 39 cc per la riorganizzazione del congresso.

a) “PARTITO PONTE” della “DC nuova”
. Esso si giustifica come strumento subito operativo per permettere al popolo DC di presentarsi alle elezioni, in ogni localita’ del Paese. Il “partito ponte” porta il nome della DC, sia pur con ‘aggiunta di “nuova”, perche’ ne assume gli stessi principi e valori; ed essendo un ponte, nello statuto viene scritto che esso si scioglie automaticamente, al momento della riorganizzazione della DC storica.
La proposta DC e’nuova” , perche’ lo statuto:
- riforma il sistema elettivo della DC storica. La rappresentanza degli iscritti, nel Coordinamento nazionale, sara’ ripartita tra le 20 Regioni proporzionalmente alla popolazione regionale (non piu’ in base alle tessere), e dando luogo (mediante una soglia alta per la costituzione dei gruppi) a due soli “grandi gruppi”, a seconda dell’orientamento politico. Questo comportera’ che mai piu’ determinati gruppi si impossessino del partito con la “cattura delle tessere”, o determinate “correnti organizzate” esercitino un potere “deviante” (anziche’ essere solo portatrici di idee);
- mette la “persona” al centro della propria azione e da’ priorita’, nella spesa pubblica, ai diritti umani e sociali fondamentali conquistati dal nostro popolo (scuola-universita’, sanita’, giustizia, beni primari garantiti a tutti, senza distinzione di razza, religione, genere);
- politicamente ha collocazione centrista, ma in un sistema di alternanza (al governo) tra i grandi partiti, e con governi di legislatura (vedi: Seminario di Villa Miani, della DC, 1988).
- punta sulla iniziativa privata e alla inversione del processo di socializzazione del sistema economico, attuato in Italia nel 1970-90. In questo modo, ci saranno meno tasse, meno spese pubbliche, meno debito pubblico, più lavoro.
- vuole la revisione del sistema bancario, per la tutela risparmio e il finanziamento degli investimenti produttivi. Precisamente: che sia ripristinata (come fino al 1993) la separazione tra banche commerciali e istituti finanziari.

b) COMITATO ex-art. 39 del cc
. Il Comitato e’ stato costituito il 20 ottobre 2012, presieduto dall’avv. Raffaele Lisi, per la riconvocazione del XIX congresso. Esso e’ rimasto fermo in attesa della udienza del 15 ottobre 2013 del Tribunale di Roma. Ma, visto che l’udienza sul merito e’ stata rinviata al 2 marzo 2015, non v’e’ piu’ ragione di attendere.
La conferenza sara’ occasione, per gli organizzatori, per illustrare come intendono muoversi e, per tutti noi, per dare il sostegno e l’incoraggiamento.
Si fa appello agli organizzatori del XIX Congresso DC affinche’ consegnino al Comitato l’elenco completo dei soci DC auto-dichiarati del 1992, che hanno partecipato al XIX congresso.

AVVISO. Per prenotazione stanza singola (€ 70) , Hotel Europa, via Boldrini 11,
Tel. 051 4211348 (sig.ra Gianna)

°°°

Dal Tribunale civile di Roma, III Sezione, 15 ott. 2013.
Udienza sulla validità del XIX Congresso della DC

italia.jpg (11231 byte)

.

La decisione del Giudice Scerrato:

"Rinvio dell'udienza della DC, al 2 marzo 2015"

Alessi: per "DC nuova"
TERZA CONFERENZA
PROGRAMMATICA dei DC
a Bologna o Roma

logo dc-1943.jpg (19794 byte)
Nota. In seguito ad una sentenza della Corte di Cassazione, del dicembre 2010, che aveva dichiarato "mai sciolta la DC", alcuni volenterosi si adoperarono per la riorganizzazione della DC, in condizioni difficilissime, in quanto molti dirigenti erano morti, e gli elenchi degli iscritti erano andati perduti.
   Il culmine della riorganizzazione si è avuta nel novembre 2012, con la celebrazione del XIX congresso (il XVIII era avvenuto nel 1993). Ma, a quel punto, ecco sopraggiungere una serie di ricorsi per invalidare il congresso.
   Dietro i motivi formali dei ricorsi (es.: alcuni rivendicavano di non avere ricevuto l'avviso di convocazione), c'erano questioni sulla proprietà del simbolo (di cui alcuni partiti si erano appropriati abusivamente) e questioni sul recupero del patrimonio immenso, di cui qualcuno si era appropriato.
  Il processo, di cui si dice qui, è in corso da qualche tempo, e varie udienze del Tribunale civile, già fissate,  già erano state rinviate.
  In mezzo a questo percorso, si colloca il fatto che, nel marzo scorso, il Tribunale civile di Roma aveva sospeso  (in via cautelare) gli effetti del Congresso, che aveva eletto il Consiglio nazionale e il segretario nazionale Gianni Fontana, in attesa di sentenza.
  Ma ecco un nuovo colpo di scena: nell'udienza del 15 ottobre, tutto è staro rinviato al marzo 2015, e questo significa mandare all'aria tutto ..., sia perchè gli individui legittimati a organizzare la DC (gli iscritti del 1992) sono avanti con l'età, sia perchè, anche in caso di sentenza favorevole, è probabile che già abbiano avuto luogo  le elezioni anticipate, e la DC non possa presentarsi.
   A meno che ... si faccia qualcosa che crea una soluzione , sia pur temporanea,  per l'immediato (la DC nuova), e che apra ad una soluzione credibile per il futuro prossimo, quale la riconvocazione del congresso della DC storica.
   Il testo sotto riportato descrive e motiva  le iniziative prossime.

LETTERA

        - A tutti gli Amici della  DC, nelle 20 Regioni

         Oggetto: 1) Esito della Udienza del 15 ott. 2013 , sul XIX Congresso della DC;
                            2) Informazione sul Seminario di Roma del 16 ott. , organizzato da Alessi, sul “partito ponte verso la DC” ;
                           3) Obiettivi proposti per il seguito, in tempi brevi.
                           4) Convocazione, il 7 dicembre 2013, della terza conferenza DC (come iniziativa della base).

     Carissimi Amici della DC,
     vi sottopongo i seguenti quattro argomenti:

1.- Udienza del 15 ottobre 2013.
L’udienza ha deciso il rinvio, al 2015, della sentenza definitiva, con le seguenti parole: “ Rinvio al 2 marzo 2015 per precisazione delle conclusioni”.
Ricordo che, in precedenza, avevano gia' avuto luogo tre rinvii. NO COMMENT.
    Come conseguenza, gli organi eletti dal XIX Congresso restano congelati fino al 2 marzo 2015, e null'altro soggetto puo' sostituirli.
    Personalmente, riterrei urgente recuperare il tempo perduto, puntando decisamente sul progetto di ricomposizione di tutta l'area del popolarismo cristiano e popolare, di cui discutiamo da tempo.
    L'urgenza tiene in considerazione:
   - la situazione del governo, a Roma, tornata in fibrillazione per la legge di stabilita' , in cui tutto e' buono per pretesti e creare ostacoli;
   -  il momento storico, in cui tutta l'area del centro-destra e' in riassestamento e anche qualcosa del centro-sinistra non e' del tutto apposto.

2.- Seminario di Alessi a Roma il 16 ottobre 2013.  Il Seminario dell’On. Alessi voleva verificare l'esistenza di un comune sentire tra le varie esperienze DC in atto (Tassone della UDC, Fiori, Ciccardini, Di Giuseppe, Nistico', Bertoli, Mannino, Baruffi, Lo Curzio)   e non solo tra esse, a riguardo della proposta LUCIANI/ALESSI di un  “partito-ponte”, e cioe' di una "DC nuova" e non di una "nuova DC". 
    Esso è proposto come strumento subito operativo che permette, al popolo DC comparso  nel XIX congresso, di ritrovare la propria unità e presentarsi alle elezioni (senza attendere la conclusione dei processi giudiziari).
    La proposta ha trovato  larga considerazione tra gli interlocutori presenti, e taluno ha avanzato l'idea di una confederazione di tutti i soggetti politici ispirati alla DC storica. In questo senso il "partito-ponte" potrebbe anche essere uno sviluppo confederativo.
   Trovate, qui sotto, il riassunto del discorso di Alessi.

   In sottofondo, il seminario e' stato influenzato da un sentimento di amarezza (tenuto dentro) per l’attesa dell’esito dell'udienza del Tribunale (che infatti si e' avuto solo ieri 17 ott.), per cui alcuni in qualche modo hanno preso tempo, e tuttavia ravvivato dall’intervento dell’Avv. Lisi, Presidente del Comitato ex-art. 39 del codice civile, il quale (scettico sulla attesa sentenza) ha proposto la riconvocazione del XIX congresso da parte del Comitato stesso.
   Infine e' stata accolta la proposta di Mons. Stenico, di fare una adunata di amicizia e riflessione, presso l’Istituto don Sturzo il 26 ottobre 2013, a Roma.

3.- Proposta di una nuova iniziativa, per l’immediato.
     Premessa.
Direi che, in proseguimento del Seminario, e riprendendo dalle conferenze di Bologna (1 giugno e 22 settembre) il calendario dei lavori potrebbe essere una terza conferenza (a Bologna o a Roma), con i seguenti due punti all’ordine del giorno:
    a) Costituzione del partito ponte, di Luciani-Alessi . Nel frattempo, sono pervenuti tutti gli emendamenti alle bozze di statuto che avevo inviato (in base alle decisioni concordare a Bologna il 22 sett.) e il testo definitivo e' pronto per essere depositato all’Ufficio del Registro;
    b) convocazione del XIX congresso della DC, da parte del Comitato ex-art. 39 del codice civile.

    A riguardo del punto a), si farebbe l’apertura simbolica del tesseramento del partito-ponte, sulla base dello Statuto già depositato. Non occorre ressa di popolo, si tratta di cominciare. Poi si provvedera' ad ulteriori allargamenti e cosi' via.  E’ stato cosi' anche per la DC storica, quando don Sturzo comincio' nel 1943.

4.- Terza conferenza. Circa la data, ricordo che, in base a precedente accordo (su proposta dell'On. Avv. Gianni Fontana), l’8 dicembre si dovrebbe tenere il congresso fondativo del partito nuovo.
   
Proporrei sabato 7 dicembre 2013, come data della prossima conferenza, per entrambi gli argomenti a) e b).
    Il luogo potrebbe essere Roma o Bologna.
   Chiedo agli Amici (di tutta Italia) di scrivermi subito la loro preferenza (Bologna o Roma), per prenotare l'hotel.

__________________

Riassunto intervento On. Alessi.

ALESSI: ringrazio Attaguile (gia' segretario   della Regione Sicilia presso la Commissione UE) , la figlia di Enrico Medi, Giuseppe Alessi figlio, Don Tommaso Stenico;  Alessandro Forlani; Nistico'
Io sono una comparsa non un protagonista. Se vogliamo bene alla DC, essa ancora ci appartiene, ma dobbiamo rischiare, uscire dalle turris eburneae personali e domestiche.
Necessita' di ricomporre. Appartenere al partito delle idee.
Aspetti giuridici rilevanti da considerare: la vecchia DC e' difficile schiodarla anche per la volonta' di taluni di  nascondere i traffici.
La sentenza della Cassazione è una sentenza pilatesca. La seconda traccia è il XIX Congresso nazionale.
Il problema e' politico e dipende anche da noi, se troveremo una soluzione unitaria.
Gli aspetti giuridici saranno trattati da altri.
Superare la nostra distanza .
AL Sud si richiede una DC vestita di nuovo ( dai 30 anni in su), nei cittadini piu' giovani.
Dallo scetticismo alla prudente attenzione.
Ci manca la comunicazione.
Valutare chi vuole servire la DC e chi vuole servirsene.
Dobbiamo avere un concerto unitario e uno strumento condiviso.
A Marzo e Aprile si vota sia per le europee che per le politiche.
Dobbiamo dire subito con chi vogliamo allearci, presentandoci con un volto unitario.
Uscire dalla quaresima.
Lo spazio che si sta aprendo per la DC nuova e' in Forza Italia.
La DC esiste, semmai non esistono più i democristiani.
L'area moderata del Paese non e' quella di Alfano.
Uniti diventiamo credibili.
No a una DC del Nord e una del Sud.

°°°

EDIZIONI  PRECEDENTI

Verso la costituzione del "partito della DEMOCRAZIA CRISTIANA nuova"
Conferenza programmatica avvenuta il 22 settembre 2013 a Bologna
CON LA PARTECIPAZIONE DI GIANNI FONTANA

fontana.jpg (86435 byte)

.

VERBALE

e

DOCUMENTO FINALE
di Alberto ALESSI


VERBALE

 1.- Il 22 settembre 2013, a Bologna, si è svolta una conferenza programmatica, per preparare il congresso del "partito nuovo" della DC (proposto da Alessi il 6 aprile 2013 a Roma) a dicembre, precisamente preparare lo statuto e il manifesto elettorale, sulla base di tre relazioni: una di tipo ideologico, una di tipo giuridico, una di tipo economico e finanziario.
   Nell’introdurre ai lavori, il prof. Luciani ha detto che la conferenza è un intervento dal basso per la corretta impostazione del problema della riorganizzazione della DC, in seguito alla ordinanza giudiziaria che ha sospeso gli effetti del XIX congresso.
   Precisamente egli ha sostenuto doversi considerare interlocutori primari, per la riorganizzazione, i membri eletti del Congresso (Consiglio Nazionale e Segretario Nazionale), fino a quando interverrà la sentenza finale, salvo il ripristino pieno degli organi in caso di sentenza favorevole.
  Al tempo stesso, preso atto che il CN è composto dai rappresentanti di 10 regioni, su 20, si è in qualche modo fatta una integrazione del vuoto, individuando altre persone, quali: a) persone già indicate da Fontana per la analoga conferenza di Bologna, del 1 giugno 2013;
b) i membri della Associazione della DC recentemente costituita da Fontana medesimo; c) altri che hanno comunicato sensibilità per la conferenza, quale il Partito "Politici Cristiani" .
  Alla Conferenza hanno partecipato i referenti di 9 su 20 regioni.
  Di fatto, poi, per la numerosità e durata degli interventi, la conferenza si è limitata all’esame dello statuto, e rinviato ad altra conferenza il manifesto e le relazioni. 

2.- La costituzione del "partito nuovo", è stato precisato, ha lo scopo di dare al popolo DC uno strumento immediatamente operativo per permettere ai politici cristiani di presentarsi unitariamente alle elezioni, in attesa della conclusione delle vertenze giudiziarie che hanno bloccato la riorganizzazione della DC, pur se dichiarata mai sciolta dalla Corte di Cassazione. In questo senso, il traguardo finale è la costruzione di uno statuto aperto a soggetti esterni, e ridiscutibile, purchè si tratti di soggetti di uguale ispirazione, già costituiti in Italia, ma frammentati.
   La discussione è stata caratterizzata da una appassionata focalizzazione dei seguenti elementi:
  - urgenza di provvedere per tempo alla approvazione politica, e poi giuridica, dello Statuto, in vista del congresso di dicembre o, forse prima, in caso di elezioni politiche anticipate;
  - regionalità della struttura dello statuto;
  - puntuale verifica della esistenza della convergenza dei soggetti aderenti alla unione finale, circa il carattere ideologico e politico ;
  - denominazione e  logo del "partito nuovo", che dovranno esprimere un chiaro collegamento con la DC;
  - superamento del cosiddetto "partito delle tessere", in modo da evitare che, attraverso il commercio delle tessere, abbia luogo l’appropriazione personale del partito, da parte di persone o correnti, e che a suo tempo fu all’origine della decadenza della DC. 

3.- Nel corso della discussione si è inserita una battaglia di sbarramento, da parte di alcuni membri della Associazione della DC, finalizzata dichiaratamente a canalizzare la Conferenza verso l’Associazione medesima, secondo loro da considerare quale unica depositaria dell’azione per la costituzione del partito nuovo; e ciò ha determinato attimi di tensione.
  Il fatto è stato sdrammatizzato da Fontana che, pur sostenendo la medesima tesi, ha tuttavia distinto il valore meramente "strumentale" (e dunque secondario) della Associazione della DC, dal valore "strategico" del partito nuovo, il vero bene primario da ottenere.
  Questo ha permesso alla fine di ottenere un buon compromesso, condiviso da Fontana: quello di fare un documento finale comune, nel presupposto che l’Associazione collaborerà con la Conferenza per il comune obiettivo strategico, e non si insisterà affinchè  la Conferenza sia canalizzata verso l’Associazione.

Questo è il documento finale approvato alla unanimità dai presenti:
"Nella transizione dalla attuale fase di vuoto della DC, (a causa della sospensione degli effetti del XIX congresso, disposta da una ordinanza giudiziaria), fino alla celebrazione del congresso del "partito nuovo" l’8 dicembre 2013, si provvederà in tempi veloci alla progettazione dello Statuto, applicando i principi e le direttive emerse nel dibattito.
  "A questo fine viene dato incarico ad un "gruppo di lavoro", formato da almeno un membro per Regione (e da quanti altri vogliano aggiungersi liberamente), coordinato dal prof. Luciani.

In prima applicazione fanno parte del Gruppo i membri presenti delle 9 Regioni. Le 11 Regioni non presenti (Abruzzo, Basilicata, Campania, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Trentino Alto Adige, Umbria) sono pregate di indicare almeno un loro rappresentante".
"Al termine dei lavori, il progetto sarà offerto a Fontana, e immediatamente si provvederà alla costituzione giuridica del partito nuovo". 

Questo verbale viene inviato a tutti gli invitati, con allegate le bozze di statuto del partito nazionale e dei partiti regionali, per la cui visione
  -   cliccare su: partito nazionale
- e cliccare su: partito regionale.

TUTTI GLI INTERESSATI SONO PREGATI DI FORNIRE PROPOSTE EMENDATIVE E DI INDICARE UNA PREFERENZA CIRCA LE DENOMINAZIONI  E IL LOGO DEL PARTITO NUOVO.

.
.

CON LA PARTECIPAZIONE DELL'ON. AVV. GIANNI FONTANA

CONFERENZA PROGRAMMATICA
Programma dei lavori
(Si veggano anche  il documento politico
di Alberto Alessi, e la Lettera , più sotto)

.

Domenica 22 settembre ore 9,30-16,00
Bologna, Hotel Europa, via Boldrini 11


ORE 9.30 :


Prof. Nino LUCIANI, Apertura dei lavori


ORE 9.35 :

1.- Presentazione delle ipotesi di statuto del partito nuovo per la DC:
- Statuto dei partiti regionali (Alessi);
- Statuto del partito nuovo nazionale (Luciani);

DISCUSSIONE PUBBLICA E VOTO

ORE 10,30 :

2.- Prof. Leonardo BIANCHI (Università di Firenze), Riforme costituzionali al passo con i tempi: quali priorità per il "ritorno" delle regole e del loro valore.
- Aggiornamento della Costituzione per "governi di legislatura", rispetto dei diritti del parlamento, e ritorno dell’equilibrio tra i grandi poteri dello Stato;
- Regole "minime" per la scelta delle candidature alle cariche politiche pubbliche.
- Autonomie locali. Le regioni "organi amministrativi di area ampia", non più organi di legislazione ?
- Federalismo fiscale, nel quadro di un sistema fiscale unitario, nazionale.
- Quadro europeo: moneta unica e fisco unico, con governo federale ?

DISCUSSIONE PUBBLICA

ORE 11,30

3.- On. Alberto ALESSI, La "dottrina sociale della Chiesa" e i Cattolici in politica.
     ( Spunti dall’insegnamento del Padre Diez Alegria, già professore della Pontificia Università Gregoriana):
- Distinzione tra Partito "dei" cattolici e "di" cattolici: i credenti ad un bivio.
- "Magistero infallibile" e "Magistero autorevole" non infallibile della Chiesa.
- Il buon governo nella tradizione cristiana e nel liberalismo di Einaudi.
- La "Ragione di Stato": è ammissibile una "moralità pubblica" distinta da una "moralità privata" ?

DISCUSSIONE PUBBLICA

ORE 14.30 :

5.- Prof. Nino LUCIANI (Università di Bologna), Quale programma ?
- La transizione dell’Italia dalla "economia di Stato" alla "economia di Mercato" e alla iniziativa privata: quanta "pressione fiscale" e quanta "spesa pubblica" rispetto al PIL ?
- Diritto al lavoro: lo Stato come datore di lavoro di ultima istanza ?
- Diritti umani e sociali del nostro popolo (scuola dell’obbligo, sanità, "primum vivere per tutti", indipendentemente da razza, religione, genere).
- Sui compiti dello Stato nel campo produttivo (imprese pubbliche), oltre quelli fondamentali tradizionali (difesa, pubblica sicurezza, grandi infrastrutture).
- Formazione della classe dirigente. Università, quanto pubblica, e quanta privata a pagamento ?

DISCUSSIONE PUBBLICA

ORE 15.00 :

6.- CONCLUSIONI dell’ On. Avv. Gianni FONTANA

  Si vegga, qui sotto, la lettera del 17 sett. 2013, di convocazione della Conferenza. Clicca su: LETTERA

DOCUMENTO POLITICO DI ALBERTO ALESSI*
(da sottoporre alla approvazione dei partecipanti
alla conferenza del 22 settembre 2013)
(VEDI ANCHE: DIEZ ALEGRIA)

* Alberto Alessi (già deputato, musicista, romanziere) è figlio di Giuseppe, fondatore della DC con don STURZO, nel 1943

I firmatari aderiscono alla linea politica esplicitata nel seguente documento:

1.- Verso una nuova "fase costituente", rivolta a frenare gli enormi sprechi di energie umane e naturali, dei beni del mondo di oggi.
Lo sforzo politico dei nuovi democristiani e dei democristiani nuovi, o di coloro che hanno comuni origini e fedeltà anche alla dottrina sociale della Chiesa cattolica deve consistere oggi nel coniugare il momento etico dell’azione politica con il momento ideologico.
Il concretare, infatti, la dimensione politica ha sempre provocato all’operatore cattolico problemi molteplici e spesso delicati. Don Luigi Sturzo, per esempio, rese possibili i termini della compatibilità fra il contenuto delle questioni sociali e quello delle questioni politiche, finalizzando la strategia politica alla realizzazione del sistema democratico che privilegiasse le istituzioni sane e funzionanti a servizio delle forze sociali emarginate.
Una futura aggregazione partitica " di" cattolici e non "dei" cattolici deve tendere, come movimento ad un pragmatismo operativo originale e, come proposta, ad una visione "democratica" della società, da contrapporre a quella liberistica o radicalizzante.
Adesso vengono privilegiati i movimenti a base laica, che nelle loro tensioni, sono tendenzialmente cristiani.
Il quadro culturale è dunque molto complesso e con una pluralità di indirizzi disordinati; una sintesi armonica diventa problematica perché non ci sono più punti di riferimento certi.
In tale quadro talune vocazioni e professionalità sono state private del loro decoro e della loro dignità tradendo anche la stessa originalità della cultura laico-borghese, anche se in Italia una classe borghese autentica non è mai maturata, perché istituzionalmente minoritaria.
I centri decisionali influenti nelle masse lavoratrici sovente si perdono nel verbalismo, rinunziando al proprio ruolo naturale e vocazionale. Di fatto si verifica una spaccatura tra l’azione sociale delle forze dei lavoratori dipendenti e le impostazioni ideologiche dei gruppi culturali e politici che tendono ad organizzarle.
In pratica il dirigismo presente nella classe operaia rinunzia così all’originalità di un disegno politico che sia espressione di orgoglio e di dignità di classe.
Questa rinunzia generalizzata ai propri ruoli rischia di esiliare definitivamente i ceti più indifesi, umilia il margine della competitività ed agevola i settori parassitari: l’erosione della tradizione di contro asseconda il disamore per i propri governi.
La prospettiva politica può diventare quella di una involuzione, poiché a processi sociali garanti dei fatti si sostituiscono quelli che difendono soprattutto diritti di parte. Quale tipo di cultura dovranno allora curare coloro che si ispirano al documento che sottoscrivono?
Con l’offuscamento della cultura marxista , con il pendolarismo di quella socialista, con l’arido tecnicismo di nuove formazioni politiche, la rianimazione della cultura cattolico-popolare può diventare un’ancora ed una occasione di vantaggio del corpo sociale del nostro paese; la cultura cattolica va applicata modernamente e modularmente, tenendo inoltre presenti le positività di altre culture laiche.
Esiste oggi un pericolo in Italia: un integralismo di destra ed uno di sinistra, le classi sociali consolidate e i ceti emergenti, rischiano, indifese davanti a tale possibile rivoluzione sociale di aggravare le lacerazioni e le contraddizioni da cui sono affette, dato che non esiste una classe culturale forte con funzione di guida che potrebbe essere punto di mediazione tra gli antagonismi evolventi.
Una economia debole, apparentemente in espansione senza ordine e senza controllo, e quindi difficilmente governata, da l’illusione di un benessere definitivo ma con radici deboli.
La stessa politica istituzionale, divaricata tra la concezione pluralistica della società e le paure e la prudenza dei governanti verso l’autonomia istituzionale dal centro alla periferia , soffre di instabilità, diventata ormai cronica.
La disgregazione sociale, la conflittualità delle richieste sempre più esigenti ed a volte ricattatorie dei ceti medi e popolari, l’assenza di una forte borghesia consapevole, provoca la caduta delle illusioni dell’avventura di un nuovo compromesso storico tra le attuali forze politiche.
La nuova aggregazione non può che rivedere il senso politico della centralità, che non significa però mantenimento di posizioni moderate, ma obiettivamente di un ruolo centrale e perciò garantista; la nuova proposta politica deve avere il coraggio di mettere in discussione la storia personale di ciascuno, nulla rifiutando, per una iniziativa politica che sappia guardare con fiducia al futuro che l’aspetta.
Solo un rinnovato quadro dei valori da offrire alle forze sociali come fondamento di una costruzione politica e civile, sarà condizione perché la futura aggregazione politica si presenti globalmente quale movimento operoso di ripresa ideale e sociale per una speranza di un modo di vivere più a misura d’uomo.
La rilettura in chiave di giustizia storica dei valori civili e sociali, la dichiarazione esplicita dei propri doveri come supporto alla verifica di libertà, come costruzione degli altri, la democrazia economica come meta di perequazione sociale: questi i nodi della rinascita del paese.
Lo sguardo oggi, a schieramenti di destra e di sinistra serve soltanto a che gli autentici cattolici democratici "non siano più veramente quelli che erano" esecutori genuini delle direttive di don Sturzo.
I firmatari intendono operare perché c’è ancora un enorme patrimonio popolare sturziano ancora da scoprire, da diffondere e da vivere nel concreto del quotidiano.
I firmatari intendono devono essere forza che avvicini le grandi categorie lavoratrici, gli autonomi e i dipendenti attraverso la diffusione di comuni valori civili, ponendo anzitutto la "proposta dei doveri collettivi" : tale proposta dovrà essere codificata in modo da esplicitare che le forze popolari non devono subire le egemonie elitarie e che ciascuno intenda la propria libertà anche come diritto degli altri e come dovere a controllare se stessi.
Solo la promozione di una democrazia sociale che passi attraverso il recupero dei doveri e l’esercizio del diritto alla partecipazione attiva potrà garantire un avvenire meno instabile per il paese.
La creazione di questa "fase costituente" dovrà sancire le linee che dovranno informare la futura società.
Il compito essenziale dovrà essere quello di frenare gli enormi sprechi di energie umane, naturali e dei beni.

2. Un compito di tutti, con presenza per motivazione politica, sostituendo alla litigiosità sistematica la competizione, alla conflittualità sterile il confronto.
La vocazione alla costruzione di un nuovo paese non può essere appannaggio di una porzione della società: tutti sono chiamati a partecipare nel disciplinare i canali attraverso cui ciò dovrà avvenire.
Una rinnovata classe dirigente deve crescere nell’esercizio della prassi, rinnovando la strategia delle convenzioni non più credibili anche se sostenute dal legittimo orgoglio di una storia passata onorata.
All’adesione alla nuova formazione per motivi di dovere morale bisogna sostituire la presenza per motivazione politica. Alla litigiosità sistematica dovrà essere sostituita la competizione, alla conflittualità sterile il confronto.
Il processo di riequilibrio politico sconvolto da travagliate vicissitudini, va ricomposto, ma non secondo i canoni dei vecchi rapporti di forza.
Alla litigiosità sistematica dovrà essere sostituita la competizione, alla conflittualità sterile il confronto.
In questa situazione va distinto il compromesso dall’impegno: zone del compromesso sono quelle relative alla costituzione ed alla politica di governo; zone dell’impegno sono invece quelle in cui si mira alla ricerca di un rinnovato assetto politico stabile, un insieme di finalità e di rapporti politici omogenei tra di loro.
Le due zone non si escludono, ma si distinguono nettamente.
Questa nostra società è caporalizzata: le ideologie sono estinte; la cognizione avviene per immagini; è una società che ha modificato il processo del suo apprendimento in maniera radicale.
Urge prendere coscienza del fenomeno e gestirlo: ciò che oggi viene definita la destra e la sinistra presuppone larghe fasce sociali da proteggere o da dissolvere; oggi tutto è frammentato e l’errore è quello di tentare di ricomporre il quadro secondo vecchie regole.
Rinnovamento è quando si dice passato e futuro; oggi è in atto una trasformazione della quale si deve prendere coscienza.
I firmatari del documento, vogliono impegnarsi subito per una futura operativa unità, privilegiando soprattutto l’aspetto sulle sue conseguenze.
Conseguenze significa: ruoli da assegnare, responsabilità da condividere, programmi da attuare.
I firmatari non vogliono essere eredi passivi di onorate esperienze, ma operatori politici attivi per costruire e proporre un futuro che deve essere per il bene del paese sempre più libero e forte.
Non intendono utilizzare il palcoscenico politico in modo commemorativo, né intendono privilegiare ciò che è pratico su ciò che è giusto e anteporre il legittimo desiderio al potere al proprio dovere, consci che in politica solo servendo si diventa regali.
Cambiamento: è questo un primario obiettivo poiché cambiamento vuol dire partecipare più che presenziare e determinare più che assistere, significa essere cittadini con gli stessi diritti e doveri.
L’ aggregazione che si vuole costruire è aperta e cioè libera da incrostazioni feudali e baronie precostituite.

3. Rinnovamento del sistema senza rinnegazione, con riforme nel sistema e non del sistema democratico
.
Vi è bisogno di rinnovare, senza rinnegare.
l movimento dei cattolici democratici ha partecipato nel passato fecondamente alla ricostruzione civile, morale, economica del nostro paese.
Ma invocare la discontinuità o l’archiviazione, per esempio, della DC, significa interrompere ingiustificatamente ed assistere passivamente all’abbandono di un patrimonio popolare ancora da scoprire e valorizzare.
L’importante nell’attuale momento politico, è capire e definire il percorso perché innovandolo, si continua l’esperienza dei cattolici democratici.
Definire un programma, selezionare una classe dirigente motivata, proporre un sistema di governo locale, regionale, nazionale sono e possono diventare punti di discontinuità.
Va innanzitutto rivitalizzata l’ispirazione ideale cristiana, che ha convertito storicamente la capacità di ascolto della realtà umana, in opere ed azioni.
Laicamente cristiani, cristianamente laici, coltivando sempre l’amore per la democrazia e la libertà.
Quando nella funzione nazionale organizzata in partito"di"cattolici, di democristiani, ha avuto la prevalenza la semplice testimonianza, rispetto alla concretezza della loro cultura popolare , si è perduto parte della costruzione democratica dello Stato.
Oggi il problema delle riforme investe tutte le grandi nazioni, particolarmente quelle dell’Europa.
Ma il midollo del problema rimane l’esercizio della sovranità popolare ed i meccanismi perché tale esercizio sia compiutamente democratico.
Si è frantumata la vecchia maniera di accumulare il consenso.
Bisogna volere le riforme nel sistema e non del sistema democratico.
E’ un problema che riguarda la qualità della scelta politica.
Nel nostro paese oggi il pendolo sbatte tra tolleranza ed intransigenza.
C’è una richiesta per una riscoperta del valore della morale, ma non c’è più quella dei valori politici.
Ora dobbiamo comprendere cosa s’intende per cambiamento e con chi farlo e quali i soggetti e le istituzioni da riformare.
Le ideologie sono tramontate da tempo, così come la forma di partito e la sua interazione col sistema.
Oggi nuove rappresentanze sono state organizzate in modo caporalesco, utilizzando forma e vincoli che a volte si interpongono all’etica ed alla giustizia.
Le stesse maggioranze si formano, spinte da una convergenza opinativa e non di valenza politica.
Si parla tanto di modificare la Costituzione.
La Costituzione fu costruita dal filone liberale, dal laico-cattolico e democratico, repubblicano, mazziniano e federalista, cioè risorgimentale.
Nella nostra Costituzione furono riversate le scelte migliori di civiltà ed ideali.

4.- Modificare la Costituzione, laddove sono stati creati steccati fra gli organismi istituzionali e dove la funzione dei partiti non è stata immunizzata da "interessi particolari".
Forse ci fu l’errore di avere creato un sistema di difesa dei vari organismi istituzionali che determinò nel tempo veri e propri steccati di incomunicabilità tra di loro.
L’esecutivo, così, si sviluppò debole perché si ebbe paura ad averlo stabile ed autorevole, temendo potesse venire autoritario.
Oggi la situazione sociale del paese è diversa: sono cresciuti i diritti dei più; i soggetti collettivi sono la fonte di intermediazione con lo Stato, ma i canali sono rimasti fragili e insufficienti.
Tra l’altro si sono create spaccature tra impostazioni ideologiche residue e movimenti sindacali e culturali.
Si è aggravato l’esilio delle vocazioni, delle professionalità, le quali sono state spesso, private del loro decoro e della loro dignità.
La ricostruzione del nostro Paese deve iniziare dal basso, frantumando una società caporalizzata dalle immagini e combattendo la "cosizzazione" delle idee.
Bisogna raccogliere e difendere quella raccolta del consenso che accresca la vita delle istituzioni e fare si non si determini su di loro un dominio di pochi.
Il Paese si trova, a tratti, sotto una democrazia governata e non governante.
La causa di tutto ciò e lo snaturamento dell’articolo 46 della Costituzione e cioè l’Associazione libera dei cittadini in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale, cioè strumento di mediazione e di intermediazione e non strumento di difesa di interessi particolari.

5- Riforma elettorale, legata al territorio ricomponendo il legame tra cittadino e partito, con chiara offerta del programma. La legge elettorale, pur se approvata con legge ordinaria, ha valore costituzionale e pertanto va impostata dopo le riforme costituzionali. Essa ha il compito specifico di riequilibrare la scena politica del paese Italia, in modo dare al Popolo il controllo diretto della vita politica del nostro Paese, con la formazione di tutte le forze politiche, espressione della volontà del popolo, spostando quote del potere decisionale di pochi sul corpo elettorale, modificando ruoli e posizioni.
I Partiti devono tornare ad essere veicolo della gente e non portoni sbarrati.
L’aggregazione che si propone al giudizio degli elettori poi deve essere capace di essere il riferimento di valori etici, non necessariamente legato alle ideologie.
Ecco perché bisogna ricostruirla nuova, fortemente regionalizzata, legata al territorio in modo da evitare la tragica frattura fra cittadino e partito.
La democrazia, all’interno dell’aggregazione, deve tendere ad essere "compiuta" e deve essere chiara e determinata nell’offerta del programma.
La "regionalizzazione" del territorio non è necessariamente un ritaglio del territorio nazionale, può essere anche l’ allargamento omogeneo di sue "regioni".
Questo concetto ci richiama ad una visione regionale mediterranea del sud.
La forte sottolineatura del dibattito sulla politica estera, deve affermare che va rivista la politica mediterranea, dinanzi ai problemi gravi posti dell’integralismo islamico e del ruolo dei nuovi paesi in via di sviluppo.
L’aggregazione deve anche proporre agli operatori, perché il Paese Italia diventi competitivo, l’assunzione del rischio d’impresa, della produttività del lavoro, patrimonio da ereditare e riscoprire dai nostri padri.
La centralità del nuovo movimento non può che confermarsi con l’apertura al dialogo con le altre forze politiche; le future alleanze politiche vanno, però, contratte nelle istituzioni rappresentative, tenendo ferme le distinzioni formali e sostanziali.
Il superamento degli steccati tra laici e cattolici, apre nuove frontiere e moderne alleanze, coltivando la antica cultura del pluralismo delle istituzioni, carta vincente per un paese al passo con i tempi odierni.
La proposta della nuova aggregazione regionalizzata deve tradursi in un modello organizzativo visibile, coerente nei programmi, irreprensibile nelle scelte dei vertici e non, leale nelle alleanze che rimangono ancorate alla responsabilità locale e regionale del partito.

6.- Per la riscoperta della iniziativa privata. Questa problematica dev’essere inquadrata dentro quella più ampia dell’alternativa tra Stato e Mercato, per lo sviluppo dell’economia e del lavoro.
Lo Stato è da sempre necessario per alcuni problemi fondamentali, quali la difesa, la sicurezza, la giustizia, le grandi infrastrutture. In tempi più recenti lo Stato è stato ritenuto necessario per la istruzione obbligatoria, la sanità, la redistribuzione del PIL per garantire un minimo di eguaglianza sociale (in questo campo, ha rilevanza la pensione sociale, il primum vivere per tutti). In tempi ulteriormente più recenti lo Stato è stato ampliato fino ad occupare le imprese strategiche, e via via tutti i settori produttivi dell’economia.
Questa espansione è stata massima nel socialismo: vedi URSS. In Italia, negli anni ‘90 lo Stato occupava il 60% dell’economia, e il resto era occupato dalla iniziativa privata.
Con la caduta dell’URSS, ci siamo accorti che avevano la stessa crisi dell’economia, anche in Italia, sia pur in proporzione al grado di socialismo, attuato anche da noi. Da allora, partì la grande crociata per la transizione dell’Italia dallo Stato al Mercato, per recuperare spazio di sviluppo del PIL e spazio per il lavoro.
Negli anni ’90 l’attività bancaria fu orientata al profitto (così anche negli USA) eliminando ogni limite alla fabbricazione di moneta bancaria, e privatizzando le banche pubbliche.
Adesso, di seguito alla grande crisi, si siamo resi conto che va rilanciata la fase di transizione dello Stato al Mercato, per ampliare spazi per l’economia privata nel settore produttivo, ma che invece il settore bancario "privato" va ripensato. Privatizzare, ma senza regole, è il ritorno della giungla.
Quanto spazio allo Stato e quanto spazio al Mercato ? Una misura può essere data dalla pressione fiscale (oggi 45% del PIL). Un obiettivo ragionevole potrebbe essere il 38-40%; un obiettivo più serio potrebbe essere il 33%).
Per il lavoro, come realizzare dei diritti al lavoro per tutti ? Lo Stato dovrebbe essere datore di lavoro di ultima istanza, se l’imprenditorialità privata è insufficiente a dare lavoro per tutti ?
L’università, ai fini della formazione della classe dirigente, dev’essere soprattutto pubblica, o l’università pubblica deve cedere spazi importanti all’università privata a pagamento ?
Scelta, competizione, libertà.
                                                                                                                                                                                                          Alberto Alessi


SOMMARIO DEL SEMINARIO DELLA DC, 1988, A VILLA MIANI
(segnalato alla attenzione dei partecipanti, a semplice titolo di testimonianza)
.
seminario-villa-miani.jpg (353283 byte)

.

.

IN ATTESA DELLA UDIENZA DEL 15 OTTOBRE 2013
del Tribunale civile di Roma (Giudice Scerrato)
sulla validità del XIX Congresso della DC

E nel frattempo, dopo la costituzione della Associazione di Fontana
e VERSO IL "PARTITO NUOVO" DELLA DC

.
Conferenza del 1 giugno 2013

Bologna, Hotel Europa, via Boldrini 11.

                                                    .
LETTERA

- AL SEGRETARIO NAZIONALE DELLA DC ON. AVV. GIANNI FONTANA
- AI RFERENTI  REGIONALI  DC
- A  TUTTO  IL  POPOLO  DC del XIX CONGRESSO (RUBATO ?)

  logo dc-1943.jpg (19794 byte)
Logo del Comitato,
ex- art. 39 cc

LETTERA APERTA

    Oggetto: dopo l'Associazione, e verso il "partito nuovo" della DC, fare (prima) una conferenza programmatica preparatoria (il 14 settembre ?)

    Caro Gianni e cari Amici tutti della DC,
    e' forse utile fare il punto della situazione nel nostro cammino verso la riorganizzazione della DC. Vi sottopongo quanto segue:
    1) in queste settimane e' stato fatto il primo passo, vale dire la costituzione dell'Associazione della DC, voluta da Fontana.
    Ricordiamo tutti il grande disagio, per tutti noi, quando a marzo 2013, l'Ordinanza del Tribunale civile di Roma ha sospeso gli effetti del XIX Congresso DC, alla quale abbiamo reagito decidendo  di fare una Associazione subito, e un "partito nuovo" della DC a settembre 2013 ( da essere uno strumento immediatamente operativo, per partecipare alle elezioni, in attesa del completamento del prevedibile, lungo, procedimento giudiziario).
    Riporto (in fondo), per comodita' di tutti, l''ordine del giorno votato, su proposta da Alessi, a Bologna il 1 giugno 2013.

   2) Circa il seguito, ultimamente c 'e' stato un fatto nuovo: il Tribubale di Roma ha definitivamente fissato per il 15 ottobre 2013 l'udienza della causa sulla validita' del XIX Congresso (giudice Scerrato).
   L'udienza potrebbe cambiare l'Ordinanza, non escluso che la DC possa riprendere il proprio cammino (ma non facciamoci illusioni). Comunque va fatto un aggiornamento delle riflessioni, circa il secondo passo ("partito nuovo").
   Tenuto conto delle vicende recenti del governo nazionale, soggetto a cadere in qualsiasi momento (e il cui maggior punto di fibrillazione ci sara i 30 luglio, in coincidenza con la sentenza della Cassazione sul caso Berlusconi), direi che (anche in caso di sentenza favorevole) aspettare il 15 ottobre potrebbe essere troppo tardi per partecipare alle elezioni politiche, in caso di scioglimento anticipato delle Camere.
  Questo fatto rafforza l'idea, espressa il 1 giugno a Bologna, che non c'e' piu' tempo da perdere, nemmeno un giorno, e comunque vada confermata la data di fine settembre, per la convention per "il "partito nuovo".

   4) Tuttavia, data la complessità del secondo passo, penso che sarebbe utile preparare la convention, facendola precedere da una "conferenza programmatica", in cui discutere bene l'indirizzo politico, il programma e le modalita' varie, tra cui il simbolo.
   In questo senso, chiederei a Gianni, e a tutti, di darmi l'adesione a fare questa Conferenza programmatica, preparatoria (ancora a Bologna).

Cordialita'.
Nino Luciani
__________________

ALLEGATO: ORDINE DEL GIORNO dell''incontro di Bologna del 1 giugno 2013

 

Edizione precedente

INCONTRO  DEI  QUADRI  REGIONALI  DC DELLE  20 REGIONI  A  BOLOGNA 
1 GIUGNO 2013

fontana4.jpg (11265 byte)
Gianni Fontana

.
PRESENTI :
Campania, Emilia Romagna, Lombardia, Marche, Molise,
Piemonte, Sicilia, Toscana, Trentino Alto Adige, Veneto,
il Segretario Naz.le On. Avv. Gianni Fontana
e l'On. Alberto Alessi

.


RESOCONTO DELL'INCONTRO

logo dc-1943.jpg (19794 byte)
Logo del Comitato,
ex- art. 39 cc


Resoconto dell' incontro dei quadri dirigenti della DC delle 20
regioni italiane* invitate a Bologna sabato 1 giugno 2013.

    Presenti 34 referenti delle Regioni, il prof. Nino Luciani ha illustrato il Documento della DC della Emilia Romagna del 3 maggio 2013, per una conclusione della fase di riflessione, iniziata nel convegno di Roma de 6 aprile 2013, sul "cosa fare", in seguito alle ordinanze della Magistratura che avevano "sospeso" gli effetti del CN del 30 marzo 2012, e del XIX congresso di novembre 2012 (nomina dei membri del Consiglio Nazionale e del Segretario Nazionale Fontana).

RELAZIONE

1) Costituzione di un Gruppo dirigente interregionale.
    Preso atto della precarietà del funzionamento del CN 2012 e del fatto che in esso è esclusa la rappresentanza di 10 regioni (delle 20), e che non sono mai stati istituiti gli Uffici del partito, è necessario costruire un Coordinamento nazionale, al quale partecipino tutte le 20 regioni, in proporzione alla popolazione regionale (e quindi non più in base al numero delle tessere), ed eventualmente un Comitato direttivo, a supporto del Segretario Nazionale;

2) riconvocazione del XIX congresso.
    Essa dovrà essere fatta sollecitamente, seguendo la procedura indicata dalla Magistratura nelle ordinanze di "sospensione", precisamente:
    a) chiedere al Presidente del Tribunale di Roma (anche sede della DC) di nominare un Commissario ad acta, per la convocazione del XIX congresso, motivando che, in base all'art. 21 dello Statuto, sono decaduti gli organi dei vari livelli, che avevano il compito della convocazione in base allo Statuto;
    b) in subordine, attivazione di un Comitato, ex-art, 39 cc., qualora il Presidente si rifiutasse .

3) costituzione di un "partito nuovo".
   Considerato che la procedura per la riorganizzazione della DC storica sarà lunga (anche perchè quanti si sono impossessati del suo patrimonio inventeranno mille ricorsi pretestuosi alla Magistratura, per ostacolarne la riorganizzazione), è necessario anticipare di fatto la DC, creando subito un "partito nuovo" giuridicamente operativo, in accoglimento della proposta dell'On. Alberto Alessi (figlio di Giuseppe, cofondatore della DC con Don Sturzo) del 6 aprile 2013, ma che dovrà essere anche nazionale ed europeista oltre che regionalista, e disponendo fin da adesso, in statuto, lo scioglimento del "partito nuovo", appena conclusa la riorganizzazione della DC storica.
   Una volta costituito il "partito nuovo" (bastano tre persone, ai fini giuridici; se del caso, la relativa bozza di Statuto è messa a disposizione dei presenti- clicca
su: bozza Statuto "partito nuovo"), se ne dovrebbe convocare il Congresso nei prossimi mesi, per:
  a) pubblicizzare il "partito nuovo";
  b) ottenere il travasamento degli iscritti auto-certificati della DC del 1992 ( l'elenco è presso la sede) nel "partito nuovo", e che ne dovrebbero divenire i primi nuovi iscritti; e aprire il tesseramento a "nuovi iscritti", che lo volessero;
  c) accogliere tutti i partiti e movimenti della diaspora dc dopo il 1992, disponibili alla ricostruzione della grande DC;
  d) nominare gli Organi definitivi, in sostituzione di quelli provvisori, nominati in prima costituzione del "partito nuovo".

  DIBATTITO
  1) Sono seguiti 19 interventi, nel terzo dei quali si è inserito FONTANA.
   Egli ha dichiarato la propria opposizione alla impostazione di Luciani:
    - NO al "partito nuovo" subito, perché sarebbe velleitario farlo frettolosamente;
    - e invece SI' ad una Associazione politico-culturale (già proposta a Roma il 6 aprile 2013), da costituire il 18 giugno a Roma, e che a sua volta organizzerà una Convention a Roma l'8 dicembre, per fare il "partito nuovo".

  2) I vari intervenuti sono stati favorevoli alla ricostruzione degli Organi nazionali e regionali, sia pur in via di fatto e volontaria in questa fase, e alla riconvocazione del XIX congresso.
   In merito agli argomenti "associazione" e/o "partito nuovo", nel complesso i vari interventi sono stati interlocutòri tra le due posizioni, fermo che tutti hanno sostenuto la urgenza dell'azione, in considerazione della fragilità della situazione di governo nazionale e della opportunità di non trovarsi scoperti in caso di elezioni politiche.
   Tra gli interventi, sono risultati "pochi numeri" apertamente favorevoli o apertamente contrari alla "Associazione".

  CONCLUSIONE
   Al termine, Luciani ha constatato la piena convergenza degli intervenuti sugli obiettivi politici, e invece divergenze sugli strumenti.
   Egli ha valutato che questa tipologia di divergenze vada risolta, più che con il "passaggio ai voti", con la mediazione per risposte ai problemi sospesi ( Ad es.: Perché l'Associazione è prioritaria, rispetto al partito, se già 1103 persone, nel congresso del nov. 2012, hanno detto sì alla riorganizzazione del partito e oggi tutti hanno reclamato l'urgenza della azione ? Perché a marzo scorso - vale dire 4 mesi dopo il congresso, e prima che arrivassero le due ordinanze dei giudici - non risultavano ancora istituiti gli Uffici del partito ? Perché il "partito nuovo" si dovrebbe fare a dicembre 2013, se già dopo l'estate non sappiamo cosa sarà del governo nazionale ?).
  Pertanto, Luciani ha invocato la mediazione di Alessi, che è stata accettata da Fontana.
  Questo è il testo proposto:

                                                           ORDINE DEL GIORNO

   Il giorno 1 giugno 2013 presso l'Hotel Europa si è riunito un gruppo di amici di fede popolare e democratico-cristiana di molte Regioni Italiane. Dopo laborioso e costruttivo confronto, i convenuti si sono ritrovati sul seguente ordine del giorno :
   "Si approva la proposta della Costituzione della Associazione, presentata dall'Avv. Giovanni Fontana. Tale Associazione, per il contenuto delle norme dello Statuto, serve a rifondare e portare a nuova vita i principi e gli indirizzi Sturziani e de Gasperiani, rivisitati alle e per le necessità della società moderna italiana.
   Si approva altresì la proposta del professore Nino Luciani di ricostruire un "partito nuovo" della DC"; nuovo nella forma statutaria e se, del caso, del simbolo, ma sempre legato alla tradizione della DC, che fu "il" e non "un" partito del popolo.
  Associazione e "partito nuovo" della DC che hanno le stesse finalità di giustizia sociale e di libertà della persona umana, e che camminano distinti, ma non distanti.
   Il "partito nuovo" vedrà la luce entro e non oltre la fine di settembre 2013".

APPROVAZIONE UNANIME, SALVO PER "UNA"ASTENSIONE (di Torriani) SULLA ASSOCIAZIONE, perché ad essa contrario.

Firme di: Luciani, Leo Pellegrino, Renzo Gubert, Antonino Pulvirenti, Leonardo Bianchi, altri 15 (firme illeggibili).

______________________
Nota. A titolo documentale, è possibile leggere, cliccando su Magistratura, la Sentenza della Cassazione che aveva dichiarata mai sciolta la DC.
Per una sintesi della dottrina sociale della chiesa, clicca su: Lezioni

.

EDIZIONI PRECEDENTI

Dal CONVEGNO PUBBLICO DI BOLOGNA  (al Baraccano) del 13 SETT. 2012

fontana.jpg (86435 byte)
On. Avv. G. Fontana

ASSEMBLEA PUBBLICA  A  BOLOGNA
il 13 settembre 2012, ore 17,45 - 20,30
Sala del Baraccano, in via Santo Stefano 119

Argomento :
"Preso atto della convocazione del XIX Congresso della DC
(dopo 20 anni dal XVIII°), a Roma per il 12 ottobre 2012, come
da Gazzetta Ufficiale della Repubblica n. 92 del 7.8.2012


Si vuole discutere pubblicamente
sul significato di questo evento
nell'Italia del 2012.

                              Ordine dei lavori:

1.- Saluto del Segretario Naz.le On.le Avv. Gianni Fontana

2.- Introduzione del Dott. Alessandro Marinangeli, Membro della Commissione Naz.le di garanzia per il tesseramento: “Come si è pervenuti al XIX Congresso”

3.- Relazione del prof. Nino Luciani

4.- Interventi del pubblico:
    - Intervento programmato: On.le Dr. Virginiangelo Marabini
    - .....                               
    - .....
                        
5.- Conclusioni del Segretario naz.le On. Avv. Gianni Fontana: “Quale progetto politico ed economico per una Italia migliore".

Nino Luciani, RELAZIONE POLITICO CULTURALE:  "Ha un senso la riorganizzazione della "vecchia" DC, nell'Italia del 1012 ? "

1.- La premessa: importanza della rappresentanza dei Cattolici nel parlamento italiano, nella forma di un partito politico. Prima di discutere le ragioni dell'uscita di scena della DC dal parlamento italiano, come fatto che va oltre la DC e riguarda anche gli attuali partiti, vorrei affermare il mio convincimento che qualunque proposta politica, che fosse fatta in Italia senza il contributo dei cattolici (e, aggiungerei, anche del mondo laico liberale), è carente di elementi fondamentali, e questo per il ruolo che queste componenti hanno svolto e svolgono nella storia d'Italia.
   Quanto a Bologna, e alla sua università, il riferimento al mondo cattolico è altrettanto imprescindibile. Un riferimento dovuto è al papa Gregorio XIII, Divus Petronius et Pater, come si legge sopra la sua statua in Piazza Maggiore, vale dire al papa che fu protettore dello "Studio" e "riformatore" del calendario.
   Qui, tuttavia, il problema posto non è quello del ruolo di un "partito cattolico", ma di un "partito dei cattolici" e laici liberali, con i diritti politici di un qualunque partito, soggetto alle regole delle alternanza, secondo le preferenze degli elettori.

Continua

Continua Luciani
  Fatta la premessa, direi che i primi punti da affrontare siano:
a) Riprendere le ragioni che, venti anni fa, hanno estromesso la Democrazia Cristiana, dal novero dei partiti italiani;
b) Chiarire subito che la riorganizzazione della DC ha un senso se la priorità è il passaggio delle consegne ai giovani e alle giovani del mondo cattolico e laico liberale, non foss'altro per ragioni anagrafiche. Aspettare vuol dire che verrebbe a mancare per sempre la possibilità di farlo;
c) Però, non va fatto salto su alcuni gradini della scala: l'operazione ha un senso se condotta dalle persone DC direttamente eredi della DC, e al tempo stesso forti della saggezza di chi ha molto meditato, dopo aver pagato caro.

  Non si tratta di riproporre dei "vecchi" (peraltro, sono pochissimi i viventi), ma dell'appello di "vecchi" alle "giovani" e "giovani" del mondo cristiano e laico liberale per rifondare la DC, secondo le esigenze di oggi. Invoco, pertanto, da questo tavolo pubblico, che il Segretario Nazionale lanci un appello ai giovani e alle giovani del mondo cristiano (cattolico, ortodosso, protestante) e giudaico e laico liberale a rendersi disponibili per la costruzione della nuova DC.

2.- La questione morale all'origine della caduta della DC. Noi siamo certi che la caduta della DC sia collegato al blocco, durato troppo a lungo, dell'alternanza tra grandi partiti al governo.
   Non era per il venir meno dei suoi meriti per il progresso della nazione, né per il venir meno dei suoi ideali. Si trattava del fatto che i governi hanno un senso positivo solo se sono specchio continuo dei mutamenti della società civile "migliore", come ebbe a ricordarci in un recente convegno ad Asolo il nostro Segretario Naz. On. Avv. G. Fontana, e del fatto che erano prevalse nel nostro Paese alcune cose negative, quali debolezze gravi nella governance dello Stato, e il prevalere di interessi privati, in luogo degli interessi dello Stato in un orizzonte di lungo periodo.
   Dobbiamo capire che, già dentro l'uomo, sta il bene, e il male, e che (pur partendo da sani principi, che è il presupposto necessario per un cattolico, ma non solo per un cattolico) è legge inesorabile della vita che il male possa prevalere sul bene, se non c'è un rinnovamento continuo. Gesù Cristo aveva detto che il seme, per nascere, deve prima morire. L'uomo rinasce attraverso i figli, cioè morendo.

   All'inizio degli anni '90, c'era, in prima attenzione, la questione del rinnovamento della DC, e del rinnovamento del sistema di Governance dello Stato. Da anni, era infatti divenuta "normale" la caduta dei governi ogni sei mesi, durante la legislatura, determinando carenze gravi dei governi nell'affrontare le grandi questioni di lungo periodo.
   Si ricorderà anche che gli anni '80 erano stati la stagione dell'esplosione del grande debito pubblico: che era il 30% del PIL nel 1970. Diverrà il 60% nel 1980 e il 123% nel 1993, come negli anni di guerra '43-'45, con la differenza che, negli anni '80, la motivazione era invece la "grande spesa pubblica" per finanziare le grandi infrastrutture per l'ammodernamento del Paese, e per l'ulteriore ampliamento dello Stato sociale (scuola pubblica e sanità pubblica) uniformemente nel territorio nazionale, secondo il programma avviato fin dal 1961 con il centro-sinistra (DC, PSI, PSDI, PRI), e confermato negli anni '70.
  TUTTO OK purchè il debito pubblico fosse stato affrontato come il buon padre di famiglia per il mutuo per farsi la casa, vale dire con un piano di ammortamento del debito in un determinato numero di anni, che solo governi di legislatura avrebbero potuto attuare.
  Ma tant'è che i Governi post-DC non hanno fatto così e anzi in questi ultimi, dopo un periodo di parziale rientro verso il 100% del PIL nel 2007, il debito è stato riportato oltre il 120% del PIL, e al sopravvenire della crisi internazionale, l'Italia è stata colta impreparata.
  Sia chiaro che Monti, per evitare il fallimento finanziario dello Stato, non poteva che mettere mano alla tassazione, ma sia anche chiaro che non basta un "governo finanziario", serve anche un "governo dell'economia e del lavoro" con il sostegno della domanda sul mercato.
  Nei paesi sottosviluppati la produzione non ci può essere a breve perchè non ci sono impianti industriali. Ma noi li abbiamo e sono inutilizzati per la caduta della domanda. Keynes ci ha insegnato che la fabbricazione di moneta aggiuntiva non crea inflazione se c'è capacità produttiva inutilizzata. Spiace che in Europa questo non venga capito (salvo, forse da una settimana, dalla BCE di Draghi)..

I primi anni '90 erano il periodo del massimo apporto della DC al progresso economico e sociale e del lavoro in Italia. Ma, sfortunatamente, è caratteristica comune ai popoli, che giungono a grande benessere, dimenticarsi i lunghi sacrifici per conquistarlo, e trovarsi poi all'improvviso nel baratro, per avere pensato che il progresso vada avanti da solo, sottovalutando l'importanza di tenere alta la guardia. Pensiamo agli antichi Romani, divenuti troppo ricchi da pensare alla difesa dell'impero da se stessi, ma anzi di essere più conveniente di affidarla, a pagamento, ai barbari. Ho visitato in questi mesi Spalato e ho visto il palazzo del grande Diocleziano, appunto un generale slavo, divenuto imperatore di Roma, non romano.

Va chiarito che, la situazione del debito pubblico non sarebbe divenuta drammatica, se non fosse che altra situazione molto pericolosa si è aggiunta, quella del sistema bancario, per via dell'eccesso di sofferenze. Trattasi del fatto:

- che le banche hanno ecceduto in impieghi speculativi ad alto rischio, in Italia e all'estero, mettendo in pericolo i risparmi delle famiglie, in deposito presso loro;
- e che, qualora si diffondesse il panico e tutti i clienti corressero in banca per ritirare il contante, sarebbe la bancarotta. Nella analoga situazione bancaria del 1929, lo Stato italiano intervenne nazionalizzando le grandi banche di allora, e subentrando ad esse nel garantire le famiglie, circa la salvezza dei loro depositi. Ma allora il debito pubblico era il 30% del PIL. Oggi è il 120% del PIL, per cui è inimmaginabile che lo Stato italiano possa salvarsi dalla bancarotta se ai compiti suoi propri si aggiungesse quello della salvezza delle banche.

Ci fu un risvolto pesante, agganciato alla "grande spesa pubblica": la comparsa della questione morale nella vita pubblica, e anch'essa secondo uno schema tipico dei Paesi, che sfuggono alle regole dell'alternanza, in modo che un partito che subntra al governo controlli quanto fatto dal precedente. Il veicolo della corruzione politica era la "grande spesa pubblica", per via di tangenti per il finanziamento dei partiti al governo (anche di quelli regionali, di altro colore), in occasione degli appalti a gruppi economici compiacenti. Un secondo veicolo era la spartizione dei posti tra i partiti nella PA, per la cattura del consenso. Un terzo veicolo, più specifico, erano i compensi che gli Enti pubblici attribuivano a collaboratori professionali per prestazioni artificiose o pagate oltre misura, sotto patto segreto di spartizioni illegittime al partito.

  Quanto fosse esteso il fenomeno, lo ascoltammo da un discorso di Craxi alla Camera, nel 1993, il cui messaggio, in essenziale, era: "Mi volete in tribunale per tangentopoli ? Il problema è anche di voi e lo sapete bene che esso si fonda sulla commistione di interessi tra politica e industria. E che una volta colpito me, il secondo turno sarà per voi …".
   Sta di fatto che nel 1993 la DC abbandonò la scena politica, ma col senno di poi noi sentiamo di denunciare la grave responsabilità storica degli ultimi dirigenti della DC del tempo, sia pur se presi da panico per la magistratura. Lo vediamo nel fatto che anche in Germania ci fu un grave scandalo della Democrazia cristiana, per fatto di tangenti, a carico di KOHL, ma il problema fu risolto non sciogliendo la DC, ma semplicemente MANDANDO KOHL a casa, pur se godeva di grandi e riconosciuti meriti verso l'UE e la Germania per la unificazione tedesca.
   E sta di fatto che, dopo una pausa di tranquillità apparente, in concomitanza con lo scioglimento della DC e del PSI, e del massimo fuoco della magistratura, la questione morale si ritroverà tale quale, successivamente e fino ai giorni nostri.
   Non solo questo. Mentre un tempo si procedeva in base alle leggi esistenti, negli anni più recenti sono state fatte delle leggi ad personam per i governanti (cambiata la tipologia di reato e la prescrizione).
   Non solo questo: il finanziamento pubblico dei partiti, al centro e alla periferia, è risultato fuori misura, anzi causa rilevante della situazione debitoria dello Stato, mentre parte della popolazione fatica a tirare avanti e la pressione fiscale è arrivata alla stelle.
   Ciò ha evidenziato il massimo di scadimento dell'Esecutivo e del Parlamento. Voglio dire fino in fondo: che da vent'anni, con l'uscita di scena della DC e del PCI, è venuto meno lo Stato e siamo caduti nelle mani di bande senza il senso dello Stato, forse salvo eccezioni. Per questo è venuto il momento di fare piazza pulita e ricominciare da capo.

  Nel riprendere quel discorso, voglio ricordare che, già negli anni '70, era stato pubblicato un libro del premio Nobel J. Buchanan, divenuto premio Nobel per questo libro, che teorizzava la cosiddetta "scuola di public choice", fondata sull'individualismo metodologico. Secondo quella scuola, i politici sarebbero dei comuni mortali, e dunque come dei comuni imprenditori privati, essi fanno politica prima di tutto per motivi personali, e secondariamente per l'interesse pubblico. In questo senso la PA diveniva strumento per gli obiettivi personali dei politici. Detto con una immagine veloce, i partiti sarebbero "imprese di affari", difficili da convincere a rinuncia "volontaria" al governo.
   Si tratta di un approccio molto lontano dalla dottrina sociale della chiesa cattolica e dal comune sentire, secondo cui invece la politica è servizio alla società civile.
   Arriviamo ad una prima conclusione. Per il futuro del Paese, dovremo lavorare:
  - per una rigorosa alternanza tra i partiti al governo (ma anche il divieto di cambia casacca, durante la legislatura, senza di che non si sa di quale alternanza si tratti);
   - per dare, ai governi, effettivi poteri decisionali, fermi i principi costituzionali (e durate di legislatura);
   - ridimensionare drasticamente il peso dello Stato nell'economia, sia pure in una gradualità, ma con una chiara distinzione:
   - tra ruoli fondamentali dello Stato nell'economia e nel sociale, a salvaguardia della produzione e del lavoro, e dei fondamentali diritti civili e umani del nostro popolo alla giustizia, alla sanità, alla scuola, ad un reddito minimo garantito a tutti, a pensione sociale.

3. I vari tentativi della DC per il rinnovamento di se stessa e dello Stato. Aldo Moro aveva posto già da tempo il problema del rinnovamento della politica in Italia. Stando alle sue parole, la meta era realizzare in Italia la cosiddetta "democrazia compiuta", fondata sulla alternanza tra i grandi partiti al governo, in recepimento della evoluzione della società civile; e sulla conseguente ricaduta positiva del ricambio dei quadri dirigenti, dentro i partiti. L'anomalia, per l'Italia, era che la DC era al potere dal 1948, in governi di coalizione: con il PLI fino al 1960; fuori il PLI e dentro il PSI dal 1961. L'alternanza non ebbe luogo, alle previste scadenze elettorali, perché circolava il convincimento (e in questo pesò molto il convincimento degli Stati Uniti) che il secondo partito in graduatoria (il PCI) fosse non affidabile per la democrazia in Italia (a causa dei suoi legami con il PCUS) e per la salvaguardia dell'equilibrio tra due grandi blocchi internazionali contrapposti.

Fondato o infondato questo giudizio sul PCI ? Forse nessuno saprà mai dire. Tuttavia, sarebbe forse ingeneroso e anche ingiusto:
  - non ricordare il comportamento del PCI nei confronti della BR, che puntavano all'alternanza nei governi, in modo rivoluzionario, e che il PCI condannò e contrastò in solidità all'azione dello Stato democratico;
  - e non ricordare che, già prima, c'era stata una evoluzione nei rapporti tra PCI e PCUS, come la presa di distanze dai fatti dell'URSS (per vero anche della sinistra più estrema), e anzi la rivendicazione del PCI, di una propria autonomia del partito fratello PCUS;
  - e fors'anche non escludere che questi fenomeni rivoluzionari potevano essere evitati se la via dell'alternanza era ritenuta praticabile a breve. Fatto sta che l'alternanza, pur se urgente, veniva sempre rinviata.

Di fronte agli impedimenti "storici" all'alternanza tra la DC e il PCI, A. Moro, già in vari Convegni della DC (ne ricordo uno qui a Bologna, alla Fiera - non ne ricordo l'anno), aveva inventato la strana teoria della "DC, alternativa a se stessa", vale dire la via del profondo rinnovamento dei quadri dirigenti della DC, come se si trattasse di un nuovo partito DC, che sarebbe dovuto subentrare alla vecchia DC, esistente, e di conseguenza anche il radicale rinnovamento dei propri membri nel Governo.

Ma poi l'elettorato non apprezzava gli sforzi di Moro, e il PCI rimaneva sempre il secondo partito, sia pur con tendenza al rialzo, ma con peso rilevante nell'economia e nel sociale, sicchè poteva condizionare non poco la governabilità del Paese. E' memorabile anche la sua teoria delle "convergenze parallele": DC e PCI separati, ma convergenti sulle stesse scelte.
   Per questo, la consociazione DC-PCI cominciò a vivere nelle cose, per alcune grandi scelte nazionali e massimamente negli enti locali. In questo quadro, non fu irrilevante che la gestione del sistema sanitario sia stata ceduta alle Regioni. E non è irrilevante che la gestione degli Enti intermedi locali fosse ripartita tra i partiti del centro sinistra e il PCI, pur nei territori in cui il PCI  aveva la maggioranza assoluta. In Emilia-Romagna ne sappiamo qualcosa.
   Negli anni '70, A. Moro si era, addirittura, spinto alla enunciazione della teoria della irreversibilità del centro sinistra (DC-PSI-PSDI-PRI) che era il consolidamento della consociazione con il PCI per le grandi decisioni nazionali sul welfare, purchè non nel Governo nazionale.

4.- Per il ritorno alle regole, con il concorso dei Cattolici. Nelle varie "settimane sociali della chiesa" (ogni 5 anni, da oltre una diecina di anni) il tema dominante è stato chiamare i cattolici a tornare ad occuparsi di politica e dibattere sui grandi problemi sociali del Paese. Ho seguito attentamente una di queste settimane, qui a Bologna, per capire cosa dovesse comportare, secondo la gerarchia ecclesiastica, questo ritorno. Ebbene, è stato detto a chiare lettere che l'invito non era riferito alla costruzione di un "partito" sul modello della vecchia DC, ma alla partecipazione personale alla vita dei partiti in generale (a loro libera scelta) e tuttavia con il vincolo della proposta di idee, secondo la dottrina sociale della chiesa, per la costruzione dei programmi e idee di quei partiti.

Voglio approfondire il significato di questa indicazione, partendo dal suo contrario. Un invito ecclesiastico alla ricostruzione di un partito unico dei cattolici, poteva significare più cose:
  - l'equivalente di un "partito cattolico" teso al ripristino di uno Stato teocratico in Italia, una specie di evocazione dello Stato pontificio. Mi pare che una richiesta del genere fosse assolutamente irricevibile dai laici cattolici, dopo le vicende dello Stato italiano, chiuse con la conciliazione del 1929;
  - il sostegno a un particolare "partito". Ma esso crea, di solito, divisioni interne alle associazioni cattoliche nel sociale, dacchè è noto che ogni cittadino, ancorché cattolico praticante, ha delle proprie preferenze per tale o tal'altro partito. Anche nelle nostre personali esperienze, ci sono dei casi di associazioni auto-disintegrate alla solo proposta dei rispettivi Presidenti di appoggiare tale o tal'altro partito, e perfino tale o tal'altro candidato dentro lo stesso partito. Si deve concludere che quella indicazione è "sincera"

Tuttavia, una cosa è un "partito cattolico", altra cosa è un "partito unico dei cattolici". La gerarchia non può impedire ai cattolici laici di scegliere in modo indipendente il modo più efficace per la partecipazione alla politica. E questo modo non può che essere l'unità politica sulle proposte programmatiche e ideali. Dovremmo forse risalire a C. Marx, per recuperare quella sua distinzione tra "socialismo utopistico" e "socialismo scientifico" ? Con l'uno egli intendeva il programma degli ideali di eguaglianza sociale e dei diritti del lavoro, da sostenere con il libero dibattito e il voto; con l'altro egli intendeva il loro sostegno, da parte degli operai, in forma organizzata, per obiettivi precisi, pochi ma chiari, giorno per giorno.
    In questo senso la nuova DC non può che essere:
   - un partito unico dei cattolici;
   - e un partito laico, nel senso che è aperto a tutti;
   - assolutamente non confessionale, "non teocratico".

Precisiamo meglio. La parola "cattolici" è per me un modo breve di riferirmi a tutti i cristiani e dintorni. Dunque, non un partito dei soli cristiani cattolici, ma anche dei cristiani "protestanti", "ortodossi" e degli "ebrei", da cui discendono i cristiani; ed un partito dei laici liberali, nel presupposto che l'incontro tra cristiani, e liberali faccia scoccare la scintilla che preserva la nuova DC da tentazioni confessionali. Dunque è un partito dove si incontrano e confrontano tante idee, ma col comune denominatore di concepire l'uomo composto da spirito e da corpo, e che premia l'uomo che migliora se stesso con le proprie forze, e aiuta l'altro uomo che è rimasto indietro, ma senza premiare chi è rimasto indietro (aiuta, non premia).
    In anni, anche recenti, ho partecipato (con insuccesso) ad alcuni tentativi di riunificare i molti partitini della diaspora democristiana, a parte le schegge confluite in alcuni grandi partiti (la ex-sinistra DC nel PD, altri nel PDL). Ed è di questi stessi anni (dal 2006 in qua) il ripetuto proclama del Presidente dell'UDC della costruzione della casa unica dei moderati (si ricorderà il progetto del "grande centro"). Il tentativo, che io stesso avevo fatto, era di unificarne il maggior numero possibile (vi partecipava anche la cosiddetta DC di Sandri), nel presupposto che fosse possibile contribuire al progetto del "grande centro". Ma, poi, mi sono reso conto che quel progetto era una bugia, un modo furbesco di salvaguardare un partito personale, come constatato da anni qui a Bologna sia nei comportamenti quotidiani sia nei congressi farsa dell'UDC, pilotati e conclusi da "nominati" come avviene nelle elezioni politiche negli altri partiti.

5.- Quali le priorità in questo percorso dei cristiani, degli ebrei, dei liberali ? Un mia proposta per la riforma della Governance.
    Torniamo al filone politico del rinnovamento dello Stato, dentro la DC, che abbiamo visto doversi ricondurre ad Aldo Moro.
   Nel 1988, vale dire alle porte del fatidico 1992, l'allora Segretario nazionale Mino Martinazzoli organizzò un Seminario sulle riforme istituzionali, a Villa Miani, pubblicato da "Il Popolo", 5 feb. 1988. Vi leggo solo i titoli dei vari interventi:
  - Antonino Zaniboni, Per un ritorno alle regole;
  - Mino Martinazzoli, La gente è distante. Per un approccio concreto alle riforme:
    a) aggiornamento della Costituzione;
    b) regolamenti parlamentari;
  - Leopoldo Elia, Proposta per un riordino istituzionale; questione istituzionale e questione morale; riforma del parlamento e delle leggi elettorali;
  - Giuseppe De Rita, Per una iniziativa di riordino economico e sociale: anche l'economia ha bisogno di regole;
  - Ciriaco De Mita, Il valore della democrazia rappresentativa. I due problemi irrisolti della Costituzione:
    a) la stabilità del governo;
    b) la differenziazione dei ruoli delle Camere.

  Non occorre, qui entrare dentro le proposte, anche perché sono avvenute molte cose da allora, per cui sarà necessario tornarvi sopra. Ma sia chiaro che i temi sono i medesimi di oggi: e lo vediamo dal fatto che essi sono i temi caldi anche dell'attuale agenda politica.

  Vediamo alcune proposte concrete da questo tavolo, senza alterare l'architrave dell'attuale Costituzione.
   - Sistema di governance. Proporrei: che il parlamento (o il popolo direttamente) nomini il capo del governo (non il governo) per l'intera legislatura, che successivamente nomina e revoca ministri tecnici (in linea di massima).
    Ammettere la possibilità della sfiducia ma solo con un quorum dei 3/4 di una camera;
   - Una legge elettorale proporzionale per il parlamento, ma con rimedi drastici alla frammentazione dei partiti.

   Su questi rimedi, un elemento discusso dal 1950 è il premio di maggioranza.
   Ai tempi della DC, per le elezioni del 1953, la legge aveva istituito il premio di maggioranza al partito che conseguisse almeno il 50%+1 dei voti.
    Ciò fece gridare allo scandalo: quella legge fu additata come una legge truffa.
   Ma in questi ultimi anni, per avere il premio di maggioranza, basta essere la coalizione o il partito di maggioranza re-lativa, anche solo col 30%. Direi che non c'è più religione.
   Mi domando, al tempo stesso, perché non fare assegnare questo premio direttamente dal popolo. Ad es., fare le elezioni in due turni e (se nel primo nessuno ha la maggioranza assoluta), nel secondo turno gli elettori assegnano la maggioranza assoluta ad uno tra i primi due.
   Infine i seggi rimasti alla minoranza sono ripartiti sulla base dei voti riportati nel primo turno, escluso quello che vince nel secondo turno.

   C'è, poi, il problema di incentivare il rapporto stretto tra gli eletti e i cittadini.
   Qui il modo migliore mi sembra:
   - restituire il voto di preferenza (un solo voto) agli elettori;
   - che i candidati siano validi e moralmente apposto. Ad es.: si dovrebbe vietare la candidatura a chi non il certificato penale in regole, e fare candidature preventivamente votate in elezioni primarie in tutti i partito (le modalità delle primarie dovrebbero essere decise con legge);
  - il finanziamento dei partiti solo mediante il tesseramento. Al più, il finanziamento pubblico dei partiti dovrebbe essere ammesso solo per garantire un "primum vivere" (eventualmente, sotto la forma fiscale, volontaria, della destinazione del 5 per mille);
  - l'eventuale finanziamento, a parziale copertura delle spese elettorali, darlo solo ai gruppi che vengono a formarsi in primo insediamento delle camere, ma vietarlo ai gruppi parlamentari che vengono a formarsi successivamente.

6.- Detto tutto questo, ha un senso la riorganizzazione della DC ? E' un diritto costituzionalmente garantito.
    Invece, quanto alla sua opportunità, solo il popolo può dirlo: in questo senso molto mi aspetto dagli interventi liberi del pubblico. NL


Tema: “Ha un senso la riorganizzazione della vecchia Dc, nell'Italia del 2012 ?”

ABSTRACT

     All’Assemblea di Bologna (clicca su: Baraccano ) hanno partecipato l'On. Avv: Gianni Fontana (Segretario Naz.le della DC), il Dr. Alessandro Marinangeli (Commissione Naz.le di garanzia per il tesseramento) e, tra il pubblico, l’On.le V. Marabini e l’Avv. F. Bendinelli già Segretario Prov.le della DC di Bologna.
   “ Non si tratta della riproposizione di "vecchi", è stato detto, ma dell'appello di "vecchi" alle "giovani" e "giovani" del mondo cristiano e laico liberale per rifondare la DC, secondo le esigenze di oggi.

      I Punti qualificanti degli interventi sono stati:
     1.- Rilevanza e Diritto costituzionale dei cattolici alla rappresenta in parlamento, nella forma di un partito unico;
     2.- Necessario riposizionamento della “persona” in primo piano tra i valori della società civile; rifiuto di una concezione del mercato che assorbe anche la persona, come “una” merce; ritorno dei partiti al senso dello Stato.
     3.- Necessaria revisione dei rapporti tra Stato e Mercato, verso meno Stato. Lo Stato garantisce, tuttavia, il diritti umani e civili a tutti i cittadini (il primum vivere assolutamente a tutti, senza distinzione di razza, religione,…); e stabilisce le regole etiche per il mercato.
     4.- Necessari meccanismi di efficienza e moralizzazione dello Stato (di cui anche la vecchia DC era venuta a soffrire).
         Essi dovranno essere fondati sull'effettiva alternanza tra i grandi partiti al potere (inclusa la espulsione, dal parlamento, dei cambia casacca, dopo le elezioni); su governi di legislatura; sulla rappresentanza proporzionale dei cittadini in parlamento, ma con limiti drastici alla polverizzazione della rappresentanza.
         In particolare, fermo l’attuale architrave costituzionale si propone:
         a) Governo: il parlamento (o il popolo direttamente) nomina il capo del governo (non anche i ministri) per l'intera legislatura, che successivamente nomina e revoca ministri tecnici (in linea di massima). E’ ammessa la sfiducia, ma solo con un quorum di almeno i 3/4 di una delle camere;
         b) Parlamento: è eletto in due turni con legge elettorale proporzionale in collegi plurinominali. Qualora, al primo turno nessun partito consegua la maggioranza assoluta, al secondo turno l’elettorato sceglie a quale, tra i primi due, assegnare la maggioranza assoluta
(55% ?). Il restante 45% dei seggi è ripartito tra tutti gli altri proporzionalmente ai voti del primo turno.
         Un solo voto di preferenza;
         L’eventuale finanziamento dei Gruppi parlamentari, a copertura delle spese elettorali, è vietato ai nuovi gruppi parlamentari che vengono a formarsi successivamente alla prima costituzione, dopo le elezioni politiche.

                                                          EDIZIONI  PRECEDENTI

  Comitato per la riforma elettorale
Sede in Bologna, via Titta Ruffo 7 – Tel. 347 9470152 – E mail: nino.luciani@alice.it 
Anno 2004

Membri del Comitato:  Prof. NINO LUCIANI (Centro Studi l'Impegno Politico dei Cattolici) – Avv. UGO SCURO (MILLE. Movimento per l 'Italia Libera nella Libera Europa) – Dott. FRANCESCO TASSONE (Movimento meridionale Calabria) – Dott. PAOLO MAJOLINO (Cattolici per l'Italia) -- RAFFAELE LO IODICE (Movimento Meridionale Puglia) – Dott. ANGELO SANDRI (Democrazia Cristiana) -- Prof. MASSIMO GRISOLIA (Democrazia Italiana) -- Dott. ERMINDO CORAZZA (Rinnovamento Popolare) – Dott. DOMENICO IANNANTUONI (Partito per il Sud) – Dott. PIERO PIROVANO (Solidarietà) – Dott. ROBERTO GENTILI (Forza Roma) -- Arch. MASSIMO BONECHI (Società Ambiente Qualità) – Dott. FULVIO LORENZETTI (Movimento Alternativa per l'Italia) – Dott. GAETANO TROPEANO (Movimento Democratici "Liberi e Forti" -- Avv GIOVANNI VISCONTI (Partito della Terra) – Dott. ANTONIO SABELLA (Italia Moderata) – Dott. FRANCO REMONDINO (PPE-Italia) – Dott. ALBERTO DE MAIO (Movimento per il Centro Unito) – On. Prof. PUBLIO FIORI (Rifondazione Democristiana) -- Cav. Dott. ANTONIO MORETTI (Coerenza Democratica)

Presidente del Comitato Per la Riforma Elettorale - Prof. NINO LUCIANI

Proposta di nuova legge elettorale


    Il COMITATO promotore della nuova elettorale, costituito a Bologna il 27 marzo 2007, aperto a nuove adesioni al Comitato e disponibile al confronto con le altre forze, ha approvato una proposta di legge elettorale. Questa proposta vuole:
    1) l'elezione diretta del Presidente del Consiglio, con modifica della Costituzione. Il motivo è eliminare la contraddizione attuale tra la volontà degli elettori di scegliere direttamente il Presidente del Consiglio (la legge vigente dispone che sia indicato il candidato Premier) e la vecchia Costituzione che ancora richiede la successiva fiducia al Governo, da parte del Parlamento, cosicché subito dopo le elezioni può cadere il Governo, in contrasto con la sovranità popolare espressa.
    2) la proporzionalità, con sbarramento del 2%, per l'elezione dei membri del Parlamento. Il motivo è ricostruire il "centro moderato e interclassita" nello schieramento politico italiano, dopo il vuoto che si è formato dal 1992-94, in seguito alla caduta della DC e del PSI.

MOTIVAZIONI

   La proposta vuole chiudere la fase di transizione dalla prima alla seconda Repubblica. Precisamente:
   a) vuole eliminare la contraddizione attuale tra la volontà degli elettori di scegliere direttamente il Presidente del Consiglio (la legge vigente dispone che sia indicato il candidato Premier) e la Costituzione che ancora richiede la successiva fiducia al Governo, da parte del Parlamento, cosicché subito dopo le elezioni può cadere il Governo. E’ capitato a Berlusconi nel gennaio 1995, a Prodi nel 1998, e adesso sta avvenendo di nuovo a Prodi, pur avendo una maggioranza, sia pur risicata. Questa fase dovrebbe essere chiusa adeguando la Costituzione alla maturità della coscienza popolare;
   b) vuole colmare al centro dello schieramento politico italiano, il vuoto che si è formato dal 1992-94, in seguito alla caduta della DC e del PSI, i partiti che tradizionalmente svolgevano la mediazione inter-classista. Oggi i partiti di centro, riemersi nel frattempo, sono caduti in ostaggio dentro due, rispettive, grandi coalizioni "bipolari" di appartenenza.

IL TESTO DELLA PROPOSTA DI LEGGE
(da approvare con modifiche costituzionali e con legge ordinaria)

   1.- ELEZIONE DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO
   a) Il Presidente del Consiglio è eletto a suffragio universale diretto, tra i candidati che hanno ottenuto la nomina a candidato nelle elezioni primarie. Qualora nessun candidato ottenga la maggioranza assoluta, si passa al ballottaggio tra i due più votati. Non è eleggibile chi abbia già svolto due mandati consecutivi. Il Premier nomina e revoca i Ministri, che sono insediati, subordinatamente alla fiducia delle Camere.
  b) L'art. 90, comma 2 della Costituzione si applica anche al Presidente del Consiglio.
  c) Elezioni primarie. Tre mesi prima delle elezioni del Presidente del Consiglio, sono fatte, in base a disposizioni di legge, le elezioni primarie per scegliere i candidati a Premier.  Le candidature possono essere presentare, con un rispettivo programma, da partiti e associazioni annotate all'Ufficio del Pubblico Registro
c) Ottiene la nomina a candidato, per ogni rispettivo partito o associazione, chi abbia ottenuto il maggior numero di voti, purchè il rispettivo partito o associazione abbia ottenuto più del 10% dei voti degli elettori di almeno 5 Regioni.

  2.- NUOVI  DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA Le leggi e gli atti del Governo, aventi forza di legge, possono essere rinviati preventivamente alla Corte Costituzionale, per il parere di costituzionalità, dal Capo dello Stato di propria iniziativa o su richiesta di 1/3 di una delle Camere o di 5 Consigli Regionali. In caso di parere negativo non ha luogo la promulgazione.

3.- ELEZIONE DEL PARLAMENTO

    a) Il parlamento è eletto a suffragio universale con riparto dei seggi, tra i partiti, proporzionalmente a voti ottenuti, al netto di uno sbarramento del 2% dei voti elettorali sia per il partito che si presenti da solo, sia per la coalizione.
    b) La partecipazione dei partiti alle elezioni non richiede firme di presentazione.
    c) Il diritto di voto include la possibilità di esprimere una preferenza
   d) Rimborso delle spese elettorali dei partiti . I partiti hanno diritto al rimborso delle spese elettorali, proporzionalmente ai voti riportati. Nel caso di partiti federati presentatisi in unica lista o in coalizione, il partito che esca dalla federazione o dalla coalizione perde il diritto al rimborso fin dall'origine.
Bologna 27 marzo 2007

 


CONFERENZA NAZIONALE

LEGGE ELETTORALE:
STATO DI ATTUAZIONE DELLA RIFORMA IN ITALIA

A  Bologna, viale Risorgimento 2
sabato 1 dicembre 2007, ore 10,30
Facoltà di Ingegneria, Aula Magna al 2° piano

APERTA AI DOCENTI E CITTADINI

PROGRAMMA

Saluto del Preside Prof. Pier Paolo DIOTALLEVI

Relatori:

- Prof. Giovanni GUZZETTA, Presidente Nazionale del Comitato per i Referendum elettorali, Ordinario di diritto costituzionale all’Università di Roma "Tor Vergata";
- Prof. Luigi MELICA, Ordinario di diritto costituzionale all’Università di Lecce;
- Prof. Andrea MORRONE, Ordinario di diritto costituzionale all’Università di Bologna;
- Prof. Sergio BELARDINELLI, Ordinario di sociologia all’Università di Bologna.

Governo:

Dr. Paolo NACCARATO, SottoSegretario di Stato al Ministero per i Rapporti con il Parlamento e le Riforme istituzionali, Delegato per la legge elettorale.

Invitato:

Mons. Dott. Oreste LEONARDI, Delegato Episcopale per i rapporti con le realtà temporali
Moderatore: Dr. Nuccio FAVA, Presidente della Sezione Italiana dell’Associazione dei Giornalisti Europei

BREVE INTRODUZIONE AL TEMA

Una legge elettorale proporzionale, in una REPUBBLICA SEMI-PRESIDENZIALE ?
For a proportional electoral bill, but in a "HALF-PRESIDENTIAL" REPUBLIC ?

1.- La conferenza vuole verificare lo stato di attuazione delle riforma elettorale in Italia. Ma sia consentito chiedere che venga esaminata anche la proposta del Comitato per la riforma elettorale, promosso dal nostro Centro studi nel marzo 2007, e ricevuto dal Governo il 1 giugno 2007. Esso pone preliminarmente il problema della attualità dell'attuale quadro costituzionale, in cui collocare la nuova legge.
   In premessa, ricordo che stiamo assistendo allo scioglimento di Forza Italia (FI) per volontà del suo fondatore.
   Questo fatto crea oggettivamente il problema di riempire un nuovo   "vuoto al centro" (dopo quello formatosi in Italia nel 1992-94 per la scomparsa "politica della Demcrazia Cristiana e del Partito Socialista Italiano). Ciò rende storicamente essenziale una nuova legge elettorale per regolarne il riempimento, in aggiunta alla importanza che essa già ha per sanare il defìcit di governabilità scaturito dalle elezioni del 2006.

2.- Le varie proposte di legge elettorale da destra e da sinistra, evocate in relazione al deficit di governabilità dal 2006, ragionano all’interno dell’attuale costituzione di "repubblica parlamentare", in cui il governo vive se ha la fiducia delle camere.
   Ma questo scenario si scontra con la impraticabilità storica, in Italia, di creare un "bipolarismo elettorale" che sia anche un "bipolarismo programmatico omogeneo", in cui i cittadini scelgono la "maggioranza" già al momento delle elezioni. Questo è dovuto all'eccesso di diversità regionali dal Nord al Sud, alle diverse storie delle popolazioni d’Italia (l’unità nazionale ha solo 150 anni) e, forse, della impreveggenza dei politici.   
Ma è anche vero che l’Italia del dopo guerra è cresciuta culturalmente. Ci sono, poi, dei forti movimenti sindacali nazionali e ci sono le Regioni già ben consolidate. Sono baluardi determinanti, in caso di pericolo per la democrazia politica. Pertanto, per garantire "governi di legislatura", una soluzione sensata è una repubblica "semi-presidenziale".
   C’è, poi, la circostanza che la legge vigente vuole, già nelle elezioni, che sia indicato il candidato Premier. Ma, poiché la Costituzione richiede la successiva fiducia del Parlamento, si crea una contraddizione, per cui può cadere di nuovo il Governo. Questa fase dovrebbe essere chiusa adeguando la Costituzione alla maturità della coscienza popolare e alla legge.
Se si facesse una opzione in senso "semi-presidenziale, i problemi di un accordo sulla legge elettorale sarebbero molto facilitati. Per il riempimento del nuovo "vuoto al centro", ma anche per la ricostruzione dell’unità di "tutto il centro", si potrebbe fare una legge proporzionale, aperta "ai piccoli partiti, anche perché il risveglio della politica nasce dal basso.

3.- La proposta del Comitato per la riforma elettorale è la seguente:

a) una repubblica "semi-presidenziale" e precisamente l’elezione diretta del Capo del Governo, bilanciata da relativi maggiori poteri di garanzia costituzionale al Capo dello Stato (si veda la
proposta). Inoltre il potere di sciogliere le Camere dovrebbe rimanere prerogativa del Capo dello Stato.
b) una legge elettorale proporzionale con una soglia di sbarramento relativamente bassa, l’abolizione della raccolta delle firme, la possibilità di "una" preferenza alle candidature, il finanziamento dei soli Gruppi parlamentari che, dopo le elezioni, si vanno a formare in parlamento con un numero di componenti non minore del 10% della camera di appartenenza.

4.- Rispetto a questi obiettivi, i REFERENDUM vanno sostenuti perché, solo se si rompe la cordata di quelli che sostengono la legge elettorale attuale, ci potrà essere spazio per discutere in parlamento le varie proposte di riforma. NINO LUCIANI

1. The aim of the conference is a check of the state of accomplishment of the electoral reform in Italy. In the hope that the proposal (see proposta ) of the Committee for the Electoral Reform, carefully prepared by our Study Center in March 2007, and received by the Government on June 1st, 2007, be considered and examined. This proposal is for a preliminary examination of the constitutional frame, in which to place the electoral bill.
   As a preliminary remark, I remind that We are now watching the end of Forza Italia (FI) for open will of its founder.
   Such event as a matter of fact generates the problem of filling the new “center vacuum” (after the “center vacuum” produced in Italy during 1992-1994 as a consequence of the political disappearance of the Democrazia Cristiana and the Partito Socialista Italiano). That “vacuum center” makes historically essential a new electoral bill to adjust such filling. Further, the electoral bill is relevant to heal the lack of governance consequent to the 2006 elections.

*

2.- All the electoral bill proposals, designed to alleviate the lack of governance started in 2006, hold in the presence of the present constitution of “parliamentary republic”, where the Government rules only if it is trusted by the two Chambers.
    Such a landscape in Italy is against the historical impracticability to realize an “electoral bipolarism” which be also an “homogeneous programmatic bipolarism”, where the voters choose the “majority” at the moment of the elections. This is due to the excess of the regional differences between North and South, of the different histories of Italian populations (national unity is only 150 years old) and maybe of the lack of foresight of the politicians.
   But it is also true that after the World War II Italy has grown culturally . Further, there are strong national trade unions and well consolidated Regions. These are relevant bulwarks in the case of danger for the political democracy. Therefore, to get legislature long governments a judicious solution for Italy is a “half-presidential republic”.
  It also happens that the law in force dictates that the Premier candidate be indicated at the moment of the elections. But the Italian Constitution requires the subsequent confidence of the Parliament, and this fact creates a danger which may lead to the fall of the Government. This stage should be closed by conforming the Chart to the maturity of the popular consciousness and the Law.
The problems connected with an agreement on the Electoral Bill would be greatly alleviated if an option in the semi-presidential direction would be taken. A proportional bill, open to the small parties (because the revival of the politics is born of the base), would allow the filling of the new “center vacuum” and also the rebuilding of the unity of the “all center”.

3.- The proposal of the Committee for the Electoral Reform is:
a) a “half-presidential” republic, in detail the direct election of the Premier, balanced by corresponding greater power of constitutional warranty to the State Chief (see the
proposta). The power to dissolve the Parliament should remain a prerogative of the State Chief.
b) a proportional Electoral Bill with a relatively low barrage, suppression of the signatures collection, the possibility of a "one" choice between the candidates, financial support supplied only to the Parliament’s Groups that after the elections consist of at least 10% of the Chamber to which they belong.


4. In view of these goals the REFERENDUMS organized by prof. GUZZETTA an SEGNI should be supported, because (even if with some risk) only if the trust of those who support the present electoral bill is dissolved there will be the possibility to discuss the proposals for its reform in the Parliament. NINO LUCIANI

.

Verso la concreta ricostruzione della
GRANDE FAMIGLIA DEI DEMOCRISTIANI

PROGETTO DI CONFEDERAZIONE PARITETICA
Primo passo  concreto sulla via della rinascita della DC storica,
sia pur non in termini giuridici, ma nella sostanza.
_____________________________________________________

CDU, DCN e FNMRDC

COMUNICATO
Roma 2 aprile 20

   Il giorno 2 aprile 2014 si sono riuniti a Roma, i rappresentanti:
-  del CDU - Cristiani Democratici Uniti,
-  della DCN - Democrazia Cristiana Nuova,
-  della FNMRDC - Federazione Nazionale dei  Movimenti Regionali della Democrazia Cristiana

   per valutare la possibilita' di realizzare una Confederazione Paritetica dei rispettivi Partiti in vista della ricostruzione della GRANDE FAMIGLIA DEI DEMOCRISTIANI, con unico simbolo che sara' definito di comune intesa.
    Le parti valutano positivamente la soluzione prospettata, e aperta a tutti i partiti e movimenti di derivazione democristiana e liberale, disponibili a ritrovarsi per la difesa degli ideali sturziani e degasperiani.

  Gli iscritti ai partiti aderenti alla Confederazione potranno essere titolari della doppia tessera:
- quella del partito da cui si proviene
-  e quella della Confederazione.

   La Confederazione ritiene indifferibile una riforma costituzionale e elettorale che garantisca all'Italia:
  a) governi di durata pari alla legislatura, in sistema di alternanza dei partiti al governo, nell'ambito della repubblica parlamentare;
  b) i diritti del parlamento e il suo buon funzionamento.

   La Confederazione si impegna fin d'ora a mobilitare nel Paese ogni energia per contrastare il disegno costituzionale e la riforma elettorale dell'attuale intesa PD-FI, che cancella pluralismo, rappresentativita' degli eletti e partecipazione, che minacciano la democrazia.
   Per le riforme costituzionali e' necessario procedere con il sistema proporzionale puro in modo da garantire tutte le espressioni politiche del Paese. La polarizzazione dei partiti eletti puo' essere ottenuta in sede parlamentare attraverso incisive modifiche del Regolamento, elevando significativamente la soglia minima per la costituzione dei gruppi parlamentari.


ALBERTO ALESSI, UGO GRIPPO, MARIO TASSONE

.

Statuto registrato Agenzia delle Entrate, Bologna, Via Larga 35, il 12 nov. 2013, al n. 11393

STATUTO DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA NUOVA

Preambolo. E' costituito un partito nuovo, ai sensi dell’art. 49 della costituzione, sotto la denominazione: ““Partito della DEMOCRAZIA CRISTIANA nuova”.
Gli obiettivi del “partito nuovo” sono:
- dare al popolo italiano uno strumento politico ed elettorale immediatamente operativo che confermi gli ideali e programmi della DC storica, mai sciolta ed in via di riorganizzazione, aperta agli iscritti del 1992 alla vecchia DC e a nuovi iscritti;
- promuovere e sostenere la riorganizzazione della DC storica per approdare ad un partito popolare di respiro europeo.
Il partito “nuovo”, in applicazione dei principi e valori della civiltà cristiana, ha i seguenti caratteri :
- riforma il sistema elettivo, rispetto a quello della DC storica. La rappresentanza degli iscritti, nel Coordinamento nazionale, sara’ ripartita tra le Regioni proporzionalmente alla popolazione regionale (non piu’ in base alle tessere), e dando luogo (mediante una soglia alta per la costituzione dei gruppi) a due soli “grandi gruppi politici”, a seconda dell’orientamento ideologico e programma. Questo comportera’ che mai piu’ determinati gruppi si impossessino del partito con la “cattura delle tessere”, o determinate “correnti organizzate” esercitino un potere “deviante” (anziche’ essere solo portatrici di idee);
- mette esplicitamente la “persona” al centro della propria azione.
Lo Stato dà priorita’, all’interno della spesa pubblica, ai diritti umani e sociali fondamentali conquistati dal nostro popolo (scuola-universita’, sanita’, giustizia, pensione sociale, pensione agli invalidi impossibilitati al lavoro, beni primari garantiti a tutti, senza distinzione di razza, religione, genere);
- impegna lo Stato a promuovere il lavoro anche, al limite, come datore di lavoro di ultima istanza;
- ha collocazione politica centrista, ma in un sistema di alternanza al governo, tra i grandi partiti, con governi di legislatura (vedi: Seminario di Villa Miani, della DC, 1988).
- assume i seguenti criteri direttivi per il sistema economico e sociale:
a) la libera iniziativa privata è cuore pulsante dell’economia. Pertanto va invertito il processo di socializzazione del sistema economico, attuato in Italia nel 1970-90, fatta eccezione per la possibile occupazione diretta statale di determinati settori (rete dell’acqua, rete dell’energia elettrica, reti ferroviarie, altre posizioni altamente strategiche).
In questo modo, come conseguenza di meno spesa pubblica e meno debito pubblico, la pressione fiscale dovrebbe essere fermata al 33-36/ del PIL, fermo un reddito minimo di sussistenza, esente da imposta sul reddito;
b) lo Stato fissa le regole etico-morali del mercato e impone, attraverso la sua mediazione, l’armonizzazione tra gli interessi economici e sociali di parte;
d) il sistema bancario tutela il risparmio delle famiglie e favorisce gli investimenti produttivi; e va ripristinata, pertanto, la distinzione (abolita nel 1993), tra banche commerciali e istituti finanziari; vanno rispettati determinati vincoli di utilità pubblica, quali la costituzione di una determinata riserva obbligatoria di “moneta legale” presso la Banca d’Italia (con conseguente limitazione della fabbricazione di “moneta bancaria”); e va costituita una determinata quota di capitale liquido all’interno del proprio patrimonio netto.
- La durata del “partito nuovo” è illimitata, e si scioglie automaticamente al momento della costituzione della DC storica anche sul piano organizzativo e del contestuale riconoscimento della proprietà esclusiva del simbolo con lo scudo crociato di don Sturzo, previo inserimento nel proprio statuto dei criteri di formazione e riparto della rappresentanza di cui all’art. 5 del presente statuto.
- Il partito non ha scopo di lucro.
- Il partito farò uso dello scudo crociato, storico, qualora possibile.
In prima attuazione il simbolo è:
1) Fondo bianco in cerchio. Dentro: scudo crociato piatto in rosso su fondo bianco e davanti bandiera bianca con scritta libertas. Scritta sopra e sotto: democrazia cristiana, a new deal; (vedi numero 1 dell’allegato B).
In subordine, qualora il primo non sia accettato dalle autorità preposte alle elezioni, seguono nell’ordine:
2) Fondo azzurro in cerchio. Dentro: scudo bianco rosso bombato con scritte “liberi e forti” e “la democrazia cristiana per il popolo”. Scritta sopra e sotto: democrazia cristiana, a new deal; (vedi numero 2 dell’allegato B);
Tutti gli altri rimangono di riserva.
- Fondo blu in cerchio stelle gialle in circolo. Dentro: fondo azzurro in cerchio con scudo crociato piatto in rosso con scritta libertas. Scritta sopra e sotto: democrazia cristiana, a new deal; (vedi numero 3 dell’allegato B).
- In riquadro bordo blu, cerchio blu su fondo interno bianco. Dentro cerchio blu scudo crociato piatto in rosso con scritta libertas. Scritta sopra e sotto: democrazia cristiana, a new deal.
 

Titolo 1 - Definizione
Art.1 - Definizione

1) Il “partito nuovo” della D.C., costituito ai sensi dell’art. 49 della Costituzione e dell’art. 36 del Codice Civile, è un partito aconfessionale, aperto a tutti i cittadini iscritti alla DC storica del 1992 ed a quanti altri cittadini si iscrivano, e che pone a fondamento dell’attività politica istituzionale e sociale gli ideali del popolarismo italiano ed europeo di matrice cristiana (personalismo comunitario, interclassismo, pluralismo, solidarietà, sussidiarietà, giustizia distributiva, responsabilità, partecipazione), in ambito internazionale, nazionale e locale.
A fondamento dell’azione politica il partito opererà diffondendo i principi :
a) dell’unità nazionale ed europea federalista per i rispettivi problemi;
b) dell’autonomia amministrativa locale per tutti i problemi di interesse locale;
c) della libertà e giustizia e secondo le linee politiche, sociali ed economiche e le direttive disegnate da Don Luigi Sturzo.
L’Italia è aperta alla collaborazione internazionale, nell’ambito dell’ONU.
Nella propria azione, il partito pone la persona, al centro della propria azione, e garantisce a tutti i cittadini i beni essenziali per la vita: l’acqua, il pane, l’istruzione, la giustizia, la proprietà della casa per abitazione e, per gli agricoltori, la proprietà della terra (ma con limitazioni al latifondo uni-personale), favorisce l’iniziativa economica privata e, sul piano internazionale, i popoli nella auto-produzione dei beni primari, compresi i servizi strumentali come la irrigazione dei terreni agricoli, l’autodeterminazione dei popoli.

Art. 2   Sede
Il partito nuovo ha la sua sede nazionale a Bologna, Via Titta Ruffo 7.

Art:3 – Soci - Requisiti
Possono essere aderenti al Partito, quali soci, i cittadini italiani e residenti in Italia che hanno compiuto i 16  anni di età e ne condividano gli ideali e l’azione politica

Titolo II   Norme di organizzazione
Il “partito nuovo” è presente ed organizzato sul territorio nazionale  per mezzo di:
Coordinamenti provinciali;
Coordinamenti regionali;
Coordinamento nazionale;
Confederazioni dell’Operosità.

Titolo III  Il coordinamento regionale  e il coordinamento nazionale
Art. 4- Organi regionali e provinciali del partito
I membri di tutti gli organi collegiali sono eletti ogni 5 anni.
Per la strutturazione del partito in ambito regionale si applicano le stesse disposizioni degli organi nazionali di cui all’art. 6.

Art. 5 - Struttura territoriale regionale e provinciale: competenze
Il coordinamento provinciale o regionale ha compiti deliberativi. Il coordinamento provinciale è composto da 30 membri, eletti per liste contrapposte con un rispettivo programma di interesse provinciale, che viene illustrato, e sulla cui base ha luogo un dibattito e sono presentate eventuali mozioni, impegnative per il coordinamento provinciale. Il numero dei membri attribuito a ciascuna lista è ripartito in modo proporzionale ai voti riportati. In ogni caso, uno dei due generi non può essere di numero inferiore al 20% dei componenti l’organo collegiale, se presente in tale misura.
Le liste rappresentate sono classificate per numero di membri eletti. Sono costituiti due gruppi a cui afferiscono, rispettivamente, i membri della prima e della seconda. I membri delle altre liste afferiscono ad uno dei due gruppi. Sono ammesse migrazioni di membri dall’uno all’altro dei due gruppi provinciali e viceversa, purchè non oltre un mese dalla prima costituzione.
Il coordinamento regionale è costituito da 120 componenti, ripartito per province in proporzione alla rispettiva popolazione provinciale, e comunque con almeno un rappresentante per provincia.
In ogni regione viene convocato un rispettivo congresso regionale a cui partecipano i membri dei coordinamenti provinciali. Ogni provincia elegge in esso i propri rappresentanti, per liste contrapposte con un rispettivo programma di interesse regionale, che viene illustrato e sulla cui base ha luogo un dibattito e sono presentate eventuali mozioni, impegnative per il coordinamento regionale.
I candidati sono esterni al coordinamento provinciale, e il numero dei rappresentanti è determinato in modo proporzionale ai voti conseguiti. In ogni caso, uno dei due generi non può essere di numero inferiore al 20% dei membri da eleggere, se presente in tale misura. I membri eletti per il Coordinamento regionale si ripartiscono in due Gruppi regionali, ai quali afferiscono, rispettivamente gli eletti delle due liste con più voti della provincia maggiore. Tutte le altre liste sono tenute ad afferire ad uno dei due Gruppi. Sono ammesse migrazioni di membri dall’uno all’altro dei due gruppi regionali e viceversa, purchè non oltre un mese dalla prima costituzione.
Il coordinamento provinciale, o regionale, elegge, al proprio esterno, il Presidente, il Segretario, i vice-segretari, il segretario amministrativo ed una direzione regionale, su proposta del Segretario. Le delibere del Coordinamento provinciale o regionale sono prese a maggioranza assoluta dei componenti, detratti gli assenti giustificati con titolo valido.
Le decisioni riguardanti persone sono prese singolarmente per ognuna di loro, fatte salve la procedure previste per il Presidente nazionale e il Segretario nazionale. In caso di mancato raggiungimento del quorum nella prima votazione (per le singole persone), si va al ballottaggio tra i primi due ed è eletto chi ottiene più voti.
Le norme di elezione dei Presidenti e Segretari nazionali, di cui all’art. 8, si applicano anche per le Regioni e province, relativamente alle Regioni e province, tenuto conto dell’ordine degli enti locali (regioni, province, comuni).

Art. 6  Organi nazionali del partito
Sono organi nazionali del partito:
- il Coordinamento nazionale, con compiti deliberativi;
- il Presidente nazionale, che ha compiti di garanzia statutaria e di presidenza delle riunioni del Coordinamento;
- il Segretario Nazionale, con compiti esecutivi ed ha, di norma, la rappresentanza legale del partito;
- il Segretario Nazionale è coadiuvato da tre ViceSegretari Nazionali, di cui uno è ViceSegretario Vicario, e dal Segretario organizzativo.
- la Direzione Nazionale, con compiti esecutivi. Di norma gli incarichi hanno le stesse denominazioni dei ministeri del Governo nazionale;
- il segretario amministrativo;
- il direttore del giornale cartaceo e/o on line del partito;
- i senatori e deputati, se non eletti nei congressi regionali con voto consultivo;
- i componenti della confederazione dell’operosità con voto consultivo;

Art. 7- Struttura territoriale nazionale: competenze
Il Coordinamento nazionale ha la titolarità della linea politica e la responsabilità della vita organizzativa nazionale e nel quadro delle norme statutarie e degli indirizzi generali ha il compito di coordinare i partiti regionali ispirati al partito nazionale:
Il Coordinamento nazionale è costituito da 120 componenti ripartito per regioni in proporzione alla popolazione regionale (1 membro ogni 500.000 abitanti), e comunque un numero non inferiore alla unità, per ogni regione. Entro un mese dai congressi provinciali, ogni coordinamento regionale elegge, per liste contrapposte, tra candidati esterni ad esso, i propri rappresentanti nel coordinamento nazionale, in modo proporzionale ai voti conseguiti dalle liste. In ogni caso, uno dei due generi non può essere di numero inferiore al 20% dei membri da eleggere, se presente in tale misura. All’interno del Coordinamento nazionale, gli eletti si ripartiscono in due Gruppi nazionali, ai quali afferiscono, rispettivamente, gli eletti delle due liste con più voti della Regione maggiore. Gli eletti di tutte le altre liste sono tenute ad afferire ad uno dei due Gruppi. Sono ammesse migrazioni di membri dall’uno all’altro dei due gruppi regionali e viceversa, purchè non oltre un mese dalla prima costituzione.

Art. 8  – Elezione del Presidente e del Segretario Nazionale e degli altri organi
Il Presidente nazionale è eletto all’interno del Coordinamento medesimo con la maggioranza di 2/3. Qualora nessuno, al primo turno, sia eletto, si procede al voto   tra i 5 più votati. Qualora al secondo turno nessuno ottenga la maggioranza assoluta, si procede al ballottaggio tra i primi due ed è eletto il più votato. Egli fa parte della Direzione, senza diritto di voto.
Il Segretario Nazionale è eletto dal Coordinamento nazionale, previe elezioni primarie regionali, tra una lista di candidati, costituita da coloro che hanno ottenuto il maggior numero di voti nella rispettiva Regione, e comunque non meno del 20% dei voti validi espressi. E’ eletto segretario nazionale il candidato che ottiene la maggioranza assoluta dei membri del Coordinamento; e comunque il più votato, tra i primi due, nel successivo ballottaggio.
Gli altri organi di cui all’art. 6, salvo per i casi specificamente regolati dallo Statuto, sono eletti dal Coordinamento nazionale, tra persone al proprio esterno, su proposta del Segretario, e che può revocarli successivamente, motivando al Coordinamento Nazionale. In caso di decadenza, per impedimenti sopravvenuti, il Presidente Naz.le è sostituito dal Vice Presidente fino alla scadenza regolare del mandato. In caso di decadenza, per impedimenti sopravvenuti, il Segretario Naz.le è sostituito dal Vice Presidente Vicario fino alla scadenza regolare del mandato.

Titolo IV  L’iscrizione al partito
Capo 1  Il tesseramento
Art. 9  Norme per il tesseramento e Risorse

L’iscrizione al partito è libera e personale e comporta l’accettazione dei valori universali del partito. Essa è sottoposta ad approvazione della Direzione, che può non approvarla con 2/3 dei propri membri motivando. L’iscrizione è presupposto essenziale per partecipare alla vita del partito, ma non ha rilevanza per la determinazione del peso della rappresentanza negli Organi.
Il finanziamento del partito avviene secondo le norme di legge. E’ possibile il versamento di somma di danaro liquido, ed eventualmente con la devoluzione volontaria di una percentuale del reddito in sede di dichiarazione dei redditi, se previsto dalla legge.
Il Coordinamento regionale emana le norme per l’attuazione del tesseramento, d’intesa con il Segretario. Il tesseramento è aperto dal 1 gennaio al 31 dicembre di ogni anno solare. L’importo della tessera è libero, e sarà versato per le attività regionali, provinciali e comunali. Il Coordinamento regionale stabilisce la quota da versare agli Organi nazionali del partito nazionale per contribuire alle attività specifiche dello stesso.

Art. 10  Il coordinamento nazionale, riunioni straordinarie.
Esso si riunisce in via straordinaria, con specifico ordine del giorno, quando ne fa richiesta la maggioranza dei componenti la direzione nazionale:
- per decisione dei 2/3 delle direzioni regionali:
- per autoconvocazione, se un numero di almeno 5 iscritti alla DC ne facciano richiesta al Segretario dell’Organo da convocare, e questi non provveda entro 7 giorni.

Art. 11  Competenze del Segretario nazionale.
Egli presiede e convoca la direzione nazionale. Egli propone al coordinamento nazionale i tre vicesegretari.
Ha la rappresentanza legale del partito nel territorio nazionale. Promuove ed indirizza l’attività degli organi del movimento-partito. Impartisce le direttive sull’attività e sull’organizzazione dello stesso e vigila, con poteri ispettivi sul regolare svolgimento delle adesioni e della vita organizzativa del movimento-partito nelle regioni. Propone alla direzione i dirigenti dei vari uffici;
Effettua consultazioni periodiche con i coordinatori regionali (figura non prevista).
Gestisce la denominazione ed il simbolo del movimento-partito ed autorizza il deposito del contrassegno e la presentazione dei candidati alle competizioni elettorali.

Art: 12  Composizione della direzione nazionale.
La direzione nazionale è composta da 30 Membri, di cui almeno uno per ogni regione. Ne fanno parte aggiuntivamente e inoltre:
- il segretario nazionale;
- il vice-segretario vicario, e due vicesegretari: uno per il nord e uno per il sud;
- il segretario organizzativo;
- il segretario amministrativo;
- il direttore del giornale;
- i senatori e deputati, se non eletti nella direzione, senza diritto di voto;
- il Presidente nazionale, senza diritto di voto.
- il Vice Presidente del nazionale, senza diritto di voto.
Inoltre, ne fanno parte di diritto i soci fondatori.

Art. 13  Competenze della direzione nazionale
La direzione nazionale concorre con il Segretario nazionale all’attuazione della linea politica del partito.
La Direzione nazionale approva:
- su proposta del segretario e sulla base degli indirizzi del coordinamento nazionale, il programma di attività del partito nel territorio nazionale;
- approva le relazioni annuali del segretario nazionale e del segretario amministrativo;
- istituisce commissioni di settore in relazione a concrete esigenze di presenza politica ed amministrativa nel movimento-partito nel territorio nazionale;
- formula proposte agli organi regionali del movimento-partito;
- approva il programma per le candidature per le elezioni nazionali e ratifica le suddette candidature proposte dagli organi regionali;
- delibera eventualmente sulle proposte presentate al Senato della repubblica, la Camera dei deputati e al Parlamento Europeo presentate  dagli esponenti nazionali eletti in tali consessi;
- promuove attività di informazione dell’opinione pubblica e di formazione politica degli aderenti;

Art:14  Il Segretario amministrativo e il Segretario Organizzativo
Il segretario amministrativo compie tutti gli atti di ordinaria e straordinaria amministrazione necessari al disimpegno del mandato ricevuto. Nell’esercizio del proprio mandato è tenuto sotto la propria personale responsabilità a garantire la più assoluta trasparenza delle fonti di finanziamento. Il bilancio è vincolato al pareggio, ed è approvato dalla direzione, sia per la previsione sia per il consuntivo. Il Segretario amministrativo è personalmente responsabile, anche patrimonialmente, di eventuale disavanzo di bilancio. Di norma, mensilmente, il Segretario amministrativo fa una relazione scritta al Segretario sul saldo di bilancio e del movimento dei conti. Egli può aprire e chiudere conti correnti, su indicazione della direzione.
Il Segretario organizzativo cura la struttura organizzativa del partito, la promozione delle iscrizioni al partito, conserva il registro delle iscrizioni, e di cui una copia è depositata presso il segretario nazionale.

Art:15. Consulta nazionale.
All’interno della DC  è costituita una Consulta nazionale, con articolazione regionale, del mondo cristiano, giudaico e laico liberale.

Art. 16 . Collegio dei Probiviri
E’ costituito il collegio dei probiviri, composto da 4 membri, sorteggiati tra 20 eletti dal congresso, aventi adeguata esperienza umana e preparazione professionale, e presieduto da un membro esterno, di professione giuridica.

Art. 17 - La confederazione dell’operosità ( le fondazioni)
Simpatizzanti e interessati al partito possono costituire una fondazione intorno alla quale riunire i cittadini della regione che vogliono conservare l’autonomia della propria regione come un bene inestimabile, un patrimonio storico, culturale e sociale da non disperdere, organizzando le iniziative ed attività che si riterranno opportune.
Intorno alla fondazione si costituisce la confederazione dell’operosità, un’area senza schema e senza confini ideologici e di appartenenza.
L’iscrizione alla confederazione dell’operosità avviene tramite la sottoscrizione del modulo di adesione. Il contributo per l’iscrizione è libero e senza vincolo alcuno.
Gli aderenti alla confederazione dell’operosità eleggeranno un Presidente ed 8 saggi che avranno, oltre i compiti previsti dall’art. 1, anche quello di operare e vigilare, perché la vita degli iscritti al movimento-partito si svolga da parte degli stessi con coerenza e fedeltà nei programmi e negli indirizzi espressi dagli organi apicali.
Gli iscritti alla confederazione dell’operosità parteciperanno, come elettorato attivo, alle elezioni degli organismi del movimento-partito secondo le norme e la percentuale contenute nel regolamento congressuale.
Ne fanno parte, a domanda, i soci fondatori dell’Associazione Democrazia Cristiana costituita nel 2013.

Art. 18  Modificazioni dello Statuto
Lo Statuto può essere modificato dalla Direzione Nazionale con la maggioranza di 2/3 dei componenti. Qualora la modifica avvenga con la sola maggioranza assoluta, tali modifiche potranno essere definitivamente respinte od accettate dal coordinamento nazionale a maggioranza assoluta dei suoi componenti e, dopo due votazioni, a maggioranza semplice.

Art. 19. Norme di convocazione
Gli organi collegiali e monocratici sono convocati in via ordinaria, non meno di 30 giorni dalla data di convocazione, mediante avvisi a domicilio, con allegato l’ordine del giorno, e pubblicati sulla G.U. della Repubblica o su un giornale nazionale.
L’avviso a domicilio avviene, pena la caduta di ogni responsabilità del convocante. presso l’indirizzo postale comunicato per iscritto e firmato dal comunicando; o presso l’indirizzo digitale e-mail, anch’esso accompagnato da comunicazione autografa del comunicando. L’avviso si presume pervenuto se porta la firma cartacea di ricevimento, o se è seguito da risposta di avvenuto ricevimento via e-mail. Di norma l’avviso è inviato dal responsabile dell’organo convocante.
Per quanto riguarda i coordinatori, il coordinatore nazionale convoca i coordinatori regionali per indire: a) i congressi regionali, da aver luogo in unica giornata, sia pur in separati luoghi nelle rispettive regioni; e b) le elezioni primarie per i candidati a segretario nazionale, da aver luogo in giorni diversi, in un prefissato periodo.
Entro un anno dalla prima costituzione, il Presidente Nazionale hanno luogo i Congressi regionali,  previo espletamento dei congressi provinciali. In caso di elezioni anticipate, i congressi sono convocati immediatamente. Analogo procedimento si applica ai coordinatori regionali, nei confronti dei coordinatori provinciali delle rispettive regioni.

Art. 20 - Norma transitoria.
In prima attuazione, lo Statuto è approvato dai fondatori del partito, che provvedono alla nomina dei dirigenti apicali provvisori, in attesa delle nomine nelle sedi congressuali, come da statuto. Lo Statuto acquisisce un codice fiscale, ed è pubblicato presso l’Ufficio del Registro.

Ne fanno parte integrante:
- il Verbale - Scrittura privata per la costituzione del “partito nuovo”, ai sensi dell’art. 49 della costituzione, sotto la denominazione: ““Partito della DEMOCRAZIA CRISTIANA nuova”;
e quanto ivi deciso, come descritto in verbale.
Bologna 9 novembre 2013

.

dc-nuova-scudo-piccolo.jpg (10546 byte)

.
DEMOCRAZIA CRISTIANA NUOVA
Sede in Bologna, via Titta Ruffo 7
C.F.
C.F. 91362820374

Segretario Nazionale: On. Dott. Alberto Alessi

MODULO DI ISCRIZIONE
Per scaricare il modulo, clicca su: domanda

modulo-iscr-dc-nuova.bmp (16006254 byte)

 

 
importante importante importante: sito: http://www.impegnopoliticocattolici.bo.it