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Comitato per la riforma elettorale
Sede in Bologna, via Titta Ruffo 7 – Tel. 347 9470152 – E mail: nino.luciani@alice.it
Anno 2004
Membri
del Comitato: Prof. NINO LUCIANI (Centro Studi l'Impegno Politico dei
Cattolici) – Avv. UGO SCURO (MILLE. Movimento per l 'Italia Libera nella Libera
Europa) – Dott. FRANCESCO TASSONE (Movimento meridionale Calabria) – Dott. PAOLO
MAJOLINO (Cattolici per l'Italia) -- RAFFAELE LO IODICE (Movimento Meridionale Puglia)
– Dott. ANGELO SANDRI (Democrazia Cristiana) -- Prof. MASSIMO GRISOLIA (Democrazia
Italiana) -- Dott. ERMINDO CORAZZA (Rinnovamento Popolare) – Dott. DOMENICO
IANNANTUONI (Partito per il Sud) – Dott. PIERO PIROVANO (Solidarietà) – Dott.
ROBERTO GENTILI (Forza Roma) -- Arch. MASSIMO BONECHI (Società Ambiente Qualità) –
Dott. FULVIO LORENZETTI (Movimento Alternativa per l'Italia) – Dott. GAETANO TROPEANO
(Movimento Democratici "Liberi e Forti" -- Avv GIOVANNI VISCONTI (Partito della
Terra) – Dott. ANTONIO SABELLA (Italia Moderata) – Dott. FRANCO REMONDINO
(PPE-Italia) – Dott. ALBERTO DE MAIO (Movimento per il Centro Unito) – On. Prof.
PUBLIO FIORI (Rifondazione Democristiana) -- Cav. Dott. ANTONIO MORETTI (Coerenza
Democratica)
Presidente
del Comitato Per la Riforma Elettorale - Prof. NINO LUCIANI |
Proposta di nuova legge
COSTITUZIONALE PER LA RIFORMA DELLA GOVERNACE |
Il COMITATO promotore della
nuova elettorale, costituito a Bologna il 27 marzo 2007, aperto a nuove adesioni al
Comitato e disponibile al confronto con le altre forze, ha approvato una proposta di legge
elettorale. Questa proposta vuole:
1) l'elezione diretta del Presidente del Consiglio, con modifica della
Costituzione. Il motivo è eliminare la contraddizione attuale tra la volontà degli
elettori di scegliere direttamente il Presidente del Consiglio (la legge vigente dispone
che sia indicato il candidato Premier) e la vecchia Costituzione che ancora richiede la
successiva fiducia al Governo, da parte del Parlamento, cosicché subito dopo le elezioni
può cadere il Governo, in contrasto con la sovranità popolare espressa.
2) la proporzionalità, con sbarramento del 2%, per l'elezione dei
membri del Parlamento. Il motivo è ricostruire il "centro moderato e
interclassita" nello schieramento politico italiano, dopo il vuoto che si è formato
dal 1992-94, in seguito alla caduta della DC e del PSI.MOTIVAZIONI
La proposta vuole chiudere la fase di transizione dalla
prima alla seconda Repubblica. Precisamente:
a) vuole eliminare la contraddizione attuale tra la volontà degli elettori
di scegliere direttamente il Presidente del Consiglio (la legge vigente dispone che sia
indicato il candidato Premier) e la Costituzione che ancora richiede la successiva fiducia
al Governo, da parte del Parlamento, cosicché subito dopo le elezioni può cadere il
Governo. E’ capitato a Berlusconi nel gennaio 1995, a Prodi nel 1998, e adesso sta
avvenendo di nuovo a Prodi, pur avendo una maggioranza, sia pur risicata. Questa fase
dovrebbe essere chiusa adeguando la Costituzione alla maturità della coscienza popolare;
b) vuole colmare al centro dello schieramento politico italiano, il vuoto che
si è formato dal 1992-94, in seguito alla caduta della DC e del PSI, i partiti che
tradizionalmente svolgevano la mediazione inter-classista. Oggi i partiti di centro,
riemersi nel frattempo, sono caduti in ostaggio dentro due, rispettive, grandi coalizioni
"bipolari" di appartenenza.
IL TESTO DELLA PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE
(da approvare con modifiche costituzionali e con legge ordinaria)
1.- ELEZIONE DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO
a) Il Presidente del Consiglio è eletto a suffragio universale diretto, tra
i candidati che hanno ottenuto la nomina a candidato nelle elezioni primarie. Qualora
nessun candidato ottenga la maggioranza assoluta, si passa al ballottaggio tra i due più
votati. Non è eleggibile chi abbia già svolto due mandati consecutivi. Il Premier nomina
e revoca i Ministri, che sono insediati, subordinatamente alla fiducia delle Camere.
b) L'art. 90, comma 2 della Costituzione si applica anche al Presidente del
Consiglio.
c) Elezioni primarie. Tre mesi prima delle elezioni del
Presidente del Consiglio, sono fatte, in base a disposizioni di legge, le elezioni
primarie per scegliere i candidati a Premier. Le
candidature possono essere presentare, con un rispettivo programma, da partiti e
associazioni annotate all'Ufficio del Pubblico Registro
c) Ottiene la nomina a candidato, per ogni rispettivo partito o associazione, chi abbia
ottenuto il maggior numero di voti, purchè il rispettivo partito o associazione abbia
ottenuto più del 10% dei voti degli elettori di almeno 5 Regioni.
2.- NUOVI DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA Le leggi e gli atti del Governo, aventi forza di legge,
possono essere rinviati preventivamente alla Corte Costituzionale, per il parere di
costituzionalità, dal Capo dello Stato di propria iniziativa o su richiesta di 1/3 di una
delle Camere o di 5 Consigli Regionali. In caso di parere negativo non ha luogo la
promulgazione.
3.- ELEZIONE DEL PARLAMENTO
a) Il parlamento è
eletto a suffragio universale con riparto dei seggi, tra i partiti, proporzionalmente a
voti ottenuti, al netto di uno sbarramento del 2% dei voti elettorali sia per il partito
che si presenti da solo, sia per la coalizione.
b) La partecipazione dei partiti alle elezioni non richiede firme di
presentazione.
c) Il diritto di voto include la possibilità di esprimere una
preferenza
d) Rimborso delle spese elettorali dei partiti . I partiti hanno diritto al
rimborso delle spese elettorali, proporzionalmente ai voti riportati. Nel caso di partiti
federati presentatisi in unica lista o in coalizione, il partito che esca dalla
federazione o dalla coalizione perde il diritto al rimborso fin dall'origine.
Bologna 27 marzo 2007 |
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CONFERENZA NAZIONALE
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LEGGE ELETTORALE:
STATO DI ATTUAZIONE DELLA RIFORMA IN ITALIA |
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A Bologna, viale Risorgimento 2
sabato 1 dicembre 2007, ore 10,30
Facoltà di Ingegneria, Aula Magna al 2° piano
APERTA AI DOCENTI E CITTADINI
Saluto del Preside Prof. Pier Paolo DIOTALLEVI |
Relatori: |
- Prof. Giovanni
GUZZETTA, Presidente Nazionale del Comitato per i Referendum elettorali, Ordinario di
diritto costituzionale all’Università di Roma "Tor Vergata"; |
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- Prof. Luigi
MELICA, Ordinario di diritto costituzionale all’Università di Lecce; |
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- Prof. Andrea
MORRONE, Ordinario di diritto costituzionale all’Università di Bologna; |
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- Prof. Sergio
BELARDINELLI, Ordinario di sociologia all’Università di Bologna. |
Governo: |
Dr. Paolo NACCARATO,
SottoSegretario di Stato al Ministero per i Rapporti con il Parlamento e le Riforme
istituzionali, Delegato per la legge elettorale. |
Invitato: |
Mons. Dott. Oreste
LEONARDI, Delegato Episcopale per i rapporti con le realtà temporali |
Moderatore: Dr.
Nuccio FAVA, Presidente della Sezione Italiana dell’Associazione dei Giornalisti
Europei |
BREVE INTRODUZIONE AL TEMA
Una legge elettorale proporzionale, in una REPUBBLICA
SEMI-PRESIDENZIALE ?
For a proportional electoral bill, but in a "HALF-PRESIDENTIAL" REPUBLIC ?
1.- La
conferenza vuole verificare lo stato di attuazione delle riforma elettorale in Italia. Ma
sia consentito chiedere che venga esaminata anche la proposta del
Comitato per la riforma elettorale, promosso dal nostro Centro studi nel marzo 2007, e
ricevuto dal Governo il 1 giugno 2007. Esso pone preliminarmente il problema della
attualità dell'attuale quadro costituzionale, in cui collocare la nuova legge.
In premessa, ricordo che stiamo assistendo allo scioglimento di Forza Italia
(FI) per volontà del suo fondatore.
Questo fatto crea oggettivamente il problema di riempire un nuovo
"vuoto al centro" (dopo quello formatosi in Italia nel 1992-94 per la scomparsa
"politica della Demcrazia Cristiana e del Partito Socialista Italiano). Ciò rende
storicamente essenziale una nuova legge elettorale per regolarne il riempimento, in
aggiunta alla importanza che essa già ha per sanare il defìcit di governabilità
scaturito dalle elezioni del 2006.
2.- Le varie proposte di legge elettorale da destra e da sinistra, evocate in relazione al
deficit di governabilità dal 2006, ragionano all’interno dell’attuale
costituzione di "repubblica parlamentare", in cui il governo vive se ha la
fiducia delle camere.
Ma questo scenario si scontra con la impraticabilità storica, in Italia, di
creare un "bipolarismo elettorale" che sia anche un "bipolarismo
programmatico omogeneo", in cui i cittadini scelgono la "maggioranza" già
al momento delle elezioni. Questo è dovuto all'eccesso di diversità regionali dal
Nord al Sud, alle diverse storie delle popolazioni d’Italia (l’unità
nazionale ha solo 150 anni) e, forse, della impreveggenza dei politici.
Ma è anche vero che l’Italia del dopo guerra è cresciuta culturalmente. Ci sono,
poi, dei forti movimenti sindacali nazionali e ci sono le Regioni già ben consolidate.
Sono baluardi determinanti, in caso di pericolo per la democrazia politica. Pertanto, per
garantire "governi di legislatura", una soluzione sensata è una repubblica
"semi-presidenziale".
C’è, poi, la circostanza che la legge vigente vuole, già nelle
elezioni, che sia indicato il candidato Premier. Ma, poiché la Costituzione richiede la
successiva fiducia del Parlamento, si crea una contraddizione, per cui può cadere di
nuovo il Governo. Questa fase dovrebbe essere chiusa adeguando la Costituzione alla
maturità della coscienza popolare e alla legge.
Se si facesse una opzione in senso "semi-presidenziale, i problemi di un accordo
sulla legge elettorale sarebbero molto facilitati. Per il riempimento del nuovo
"vuoto al centro", ma anche per la ricostruzione dell’unità di "tutto
il centro", si potrebbe fare una legge proporzionale, aperta "ai piccoli
partiti, anche perché il risveglio della politica nasce dal basso.
3.- La proposta del Comitato per la riforma elettorale è la seguente:
a) una repubblica "semi-presidenziale" e precisamente l’elezione
diretta del Capo del Governo, bilanciata da relativi maggiori poteri di garanzia
costituzionale al Capo dello Stato (si veda la proposta). Inoltre il potere di sciogliere le Camere dovrebbe rimanere
prerogativa del Capo dello Stato.
b) una legge elettorale proporzionale con una soglia di sbarramento relativamente
bassa, l’abolizione della raccolta delle firme, la possibilità di "una"
preferenza alle candidature, il finanziamento dei soli Gruppi parlamentari che, dopo le
elezioni, si vanno a formare in parlamento con un numero di componenti non minore del 10%
della camera di appartenenza.4.- Rispetto
a questi obiettivi, i REFERENDUM vanno sostenuti perché, solo se si rompe la cordata di
quelli che sostengono la legge elettorale attuale, ci potrà essere spazio per discutere
in parlamento le varie proposte di riforma. NINO LUCIANI |
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1. The aim of the conference
is a check of the state of accomplishment of the electoral reform in Italy. In the hope
that the proposal (see proposta ) of the
Committee for the Electoral Reform, carefully prepared by our Study Center in March 2007,
and received by the Government on June 1st, 2007, be considered and examined. This
proposal is for a preliminary examination of the constitutional frame, in which to place
the electoral bill.
As a preliminary remark, I remind that We are now watching the end of Forza
Italia (FI) for open will of its founder.
Such event as a matter of fact generates the problem of filling the new
“center vacuum” (after the “center vacuum” produced in Italy during
1992-1994 as a consequence of the political disappearance of the Democrazia Cristiana and
the Partito Socialista Italiano). That “vacuum center” makes historically
essential a new electoral bill to adjust such filling. Further, the electoral bill is
relevant to heal the lack of governance consequent to the 2006 elections.
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2.- All the electoral bill proposals, designed to alleviate the lack of governance started
in 2006, hold in the presence of the present constitution of “parliamentary
republic”, where the Government rules only if it is trusted by the two Chambers.
Such a landscape in Italy is against the historical impracticability to
realize an “electoral bipolarism” which be also an “homogeneous
programmatic bipolarism”, where the voters choose the “majority” at the
moment of the elections. This is due to the excess of the regional differences between
North and South, of the different histories of Italian populations (national unity is only
150 years old) and maybe of the lack of foresight of the politicians.
But it is also true that after the World
War II Italy has grown culturally . Further, there are strong national trade unions and
well consolidated Regions. These are relevant bulwarks in the case of danger for the
political democracy. Therefore, to get legislature long governments a judicious solution
for Italy is a “half-presidential republic”.
It also happens that the law in force dictates that the Premier candidate be
indicated at the moment of the elections. But the Italian Constitution requires the
subsequent confidence of the Parliament, and this fact creates a danger which may lead to
the fall of the Government. This stage should be closed by conforming the Chart to the
maturity of the popular consciousness and the Law.
The problems connected with an agreement on the Electoral Bill would be greatly alleviated
if an option in the semi-presidential direction would be taken. A proportional bill, open
to the small parties (because the revival of the politics is born of the base), would
allow the filling of the new “center vacuum” and also the rebuilding of the
unity of the “all center”.
3.- The proposal of the Committee for the Electoral Reform is:
a) a “half-presidential” republic, in detail the direct
election of the Premier, balanced by corresponding greater power of constitutional
warranty to the State Chief (see the proposta). The power to dissolve
the Parliament should remain a prerogative of the State Chief.
b) a proportional Electoral Bill with a relatively low barrage,
suppression of the signatures collection, the possibility of a "one" choice
between the candidates, financial support supplied only to the Parliament’s Groups
that after the elections consist of at least 10% of the Chamber to which they belong.
4. In view of these goals the REFERENDUMS organized by prof. GUZZETTA an SEGNI should be
supported, because (even if with some risk) only if the trust of those who support the
present electoral bill is dissolved there will be the possibility to discuss the proposals
for its reform in the Parliament. NINO LUCIANI |
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J.C. Juncker
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J.C. JUNCKER
DESIGNATO PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA. |
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Appello a J. DAUL per la riforma
del Trattato di Maastricht. J.C. Juncker non ha ancora illustrato un
programma di azione, in risposta ai problemi di ripresa del PIL e dell'occupazione nei
paesi meridionali dell'Unione Europea. Per parte italiana, si è visto il Premier Renzi, a
Ypres, scatenato a chiedere flessibilità dal lato del pareggio del bilancio e del debito
pubblico, in pratica a chiedere una corsia preferenziale sul lato spesa pubblica per
investimenti.
Sia chiaro che, secondo la "DC Nuova" italiana, questa
richiesta è poco più di aria fritta ( sia pur qualcosa se
Renzi pensa solo alla riqualificazione della spesa pubblica), se il prezzo è rinviare il
rientro della spesa pubblica, già troppo alta e sprecona in Italia.
Invece, la chiave che, può davvero aprire, è chiedere di eliminare la separatezza
tra politica fiscale (come prelievo e spesa pubblica) e politica
monetaria. Ma l'Italia non ha più la sovranità monetaria, perchè ceduta all'UE
(vale dire alla BCE), dopo Maastricht: in questo senso la DN Nuova gira il
problema a J. DAUL, Presidente del PPE, perchè proponga la ridiscussione del
Trattato, come problema generale dell'UNIONE.
Per una introduzione al tema, clicca su: HOME (
http://www.universitas.bo.it/INDEX.html#HOME - 2014).
Il PPE è il più grande e il più influente
partito politico a livello europeo del centro-destra, che comprende attualmente 73 partiti
membri provenienti da 39 paesi, i presidenti della Commissione europea e del Consiglio
europeo, 12 UE e 6 capi di extracomunitari stato e di governo, 13 membri della Commissione
europea e il più grande gruppo al Parlamento europeo. |
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Alberto Alessi
"Date a Cesare quel che è di Cesare" |
" Molto si discute del
declino dell'influenza dei Cattolici nel teatro della politica italiana: il tutto, mentre
in UE si impone il PEE, una creatura che fu della DC insieme con altri partiti
crustiani europei.
Oggi, nel 2014, nel tentativo di riproporre la DC in Italia, urge
definire il significato della appartenenza al credo religioso e spiccatamente a quello di
tradizione cattolica nel nostro Paese e le conseguenze politiche che maturano.
In passato, dopo il tramonto dei governi totalitari in Europa, si riaffermò
una democrazia ispirata ai valori cristiani. L'influenza di spicco di pensatori e
precursori cattolici in tal senso fu grande e in Italia il teatino Padre Gioacchino
Ventura (1792-1861) ebbe una incisiva influenza. Lo stesso promosse un movimento di
opinione caratterizzato politicamente e socialmente diprofonda ispirazione, autenticamente
"dei" cattolici, ma anche "di" cattolici,
le idee e programmi del Padre teatino Ventura, siciliano anche egli, fattore da non
sottovalutare, perché dall'isola maturarono esperienze che precorsero i tempi. I temi,
fonte di cristiana, che più tardi ispirò Don Luigi Sturzo a concretare in un partito non
|
dibattito e approfondimenti, furono
tanti e controversi: dalla "dottrina sull'origine del potere come servizio; dalla
difesa della libertà religiosa a quella diretta partecipazione del clero nella politica;
dalla tesi sul decentramento e sull'autonomia , alle opinioni sul problema delle regioni;
dalle riflessioni sulle rivoluzioni che caratterizzano la "primavera delle
reazioni", alla valutazione di quelle positive istanze insite nella dialettica del
"socialismo", dunque un impegno allora dei cattolici su argomenti impregnati di
forte ipoteca ideologica e di interesse popolare. Il consenso di chi si dichiarava
cattolico, verso la soluzione di cotanti interrogativi, si trasferiva, poi, in un consenso
politico verso i partiti di ispirazione cristiana: in Italia fu la DC a rappresentarli.
Nel tempo, però, la DC si mutò in un reggimento politico, mentre doveva essere
una "azione benefica" dei cattolici a vantaggio del Popolo in tutte le
appartenenze della vita, delle religiose, alle sociali, alle civili, alle economiche. Ora,
a me pare che, più che congelare i cattolici intorno ad un progetto politico, bisogna
riassemblare i democristiani o coloro che sono rimasti o intendono avvicinarsi ai valoro
originali della DC, in modo da ricomporre quel movimento ideale, motivo di fermento
sociale, capace di dare agli uomini l'autentica dimensione umana. In sintesi, va
ricostruita la DC, in modo che i democristiani ridiventino ciò che erano, poiché non si
può dimenticare ciò che si è amato. Oggi, nel nostro Paese abbiamo sempre più ordine e
sempre meno ordine. Perciò, bisogna creare metà della salvezza nell'avvenire, l'altra
metà nel passato". |
COMUNICATO
DEL PPE
Bruxelles, 27.VI 2014 |

Joseph Daul
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DESIGNAZIONE DI JUNCKER del PPE
Fonte: http://news.epp.eu/z4fIXY
Il Presidente del Partito Popolare Europeo (PPE), Joseph Daul, a seguito della
decisione del Consiglio europeo a nominare Jean-Claude Juncker come il prossimo presidente
della Commissione europea, ha detto:
"Ieri al vertice del PPE a Kortrijk, i nostri capi di Stato e di
governo hanno ribadito il loro pieno sostegno a Jean-Claude Juncker e il loro impegno a
seguire sia il testo e lo spirito del trattato di Lisbona nella scelta del prossimo
presidente della Commissione europea.
Oggi, il Consiglio europeo ha preso correttamente in considerazione il
risultato democratico delle elezioni di maggio e ha deciso schiacciante di nominare
Jean-Claude Juncker: il candidato del PPE; il candidato del partito politico europeo che
ha vinto le elezioni europee del 2014.
Sono fiducioso che questo grande maggioranza, che Jean-Claude Juncker ha
ricevuto oggi in seno al Consiglio europeo, sarà ripetuto il 16 luglio presso il
Parlamento europeo. Jean-Claude Juncker negozierà con tutti i gruppi politici pro-europei
al Parlamento europeo nel tentativo di stabilire il più ampio consenso possibile, sulle
priorità program- matiche della Commissione Juncker. " |
Hanno preso parte Summit PPE di ieri i seguenti dirigenti:
-Jean-Claude Juncker, il candidato del PPE per il presidente della Commissione
europea.
- I presidenti del Consiglio europeo e della Commissione europea: Herman Van Rompuy
e José Manuel Barroso.
- I membri del Consiglio europeo: Angela Merkel (Germania), Traian BA, Sescu
(Romania), Viktor Orban (Ungheria), Donald Tusk (Polonia), Fredrik Reinfeldt (Svezia),
Laimdota STRAUJUMA (Lettonia), Enda Kenny (Irlanda), Antonis Samaras (Grecia), Alexander
Stubb (Finlandia) e Pedro PASSOS COELHO (Portogallo).
- Vice Primo Ministro Pieter DE CREM (Belgio), il vice primo ministro Pavel ba
"LOBRÁDEK (Repubblica Ceca), Vice Cancelliere Michael SPINDELEGGER (Austria) e il
ministro dell'Interno Angelino ALFANO (Italia) e leader dell'opposizione Boyko Borissov
(Bulgaria), Simon Busuttil (Malta), Jan Figel '(Slovacchia), Tomislav Karamarko (Croazia),
Andrius Kubilius (Lituania), Sybrand Van HAERSMA BUMA (Olanda) e partito co-presidente
François Fillon (Francia), così come parte Vice President Milan Zver (Slovenia ) ha
partecipato anche..
- Il Presidente del Gruppo PPE al Parlamento europeo Manfred WEBER, il Segretario
Generale del PPE Antonio López-Istúriz ei membri della Presidenza del PPE hanno
partecipato anche.
Il presidente del PPE Joseph Daul ha ospitato il vertice del PPE. |
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Alberto Alessi
Irreversibilità dell'assistenza creditizia a breve, sotto forma
di scopertura. |
Lungamente si è dissertato su questo
argomento, ma personalmente ritengo che un approccio diverso da quello tradizionale - in
cui il dettame giuridico della immediata reversibilità ha finito col condizionare non
poche correnti dottrinarie - sia ormai necessario e quasi imperante, dato l'evolversi
delle dinamiche operative interessanti la conduzione aziendale e, quindi, il sistema
bancario quale mediatore di liquidità dai risparmiatori al sistema imprenditoriale, nella
misura in cui la prima è devoluta al settore imprenditoriale stesso.
E' pur vero, infatti, che tuttora è pratica corrente sottoscrivere
degli accordi mediante i quali la banca finanziatrice si riserva in ogni momento la
facoltà di chiudere, con effetto immediato, un finanziamento in c/c, chiedendo al cliente
la contemporanea immanente copertura del debito.
Ma dal punto di vista operativo non possiamo non sottolineare la, per lo
meno ingenuità di quanti vedono in tale possibilità la taumaturgica soluzione a
posizioni di incaglio. Infatti, alla luce di quanto storicamente si vive nella nostra
realtà - tenuto conto che l'ipotesi giustificante un simile atteggiamento da parte della
banca è riconducibile, grosso modo, ad una situazione di notevole appesantimento delle
condizioni di rischio che non permettono più il mantenimento di un rapporto tipicamente
fiduciario, quale la scopertura in c/c - ci sembra facilmente intelleggibile notare come
tale forma di sostegno, nata come principio della sua reversibilità, si sia ben presto
trasformata in strumento più o meno determinante per la vita aziendale e, quindi,
elemento insostituibile e vincolo non ignorabile per la sua esistenza. |
E simile evidenza
risulta tanto più trasparente quanto più si inquadra la dinamica dell'attività
imprenditoriale nei suoi momenti finanziari. Da lungo, infatti, si è focalizzato il
fenomeno della endemica sotto capitalizzazione delle imprese, ma mai si è avuto coraggio
di dire apertamente che, nei suoi riflessi bancari, questo fenomeno ha finito col rendere
illiquidi i fondi devoluti dalle banche anche sotto forma di assistenza, solo formalmente
a breve durata. E' sfuggita, cosi, a simile impostazione teoretica, la realtà di una
trasformazione qualitativa del capitale circolante che, nella sua consistenza dinamica non
può non ritenersi come massa completamente fluttuabile o ridimensionabile.
Ciò in quanto una parte di esso, pur non potendosi
classare sotto forma dì immobilizzazione deve essere considerata comunque come una
"quota fissa", servendo a finanziare esigenze di esercizio irrinunciabili, pena
il decadimento dell'impresa stessa. E quando l'intervento bancario si spinge, anche a
finanziare tale quota, allora certamente non ci si può aspettare una vivacità di
utilizzo facilmente reversibile nè tantomeno una contrazione perfettamente indolore come
poteva accadere in periodi storici in cui, per situazioni ormai superate, le componenti
delle "quote fisse" erano ristrette a pochi elementi facilmente Governabili.
Ecco allora che il facile miraggio di una liquidità dell'intervento bancario finisce col
cozzarsi con una realtà ben diversa. Nè ottimale ci sembra la soluzione che tecnicamente
si adotta nei casi in cui si voglia perseguire, per i motivi dianzi detti, un
ridimensionamento del credito concesso, basandosi sulla trasformazione , basandosi sulla
trasformazione giuridica di esso in forme che permettono una procedura ingiuntiva, più
efficace, in quanto, nella sostanza della vita aziendale , l'impatto di un simile
provvedimento non ne muterebbe i risultati più o meno devastanti.
Ci sarebbe da approfondire, allora, se per l'istituto di credito, sia più
conveniente gestire una situazione fallimentare, tenendo presente la durata del
contenzioso, e se, invece, non |
conviene modellare il proprio
atteggiamento a forme di rientro più adeguate. Per noi, un vincolo ineliminabile, in
questa problematica, assume proprio l'esame del capitale circolante, nelle sue
configurazioni, alla luce di quanto si è avuto modo di dire. In ogni caso, le
alternative, che si pongono, possono avere simili effetti per l'impresa; la sua
impossibilità dì continuare ad esistere, dato che ne verrebbe intaccata la "quota
fissa" di capitale circolante; il subentrare di un altro istituto offrente lo stesso
appoggio; un dimensionamento del capitale circolante con conseguenziale riduzione
dell'attività operativa. Ci sembra chiaro che l'ultimo caso
è forse quello che offre meno rischi, in uno al secondo, qualora si trovasse un'altra
fonte di finanziamento alternativo per l'impresa. Ma in tal frangente, non si riesce a
comprendere il perché l'Istituto finanziatore abbia ritenuto alterata la sua quota di
rischio. Infausta, invece, è la prima ipotesi per motivi sin troppo ovvii. Scaturisce
allora evidente da queste considerazioni sulla difficoltà di un ridimensionamento
dell'assistenza creditizia, come il sistema bancario italiano si sia trasformato in un
sistema "di fatto" misto, anche se claudicante di legislazione ed improprio, dai
punto di vista operativo - in quanto profondamente coinvolto nella vita delle imprese
affidate, nella misura in cui queste sono incapaci di sopravvivere senza il suo aiuto.
È questa la realtà italiana ed è fuorviante cercare di
disquisire su quanto la semplice osservazione ci porta a concludere. Quali allora, le
alternative? Su tale argomento le opinioni si intrecciano in maniera sempre più convulsa,
coinvolgendo tutto il nostro "universo" culturale. Da parte nostra riteniamo che
la loro realtà e capacità di apportare un contributo debba misurarsi nella qualità
della loro trasparenza, nel farsi, cioè, specchio delle condizioni operative vissute
quotidianamente. Allora, sotto tale ottica, non si potrà ignorare la necessità di
riconsiderare in maniera nuova i rapporti tra banche ed imprese, affidando alle prime,
compiti che non si limitino al semplice finanziamento delle seconde, quando esse sono
divenute indispensabili per la sopravvivenza del sistema. |
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Alberto Alessi
RICORDI DEMOCRISTIANI
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La prova migliore dell'ordine è la memoria, è per questa
motivazione che ricordare pagine storiche della DC Siciliana, ai suoi albori, non è solo
un onorevole esercizio mentale.
La storia della DC, nella sua fase di partenza |
in Sicilia, si vale di esponenti del
mondo cattolico di primo ordine: G. Alessi, Aldisio, Mattarella e Caristia.
Ma è nel congresso del 16 dicembre 1943, tenuto a Caltanissetta, che è il primo in sede
nazionale della DC , che si pongono le basi per una concreta costituente della stessa,
anche a livello di oltre lo stretto.
Le idee ricostruttive furono chiare e senza riserve.
Un forte orientamento repubblicano, il fatto di essere Autonomisti
perché Unitari, Unitari perché Autonomisti, una preferenza per il sistema presidenziale
per rafforzare il potere |
esecutivo, l'impostazione laica del
partito, inserita però nel solco della tradizione del Partito Popolare Europeo, con una
fortissima identità ideale e morale, e sociale. La DC negli anni futuri
cambiò strada, da movimento ideale che non si chiudeva in uno schema partitico, e si
poneva come motivo di fermento , si cambiò in "un" partito politico e non nel
"il" partito del popolo.
Così il suo declino fu irrerendibile, ma non definitivo, perché la DC
è una buona idea, che non tramonta mai.
Alberto Alessi |
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Alberto Alessi
Piccole imprese:
l'amaro vantaggio
di essere piccole
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In un momento storico, come quello che stiamo
attraversando, dove la grande imprenditoria di Stato, in uno a quella privata, sembra
mostrare i segni evidenti di mia crisi che non scaturisce più da fenomeni congiunturali,
ma che investe, invece, diciamo i valori esistenziali e la sopravvivenza di essa stessa,
in m momento, cioè, dominato da un evolversi rapido di fenomeni imprevisti o di
difficilmente prevedibili, ci sembra opportuno rimeditare la funzione svolta dalla piccola
imprenditoria. E ciò, non tanto per tesserne le lodi o per essere decisamente
campanilisti a favore di chi è ritenuto più debole, quanto per cercare di individuarne i
limiti operativi, nell'attuale menato, oltre i quali l'attività imprenditoriale diventa
elemento estremamente sofisticato, necessitante approcci ben diversi da quelli usualmente
conosciuti dai piccoli imprenditori.
Orbene, ci sembra opportuno sottolineare, come premessa
logica ad ogni susseguente pensiero sa tate argomento, che l'impresa (in quanto tale) è
organismo vivente formato da uomini, persone pensanti. non da automi, e che, inoltre con
la sua attività, incide non solamente sulla vita dei suoi componenti, ma anche sulla
dimensione socio-economica in cui essa si colloca, con tutti i fenomeni collaterali
conseguenti. Dunque la necessità di certi collegamenti viari, di trasporto, di assistenza
sociale, di rispetto ecologico, etc., e tutto ciò non certamente per spirito mecenate o
per ideologia marxista, quanto per obiettive esigenze che ora si stanno scoprendo in tutta
la loro drammatica necessità di essere affrontata.
Ma che già l'ideologia cristiana, nel suo spessore sociale,
aveva da tempo focalizzato. Ebbene, in questa dimensione in cui il sociale si fonda con il
privato, l'economia con l'ecologia, la produttività con la dimensione umana, riteniamo
che stia il fulcro della crisi che si abbatte sui grandi imperi industriali, sia privati
che pubblici, incapaci di considerare l'uomo in una dimensione umana in cui egli |
stesso si possa rendere
conto della sua "funzione". In simile
prospettiva, riteniamo che la piccola e media impresa, per non aver prodotto
caratteristiche disumanizzanti, possa ancora giocare un ruolo tutto da scoprire nel nostro
contesto economico. E' chiaro, infatti, che pur dovendo essa affrontare vincoli ben
precisi che apportano elementi di fissità nella sua attività si pensi all'impossibilità
di attuare politiche dominanti nell'acquisizione delle materie prime, alla pari
impossibilità di gestire in modo intercambiabile più mercati di sbocco; alla
impossibilità di attuare strategie alternative in caso di gravi crisi congiunturali; alla
scarsa forza contrattuale vantata, nei confronti degli Istituti di credito, ecc. si trovi
sempre grandemente avvantaggiato, nei confronti di colossi imprenditoriali, per la
dinamicità con cui si può affrontare situazioni impreviste o mutazioni nei gusti dei
propri mercati di sbocco.
Recenti studi, inoltre, hanno empiricamente evidenziato
come esse riescano, meglio di tutte le grandi imprese, a dimensionare la loro attività
alle effettive esigenze della clientela, sempre più richiedente prodotti personalizzati.
Ecco allora, che sotto questa ottica, se è vero come lo è che le Teorie più avanzate di
marketing tendano ormai a dividere i mega-mercato in una pluralità di micro-mercati ben
individuati e individuabile, si scoprono spazi nuovi per la piccola e media impresa,
specialmente in un tessuto economico, come quello italiano e del Mezzogiorno, in
particolare caratterizzato da una lunga tradizione artigianale e da un' imprenditorialità
notevolmente personalizzata.
Allora è chiaro che la teoria dei "quanti
minimi", che stabilisce la soglia dimensionale minima per ogni tipo di attività
imprenditoriale, pur non essendo superata, certamente deve essere rivista alla luce
dell'esperienza maturata in questi ultimi anni. Apparirà, inoltre, evidente come tante di
quelle scelte di politica economica, che sono state fatte in questi decenni risultano
svuotate dai loro contenuti miracolistici, dato che esse hanno prodotto solamente
pachidermi immobili non facilmente dimensionabili con l'evoluzione dei mercati. Ciò
proprio mentre la struttura imprenditoriale intermedia ha continuato a sopravvivere.
E' necessario, pertanto, per il futuro, per il |
nostro futuro in un contesto
economico libero, rimediare coscientemente al ruolo della piccola e media impresa,
cercando di dimensionare una politica di interventi tesa a valorizzare, in una situazione,
quale quella siciliana attuale, in cui l'apertura di vasti mercati
medio-orientali ed africani può offrire una occasione unica che difficilmente si potrà
ripetere. Ciò vuoi dire che, riconosciuto alle piccole e medie imprese il privilegio di
essere non solamente il tessuto connettivante detta nostra economia, ma anche l'organismo
capace di ottimizzare certe produzioni senza -tralasciare di rispettare la dimensione
umana del lavoratore, si debba strutturare una politica di interventi capaci di porle in
condizioni concorrenziali rispetto all'agguerrita campagna promozionale attuata dagli
altri organismi sia nazionali che esteri. E'
indispensabile, così, pensare a forme cooperative capaci di omogeneizzare la produzione
su standard qualitativi elevati, che permettano di soddisfare vaste richieste provenienti
dai mercati esteri; è necessario pensare ad organi centrali estremamente dinamici che
sappiano individuare le tendenze di menato e, nel contempo, aprire nuovi mercati alla
produzione locale; è indilazionabile porsi il problema del finanziamenti e dei rapporti
con gli istituti di credito, che, stante l'attuate struttura, tendono sempre a
sopravvalutare patologicamente le garanzie patrimoniali a scapito della redditività delle
iniziative imprenditoriali.
In tal senso sono nate in alcune città delle
associazioni, nell'ambito di una apposita legge favorente tali organismi, avente come
scopo quello di fare accedere i propri associati a finanziamenti bancari che, in altro
modo, non sarebbero stati concessi. Ma ci torna l'atroce dubbio di considerare queste
ultime iniziative come ancora scarsamente seguite o, peggio, utilizzate nel contesto uno
stantio clientelismo oligarchico.
Concludendo, è nastro preciso pensiero che solo ed esclusivamente la
puntuale e sollecita soluzione dei problemi anzidetti potrà aprire una nuova pagina di
fulgida storia per la media impresa. Diversamente, malgrado i suoi pregi, essa continuerà
a languire sin quando non precipiterà nel calderone delle imprese sovvenzionate. Ultima
spiaggia di un corpo morto tenuto in vita solo ... dall'ossigeno pubblico. |
.
Alberto Alessi
Asinus asinum fricat
|
Asinus asinum fricat
(l'asino gratta l'asino)
1.- Destano meraviglia le supponenti dichiarazioni dello attuale
vertice governativo, con le quali bollano le osservazioni di autorevoli costituzionalisti
sulla legge elettorale e sulla abolizione dell'attuale forma del Senato, come poco
attuali, poco intelligenti, di mano conservatrice e conservativa.
Per alcuni Ministri, Renzi compreso, solo le
persone intelligenti possono comprendere le inziative salutari dello attuale governo. |
2.- La fiaba di Andersen. Vorrei ricordare
questa fiaba. Essa parla di un imperatore vanitoso, completamente dedito alla cura del suo
aspetto esteriore, e in particolare del suo abbigliamento.
Un giorno due imbroglioni
giunti in città spargono la voce di essere tessitori e di avere a disposizione un nuovo e
formidabile tessuto, sottile, leggero e meraviglioso, con la peculiarità di risultare
invisibile agli stolti e agli indegni.
I cortigiani inviati dal re non riescono a vederlo; ma per non essere
giudicali male, riferiscono all'imperatore lodando la magnificenza del tessuto.
L'imperatore, convinto, si fa preparare dagli imbroglioni un abito. Quando
questo gli viene consegnato, però, l'imperatore si rende conto di non essere neppure lui
in grado di vedere alcunché.
|
Attribuendo la non visione del
tessuto a una sua indegnità, che egli certo conosce, e come i suoi
cortigiani prima di lui, anch'egli decide di fingere e di mostrarsi estasiato per il
lavoro dei tessitori.
Col nuovo vestito sfila per le vie della città di fronte a una folla
dì cittadini i quali applaudono e lodano a gran voce l'eleganza del sovrano, pur non
vedendo alcunché, nemmeno essi, e sentendosi essi segretamente colpevoli di inconfessate
indegnità.
L'incantesimo è spezzato da un bimbo che, sgranando gli occhi, grida con
innocenza: "ma il re non ha niente addosso !".
Da questa frase deriverà la famosa frase « il re è nudo ! » .
Ciononostante, il sovrano continua imperterrito a sfilare come se nulla tosse
successo.
Così si comportano alcuni nuovi Ministri di dubbia preparazione
culturale. |
.
Alberto Alessi
Per una nuova riforma agraria multirazziale
in Sicilia |
La "specialità", di cui si parlava in Sicilia
negli anni cinquanta, anni in cui avvenne il più rivoluzionario cambiamento dell'Isola, è cosa di cui oggi si deve assolutamente discutere.
Ci tentarono molti politici, a partire dall'eroico Giuseppe Alessi, (eroico perchè
dovette lottare e pagare un prezzo di amore e di fedeltà all'Italia, altissimo - ancora
oggi poco riconosciuto -) e dopo di Lui altri
uomini politici di cui emblematica- mente voglio citare solo Fasino, per rispetto dell'età avanzata tra il gruppo |
dei fedeli alla D.C., ai suoi principi
Sturziani Europei ed all'Italia, quando seppero avviare e concludere quella riforma
agraria di cui Garibaldi aveva .
solo parlato in perfetta sintonia con lo statuto regionale finalmente rispettoso di questa
terra . Questa terra
che, in quanto meta di tutti i disagi Mediterranei, ha
sempre offerto una sponda di arrivo ai grandi cambiamenti della storia, anche quando ha
dovuto subire ripetute invasioni risolutive di guerre “improprie”, e non
proprie, fino ad oggi sconvolta da esodi che la storia economica mondiale determina sempre
a distanza.
Tutto sempre a vantaggio della grande Europa che per premio la colloca sempre sul
tavolo dei trattati come vittima sacrificale per farne vuoto a perdere, tanto i Siciliani
hanno risorse di adattamento e stomaci capaci di assimilare la "fame". Sì,
perchè oggi questa terra è la più disagiata a fronte del fenomeno della |
Emigrazione Africana e sud Asiatica, tanto
da non riconoscere le proprie
strade da una foto priva di didascalia. Un fenomeno in crescendo non
previsto e troppo repentino che la sconvolgerà se la politica locale e nazionale non ne
studia a fondo gli sviluppi e le sue conseguenze sotto il profilo economico e sociale,
tanto da riuscire a capovolgere il prossimo dramma in opportunità internazionale.
Credo che trovare la soluzione a tutti i risvolti del problema, anche nel contesto
delle emergenze di natura sanitaria derivate, sia una priorità assoluta.
Propongo di affrontare gli aspetti di una nuova riforma agraria multirazziale in
questo contesto territoriale che dia nuove occasioni culturali da esportare nel rimpasto
di una nuova visione Europea, ripartendo dai frammenti dei latifondi, poi abbandonati dai
nostri emigranti sulla via dello sviluppo industriale
continentale.
ALBERTO ALESSI |
Alberto Alessi
A proposito dell'Intervista di Mentana a Grillo,
sulla UCRAINA |
Non sappia il tuo lato destro
cosa fa il lato sinistro
Esemplare la intervista televisiva di Mentana a Grillo, là dove lo stesso
codifica "l'intervento" del popolo di Kiev una prepotenza, una ferita alla
democrazia, una violenza contro chi fu eletto con elezioni libere e la decisione del
popolo di Crimea un esempio nobile, una espressione di libertà, compiuta con l'annessione
alla amata Russia.
Grillo, poi, vede nella decisione del popolo di Kiev una maligna
intromissione di forti e discutibili |
.
"poteri" stranieri che ne hanno condizionato la scelta, ed invece nelle piazze
della Crimea solo uno sconfinato amore per la storia e la tradizione del popolo russo, è
stata l'unica molla del voto plebiscitario. Dunque, secundum
Grillum, il governo russo si è ben guardato dall'intervenire; e i carri armati della
potente Russia, sfilati minacciosamente per le vie della Crimea, erano solamente fiori
nascosti tra i cannoni: perfetto !
Mentre il popolo della Ucraina va condannato, il Popolo della Crimea va
esaltato: due pesi, due misure. Sempre secondo Grillo, il popolo della Ucraina non è
libero, quello della Crimea è l'emblema della libertà ?!
Si ha la sensazione che l'analisi di Grillo zoppica, è infatti
incoerente, ma è noto che lo stesso, a volte,
spara stupidaggini, ma le sa dire |
.
meravigliosamente anche se in modo strabico. Peccato che Grillo abbia
completamente dimenticato la posizione storica della Russia nei confronti dell'Europa, e
che è stata sempre di amore-odio, risalente allo Zar Pietro il Grande: vale dire restare
russi, ma con una finestra sul mare, in occidente, e che sono in qualche modo due cose
conflittuali per la salvaguardia delle tradizioni russe, dalle contaminazioni europee.
Quel sogno, iniziato nel 1700, si realizzo' in duecento anni con l'arrivo dei
russi sul mare Baltico (vedi San Pietroburgo, addirittura fatta fare da architetti
italiani) e in Crimea, e qui anche con notevole beneficio per l'Europa, perché protettiva
dalla espansione ottomana verso l'Europa, in quel cantone. ALESSI |
.
Alberto Alessi
Moderati,
attenti a Voi ! |
Oggi, dichiararsi "moderati" nella vita politica, e non
solo, può essere un errore, anche perchè l'elettore ti guarderebbe di traverso ,
esasperato come è.
Oggi hanno successo e consenso i politici che partecipano nel teatro della
politica, come se fosse quello del "Grande Fratello": più si è originalmente
sguaiati, più radicalmente |
.
offensivi, più teatralmente presenti, più vieni considerato credibile: è
incredibile !! Essere moderati significherebbe, così, essere inutili, fuori moda,
vecchi o, peggio, rimbambiti.
Oggi il vizio è scambiato per virtù; le buone maniere, per chi le
manifesta, significano essere smidollati; la pratica di difendere e cercare di fare
esercitare i diritti altrui, perdita di tempo.
Bisognerebbe inziare da capo, e sarebbe buona cosa ripristinare nelle
scuole la educazione civica. Non basta riparare gli edifici
scolastici fatiscenti, questione di rilevante importanza, perchè mens sana in corpore
sano, ma bisogna incidere nella mente dei giovani, chè essere educati civilmente,
significa diventare |
.
buoni cittadini, ossequienti alle leggi ... e civiche: tutto ciò è di primordine.
Quelle che possono sembrare piccole cose nella vita, a distanza
di tempo, alla luce dei valori conquistati si riveleranno grandi.
E in questi tempi di disgregazione economico-sociale, i ragazzi di oggi, un giorno uomini,
si troveranno di fronte a delle responsabilità che affronteranno con consapevolezza,
determinazione e moderazionne e competenza.
Bisognerebbe che gli italiani fossero quel ch, tempo fa, furono le vecchie
generazioni:
un popolo che ha ricostruito il propro Paese con la forza delle proprie idee e la
coerenza delle loro azioni.
Alberto Alessi |
.
Alberto Alessi
Il Congresso
CDU
a Roma
Aspettative |
Il 14 e 15 marzo 2014 a Roma, presso l'Hotel Sheraton si è
svolto il Congresso Nazionale del CDU. Congresso molto importante, perché i promotori,
l'On.le Tassone alla testa, promettono una svolta incisiva anche nei rapporti con l'UDC, e
un chiarimento nel programma e nelle alleanze. |
Quello che si è
compreso che le varie anime che si richiamano alla onorata DC non possono essere chiusi in
tanti diversi recinti, ma bisogna ricostruire l'unità senza riserve o diritti o
diffidenze. Non c'è nessuna corsa per chi deve essere il primo, perché un piede
solo non traccia un sentiero ed il sentiero va ritrovato.
E' necessario, però, non dimenticare il passato, onorandolo, e restare
al contempo aperti alle novità sia di carattere politico che sociale e culturale. I
Democristiani devono partecipare alla vita pubblica per partecipare a frenare l'enorme
dissipazione di risorse umane e naturali, contro la moda corrente di considerare il
libertinaggio per la libertà, la dissolutezza per licenza politica, il caos per |
genio e lo sfrenato egotismo per
opera artistica e combattere contro chi ritiene la negazione della virtù e l'edonismo
estico ed etico una onorevole distrazione professionale.
Io penso che la novità più forte è quella di tornare alle radici, alle
origini, a quel grido di libertà e di coerenza, patrimonio dei padri fondatori.
Riunificare non i cattolici ma tutti coloro che sono rimasti democristiani è un compito
oneroso ed urgente che dovrebbero assumere i vertici delle varie organizzazioni
democristiane per contribuire a rifare il XIX congresso DC con serietà e vigore.Il
Paese ha bisogno "del" partito del popolo e non di "un partito del
popolo" perché l'Italia ha urgenza di avere un nuovo Rinascimento. |
.
Alberto Alessi
Espellete,
espellete…
qualcosa
rimarrà. |
Continua la epurazione di coloro, nel movimento dei grillinI, che
dissentono di una virgola dai capi supremi, anche per decisione divina: Grillo e
Casaleggio.
|
E’ proprio vero che tra
il sublime ed il ridicolo corrono pochi millimetri e nel movimento 5 stelle il dato
democratico è distante miliardi di chilometri dal modo di pensare ed agire dei loro
fondatori. C’è un cupo “dissolve” nel Movimento, che è un elemento
fondativi dello stesso, un modo di essere che è spaventoso.
Ma il confronto di idee, la dialettica, sono il sale che fa crescere
il consenso nei partiti e nei movimenti; |
la mancanza del dialogo non è un
dato di intelligenza, ma di stupidità, di mancanza di un vaglio culturale; ma tentare di
cambiare chi vuol fare il sordo non è difficile, è inutile. Fare
comprendere ai Grillo e ai Casaleggio di turno che esistono delle norme di convivenza
basilari e che coltivare la libertà, anche quella di espressione nello eletto del popolo,
è una garanzia, perché il suo mandato sia svolto correttamente, è perdita di tempo,
perché essi sono “l’assoluto, la verità, la luce”…, sì ma del
nulla.i |
.
Alberto Alessi
NCD:
"Pacta sunt servanda" |
Appena il governo neonato Renzi ha emesso il primo vagito, già da parte
del NCD si è gridato: "i patti bisogna onorarli" ! Dopo tante promesse e
premesse, ora i nuovi Ministri e lo stesso Presidente del Consiglio, che hanno desiderato
la bicicletta, devono pedalare e scalare le montagne, altrimenti i giorni della collera
nel nostro Paese si moltiplicheranno |
a dismisura; come potranno crescere i
consensi a 5 stelle, movimento che ondeggia con il sostenere temi cari alla estrema
sinistra con quelli post industriali, ma con un capo onnipresente e onnipotente, che si
dichiara "diverso" e che vuole imporre le sue regole "diverse" agli
eletti e agli elettori del suo movimento: ipse dixit. Non va sottovalutata la
circostanza che in Europa stanno prosperando movimenti che dichiarano le istituzioni
europee inadeguate, elitarie, lontane dai bisogni dei popoli, intrusive e che non
assicurano pace e prosperità. |
Ora, uno dei punti primari di
Renzi, e dei suoi Ministri competenti, sarà quello di legittimare le istituzioni europee
e renderle più democratiche, meno fragili, rivisitandole e ripensandole , reinventando
nuove soluzioni, non populiste. Oggi la posta in gioco è tra una futura
società "civile" ed una società "incivile", cioè percorsa da
inquietudini incolmabili, priva di ideali e di valori, e senza speranza di riforme
esemplari.
Tutti i cittadini in buona fede sono chiamati a dare il loro contributo,
perché il destino futuro non è nelle mani di "pochi", ma dei "più".
Alberto Alessi |
|
.
.
A. Alessi, "Utili idioti" e "inutili idioti"
|
E' interessante riflettere sui complimenti che Berlusconi ed Alfano si sono amorevolmente
scambiati pubblicamente. Berlusconi ha osservato che Alfano e tutti i senatori e i
deputati che lo hanno abbandonato sono "utili idioti" al servizio della
sinistra.
|
.Cioè
la sinistra se ne serve e loro la servono, ma con utilizzo delle loro idiozie.
Alfano, invece, dichiara che i senatori e deputati rimasti fedeli a Berlusconi lo servono,
ma inutilmente con le loro idiozie, e perciò (secondo lo stesso) sono inutili idioti al
servizio della sinistra.
Facciamo il punto della situazione. Obiettivamente Alfano e i suoi sodali, senza
Berlusconi, non avrebbero fatto carriera politica ed in tutti questi anni lo hanno sempre
dichiarato apertis verbis, ed Alfano in particolare ha sempre cantato |
le lodi, esaltando le
virtù umane, imprenditoriali, politiche e sociali di Berlusconi per venti anni. La domanda da farsi è la seguente: Alfano come si è considerato in questi
lunghi anni di collaborazione con Berlusconi ? Inoltre, il suo è un gesto di abiura, un
pentimento tardivo, un atto penitenziale ? Da parte sua Berlusconi, quando sceglie i suoi
figli prediletti politici, quale criterio di valutazione adopera, visti i risultati finali
?
Ai posteri, l'ardua sentenza !
Alberto Alessi |
|
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La storia del nome:
Democrazia Cristiana
2 feb. 2014, pagina inedita
A. Alessi: Desidero ricordare una pagina inedita della
storia della DC, descritta da mio padre, l'allora giovane avv.to Giuseppe Alessi.
" Luglio del 1943. Eravamo pochi, pochissimi ci
conoscevamo appena: ma ci siamo riconosciuti subito, nel fiore delle speranze, nelle
decisioni che apparvero. in modo singolare, omogenee, dall'uno all'altro capo
dell'Isola."
"Settembre-ottobre del '43. Siamo il primo partito che
organizza e celebra un Convegno Regionale e nazionale, nel mio studio a Caltanissetta.
Aldisio, che aveva tenuto, in affettuoso silenzio, le fila invisibili della rete dei
cattolici siciliani, diede per ogni provincia un gruppo di nomi e le persone furono
chiamate a raccolta. Il Convegno si tenne a Caltanissetta.
Voglio ricordare una pagina assolutamente inedita . Si era in ansiosa
attesa: chi sarebbe riuscito a superare le difficoltà logistiche di quei giorni per
raggiungere Caltanissetta ?
Intanto che con Aldisio coordinavamo la notizia che Mattarella ci
inviava da Palermo, andavamo intrecciando ricordi , valutazioni, programmi.
E come chiameremo il nostro Partito ? Aldisio risponde:
"Partito Popolare Italiano". Ma non si va
delineando per i cattolici una nuova, avanzata, trincea ?
Le vicende parlamentari del Partito Popolare Italiano non
limitano, in qualche modo, la intelligenza che tutti dovremo avere della nostra azione ?
Non le pare meglio chiamarci "Partito Cristiano Sociale ?"
Le due definizioni apparvero insufficienti: l'una troppo
sintetica, l'altra troppo analitica; ed ecco che, ognuno per se, ma insieme d'un tratto,
ci trovammo d'accordo nel sottolineare il fondamentale concetto del nuovo regime: "la
democrazia", in contrapposto alla dolorosa esperienza del ventennio, quanto al
passato, e in contrapposto all'altra più tragica che si profilava per via dell'incombente
dittatura comunista.
Dunque, siamo innanzitutto, la "democrazia"; ma la
"nostra" democrazia, quella che discende dalla ispirazione religiosa e sociale
del cristianesimo. Chiamiamoci: "Democrazia Cristiana", … dicemmo quasi a
una voce.
Ma non ci impegnamo troppo ? Sarà consentito ? …. Di lì a
qualche minuto la suggestione del termine ci legò al suo incantesimo , non ce ne
liberammo più e l'indomani, al Convegno parlammo di "Democrazia Cristiana"; e
con nostra gioia constatammo che nessuno dei presenti aveva un proposito diverso.
Dopo qualche mese, si ebbe notizia che, a Roma, De Gasperi
organizzava già la "Democrazia Cristiana" in un piano attivo e formale. Strana
e mirabile coincidenza !
Da tutte le parti dell'Isola, e Roma e fuori, i cattolici italiani avevano
deciso, senza consultarsi, ma quasi per una spontanea emergenza dell'animo, di intitolare
ad un nome solo lao loro formazione politica:
la DEMOCRAZIA CRISTIANA".
_______________
Fonte: La Democrazia Cristiana dal 1943 al 1953, ed. Comitato Regionale della DC, Regione
Sicilia, Palermo 1953
* Aldisio, Ministro dell'Interno nel Governo Badoglio, 1943 |
.
ON. Dott. ALBERTO ALESSI, La
DC 1.- LA DC NUOVA: MOTIVI PER ESISTERE.
Si parla della DC, che è "il" ( e non "un" ) partito del Popolo, come
una storia archiviata.
La verità è che non vi è mai stato un problema della DC, poiché la DC è
una buona idea e le idee buone non tramontano mai.
Vi è, invece, un problema dei democristiani, molti dei quali, vilmente o
per meschine convenienze o per paura, hanno abbandonato la DC, congelandola viva, e
pensando, così, di archiviare una storia onorata di un partito la cui democrazia doveva
discendere dalla ispirazione religiosa e sociale del cristianesimo.
Torno sulla idea buona: essa è che il contributo unitario dei cattolici alla
soluzione dei problemi dell'Italia è fondamentale, e questo l'abbiamo visto nei tempi
più difficili dell'Italia.
Ora alcuni volenterosi hanno voluto costituire, in attesa del
ritorno della DC con lo scudo crociato usurpato da coloro che si sono sempre serviti della
DC e mai l'hanno servita, la DC NUOVA e non una NUOVA DC, cioè non un nuovo partito.
Insomma, una DC ammodernata, fortemente regionalizzata, senza più clienti, ma aderenti
con la partecipazione attiva di tutti coloro che vogliono essere se stessi, cioè sono
quelli che erano e che non hanno paura del proprio coraggio e che vogliono combattere la
indifferenza, la noia, la rabbia e l'egoismo, convinti che l'uomo vincente trova sempre
una strada, il perdente trova invece una scusa.
2. LE PROSSIME ELEZIONI: COSA E' POSSIBILE FARE ? La
regionalizzazione della dc nuova non è meramente indicativa, ma sostanzialmente politica
e seriamente organizzativa. Per le competizioni elettorali future comunali, provinciali e
regionali, gli operatori politici locali possono presentare la lista DC nuova, mettendosi
in contatto con la segreteria organizzativa nazionali (valentia 338 6410250 , fax 06
4865930, mail assvalentina@libera.it, per le procedure di rito) , per le nazionali per le
determinazioni bisogna attendere qualche settimana, perché la situazione è la seguente:
tutto a posto e niente in ordine. Per le elezioni europee, in base alla normativa vigente,
c'è uno sbarramento del 4% .
3. ISCRIZIONI, LOGO e STATUTO. Abbiamo completato l'iter
procedurale per la presentazione del nuovo logo della DC NUOVA al Ministero, e la
pubblicazione del sito della DC NUOVA in Internet (vale dire: http://www.impegnopoliticocattolici.bo.it.
).
Nel sito e' possibile trovare, gia' nella prima rigo in alto, il Modulo per
le nuove iscrizioni e lo Statuto.
In questo statuto si innova il sisteme elettivo, rispetto a quello della DC
storica, per non ricadere più nel meccanismo del Manuale Cencelli, che aveva fatto della
DC un "partito delle tessere" e delle "correnti", quasi una proprietà
privata di pochi gruppi coalizzati. Alberto Alessi |
NINO LUCIANI, LETTERA A
MARIO TASSONE
dopo le sue riflessioni su Facebook
(Clicca su: Tassone")
Caro Tassone,
ho visto su Facebook le tue riflessioni (sotto riportate): una sul convegno di Roma di
Fontana e Bonalberti, e una sul nuovo progetto di legge elettorale.
1) Circa la prima, tu concludi: " Per i prossimi giorni e'
già convocato il tavolo di consultazioni, mentre il CDU sta predisponendo, per la metà
di febbraio, il suo congresso nazionale, dal quale dovrà venire fuori una forte spinta
per questo processo unitario".
2) Circa la seconda, tu mostri delusione per la legge
elettorale di Renzi e Berlusconi.
E' generale convinzione che il tipo di "federazione", di cui
riferisci nella prima riflessione, non potra' funzionare elettoralmente (dopo la attesa
legge):
a) perche' , tra i sottoscrittori, ve ne sono alcuni che puntano ad
affluire nella UDC (Mauro, e i collegati Bonalberti e Fontana), e altri ancora puntano a
sinistra, ossia verso strade diverse dalla tua;
b) e perche' non c'e' posto in mezzo al PD e FI, e dunque la sceltra degli elettori
sara' (alla fine) solo "tra due".
La situazione (che ne deriva) non aiuta il tuo congresso, che invece
dovrebbe essere un punto di richiamo forte, per il rilancio dei valori DC, tramite il CDU.
Suggerirei, pertanto, di procedere senza ulteriori indugi:
1) ad un patto tra le schegge DC, che sono omogenee, dal lato della collocazione politica.
2) e che i nuovi federati alzino il tiro, e dichiarino:
- che puntano alla rianimazione della DC (e per questo sostengono la
riconvocazione del XIX congresso, decisa dal Comitato di Lisi e Cugliari il 18 gen. a
Roma, al quale ho letto il tuo messaggio);
- che vantano diritti di sovranita' sul centro-destra (in turbolenza e senza piu'
molte aspettative, vista la situazione giudiziaria e l'eta' avanzata del leader di FI),
memori che quello fu l'elettorato DC fino al 1993.
Dobbiamo fare come gli inglesi, quando (avvicinandosi alle isole dell'oceano)
dichiaravano che la corona inglese vantava diritti di sovranita' su di esse e le
occupavano.
Torno all'importanza di un messaggio di impatto mediatico forte, sul centro
destra, (forte perche' fondato su forze omogenee, e alza il tiro).
Macchiavelli ci aveva insegnato che non importa che il principe sia
"lione", ma che faccia credere di esserlo.
Oggi il linguaggio ambiguo dei vecchi DC non soddisfa piu' !
E' tempo di scelte sul lungo periodo:
1) dovranno esserci solo due grandi partiti (ma con modalità che
incentivano la fusione dei piccoli);
2) Il Presidente del Consiglio dovrà essere eletto direttamente dal popolo,
come negli Stati Uniti, e non rispondere più ai partiti (in quanto sempre
ricattato, grazie al meccanismo della fiducia parlamentare);
3) il parlamento dei partiti dovrà fare solo le leggi e i regolamenti
parlamentari dovranno impedire i frazionamenti dei due gruppi dopo le elezioni.
Cordialmente. Nino Luciani |
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LE RIFLESSIONI DI MARIO TASSONE SU FACEBOOK |
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MARIO
TASSONE, |
1) Una sintesi del
convegno, di Fontana e Bonalberti
del 18-19/1/2014 |
|
2) Ricredersi sulla nuova legge elettorale |
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Facebook, 21/1/2014 Una
sintesi del convegno
di Fontana e Bonalberti del 18-19/1/2014
È tempo di tirare fuori dall'oblio quanti si richiamano
all'esperienza dei cristiani democratici, di porre termine ad una inconcludente
dispersione e di dare vita ad una forza dove convergono quanti intendono interrompere
l'errata teoria di chi riteneva, nel 1994, ormai terminata l'esperienza dei cristiani
democratici.
Tutto questo e' emerso nel corso della due giorni organizzata a Roma, il18 e
19 gennaio dall'associazione Democrazia Cristiana.
I lavori sono stati aperti dall'on. Gianni Fontana, mentre le tavole
rotonde sono state coordinate dall'on. Publio Fiori e dal sen. Ivo Tarolli e hanno visto
la partecipazione, fra gli altri, del sen. Eufemi, dell'On. D'Agro', dell'On. Gemelli,
del dott. Attilio Lioi e del dott. Massimo Ripepi.
Sono intervenuti anche il ministro Mario Mauro e l'on. Dellai che hanno fatto
degli interventi interessanti, ma che hanno lasciato in ombra il percorso che intendono
seguire dopo l' esperienza con Scelta civica.
La sessione conclusiva e' stata coordinata da me e nel mio
intervento non ho trascurato di indicare prospettive e il ruolo del CDU, che in questi
mesi si è impegnato, con grande determinazione, nella ricomposizione della diaspora della
Democrazia Cristiana.
Il documento conclusivo e' stato letto dall'on. Fontana che, proprio
nello spirito dell' Appello ai liberi e forti di Sturzo, prevede un tavolo di
consultazione permanente, che dovrà portare al più presto alla definizione di una federazione
dei cristiano-democratici.
Il documento e' stato sottoscritto dalle varie organizzazioni
intervenute, ma è stato lasciato aperto a nuove adesioni che sono già in corso.
Per i prossimi giorni e' già convocato il tavolo di consultazioni, mentre il CDU sta
predisponendo, per la metà di febbraio, il suo congresso nazionale, dal quale dovrà
venire fuori una forte spinta per questo processo unitario. |
Facebook, 21/1/2014 Ricredersi
sulla nuova legge elettorale
Chi pensava che la nuova legge elettorale potesse essere
l'occasione per ripristinare la democrazia ,dopo venti anni dalla sua sospensione, si deve
ricredere.
L'accordo tra Renzi e Berlusconi persegue un rafforzamento del
bipolarismo e dei partiti maggiori penalizzando fortemente i partiti "minori"
che, ricordiamolo, esistono non per ricattare, ma per rappresentare quel 30% circa di
elettori che li vota.
Questa fu la forza della Democrazia Cristiana, che assicuro'
rappresentanza a tutte le espressioni sociali.
Ora siamo ovviamente nella logica del mattarellum e del porcellum. Le
preferenze non ci sono perché , si afferma, le liste ristrette sono riconoscibili, ma a
designare i candidati sono e rimangono le segreterie dei Partiti.
Gli elettori sono espropriati ed è risibile la motivazione secondo cui le
preferenze aumenterebbero il clientelismo e la criminalità . Se questo ragionamento fosse
valido, non so dovrebbero più fare opere pubbliche e altri interventi di spesa, perché
negli appalti si possono inserire clientele e mafie. Il fatto vero e' che non si vogliono
le preferenze perché i prodotti della politica degli ultimi 20 anni hanno perso il
contatto con il territorio e con i cittadini.
Secondo noi è ancora alto il premio di maggioranza e mina un principio
fondamentale della Costituzione, che è quello della rappresentanza .
Infine non c'è , in fondo, uno scontro sulla legge elettorale ma
sostanzialmente, uno scontro tra due visioni della società e dei concezioni della
democrazia, della libertà e dei diritti . Si va, quindi, verso la conferma di una democrazia
bloccata, del rilancio delle oligarchie, di una libertà condizionata e di una
politica di giustizia e di equità sempre più evanescente e affidata ai grandi poteri,
che sfuggono al controllo delle istituzioni della democrazia rappresentativa, rese sempre
più deboli e svuotate . |
|
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Verso
la ri-convocazione del XIX Congresso della DC storica
che era stato "sospeso" dal Tribunale Civile di Roma |

Raffaele Lisi
|
Giovanni Fontana responsabilizzato verso lo sfascio DC,
che aveva creato ultimamente.
Il COMITATO NAZIONALE ex-art. 39
del Codice Civile
convoca a Roma per il 18 gen. 2014 un incontro dei dirigenti territoriali
PER PROGRAMMARE LE FASI DEL CONGRESSO E RIORGANIZZARE LA DC
(Clicca su : http://www.comitatonazionaledc.it/
) |

Alberto Alessi
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ARGOMENTI DEL GIORNO, TRA I
DEMOCRISTIANI
1.- Il "patto federativo dei centristi" di
Bonalberti e Fontana, in alternativa alla DC storica, oppure
2.- La riconvocazione del XIX congresso della DC storica, da parte del Comitato Nazionale
di Lisi ? |
In queste settimane, siamo stati raggiunti :
1.- da Lettera di G. Fontana, che riconvocava
la sua Associazione per il 17 gen. 2014, alla vigilia (18 gen.) del lancio del "patto
federativo" proposto ai centristi, in alternativa al partito della Democrazia
Cristiana;
e da Lettera di R. Lisi,
che convocava per il 18 gen. 2014, a Roma, in via Lucullo 3, il Direttivo Nazionale del
Comitato ex-art. 39 c.c. per la riconvocazione del "XIX Congresso Naz.le
Straordinario e riorganizzare la DC, dopo la sentenza n. 25999 della Cassazione.
2.- da un Socio della Associazione di Fontana,
che chiedeva:" C'è incompatibilità tra l'Associazione di Fontana e il "partito
ponte" della DC Nuova di Alberto Alessi ? Ne parliamo, avendo in mente le riforme del
Governo sulla Costituzionali e sulla legge elettorale.
1.- L'interesse primario
dell'Italia. L'Italia è, dal 1992-94, in cerca di riforme costituzionali per
avere governi di legislatura, che (come negli Stati Uniti) rispondano direttamente al
popolo, per risolvere i suoi annosi problemi strutturali.
Di queste riforme la Democrazia Cristiana storica si era fatta carico
verso il suo termine (Seminario di Villa Miani, 1988), ma senza risultati, azzoppata da
alcune correnti "deviate" che anteponevano gli interessi personali a quelli
della DC e dell'Italia (si vegga "Mani pulite").
Oggi queste riforme sono riprese dal governo Letta, entro il 2014, per
l'ultima salvezza.
a) Fatta la premessa, domando: detto "patto
federativo" come è collegato con questi impegni del governo Letta ? (Detto a parte,
"federativo" viene da foedus che significa "patto", per cui
"patto federativo" diviene "patto pattizio". Perché la stessa cosa
due volte, quasi che una sola non convinca ?). Quanto ai "presunti
"centristi", essi sarebbero (come si desume da una lettera di Bonalberti):
"P. Fiori, M. Tassone, M. Mauro, L. Dellai, A. Olivero, Alfano, Giovanardi,
Formigoni, Quagliariello, Cicchitto e Sacconi, Tabacci e Pisicchio, Amici dell'UDC, Amici
del PD".
I "proponenti il patto" sembrano ipotizzare che,
grazie alla "unione", i centristi potranno sopravvivere, magari infilandosi tra
le smagliature della prossima legge elettorale (sistema maggioritario a
doppio turno, con ballottaggio al secondo turno; legge elettorale dei sindaci del 1993).
Osservo che, con la legge elettorale a doppio turno,
le cose non funzionano cosi'. Nel 1993 (quando arrivò la nuove legge per i sindaci), ci
furono in Italia molti "patti scritti" tra partiti e associazioni civiche
moderate (trovatesi orfane, dopo la dissoluzione dei partiti del centro-sinistra: ex-DC,
ex-socialdemocratici, ex-repubblicani, ex-liberali …), e che giurarono di fare lista
unica. Ma poi, al solo annuncio della imminento elezioni, il castello si squagliava ,
perche' all'improvviso i pattisti facevano a gara, uno dopo l'altro, per offrirsi ai due
partiti più grossi, presunti contendenti finali (a destra e a sinistra). Fu un suicidio
collettivo.
Il motivo è che, nel sistema a doppio turno, alla fine la scelta
dell'elettorato è solo tra i primi due partiti piu' grossi. Pertanto,
questi non hanno neppure il problema di offrire qualcosa ai piccoli, per catturarne
qualcuno, in quanto (alla fine) essi si troveranno obbligati a votare per uno dei due (a
secondo dell'orientamento politico), pena l'emarginazione piu' totale dalla politica
locale, se il preferito (presunto, maggiore) non avesse vinto.
Concludo: le anime della DC, per salvarsi devono
pensare validamente: o si fa la DC in grande o si muore, e questo ci
riporta alle ragioni del Comitato Nazionale di Lisi, che vuole riconvocare il XIX
Congresso.
Oggi, c'e' la circostanza che Forza Italia (il bacino a cui, nel
1994, confluì la gran parte dei democristiani) e' in stato di riprogettazione del proprio
essere, in considerazione del fallimento del programma liberale su cui era impegnata a suo
tempo, e dell'avanzare del suo fondatore verso un'eta' avanzata.
E c'è la circostanza che anche il PD ha solo rinviato il proprio
riassestamento, considerato che il neo-segretario non è la espressione valida della
sinistra storica italiana, che è "di sinistra" soprattutto perché tutti (anche
la gente comune) vogliono partecipare alla discussione e contare..
Torniamo alla DC. Il traguardo verso la DC storica
richiede un tempo, per cui diviene una esigenza creare un partito ponte (la DC Nuova
di Alessi) per la sua immediata operatività di fatto, sia pur provvisoria. Questo merita
tanto più l'attenzione in quanto il partito ponte non ha la pretesa della
"esclusiva", e vuole anzi concorrere con altri alla costruzione di una
confederazione ponte, con tutte le anime sparse della DC.
Parrebbe, a questo punto, che l'obiettivo della Confederazione si
trovi sulla stessa lunghezza d'onda del "patto federativo" di Fontana e
Bonalberti. Non è così, per il motivo che questo "patto federativo" vuole
essere alternativo alla DC. Infatti, il 14 nov. 2013 Fontana ha detto e scritto ai
suoi soci: "…cari amici, dico che da oggi dobbiamo porre termine ai
piagnucolamenti e ai rimpianti intorno alla Dc che non c'è più. La Dc fu grande e poi è
scomparsa per la complessità della situazione storica che viveva, ma anche per nostre
responsabilità precise, pur se diverse da persona a persona. … noi non adoriamo
feticci o simboli o ricordi o nostalgie o sigle o nascosti desideri di rivalsa. Questo
abbiamo il dovere di dire". Dunque il patto federativo dei centristi è alternativo
alla DC.
b) Prendendo, infine, in considerazione le riforme
costituzionali, le difficoltà per i piccoli partiti sono ulteriormente più
impegnative: qui la partita si gioca sulla elezione diretta del Premier, e sul fatto che
ci sara' una sola camera legislativa (vale dire, meno seggi).
Si deve chiarire che il sistema politico parlamentare
(quello che, dal 1948, fa dipendere il governo, dalla fiducia del parlamento) funziona
bene se in parlamento ci sono grandi partiti con un alto senso dello Stato
ed in competizione tra loro, cosa che ci fu in Italia con la DC e il PCI,
fino agli anni '70.
Successivamente, questi pilastri cominciarono a incrinarsi,
perche' i due addivennero ad accordi di potere, che in qualche modo ne allentava la
dipendenza dal popolo (vedi "compromesso storico" e ripartizione dei poteri
dello Stato tra i due: una parte dei poteri dello Stato (es. la sanità, e il potere
legislativo in molti settori) veniva trasferita alle Regioni (diciamo, dati al PCI). Da
questo momento sarebbe anche subentrata la strumentalizzazione della funzione pubblica per
la cattura dei voti, come pratica generalizzata e tollerata, con le conseguenze sui
bilanci, che conosciamo oggi.
Il recupero della degenerazione della rappresentanza
parlamentare fu rimediato con leggi elettorali bipolarariste, sulla base di maxi-accordi
elettorali, ma che poi si frantumavano in più gruppi parlamentari. In altri termini, da
anni il parlamento è invaso da partiti-bande (non tutti), senza il senso dello Stato, per
cui in futuro il Governo dovrà interfacciarsi direttamente con il popolo, e il parlamento
avere solo funzioni legislative.
c) Si deve, infine, chiarire che il bene e il male
fanno parte dell'uomo, e che il male tende a prevalere sul bene se vengono meno i giusti
meccanismi, che scattano automaticamente a salvaguardia del bene.
Nel sistema politico democratico (oltre la buona educazione, che
dev'essere sempre alla base di tutto), la soluzione migliore è che il capo del governo
sia eletto direttamente dal popolo per una durata prefissata (4…, 5 anni), e che ci
siano due soli grandi partiti, in modo che il popolo possa invertire direttamente la
maggioranza, alla scadenza della legislatura, se insoddisfatto del governo in carica.
Va anche tenuto conto che, dopo le riforme costituzionali, servirà
una grande coesione sociale per fare candidature alte a Capo del Governo
e che, dal nostro punto di vista, la strada migliore è quella dei grandi filoni cattolici
e liberali della storia d'Italia. In questo senso, il riferimento alla DC resta una
esigenza in più di quadro alto, sia pure da proporre con la necessaria umiltà, ma anche
forza, che ci viene dalla consapevolezza degli errori passati.
Tuttavia, non va sottovalutato che, ultimamente, ha preso fiato chi
vorrebbe dare la priorità alla riforma della legge elettorale. Sia chiaro che la
stabilità del sistema politico rimarrebbe zoppa, perché (rimanendo il meccanismo della
fiducia parlamentare al governo), il governo dovrebbe ancora rispondere ai partiti, non
direttamente al popolo.
Torniamo al "patto federativo dei centristi",
proposto da Fontana e Bonalberti. Penso che esso sia una soluzione inadeguata, oltre che
auto-lesiva.
2.- Veniamo alla domanda: "C'è incompatibilità tra
l'Associazione di Fontana e il "partito ponte" della DC Nuova di Alberto Alessi
?
In via preliminare, segnalo che per la riunione
dell'Associazione del17 gennaio 2014, al punto 2 dell'ordine del giorno ci sarà:
"Modifiche dello statuto dell'Associazione".
Metto in chiaro che, se Fontana volesse trasformare l'Associazione in
un partito politico, le mie dimissioni da socio fondatore sono sicure, in quanto esso
sarebbe un secondo partito dentro l'Associazione, dopo quello gia' fatto (il partito di
Alessi) e depositato all'Ufficio del Registro il 13 nov. 2013.
Se questo accadesse, risulterebbero anche cambiati gli obiettivi della
Associazione, ed egli dovrebbe restituire le quote associative (€ 300) a tutti quelli
che non ci stanno.
Non solo questo. Al momento della
decisione del Tribunale di sospendere gli effetti del XIX Congresso, l'Associazione e il
Partito ponte di Alessi furono subito proposti come due modi di riempire (sia pure in modo
diverso) il conseguente vuoto politico.
Al tempo stesso fu subito deciso, alla unanimità (6 aprile 2013) che
l'azione per la riorganizzazione della DC doveva proseguire assolutamente. Il 1 giugno
2013 ci fu, poi, a Bologna un patto scritto, firmato da Fontana (e che ho gia' inviato a
tutti alcune settimane fa), secondo cui si sarebbe fatto l'Associazione subito, e il
partito ponte a settembre, poi da lui rinviato a dicembre, poi rinviato a gennaio, fino a
creare una situazione inaccettabile, che ha messo Alessi in condizioni di dover agire,
dato il pericolo che, in caso di elezioni politiche anticipate, la DC non potesse
presentarsi, come già avvenuto nel febbraio 2013.
Altra domanda. Poiché la sospensione degli
effetti del XIX è stato un grande trauma per il popolo DC, è rimasta l'esigenza di una
spiegazione chiara, distinguendo le motivazioni "ufficiali" del Tribunale, dalle
motivazioni sottostanti "vere" dei ricorrenti, anche allo scopo che il Comitato
Nazionale non ricada negli stessi errori.
Ricordo che a Firenze, il 25 nov. 2913, Fontana ha accennato
pubblicamente a gravi litigiosità post-congressuali, legate al recupero del patrimonio.
Risulta, poi (da fonte certa), che i detti ricorsi furono presentati solo pochi giorni dal
termine utile.
Questo significherebbe che Fontana si è occupato del recupero del
patrimonio prima della scadenza dei termini suddetti ? Si è tenuto conto delle
circostanze attenuanti della dispersione del patrimonio, considerato che esse hanno avuto
luogo sulle spoglie di un "presunto morto", e che in 20 anni erano avvenute
tante cose … ?
Non solo questo. Il recupero del patrimonio e' davvero vitale
per la "riorganizzazione" della DC?
Quanto meno la cosa andrebbe discussa in apposito congresso della DC. Meglio
essere poveri, che male accompagnati. |
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Terza
Conferenza di Bologna:
via Boldrini 11, Hotel Europa, ore 9,30 - 16.00 |

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ULTIMO AVVISO
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Costituito il "partito ponte" della "DC Nuova"
__________________________________________________
- Comitato ex-art. 39 del codice civile
riconvoca il XIX Congresso" della DC storica |
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L'on. Dott. Alberto
ALESSI, Segretario Nazionale della DC NUOVA |
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Alberto Alessi
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Oggetto: Terza conferenza di Bologna il 7 dicembre 2013,
ore 10-16 .
Carissimi amici della DC,
vi informo che, in seguito ad un nuovo provvedimento del Tribunale Civile su richiesta mia
e di Alessi, diviene opportuno invertire l'ordine del giorno dei lavori. Pertanto l'
o.d.g. diviene:
1) Comitato ex-art. 39 del codice civile: riconvocazione del XIX congresso
della DC storica. Progetto e dibattito.
2) Pre-congresso del partito ponte della "Democrazia Cristiana Nuova",
giuridicamente costituito (con altri) il 9 nov. 2013 .
3) Varie ed eventuali.
FATTO NUOVO
Il Tribunale civile ha chiarito, sia pur incidentalmente, che la
riconvocazione del XIX Congresso e' legale:
1.- se l'avviso di convocazione sulla Gazzetta Ufficiale è limitato alle Sezioni;
2.- e, inoltre, se la convocazione dei delegati dei successivi congressi (provinciale,
regionale, nazionale ) è fatta a mezzo avviso individuale al domicilio degli stessi,
secondo le pronunce in passato, per casi analoghi.
Questa indicazione apre una strada nuova al Comitato suddetto, già costituito a tal fine
in base all'art. 39 del codice civile, dall'Avv. Raffaele Lisi.
Il Comitato e' rimasto l'unico attore sul campo, per la riconvocazione del
Congresso, preso atto che l'Avv. On. Fontana ha dichiarato alla assemblea della
associazione ADC il 14 novembre 2013: "Dobbiamo porre termine ai piagnucolamenti e ai
rimpianti intorno alla Dc che non c'è più. ... "noi non adoriamo feticci o simboli
o ricordi o nostalgie o sigle o nascosti desideri di rivalsa ".
Con questa dichiarazione, egli parrebbe essersi collocato in una posizione pessimista e
negativa.
TORNO al costituito PARTITO PONTE DI ALESSI
1.- Con il pre-Congresso, il 7 dicembre:
- sara' iniziato il primo tesseramento, in attesa del congresso;
- e saranno istituiti gli Uffici e i Segretari Regionali per l'attività politica, e i
rapporti con il Governo nazionale e il Parlamento.
L'Italia ha bisogno della DC (partito che unisca soprattutto i democristiani, per una
efficace azione), perche' tutta la sua storia e' fondata sulla civilta' cristiana, e
perche' serve una classe dirigente di alto livello, come in passato.
Ma serve anche essere consapevoli degli errori passati di alcuni democristiani di vertice,
per non ricadere piu' in quegli errori (vedi il partito delle tessere, le correnti
organizzate, la corruzione).
La parola "nuova" (nella denominazione "DC Nuova") vuol dire che e'
cambiato il sistema elettivo, per impedire che la "tessera" e la
"corrente" siano ancora usate per fini "deviati". Per errori simili,
il Cancelliere tedesco KOHL fu mandato a casa in tronco, pur avendo meriti verso
l'Europa., e la DC tedesca e' tuttora viva e vegeta.
Nel cammino verso il congresso della DC storica, dovra' essere cercata la partecipazione
di tutti i partiti "amici della DC". Siamo anche consapevoli che la UDC è da
sempre contraria al ritorno della DC (ma speriamo che ne subentri la conversione alla DC
e, a quel punto, ben venga) .
2.- Sul piano nazionale, no alla proliferazione dei partiti: in questo senso, la
DC NUOVA di Alessi è solo un partito ponte, per anticipare nei fatti e
giuridicamente la DC storica (in attesa dei tempi lunghi della riconvocazione del
congresso della DC storica).
La retta via è arrivare in Italia a due grandi partiti (uno di centro destra e uno di
centro sinistra) che competono per l'alternanza in governi di legislatura, come nella
grande democrazia americana degli USA.
Va sostenuto il governo Letta, e il ministro Quagliariello, perche' facciano presto le
riforme costituzionali della Governance dello Stato (non basta la legge elettorale, per
avere Governi responsabilizzati verso il popolo) . Oggi uno, pur se ha la buona
volonta' , non riesce a fare; ma chiunque (a causa del meccanismo delle
"fiducia parlamentare" revocabile in ogni momento) puo' impedire di fare.
3.- Sul piano europeo, bisogna continuare a restare in Europa, ma recuperando la
perduta "capacita' di intendere e volere" . Con la DC, nel 1956 siamo stati
co-fondatori della Comunita' Europea, con grandi progressi economici e sociali. Nel 2002,
con il passaggo alla moneta unica (€), si e' acconsentito ad un errore grave nel
calcolo del cambio €/£, e si sono messe in ginocchio le imprese di esportazione,
vitali per l'Italia.
Cordialmente. NINO LUCIANI
AVVISO. Per prenotazione stanza singola (€ 70) , Hotel Europa, Bologna via
Boldrini 11, Tel. 051 4211348 (sig.ra Gianna) |
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Terza
Conferenza di Bologna:
via Boldrini 11, Hotel Europa, ore 9,30 - 16.00 |
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Costituzione del "partito ponte" della "DC nuova"
__________________________________________________
- Comitato ex-art. 39 del codice civile riconvoca
il XIX Congresso" della DC storica |
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LETTERA:
- Ai
Referenti DC delle 20 Regioni italiane.
-
All’On. Avv. Gianni Fontana, Presidente della Associazione DC e a tutti i Soci
Fondatori.
Oggetto: invito a III conferenza di Bologna il 7 dicembre 2013, ore 10-16,
- per costituzione partito ponte della “DC nuova” di Alessi, verso la DC
storica: “O ROMA O MORTE”;
- per promozione del Comitato ex-art. 39 c.c. presieduto dall’Avv. Raffaele Lisi.
Carissimi amici della DC,
la conferenza del 7 dicembre 2013 sara’ a Bologna. La data del 7 dicembre e’ in
linea con quella richiesta da Fontana (8
dicembre). Dopo i vari contributi migliorativi, lo statuto del partito della “DC
nuova” di Alessi e’ pronto. Riassumo gli
obiettivi della conferenza, dopo un breve riferimento al quadro italiano.
1.- Quadro italiano. La annunciata separazione
di Forza Italia, dal PDL, probabilmente e’ il segnale che e’ in via di
esaurimento l’esperienza storica del centro-destra, iniziata nel 1994, dove
afflui’ la gran parte dell’elettorato DC. Anche il recente movimento di “5
Stelle” e’ tutt’altro che stabilizzato.
Dal punto di vista storico, l’esaurimento di quella esperienza, piu’ che alla
situazione giudiziaria del Cav. Berlusconi, va ricondotto al fatto che il centro-destra ha
mancato nell’attuare il programma liberale per il quale si era impegnato, gia’
20 anni fa. Questa mancanza spiega, più di altri fattori, la impreparazione
dell’Italia nel far fronte alla successiva crisi finanziaria internazionale.
Nel frattempo, va preso atto dell’insufficienza di Monti nel proporsi per la
successione al Cavaliere, sia per gli errori del suo governo, sia per la “non
credibilita’” dell’UDC di Casini. Si ricordano le troppe bugie, circa la
riunificazione dei moderati (“balena bianca”, e varie altre fantasie
strumentali).
2.- Obiettivi della Conferenza. Avendo noi,
come pensiero, la riorganizzazione della DC, la prossima conferenza riparte idealmente dal
XIX Congresso, perche’ e’ stata la sede in cui sono comparsi, dopo 20 anni, gli
attori viventi del popolo DC.
Ma e’ anche un fatto che la mediazione post-congressuale per l’organizzazione
della DC e’ fallita, non importa piu’, ormai, se per incapacita’ dei nuovi
dirigenti eletti o se per eccesso di ostacoli frapposti dagli interlocutori.
Ed e’ un fatto, che l’ordinanza del tribunale civile di Roma, del marzo 2013,
(seguita dal rinvio del giudizio, nell’udienza del 15 ottobre 2013, al 2 marzo 2015)
e’ stata il colpo di grazia.
Pertanto, la conferenza vuole rimettere sul tavolo la mediazione post-congressuale
mediante altri soggetti, ma sempre utilizzando i carismi di tutti (inclusi gli amici che
non sono riusciti nella mediazione post-congressuale), e allargano il dialogo a partiti e
movimenti, (sia pure dichiarati “non eredi” della DC dalla sentenza della
Cassazione del 2010), che non avevano partecipato al congresso.
Vorrei mettere in chiaro che la via maestra e’ arrivare ad organizzare la DC storica,
senza vie di mezzo. Vale dire, se manchera’ un sufficiente consenso, e’ meglio
abbandonare l’obiettivo: “O ROMA O MORTE”.
Dichiaro, poi, apertamente che ho dato la mia adesione a socio fondatore della
“Associazione culturale” DC di Fontana, in base ad un accordo con lui, il 1
giugno qui a Bologna (su proposta di Alessi), in cui si prevedeva di fare
l’Associazione a luglio, e il “partito nuovo” a settembre, poi slittato a
dicembre. Mi aspetto che Fontana verra’ a
Bologna il 7 dicembre .
Verso questo traguardo, la conferenza del 7 dicembre, propone due passaggi: a) la costituzione del partito ponte della DC nuova;
b) il sostegno al Comitato ex-art. 39 cc per la riorganizzazione del congresso.
a) “PARTITO PONTE” della “DC nuova”. Esso si giustifica
come strumento subito operativo per permettere al popolo DC di presentarsi alle elezioni,
in ogni localita’ del Paese. Il “partito ponte” porta il nome della DC, sia pur con ‘aggiunta di “nuova”, perche’ ne assume gli
stessi principi e valori; ed essendo un ponte, nello statuto viene scritto che esso si
scioglie automaticamente, al momento della riorganizzazione della DC storica.
La proposta DC e’ “nuova” , perche’ lo statuto:
- riforma il sistema elettivo della DC storica.
La rappresentanza degli iscritti, nel Coordinamento nazionale, sara’ ripartita tra le
20 Regioni proporzionalmente alla popolazione regionale (non piu’ in base alle
tessere), e dando luogo (mediante una soglia alta per la costituzione dei gruppi) a due
soli “grandi gruppi”, a seconda dell’orientamento politico. Questo
comportera’ che mai piu’ determinati gruppi si impossessino del partito con la
“cattura delle tessere”, o determinate “correnti organizzate”
esercitino un potere “deviante” (anziche’ essere solo portatrici di idee);
- mette la “persona” al centro della
propria azione e da’ priorita’, nella spesa pubblica, ai diritti umani e sociali
fondamentali conquistati dal nostro popolo (scuola-universita’, sanita’,
giustizia, beni primari garantiti a tutti, senza distinzione di razza, religione, genere);
- politicamente ha collocazione centrista, ma in un sistema di alternanza (al governo) tra i grandi partiti, e
con governi di legislatura (vedi: Seminario di
Villa Miani, della DC, 1988).
- punta sulla iniziativa privata e alla inversione del processo di socializzazione del sistema
economico, attuato in Italia nel 1970-90. In questo modo, ci saranno meno tasse, meno
spese pubbliche, meno debito pubblico, più lavoro.
- vuole la revisione del sistema bancario, per
la tutela risparmio e il finanziamento degli investimenti produttivi. Precisamente: che
sia ripristinata (come fino al 1993) la separazione tra banche commerciali e istituti
finanziari.
b) COMITATO ex-art. 39 del cc. Il Comitato e’ stato costituito il 20
ottobre 2012, presieduto dall’avv. Raffaele Lisi, per la riconvocazione del XIX
congresso. Esso e’ rimasto fermo in attesa della udienza del 15 ottobre 2013 del
Tribunale di Roma. Ma, visto che l’udienza sul merito e’ stata rinviata al 2
marzo 2015, non v’e’ piu’ ragione di attendere.
La conferenza sara’ occasione, per gli organizzatori, per illustrare come intendono
muoversi e, per tutti noi, per dare il sostegno e l’incoraggiamento.
Si fa appello agli organizzatori del XIX Congresso DC affinche’ consegnino al
Comitato l’elenco completo dei soci DC auto-dichiarati del 1992, che hanno
partecipato al XIX congresso.
AVVISO. Per prenotazione stanza singola (€ 70)
, Hotel Europa, via Boldrini 11,
Tel. 051 4211348 (sig.ra Gianna)
|
°°°
Dal
Tribunale civile di Roma, III Sezione, 15 ott. 2013.
Udienza sulla validità del XIX Congresso della DC |
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La decisione del Giudice Scerrato:
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"Rinvio
dell'udienza della DC, al 2 marzo 2015" |
Alessi: per "DC nuova"
TERZA CONFERENZA
PROGRAMMATICA dei DC
a Bologna o Roma |
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Nota. In seguito ad una sentenza
della Corte di Cassazione, del dicembre 2010, che aveva dichiarato "mai sciolta la
DC", alcuni volenterosi si adoperarono per la riorganizzazione della DC, in
condizioni difficilissime, in quanto molti dirigenti erano morti, e gli elenchi degli
iscritti erano andati perduti.
Il culmine della riorganizzazione si è avuta nel novembre 2012, con la
celebrazione del XIX congresso (il XVIII era avvenuto nel 1993). Ma, a quel punto, ecco
sopraggiungere una serie di ricorsi per invalidare il congresso.
Dietro i motivi formali dei ricorsi (es.: alcuni rivendicavano di non avere
ricevuto l'avviso di convocazione), c'erano questioni sulla proprietà del simbolo (di cui
alcuni partiti si erano appropriati abusivamente) e questioni sul recupero del patrimonio
immenso, di cui qualcuno si era appropriato.
Il processo, di cui si dice qui, è in corso da qualche tempo, e varie udienze del
Tribunale civile, già fissate, già erano state rinviate.
In mezzo a questo percorso, si colloca il fatto che, nel marzo scorso, il Tribunale
civile di Roma aveva sospeso (in via cautelare) gli effetti del Congresso, che aveva
eletto il Consiglio nazionale e il segretario nazionale Gianni Fontana, in attesa di
sentenza.
Ma ecco un nuovo colpo di scena: nell'udienza del 15 ottobre, tutto è staro
rinviato al marzo 2015, e questo significa mandare all'aria tutto ..., sia perchè gli
individui legittimati a organizzare la DC (gli iscritti del 1992) sono avanti con l'età,
sia perchè, anche in caso di sentenza favorevole, è probabile che già abbiano avuto
luogo le elezioni anticipate, e la DC non possa presentarsi.
A meno che ... si faccia qualcosa che crea una soluzione , sia pur
temporanea, per l'immediato (la DC nuova), e che apra ad una soluzione credibile per
il futuro prossimo, quale la riconvocazione del congresso della DC storica.
Il testo sotto riportato descrive e motiva le iniziative prossime. |
LETTERA
- A tutti
gli Amici della DC, nelle 20 Regioni
Oggetto: 1) Esito della Udienza del 15 ott. 2013 , sul XIX Congresso della DC;
2) Informazione sul
Seminario di Roma del 16 ott. , organizzato da Alessi, sul “partito ponte verso la
DC” ;
3) Obiettivi proposti per il seguito, in tempi brevi.
4) Convocazione, il 7 dicembre 2013, della terza conferenza DC (come iniziativa della
base).
Carissimi Amici della DC,
vi sottopongo i seguenti quattro argomenti:
1.- Udienza del 15 ottobre 2013. L’udienza ha deciso il rinvio, al 2015,
della sentenza definitiva, con le seguenti parole: “ Rinvio al 2 marzo 2015 per
precisazione delle conclusioni”.
Ricordo che, in precedenza, avevano gia' avuto luogo tre rinvii. NO COMMENT.
Come conseguenza, gli organi eletti dal XIX Congresso restano congelati
fino al 2 marzo 2015, e null'altro soggetto puo' sostituirli.
Personalmente, riterrei urgente recuperare il tempo perduto, puntando
decisamente sul progetto di ricomposizione di tutta l'area del popolarismo cristiano e
popolare, di cui discutiamo da tempo.
L'urgenza tiene in considerazione:
- la situazione del governo, a Roma, tornata in fibrillazione per la legge di
stabilita' , in cui tutto e' buono per pretesti e creare ostacoli;
- il momento storico, in cui tutta l'area del centro-destra e' in
riassestamento e anche qualcosa del centro-sinistra non e' del tutto apposto.
2.- Seminario di Alessi a Roma il 16 ottobre 2013. Il
Seminario dell’On. Alessi voleva verificare l'esistenza di un comune sentire tra le
varie esperienze DC in atto (Tassone della UDC, Fiori, Ciccardini, Di Giuseppe, Nistico',
Bertoli, Mannino, Baruffi, Lo Curzio) e non solo tra esse, a riguardo della
proposta LUCIANI/ALESSI di un “partito-ponte”, e cioe' di una "DC
nuova" e non di una "nuova DC".
Esso è proposto come strumento subito operativo che permette, al
popolo DC comparso nel XIX congresso, di ritrovare la propria unità e
presentarsi alle elezioni (senza attendere la conclusione dei processi giudiziari).
La proposta ha trovato larga considerazione tra gli interlocutori
presenti, e taluno ha avanzato l'idea di una confederazione di tutti i soggetti politici
ispirati alla DC storica. In questo senso il "partito-ponte" potrebbe anche
essere uno sviluppo confederativo.
Trovate, qui sotto, il riassunto del discorso di Alessi.
In sottofondo, il seminario e' stato influenzato da un sentimento di
amarezza (tenuto dentro) per l’attesa dell’esito dell'udienza del Tribunale (che
infatti si e' avuto solo ieri 17 ott.), per cui alcuni in qualche modo hanno preso tempo,
e tuttavia ravvivato dall’intervento dell’Avv. Lisi, Presidente del Comitato
ex-art. 39 del codice civile, il quale (scettico sulla attesa sentenza) ha proposto la
riconvocazione del XIX congresso da parte del Comitato stesso.
Infine e' stata accolta la proposta di Mons. Stenico, di fare una adunata di
amicizia e riflessione, presso l’Istituto don Sturzo il 26 ottobre 2013, a Roma.
3.- Proposta di una nuova iniziativa, per l’immediato.
Premessa. Direi che, in proseguimento del Seminario, e
riprendendo dalle conferenze di Bologna (1 giugno e 22 settembre) il calendario dei lavori
potrebbe essere una terza conferenza (a Bologna o a Roma), con i seguenti due punti
all’ordine del giorno:
a) Costituzione del partito ponte, di Luciani-Alessi . Nel
frattempo, sono pervenuti tutti gli emendamenti alle bozze di statuto che avevo inviato
(in base alle decisioni concordare a Bologna il 22 sett.) e il testo definitivo e' pronto
per essere depositato all’Ufficio del Registro;
b) convocazione del XIX congresso della DC, da parte del Comitato
ex-art. 39 del codice civile.
A riguardo del punto a), si farebbe l’apertura simbolica del
tesseramento del partito-ponte, sulla base dello Statuto già depositato. Non occorre
ressa di popolo, si tratta di cominciare. Poi si provvedera' ad ulteriori allargamenti e
cosi' via. E’ stato cosi' anche per la DC storica, quando don Sturzo comincio'
nel 1943.
4.- Terza conferenza. Circa la data, ricordo che, in base a precedente accordo (su
proposta dell'On. Avv. Gianni Fontana), l’8 dicembre si dovrebbe tenere il
congresso fondativo del partito nuovo.
Proporrei sabato 7 dicembre 2013, come data della prossima
conferenza, per entrambi gli argomenti a) e b).
Il luogo potrebbe essere Roma o Bologna.
Chiedo agli Amici (di tutta Italia) di scrivermi subito la loro preferenza
(Bologna o Roma), per prenotare l'hotel.
__________________
Riassunto intervento On. Alessi.
ALESSI: ringrazio Attaguile (gia' segretario
della Regione Sicilia presso la Commissione UE) , la figlia di Enrico Medi,
Giuseppe Alessi figlio, Don Tommaso Stenico; Alessandro Forlani; Nistico'
Io sono una comparsa non un protagonista. Se vogliamo bene alla DC, essa ancora ci
appartiene, ma dobbiamo rischiare, uscire dalle turris eburneae personali e domestiche.
Necessita' di ricomporre. Appartenere al partito delle idee.
Aspetti giuridici rilevanti da considerare: la vecchia DC e' difficile schiodarla anche
per la volonta' di taluni di nascondere i traffici.
La sentenza della Cassazione è una sentenza pilatesca. La seconda traccia è il XIX
Congresso nazionale.
Il problema e' politico e dipende anche da noi, se troveremo una soluzione unitaria.
Gli aspetti giuridici saranno trattati da altri.
Superare la nostra distanza .
AL Sud si richiede una DC vestita di nuovo ( dai 30 anni in su), nei cittadini piu'
giovani.
Dallo scetticismo alla prudente attenzione.
Ci manca la comunicazione.
Valutare chi vuole servire la DC e chi vuole servirsene.
Dobbiamo avere un concerto unitario e uno strumento condiviso.
A Marzo e Aprile si vota sia per le europee che per le politiche.
Dobbiamo dire subito con chi vogliamo allearci, presentandoci con un volto unitario.
Uscire dalla quaresima.
Lo spazio che si sta aprendo per la DC nuova e' in Forza Italia.
La DC esiste, semmai non esistono più i democristiani.
L'area moderata del Paese non e' quella di Alfano.
Uniti diventiamo credibili.
No a una DC del Nord e una del Sud. |
°°°
EDIZIONI PRECEDENTI |
Verso la costituzione del "partito
della DEMOCRAZIA CRISTIANA nuova"
Conferenza programmatica
avvenuta il 22 settembre 2013 a Bologna
CON LA PARTECIPAZIONE DI GIANNI FONTANA |
VERBALE
1.- Il 22 settembre 2013, a Bologna, si è svolta una
conferenza programmatica, per preparare il congresso del "partito nuovo" della
DC (proposto da Alessi il 6 aprile 2013 a Roma) a dicembre, precisamente preparare lo
statuto e il manifesto elettorale, sulla base di tre relazioni: una di tipo ideologico,
una di tipo giuridico, una di tipo economico e finanziario.
Nell’introdurre ai lavori, il prof. Luciani ha detto che la conferenza
è un intervento dal basso per la corretta impostazione del problema della
riorganizzazione della DC, in seguito alla ordinanza giudiziaria che ha sospeso gli
effetti del XIX congresso.
Precisamente egli ha sostenuto doversi considerare interlocutori primari, per
la riorganizzazione, i membri eletti del Congresso (Consiglio Nazionale e Segretario
Nazionale), fino a quando interverrà la sentenza finale, salvo il ripristino pieno degli
organi in caso di sentenza favorevole.
Al tempo stesso, preso atto che il CN è composto dai rappresentanti di 10 regioni,
su 20, si è in qualche modo fatta una integrazione del vuoto, individuando altre persone,
quali: a) persone già indicate da Fontana per la analoga conferenza di Bologna, del 1
giugno 2013;
b) i membri della Associazione della DC recentemente costituita da Fontana medesimo; c)
altri che hanno comunicato sensibilità per la conferenza, quale il Partito "Politici
Cristiani" .
Alla Conferenza hanno partecipato i referenti di 9 su 20 regioni.
Di fatto, poi, per la numerosità e durata degli interventi, la conferenza si è
limitata all’esame dello statuto, e rinviato ad altra conferenza il manifesto e le
relazioni.
2.- La costituzione del "partito nuovo", è stato precisato,
ha lo scopo di dare al popolo DC uno strumento immediatamente operativo per permettere ai
politici cristiani di presentarsi unitariamente alle elezioni, in attesa della conclusione
delle vertenze giudiziarie che hanno bloccato la riorganizzazione della DC, pur se
dichiarata mai sciolta dalla Corte di Cassazione. In questo senso, il traguardo finale è
la costruzione di uno statuto aperto a soggetti esterni, e ridiscutibile, purchè si
tratti di soggetti di uguale ispirazione, già costituiti in Italia, ma frammentati.
La discussione è stata caratterizzata da una appassionata focalizzazione dei
seguenti elementi:
- urgenza di provvedere per tempo alla approvazione politica, e poi giuridica,
dello Statuto, in vista del congresso di dicembre o, forse prima, in caso di elezioni
politiche anticipate;
- regionalità della struttura dello statuto;
- puntuale verifica della esistenza della convergenza dei soggetti aderenti alla
unione finale, circa il carattere ideologico e politico ;
- denominazione e logo del "partito nuovo", che dovranno esprimere
un chiaro collegamento con la DC;
- superamento del cosiddetto "partito delle tessere", in modo da evitare
che, attraverso il commercio delle tessere, abbia luogo l’appropriazione personale
del partito, da parte di persone o correnti, e che a suo tempo fu all’origine della
decadenza della DC.
3.- Nel corso della discussione si è inserita una battaglia di
sbarramento, da parte di alcuni membri della Associazione della DC, finalizzata
dichiaratamente a canalizzare la Conferenza verso l’Associazione medesima, secondo
loro da considerare quale unica depositaria dell’azione per la costituzione del
partito nuovo; e ciò ha determinato attimi di tensione.
Il fatto è stato sdrammatizzato da Fontana che, pur sostenendo la medesima tesi,
ha tuttavia distinto il valore meramente "strumentale" (e dunque secondario)
della Associazione della DC, dal valore "strategico" del partito nuovo, il vero
bene primario da ottenere.
Questo ha permesso alla fine di ottenere un buon compromesso, condiviso da Fontana:
quello di fare un documento finale comune, nel presupposto che l’Associazione
collaborerà con la Conferenza per il comune obiettivo strategico, e non si insisterà
affinchè la Conferenza sia canalizzata verso l’Associazione.
Questo è il documento finale approvato alla unanimità dai presenti:
"Nella transizione dalla attuale fase di vuoto della DC, (a causa della sospensione
degli effetti del XIX congresso, disposta da una ordinanza giudiziaria), fino alla
celebrazione del congresso del "partito nuovo" l’8 dicembre 2013, si
provvederà in tempi veloci alla progettazione dello Statuto, applicando i principi e le
direttive emerse nel dibattito.
"A questo fine viene dato incarico ad un "gruppo di lavoro", formato
da almeno un membro per Regione (e da quanti altri vogliano aggiungersi liberamente),
coordinato dal prof. Luciani.
In prima applicazione fanno parte del Gruppo i membri presenti delle
9 Regioni. Le 11 Regioni non presenti (Abruzzo, Basilicata, Campania, Friuli Venezia
Giulia, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Trentino Alto Adige, Umbria) sono
pregate di indicare almeno un loro rappresentante".
"Al termine dei lavori, il progetto sarà offerto a Fontana, e immediatamente si
provvederà alla costituzione giuridica del partito nuovo".
Questo
verbale viene inviato a tutti gli invitati, con allegate le bozze di statuto del partito
nazionale e dei partiti regionali, per la cui visione
- cliccare su: partito nazionale
- e cliccare su: partito regionale.
TUTTI GLI INTERESSATI SONO PREGATI DI FORNIRE PROPOSTE EMENDATIVE E DI
INDICARE UNA PREFERENZA CIRCA LE DENOMINAZIONI E IL LOGO DEL PARTITO NUOVO. |
|
.
. |
CON LA PARTECIPAZIONE DELL'ON. AVV. GIANNI FONTANA |
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CONFERENZA PROGRAMMATICA
Programma dei lavori
(Si veggano anche il documento politico
di Alberto Alessi, e la Lettera , più sotto) |
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Domenica 22 settembre ore 9,30-16,00
Bologna, Hotel Europa, via Boldrini 11 |
|
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ORE 9.30 :
|
Prof. Nino LUCIANI, Apertura dei lavori |
ORE 9.35 :
|
1.- Presentazione
delle ipotesi di statuto del partito nuovo per la DC:
- Statuto dei partiti regionali (Alessi);
- Statuto del partito nuovo nazionale (Luciani);DISCUSSIONE
PUBBLICA E VOTO |
ORE 10,30 : |
2.- Prof. Leonardo
BIANCHI (Università di Firenze), Riforme costituzionali al passo con i tempi: quali
priorità per il "ritorno" delle regole e del loro valore.
- Aggiornamento della Costituzione per "governi di legislatura", rispetto dei
diritti del parlamento, e ritorno dell’equilibrio tra i grandi poteri dello Stato;
- Regole "minime" per la scelta delle candidature alle cariche politiche
pubbliche.
- Autonomie locali. Le regioni "organi amministrativi di area ampia", non più
organi di legislazione ?
- Federalismo fiscale, nel quadro di un sistema fiscale unitario, nazionale.
- Quadro europeo: moneta unica e fisco unico, con governo federale ?
DISCUSSIONE PUBBLICA |
ORE 11,30 |
3.- On. Alberto
ALESSI, La "dottrina sociale della Chiesa" e i Cattolici in politica.
( Spunti dall’insegnamento del Padre Diez Alegria, già
professore della Pontificia Università Gregoriana):
- Distinzione tra Partito "dei" cattolici e "di" cattolici: i credenti
ad un bivio.
- "Magistero infallibile" e "Magistero autorevole" non infallibile
della Chiesa.
- Il buon governo nella tradizione cristiana e nel liberalismo di Einaudi.
- La "Ragione di Stato": è ammissibile una "moralità pubblica"
distinta da una "moralità privata" ?
DISCUSSIONE PUBBLICA |
ORE 14.30 : |
5.- Prof. Nino
LUCIANI (Università di Bologna), Quale programma ?
- La transizione dell’Italia dalla "economia di Stato" alla "economia
di Mercato" e alla iniziativa privata: quanta "pressione fiscale" e quanta
"spesa pubblica" rispetto al PIL ?
- Diritto al lavoro: lo Stato come datore di lavoro di ultima istanza ?
- Diritti umani e sociali del nostro popolo (scuola dell’obbligo, sanità,
"primum vivere per tutti", indipendentemente da razza, religione, genere).
- Sui compiti dello Stato nel campo produttivo (imprese pubbliche), oltre quelli
fondamentali tradizionali (difesa, pubblica sicurezza, grandi infrastrutture).
- Formazione della classe dirigente. Università, quanto pubblica, e quanta privata a
pagamento ?
DISCUSSIONE PUBBLICA |
ORE 15.00 : |
6.- CONCLUSIONI
dell’ On. Avv. Gianni FONTANA |
Si vegga, qui sotto, la lettera del 17 sett. 2013, di convocazione
della Conferenza. Clicca su: LETTERA |
DOCUMENTO POLITICO DI ALBERTO ALESSI*
(da sottoporre alla approvazione dei partecipanti
alla conferenza del 22 settembre 2013)
(VEDI ANCHE: DIEZ ALEGRIA)
* Alberto Alessi (già
deputato, musicista, romanziere) è figlio di Giuseppe, fondatore della DC con don STURZO,
nel 1943
I firmatari aderiscono alla linea politica esplicitata nel
seguente documento:
1.- Verso una nuova "fase costituente", rivolta a frenare gli enormi
sprechi di energie umane e naturali, dei beni del mondo di oggi.
Lo sforzo politico dei nuovi democristiani e dei democristiani nuovi, o di coloro che
hanno comuni origini e fedeltà anche alla dottrina sociale della Chiesa cattolica deve
consistere oggi nel coniugare il momento etico dell’azione politica con il momento
ideologico.
Il concretare, infatti, la dimensione politica ha sempre provocato all’operatore
cattolico problemi molteplici e spesso delicati. Don Luigi Sturzo, per esempio, rese
possibili i termini della compatibilità fra il contenuto delle questioni sociali e quello
delle questioni politiche, finalizzando la strategia politica alla realizzazione del
sistema democratico che privilegiasse le istituzioni sane e funzionanti a servizio delle
forze sociali emarginate.
Una futura aggregazione partitica " di" cattolici e non "dei"
cattolici deve tendere, come movimento ad un pragmatismo operativo originale e, come
proposta, ad una visione "democratica" della società, da contrapporre a quella
liberistica o radicalizzante.
Adesso vengono privilegiati i movimenti a base laica, che nelle loro tensioni, sono
tendenzialmente cristiani.
Il quadro culturale è dunque molto complesso e con una pluralità di indirizzi
disordinati; una sintesi armonica diventa problematica perché non ci sono più punti di
riferimento certi.
In tale quadro talune vocazioni e professionalità sono state private del loro decoro e
della loro dignità tradendo anche la stessa originalità della cultura laico-borghese,
anche se in Italia una classe borghese autentica non è mai maturata, perché
istituzionalmente minoritaria.
I centri decisionali influenti nelle masse lavoratrici sovente si perdono nel verbalismo,
rinunziando al proprio ruolo naturale e vocazionale. Di fatto si verifica una spaccatura
tra l’azione sociale delle forze dei lavoratori dipendenti e le impostazioni
ideologiche dei gruppi culturali e politici che tendono ad organizzarle.
In pratica il dirigismo presente nella classe operaia rinunzia così all’originalità
di un disegno politico che sia espressione di orgoglio e di dignità di classe.
Questa rinunzia generalizzata ai propri ruoli rischia di esiliare definitivamente i ceti
più indifesi, umilia il margine della competitività ed agevola i settori parassitari:
l’erosione della tradizione di contro asseconda il disamore per i propri governi.
La prospettiva politica può diventare quella di una involuzione, poiché a processi
sociali garanti dei fatti si sostituiscono quelli che difendono soprattutto diritti di
parte. Quale tipo di cultura dovranno allora curare coloro che si ispirano al documento
che sottoscrivono?
Con l’offuscamento della cultura marxista , con il pendolarismo di quella socialista,
con l’arido tecnicismo di nuove formazioni politiche, la rianimazione della cultura
cattolico-popolare può diventare un’ancora ed una occasione di vantaggio del corpo
sociale del nostro paese; la cultura cattolica va applicata modernamente e modularmente,
tenendo inoltre presenti le positività di altre culture laiche.
Esiste oggi un pericolo in Italia: un integralismo di destra ed uno di sinistra, le classi
sociali consolidate e i ceti emergenti, rischiano, indifese davanti a tale possibile
rivoluzione sociale di aggravare le lacerazioni e le contraddizioni da cui sono affette,
dato che non esiste una classe culturale forte con funzione di guida che potrebbe essere
punto di mediazione tra gli antagonismi evolventi.
Una economia debole, apparentemente in espansione senza ordine e senza controllo, e quindi
difficilmente governata, da l’illusione di un benessere definitivo ma con radici
deboli.
La stessa politica istituzionale, divaricata tra la concezione pluralistica della società
e le paure e la prudenza dei governanti verso l’autonomia istituzionale dal centro
alla periferia , soffre di instabilità, diventata ormai cronica.
La disgregazione sociale, la conflittualità delle richieste sempre più esigenti ed a
volte ricattatorie dei ceti medi e popolari, l’assenza di una forte borghesia
consapevole, provoca la caduta delle illusioni dell’avventura di un nuovo compromesso
storico tra le attuali forze politiche.
La nuova aggregazione non può che rivedere il senso politico della centralità, che non
significa però mantenimento di posizioni moderate, ma obiettivamente di un ruolo centrale
e perciò garantista; la nuova proposta politica deve avere il coraggio di mettere in
discussione la storia personale di ciascuno, nulla rifiutando, per una iniziativa politica
che sappia guardare con fiducia al futuro che l’aspetta.
Solo un rinnovato quadro dei valori da offrire alle forze sociali come fondamento di una
costruzione politica e civile, sarà condizione perché la futura aggregazione politica si
presenti globalmente quale movimento operoso di ripresa ideale e sociale per una speranza
di un modo di vivere più a misura d’uomo.
La rilettura in chiave di giustizia storica dei valori civili e sociali, la dichiarazione
esplicita dei propri doveri come supporto alla verifica di libertà, come costruzione
degli altri, la democrazia economica come meta di perequazione sociale: questi i nodi
della rinascita del paese.
Lo sguardo oggi, a schieramenti di destra e di sinistra serve soltanto a che gli autentici
cattolici democratici "non siano più veramente quelli che erano" esecutori
genuini delle direttive di don Sturzo.
I firmatari intendono operare perché c’è ancora un enorme patrimonio popolare
sturziano ancora da scoprire, da diffondere e da vivere nel concreto del quotidiano.
I firmatari intendono devono essere forza che avvicini le grandi categorie lavoratrici,
gli autonomi e i dipendenti attraverso la diffusione di comuni valori civili, ponendo
anzitutto la "proposta dei doveri collettivi" : tale proposta dovrà essere
codificata in modo da esplicitare che le forze popolari non devono subire le egemonie
elitarie e che ciascuno intenda la propria libertà anche come diritto degli altri e come
dovere a controllare se stessi.
Solo la promozione di una democrazia sociale che passi attraverso il recupero dei doveri e
l’esercizio del diritto alla partecipazione attiva potrà garantire un avvenire meno
instabile per il paese.
La creazione di questa "fase costituente" dovrà sancire le linee che dovranno
informare la futura società.
Il compito essenziale dovrà essere quello di frenare gli enormi sprechi di energie umane,
naturali e dei beni.
2. Un compito di tutti, con presenza per motivazione politica, sostituendo alla
litigiosità sistematica la competizione, alla conflittualità sterile il confronto.
La vocazione alla costruzione di un nuovo paese non può essere appannaggio di una
porzione della società: tutti sono chiamati a partecipare nel disciplinare i canali
attraverso cui ciò dovrà avvenire.
Una rinnovata classe dirigente deve crescere nell’esercizio della prassi, rinnovando
la strategia delle convenzioni non più credibili anche se sostenute dal legittimo
orgoglio di una storia passata onorata.
All’adesione alla nuova formazione per motivi di dovere morale bisogna sostituire la
presenza per motivazione politica. Alla litigiosità sistematica dovrà essere
sostituita la competizione, alla conflittualità sterile il confronto.
Il processo di riequilibrio politico sconvolto da travagliate vicissitudini, va
ricomposto, ma non secondo i canoni dei vecchi rapporti di forza.
Alla litigiosità sistematica dovrà essere sostituita la competizione, alla
conflittualità sterile il confronto.
In questa situazione va distinto il compromesso dall’impegno: zone del compromesso
sono quelle relative alla costituzione ed alla politica di governo; zone dell’impegno
sono invece quelle in cui si mira alla ricerca di un rinnovato assetto politico stabile,
un insieme di finalità e di rapporti politici omogenei tra di loro.
Le due zone non si escludono, ma si distinguono nettamente.
Questa nostra società è caporalizzata: le ideologie sono estinte; la cognizione avviene
per immagini; è una società che ha modificato il processo del suo apprendimento in
maniera radicale.
Urge prendere coscienza del fenomeno e gestirlo: ciò che oggi viene definita la destra e
la sinistra presuppone larghe fasce sociali da proteggere o da dissolvere; oggi tutto è
frammentato e l’errore è quello di tentare di ricomporre il quadro secondo vecchie
regole.
Rinnovamento è quando si dice passato e futuro; oggi è in atto una trasformazione della
quale si deve prendere coscienza.
I firmatari del documento, vogliono impegnarsi subito per una futura operativa unità,
privilegiando soprattutto l’aspetto sulle sue conseguenze.
Conseguenze significa: ruoli da assegnare, responsabilità da condividere, programmi da
attuare.
I firmatari non vogliono essere eredi passivi di onorate esperienze, ma operatori politici
attivi per costruire e proporre un futuro che deve essere per il bene del paese sempre
più libero e forte.
Non intendono utilizzare il palcoscenico politico in modo commemorativo, né intendono
privilegiare ciò che è pratico su ciò che è giusto e anteporre il legittimo desiderio
al potere al proprio dovere, consci che in politica solo servendo si diventa regali.
Cambiamento: è questo un primario obiettivo poiché cambiamento vuol dire partecipare
più che presenziare e determinare più che assistere, significa essere cittadini con gli
stessi diritti e doveri.
L’ aggregazione che si vuole costruire è aperta e cioè libera da incrostazioni
feudali e baronie precostituite.
3. Rinnovamento del sistema senza rinnegazione, con riforme nel sistema e non del
sistema democratico.
Vi è bisogno di rinnovare, senza rinnegare.
l movimento dei cattolici democratici ha partecipato nel passato fecondamente alla
ricostruzione civile, morale, economica del nostro paese.
Ma invocare la discontinuità o l’archiviazione, per esempio, della DC, significa
interrompere ingiustificatamente ed assistere passivamente all’abbandono di un
patrimonio popolare ancora da scoprire e valorizzare.
L’importante nell’attuale momento politico, è capire e definire il percorso
perché innovandolo, si continua l’esperienza dei cattolici democratici.
Definire un programma, selezionare una classe dirigente motivata, proporre un sistema di
governo locale, regionale, nazionale sono e possono diventare punti di discontinuità.
Va innanzitutto rivitalizzata l’ispirazione ideale cristiana, che ha convertito
storicamente la capacità di ascolto della realtà umana, in opere ed azioni.
Laicamente cristiani, cristianamente laici, coltivando sempre l’amore per la
democrazia e la libertà.
Quando nella funzione nazionale organizzata in partito"di"cattolici, di
democristiani, ha avuto la prevalenza la semplice testimonianza, rispetto alla concretezza
della loro cultura popolare , si è perduto parte della costruzione democratica dello
Stato.
Oggi il problema delle riforme investe tutte le grandi nazioni, particolarmente quelle
dell’Europa.
Ma il midollo del problema rimane l’esercizio della sovranità popolare ed i
meccanismi perché tale esercizio sia compiutamente democratico.
Si è frantumata la vecchia maniera di accumulare il consenso.
Bisogna volere le riforme nel sistema e non del sistema democratico.
E’ un problema che riguarda la qualità della scelta politica.
Nel nostro paese oggi il pendolo sbatte tra tolleranza ed intransigenza.
C’è una richiesta per una riscoperta del valore della morale, ma non c’è
più quella dei valori politici.
Ora dobbiamo comprendere cosa s’intende per cambiamento e con chi farlo e quali i
soggetti e le istituzioni da riformare.
Le ideologie sono tramontate da tempo, così come la forma di partito e la sua interazione
col sistema.
Oggi nuove rappresentanze sono state organizzate in modo caporalesco, utilizzando forma e
vincoli che a volte si interpongono all’etica ed alla giustizia.
Le stesse maggioranze si formano, spinte da una convergenza opinativa e non di valenza
politica.
Si parla tanto di modificare la Costituzione.
La Costituzione fu costruita dal filone liberale, dal laico-cattolico e democratico,
repubblicano, mazziniano e federalista, cioè risorgimentale.
Nella nostra Costituzione furono riversate le scelte migliori di civiltà ed ideali.
4.- Modificare la Costituzione, laddove sono stati creati steccati fra gli organismi
istituzionali e dove la funzione dei partiti non è stata immunizzata da "interessi
particolari". Forse ci fu l’errore di avere creato un sistema di difesa dei
vari organismi istituzionali che determinò nel tempo veri e propri steccati di
incomunicabilità tra di loro.
L’esecutivo, così, si sviluppò debole perché si ebbe paura ad averlo stabile ed
autorevole, temendo potesse venire autoritario.
Oggi la situazione sociale del paese è diversa: sono cresciuti i diritti dei più; i
soggetti collettivi sono la fonte di intermediazione con lo Stato, ma i canali sono
rimasti fragili e insufficienti.
Tra l’altro si sono create spaccature tra impostazioni ideologiche residue e
movimenti sindacali e culturali.
Si è aggravato l’esilio delle vocazioni, delle professionalità, le quali sono state
spesso, private del loro decoro e della loro dignità.
La ricostruzione del nostro Paese deve iniziare dal basso, frantumando una società
caporalizzata dalle immagini e combattendo la "cosizzazione" delle idee.
Bisogna raccogliere e difendere quella raccolta del consenso che accresca la vita
delle istituzioni e fare si non si determini su di loro un dominio di pochi.
Il Paese si trova, a tratti, sotto una democrazia governata e non governante.
La causa di tutto ciò e lo snaturamento dell’articolo 46 della Costituzione e cioè
l’Associazione libera dei cittadini in partiti per concorrere con metodo democratico
a determinare la politica nazionale, cioè strumento di mediazione e di intermediazione e
non strumento di difesa di interessi particolari.
5- Riforma elettorale, legata al territorio ricomponendo il legame tra cittadino e
partito, con chiara offerta del programma. La legge elettorale, pur se approvata
con legge ordinaria, ha valore costituzionale e pertanto va impostata dopo le riforme
costituzionali. Essa ha il compito specifico di riequilibrare la scena politica del paese
Italia, in modo dare al Popolo il controllo diretto della vita politica del nostro
Paese, con la formazione di tutte le forze politiche, espressione della volontà del
popolo, spostando quote del potere decisionale di pochi sul corpo elettorale, modificando
ruoli e posizioni.
I Partiti devono tornare ad essere veicolo della gente e non portoni sbarrati.
L’aggregazione che si propone al giudizio degli elettori poi deve essere capace di
essere il riferimento di valori etici, non necessariamente legato alle ideologie.
Ecco perché bisogna ricostruirla nuova, fortemente regionalizzata, legata al territorio
in modo da evitare la tragica frattura fra cittadino e partito.
La democrazia, all’interno dell’aggregazione, deve tendere ad essere
"compiuta" e deve essere chiara e determinata nell’offerta del programma.
La "regionalizzazione" del territorio non è necessariamente un ritaglio del
territorio nazionale, può essere anche l’ allargamento omogeneo di sue
"regioni".
Questo concetto ci richiama ad una visione regionale mediterranea del sud.
La forte sottolineatura del dibattito sulla politica estera, deve affermare che va
rivista la politica mediterranea, dinanzi ai problemi gravi posti dell’integralismo
islamico e del ruolo dei nuovi paesi in via di sviluppo.
L’aggregazione deve anche proporre agli operatori, perché il Paese Italia diventi
competitivo, l’assunzione del rischio d’impresa, della produttività del lavoro,
patrimonio da ereditare e riscoprire dai nostri padri.
La centralità del nuovo movimento non può che confermarsi con l’apertura al dialogo
con le altre forze politiche; le future alleanze politiche vanno, però, contratte nelle
istituzioni rappresentative, tenendo ferme le distinzioni formali e sostanziali.
Il superamento degli steccati tra laici e cattolici, apre nuove frontiere e moderne
alleanze, coltivando la antica cultura del pluralismo delle istituzioni, carta vincente
per un paese al passo con i tempi odierni.
La proposta della nuova aggregazione regionalizzata deve tradursi in un modello
organizzativo visibile, coerente nei programmi, irreprensibile nelle scelte dei vertici e
non, leale nelle alleanze che rimangono ancorate alla responsabilità locale e regionale
del partito.
6.- Per la riscoperta della iniziativa privata. Questa problematica dev’essere
inquadrata dentro quella più ampia dell’alternativa tra Stato e Mercato, per lo
sviluppo dell’economia e del lavoro.
Lo Stato è da sempre necessario per alcuni problemi fondamentali, quali la difesa, la
sicurezza, la giustizia, le grandi infrastrutture. In tempi più recenti lo Stato è stato
ritenuto necessario per la istruzione obbligatoria, la sanità, la redistribuzione del PIL
per garantire un minimo di eguaglianza sociale (in questo campo, ha rilevanza la pensione
sociale, il primum vivere per tutti). In tempi ulteriormente più recenti lo Stato è
stato ampliato fino ad occupare le imprese strategiche, e via via tutti i settori
produttivi dell’economia.
Questa espansione è stata massima nel socialismo: vedi URSS. In Italia, negli anni
‘90 lo Stato occupava il 60% dell’economia, e il resto era occupato dalla
iniziativa privata.
Con la caduta dell’URSS, ci siamo accorti che avevano la stessa crisi
dell’economia, anche in Italia, sia pur in proporzione al grado di socialismo,
attuato anche da noi. Da allora, partì la grande crociata per la transizione
dell’Italia dallo Stato al Mercato, per recuperare spazio di sviluppo del PIL e
spazio per il lavoro.
Negli anni ’90 l’attività bancaria fu orientata al profitto (così anche negli
USA) eliminando ogni limite alla fabbricazione di moneta bancaria, e privatizzando le
banche pubbliche.
Adesso, di seguito alla grande crisi, si siamo resi conto che va rilanciata la fase di
transizione dello Stato al Mercato, per ampliare spazi per l’economia privata nel
settore produttivo, ma che invece il settore bancario "privato" va ripensato.
Privatizzare, ma senza regole, è il ritorno della giungla.
Quanto spazio allo Stato e quanto spazio al Mercato ? Una misura può essere data dalla
pressione fiscale (oggi 45% del PIL). Un obiettivo ragionevole potrebbe essere il 38-40%;
un obiettivo più serio potrebbe essere il 33%).
Per il lavoro, come realizzare dei diritti al lavoro per tutti ? Lo Stato dovrebbe essere
datore di lavoro di ultima istanza, se l’imprenditorialità privata è insufficiente
a dare lavoro per tutti ?
L’università, ai fini della formazione della classe dirigente, dev’essere
soprattutto pubblica, o l’università pubblica deve cedere spazi importanti
all’università privata a pagamento ?
Scelta, competizione, libertà.
Alberto Alessi
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SOMMARIO DEL SEMINARIO DELLA DC, 1988, A VILLA
MIANI
(segnalato alla attenzione dei partecipanti, a semplice titolo di testimonianza)
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IN
ATTESA DELLA UDIENZA DEL 15 OTTOBRE 2013
del Tribunale civile di Roma (Giudice Scerrato)
sulla validità del XIX Congresso della DC |
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E
nel frattempo, dopo la costituzione della Associazione di Fontana
e VERSO IL "PARTITO NUOVO" DELLA DC |
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Conferenza del 1 giugno 2013
Bologna, Hotel Europa, via Boldrini 11. |
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LETTERA
- AL SEGRETARIO NAZIONALE DELLA DC ON. AVV. GIANNI FONTANA
- AI RFERENTI REGIONALI DC
- A TUTTO IL POPOLO DC del XIX CONGRESSO (RUBATO ?) |
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Logo del Comitato,
ex- art. 39 cc |
LETTERA APERTA
Oggetto: dopo
l'Associazione, e verso il "partito nuovo" della DC, fare (prima) una conferenza
programmatica preparatoria (il 14 settembre ?)
Caro Gianni e cari Amici tutti della DC,
e' forse utile fare il punto della situazione nel nostro cammino verso
la riorganizzazione della DC. Vi sottopongo quanto segue:
1) in queste settimane e' stato fatto il primo passo, vale dire la
costituzione dell'Associazione della DC, voluta da Fontana.
Ricordiamo tutti il grande disagio, per tutti noi, quando a marzo 2013,
l'Ordinanza del Tribunale civile di Roma ha sospeso gli effetti del XIX Congresso DC, alla
quale abbiamo reagito decidendo di fare una Associazione subito, e un "partito
nuovo" della DC a settembre 2013 ( da essere uno strumento immediatamente operativo,
per partecipare alle elezioni, in attesa del completamento del prevedibile, lungo,
procedimento giudiziario).
Riporto (in fondo), per comodita' di tutti, l''ordine del giorno
votato, su proposta da Alessi, a Bologna il 1 giugno 2013.
2) Circa il seguito, ultimamente c 'e' stato un fatto nuovo: il
Tribubale di Roma ha definitivamente fissato per il 15 ottobre 2013 l'udienza della causa
sulla validita' del XIX Congresso (giudice Scerrato).
L'udienza potrebbe cambiare l'Ordinanza, non escluso che la DC possa
riprendere il proprio cammino (ma non facciamoci illusioni). Comunque va fatto un
aggiornamento delle riflessioni, circa il secondo passo ("partito nuovo").
Tenuto conto delle vicende recenti del governo nazionale, soggetto a cadere
in qualsiasi momento (e il cui maggior punto di fibrillazione ci sara i 30 luglio, in
coincidenza con la sentenza della Cassazione sul caso Berlusconi), direi che (anche in
caso di sentenza favorevole) aspettare il 15 ottobre potrebbe essere troppo tardi per
partecipare alle elezioni politiche, in caso di scioglimento anticipato delle Camere.
Questo fatto rafforza l'idea, espressa il 1 giugno a Bologna, che non c'e' piu'
tempo da perdere, nemmeno un giorno, e comunque vada confermata la data di fine settembre,
per la convention per "il "partito nuovo".
4) Tuttavia, data la complessità del secondo passo, penso che sarebbe utile
preparare la convention, facendola precedere da una "conferenza
programmatica", in cui discutere bene l'indirizzo politico, il programma e le
modalita' varie, tra cui il simbolo.
In questo senso, chiederei a Gianni, e a tutti, di darmi l'adesione a
fare questa Conferenza programmatica, preparatoria (ancora a Bologna).
Cordialita'.
Nino Luciani
__________________
ALLEGATO: ORDINE DEL GIORNO dell''incontro di Bologna del 1
giugno 2013 |
INCONTRO DEI QUADRI REGIONALI DC DELLE 20
REGIONI A BOLOGNA
1 GIUGNO 2013 |

Gianni Fontana
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PRESENTI :
Campania, Emilia Romagna, Lombardia, Marche, Molise,
Piemonte, Sicilia, Toscana, Trentino Alto Adige, Veneto,
il Segretario Naz.le On. Avv. Gianni Fontana
e l'On. Alberto Alessi
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RESOCONTO DELL'INCONTRO
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Logo del Comitato,
ex- art. 39 cc
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Resoconto dell' incontro dei quadri dirigenti della DC delle 20
regioni italiane* invitate a Bologna sabato 1 giugno 2013.
Presenti 34 referenti delle Regioni, il
prof. Nino Luciani ha illustrato il Documento della DC della Emilia Romagna del 3 maggio
2013, per una conclusione della fase di riflessione, iniziata nel convegno di Roma de 6
aprile 2013, sul "cosa fare", in seguito alle ordinanze della Magistratura che
avevano "sospeso" gli effetti del CN del 30 marzo 2012, e del XIX congresso di
novembre 2012 (nomina dei membri del Consiglio Nazionale e del Segretario Nazionale
Fontana).
RELAZIONE
1) Costituzione di un Gruppo dirigente
interregionale.
Preso atto della precarietà del funzionamento del CN 2012 e del fatto
che in esso è esclusa la rappresentanza di 10 regioni (delle 20), e che non sono mai
stati istituiti gli Uffici del partito, è necessario costruire un Coordinamento
nazionale, al quale partecipino tutte le 20 regioni, in proporzione alla popolazione
regionale (e quindi non più in base al numero delle tessere), ed eventualmente un
Comitato direttivo, a supporto del Segretario Nazionale;
2) riconvocazione del XIX congresso.
Essa dovrà essere fatta sollecitamente, seguendo la procedura indicata
dalla Magistratura nelle ordinanze di "sospensione", precisamente:
a) chiedere al Presidente del Tribunale di Roma (anche sede della DC)
di nominare un Commissario ad acta, per la convocazione del XIX congresso, motivando che,
in base all'art. 21 dello Statuto, sono decaduti gli organi dei vari livelli, che avevano
il compito della convocazione in base allo Statuto;
b) in subordine, attivazione di un Comitato, ex-art, 39 cc., qualora il
Presidente si rifiutasse .
3) costituzione di un "partito nuovo".
Considerato che la procedura per la riorganizzazione della DC storica sarà
lunga (anche perchè quanti si sono impossessati del suo patrimonio inventeranno mille
ricorsi pretestuosi alla Magistratura, per ostacolarne la riorganizzazione), è necessario
anticipare di fatto la DC, creando subito un "partito nuovo"
giuridicamente operativo, in accoglimento della proposta
dell'On. Alberto Alessi (figlio di Giuseppe, cofondatore della DC con Don Sturzo) del 6
aprile 2013, ma che dovrà essere anche nazionale ed europeista oltre che regionalista, e
disponendo fin da adesso, in statuto, lo scioglimento del "partito nuovo",
appena conclusa la riorganizzazione della DC storica.
Una volta costituito il "partito nuovo" (bastano tre persone, ai
fini giuridici; se del caso, la relativa bozza di Statuto è messa a disposizione dei
presenti- clicca
su: bozza Statuto "partito
nuovo"), se ne dovrebbe convocare il Congresso nei prossimi mesi, per:
a) pubblicizzare il "partito nuovo";
b) ottenere il travasamento degli iscritti auto-certificati della DC del 1992 (
l'elenco è presso la sede) nel "partito nuovo", e che ne dovrebbero divenire i
primi nuovi iscritti; e aprire il tesseramento a "nuovi iscritti", che lo
volessero;
c) accogliere tutti i partiti e movimenti della diaspora dc dopo il 1992,
disponibili alla ricostruzione della grande DC;
d) nominare gli Organi definitivi, in sostituzione di quelli provvisori, nominati
in prima costituzione del "partito nuovo".
DIBATTITO
1) Sono seguiti 19 interventi, nel terzo dei quali si è inserito FONTANA.
Egli ha dichiarato la propria opposizione alla impostazione di Luciani:
- NO al "partito nuovo" subito, perché sarebbe velleitario
farlo frettolosamente;
- e invece SI' ad una Associazione politico-culturale (già proposta a
Roma il 6 aprile 2013), da costituire il 18 giugno a Roma, e che a sua volta organizzerà
una Convention a Roma l'8 dicembre, per fare il "partito nuovo".
2) I vari intervenuti sono stati favorevoli alla ricostruzione
degli Organi nazionali e regionali, sia pur in via di fatto e volontaria in questa fase, e
alla riconvocazione del XIX congresso.
In merito agli argomenti "associazione" e/o "partito
nuovo", nel complesso i vari interventi sono stati interlocutòri tra le due
posizioni, fermo che tutti hanno sostenuto la urgenza dell'azione, in considerazione della
fragilità della situazione di governo nazionale e della opportunità di non trovarsi
scoperti in caso di elezioni politiche.
Tra gli interventi, sono risultati "pochi numeri" apertamente
favorevoli o apertamente contrari alla "Associazione".
CONCLUSIONE
Al termine, Luciani ha constatato la piena convergenza degli intervenuti
sugli obiettivi politici, e invece divergenze sugli strumenti.
Egli ha valutato che questa tipologia di divergenze vada risolta, più che
con il "passaggio ai voti", con la mediazione per risposte ai problemi sospesi (
Ad es.: Perché l'Associazione è prioritaria, rispetto al partito, se già 1103 persone,
nel congresso del nov. 2012, hanno detto sì alla riorganizzazione del partito e oggi
tutti hanno reclamato l'urgenza della azione ? Perché a marzo scorso - vale dire 4 mesi
dopo il congresso, e prima che arrivassero le due ordinanze dei giudici - non risultavano
ancora istituiti gli Uffici del partito ? Perché il "partito nuovo" si dovrebbe
fare a dicembre 2013, se già dopo l'estate non sappiamo cosa sarà del governo nazionale
?).
Pertanto, Luciani ha invocato la mediazione di Alessi, che è stata accettata da
Fontana.
Questo è il testo proposto:
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ORDINE DEL GIORNO
Il giorno 1 giugno 2013 presso l'Hotel Europa si è riunito un gruppo di
amici di fede popolare e democratico-cristiana di molte Regioni Italiane. Dopo laborioso e
costruttivo confronto, i convenuti si sono ritrovati sul seguente ordine del giorno :
"Si approva la proposta della Costituzione della Associazione,
presentata dall'Avv. Giovanni Fontana. Tale Associazione, per il contenuto delle norme
dello Statuto, serve a rifondare e portare a nuova vita i principi e gli indirizzi
Sturziani e de Gasperiani, rivisitati alle e per le necessità della società moderna
italiana.
Si approva altresì la proposta del professore Nino Luciani di ricostruire un
"partito nuovo" della DC"; nuovo nella forma statutaria e se, del caso, del
simbolo, ma sempre legato alla tradizione della DC, che fu "il" e non
"un" partito del popolo.
Associazione e "partito nuovo" della DC che hanno le stesse finalità di
giustizia sociale e di libertà della persona umana, e che camminano distinti, ma non
distanti.
Il "partito nuovo" vedrà la luce entro e non oltre la fine di
settembre 2013". |
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APPROVAZIONE UNANIME, SALVO PER
"UNA"ASTENSIONE (di Torriani) SULLA ASSOCIAZIONE, perché ad essa contrario.
Firme di: Luciani, Leo Pellegrino, Renzo
Gubert, Antonino Pulvirenti, Leonardo Bianchi, altri 15 (firme illeggibili).
______________________
Nota. A titolo documentale, è possibile leggere, cliccando su Magistratura, la Sentenza della Cassazione che
aveva dichiarata mai sciolta la DC.
Per una sintesi della dottrina sociale della chiesa, clicca su: Lezioni |
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Dal CONVEGNO PUBBLICO DI BOLOGNA (al Baraccano) del
13 SETT. 2012 |

On. Avv. G. Fontana
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ASSEMBLEA PUBBLICA A BOLOGNA
il 13 settembre 2012, ore 17,45 - 20,30
Sala del Baraccano, in via Santo Stefano 119 |
Argomento :
"Preso atto della convocazione del XIX Congresso della DC
(dopo 20 anni dal XVIII°), a Roma per il 12 ottobre 2012, come
da Gazzetta Ufficiale della Repubblica n. 92 del 7.8.2012
Si vuole discutere pubblicamente
sul significato di questo evento
nell'Italia del 2012.
Ordine dei lavori:
1.- Saluto del Segretario Naz.le On.le
Avv. Gianni Fontana
2.- Introduzione del Dott. Alessandro Marinangeli, Membro della
Commissione Naz.le di garanzia per il tesseramento: “Come si è pervenuti al XIX
Congresso”
3.- Relazione del prof. Nino Luciani
4.- Interventi del pubblico:
- Intervento programmato: On.le Dr. Virginiangelo Marabini
- .....
- .....
5.- Conclusioni del Segretario naz.le On. Avv. Gianni Fontana:
“Quale progetto politico ed economico per una Italia migliore". |
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Nino Luciani, RELAZIONE POLITICO
CULTURALE: "Ha un senso la riorganizzazione della "vecchia"
DC, nell'Italia del 1012 ? " 1.- La premessa: importanza
della rappresentanza dei Cattolici nel parlamento italiano, nella forma di un partito
politico. Prima di discutere le ragioni dell'uscita di scena della DC dal
parlamento italiano, come fatto che va oltre la DC e riguarda anche gli attuali partiti,
vorrei affermare il mio convincimento che qualunque proposta politica, che fosse fatta in
Italia senza il contributo dei cattolici (e, aggiungerei, anche del mondo laico liberale),
è carente di elementi fondamentali, e questo per il ruolo che queste componenti hanno
svolto e svolgono nella storia d'Italia.
Quanto a Bologna, e alla sua università, il riferimento al mondo
cattolico è altrettanto imprescindibile. Un riferimento dovuto è al papa Gregorio XIII,
Divus Petronius et Pater, come si legge sopra la sua statua in Piazza Maggiore, vale dire
al papa che fu protettore dello "Studio" e "riformatore" del
calendario.
Qui, tuttavia, il problema posto non è quello del ruolo di un
"partito cattolico", ma di un "partito dei cattolici" e laici
liberali, con i diritti politici di un qualunque partito, soggetto alle regole delle
alternanza, secondo le preferenze degli elettori.
Continua |
Continua Luciani
Fatta la premessa, direi che i primi punti da affrontare siano:
a) Riprendere le ragioni che, venti anni fa, hanno estromesso la Democrazia
Cristiana, dal novero dei partiti italiani;
b) Chiarire subito che la riorganizzazione della DC ha un senso se la priorità è
il passaggio delle consegne ai giovani e alle giovani del mondo cattolico e laico
liberale, non foss'altro per ragioni anagrafiche. Aspettare vuol dire che verrebbe a
mancare per sempre la possibilità di farlo;
c) Però, non va fatto salto su alcuni gradini della scala: l'operazione ha un
senso se condotta dalle persone DC direttamente eredi della DC, e al tempo stesso forti
della saggezza di chi ha molto meditato, dopo aver pagato caro.
Non si tratta di riproporre dei "vecchi" (peraltro, sono
pochissimi i viventi), ma dell'appello di "vecchi" alle "giovani" e
"giovani" del mondo cristiano e laico liberale per rifondare la DC, secondo le
esigenze di oggi. Invoco, pertanto, da questo tavolo pubblico, che il Segretario Nazionale
lanci un appello ai giovani e alle giovani del mondo cristiano (cattolico, ortodosso,
protestante) e giudaico e laico liberale a rendersi disponibili per la costruzione della
nuova DC.
2.- La questione morale all'origine della caduta della DC. Noi
siamo certi che la caduta della DC sia collegato al blocco, durato troppo a lungo,
dell'alternanza tra grandi partiti al governo.
Non era per il venir meno dei suoi meriti per il progresso della
nazione, né per il venir meno dei suoi ideali. Si trattava del fatto che i governi hanno
un senso positivo solo se sono specchio continuo dei mutamenti della società civile
"migliore", come ebbe a ricordarci in un recente convegno ad Asolo il nostro
Segretario Naz. On. Avv. G. Fontana, e del fatto che erano prevalse nel nostro Paese
alcune cose negative, quali debolezze gravi nella governance dello Stato, e il prevalere
di interessi privati, in luogo degli interessi dello Stato in un orizzonte di lungo
periodo.
Dobbiamo capire che, già dentro l'uomo, sta il bene, e il male, e che
(pur partendo da sani principi, che è il presupposto necessario per un cattolico, ma non
solo per un cattolico) è legge inesorabile della vita che il male possa prevalere sul
bene, se non c'è un rinnovamento continuo. Gesù Cristo aveva detto che il seme, per
nascere, deve prima morire. L'uomo rinasce attraverso i figli, cioè morendo.
All'inizio degli anni '90, c'era, in prima attenzione, la
questione del rinnovamento della DC, e del rinnovamento del sistema di Governance
dello Stato. Da anni, era infatti divenuta "normale" la caduta dei governi ogni
sei mesi, durante la legislatura, determinando carenze gravi dei governi nell'affrontare
le grandi questioni di lungo periodo.
Si ricorderà anche che gli anni '80 erano stati la stagione
dell'esplosione del grande debito pubblico: che era il 30% del PIL nel 1970. Diverrà il
60% nel 1980 e il 123% nel 1993, come negli anni di guerra '43-'45, con la differenza che,
negli anni '80, la motivazione era invece la "grande spesa pubblica" per
finanziare le grandi infrastrutture per l'ammodernamento del Paese, e per l'ulteriore
ampliamento dello Stato sociale (scuola pubblica e sanità pubblica) uniformemente nel
territorio nazionale, secondo il programma avviato fin dal 1961 con il centro-sinistra
(DC, PSI, PSDI, PRI), e confermato negli anni '70.
TUTTO OK purchè il debito pubblico fosse stato affrontato come il buon
padre di famiglia per il mutuo per farsi la casa, vale dire con un piano di ammortamento
del debito in un determinato numero di anni, che solo governi di legislatura avrebbero
potuto attuare.
Ma tant'è che i Governi post-DC non hanno fatto così e anzi in questi
ultimi, dopo un periodo di parziale rientro verso il 100% del PIL nel 2007, il debito è
stato riportato oltre il 120% del PIL, e al sopravvenire della crisi internazionale,
l'Italia è stata colta impreparata.
Sia chiaro che Monti, per evitare il fallimento finanziario dello Stato, non
poteva che mettere mano alla tassazione, ma sia anche chiaro che non basta un
"governo finanziario", serve anche un "governo dell'economia e del
lavoro" con il sostegno della domanda sul mercato.
Nei paesi sottosviluppati la produzione non ci può essere a breve perchè
non ci sono impianti industriali. Ma noi li abbiamo e sono inutilizzati per la caduta
della domanda. Keynes ci ha insegnato che la fabbricazione di moneta aggiuntiva
non crea inflazione se c'è capacità produttiva inutilizzata. Spiace che in Europa questo
non venga capito (salvo, forse da una settimana, dalla BCE di Draghi)..
I primi anni '90 erano il periodo del massimo apporto della DC al progresso
economico e sociale e del lavoro in Italia. Ma, sfortunatamente, è caratteristica comune
ai popoli, che giungono a grande benessere, dimenticarsi i lunghi sacrifici per
conquistarlo, e trovarsi poi all'improvviso nel baratro, per avere pensato che il
progresso vada avanti da solo, sottovalutando l'importanza di tenere alta la guardia.
Pensiamo agli antichi Romani, divenuti troppo ricchi da pensare alla difesa dell'impero da
se stessi, ma anzi di essere più conveniente di affidarla, a pagamento, ai barbari. Ho
visitato in questi mesi Spalato e ho visto il palazzo del grande Diocleziano, appunto un
generale slavo, divenuto imperatore di Roma, non romano.
Va chiarito che, la situazione del debito pubblico non sarebbe divenuta
drammatica, se non fosse che altra situazione molto pericolosa si è aggiunta, quella del
sistema bancario, per via dell'eccesso di sofferenze. Trattasi del fatto:
- che le banche hanno ecceduto in impieghi speculativi ad alto rischio, in
Italia e all'estero, mettendo in pericolo i risparmi delle famiglie, in deposito presso
loro;
- e che, qualora si diffondesse il panico e tutti i clienti corressero in banca per
ritirare il contante, sarebbe la bancarotta. Nella analoga situazione bancaria del 1929,
lo Stato italiano intervenne nazionalizzando le grandi banche di allora, e subentrando ad
esse nel garantire le famiglie, circa la salvezza dei loro depositi. Ma allora il debito
pubblico era il 30% del PIL. Oggi è il 120% del PIL, per cui è inimmaginabile che lo
Stato italiano possa salvarsi dalla bancarotta se ai compiti suoi propri si aggiungesse
quello della salvezza delle banche.
Ci fu un risvolto pesante, agganciato alla "grande spesa pubblica": la
comparsa della questione morale nella vita pubblica, e anch'essa secondo uno schema tipico
dei Paesi, che sfuggono alle regole dell'alternanza, in modo che un partito che subntra al
governo controlli quanto fatto dal precedente. Il veicolo della corruzione politica era la
"grande spesa pubblica", per via di tangenti per il finanziamento dei partiti al
governo (anche di quelli regionali, di altro colore), in occasione degli appalti a gruppi
economici compiacenti. Un secondo veicolo era la spartizione dei posti tra i partiti nella
PA, per la cattura del consenso. Un terzo veicolo, più specifico, erano i compensi che
gli Enti pubblici attribuivano a collaboratori professionali per prestazioni artificiose o
pagate oltre misura, sotto patto segreto di spartizioni illegittime al partito.
Quanto fosse esteso il fenomeno, lo ascoltammo da un discorso di Craxi
alla Camera, nel 1993, il cui messaggio, in essenziale, era: "Mi volete in tribunale
per tangentopoli ? Il problema è anche di voi e lo sapete bene che esso si fonda sulla
commistione di interessi tra politica e industria. E che una volta colpito me, il secondo
turno sarà per voi …".
Sta di fatto che nel 1993 la DC abbandonò la scena politica, ma col
senno di poi noi sentiamo di denunciare la grave responsabilità storica degli ultimi
dirigenti della DC del tempo, sia pur se presi da panico per la magistratura. Lo vediamo
nel fatto che anche in Germania ci fu un grave scandalo della Democrazia cristiana, per
fatto di tangenti, a carico di KOHL, ma il problema fu risolto non sciogliendo la DC, ma
semplicemente MANDANDO KOHL a casa, pur se godeva di grandi e riconosciuti meriti verso
l'UE e la Germania per la unificazione tedesca.
E sta di fatto che, dopo una pausa di tranquillità apparente, in
concomitanza con lo scioglimento della DC e del PSI, e del massimo fuoco della
magistratura, la questione morale si ritroverà tale quale, successivamente e fino ai
giorni nostri.
Non solo questo. Mentre un tempo si procedeva in base alle leggi
esistenti, negli anni più recenti sono state fatte delle leggi ad personam per i
governanti (cambiata la tipologia di reato e la prescrizione).
Non solo questo: il finanziamento pubblico dei partiti, al centro e
alla periferia, è risultato fuori misura, anzi causa rilevante della situazione debitoria
dello Stato, mentre parte della popolazione fatica a tirare avanti e la pressione fiscale
è arrivata alla stelle.
Ciò ha evidenziato il massimo di scadimento dell'Esecutivo e del
Parlamento. Voglio dire fino in fondo: che da vent'anni, con l'uscita di scena
della DC e del PCI, è venuto meno lo Stato e siamo caduti nelle mani di bande
senza il senso dello Stato, forse salvo eccezioni. Per questo è venuto il momento di fare
piazza pulita e ricominciare da capo.
Nel riprendere quel discorso, voglio ricordare che, già negli anni '70,
era stato pubblicato un libro del premio Nobel J. Buchanan, divenuto premio Nobel
per questo libro, che teorizzava la cosiddetta "scuola di public
choice", fondata sull'individualismo metodologico. Secondo quella scuola, i politici
sarebbero dei comuni mortali, e dunque come dei comuni imprenditori privati, essi fanno
politica prima di tutto per motivi personali, e secondariamente per l'interesse pubblico.
In questo senso la PA diveniva strumento per gli obiettivi personali dei politici. Detto
con una immagine veloce, i partiti sarebbero "imprese di affari",
difficili da convincere a rinuncia "volontaria" al governo.
Si tratta di un approccio molto lontano dalla dottrina sociale della
chiesa cattolica e dal comune sentire, secondo cui invece la politica è servizio alla
società civile.
Arriviamo ad una prima conclusione. Per il futuro del Paese, dovremo
lavorare:
- per una rigorosa alternanza tra i partiti al governo (ma anche il divieto
di cambia casacca, durante la legislatura, senza di che non si sa di quale alternanza si
tratti);
- per dare, ai governi, effettivi poteri decisionali, fermi i principi
costituzionali (e durate di legislatura);
- ridimensionare drasticamente il peso dello Stato nell'economia, sia
pure in una gradualità, ma con una chiara distinzione:
- tra ruoli fondamentali dello Stato nell'economia e nel sociale, a
salvaguardia della produzione e del lavoro, e dei fondamentali diritti civili e umani del
nostro popolo alla giustizia, alla sanità, alla scuola, ad un reddito minimo garantito a
tutti, a pensione sociale.
3. I vari tentativi della DC per il rinnovamento di se stessa e dello
Stato. Aldo Moro aveva posto già da tempo il problema del rinnovamento della
politica in Italia. Stando alle sue parole, la meta era realizzare in Italia la cosiddetta
"democrazia compiuta", fondata sulla alternanza tra i grandi partiti al governo,
in recepimento della evoluzione della società civile; e sulla conseguente ricaduta
positiva del ricambio dei quadri dirigenti, dentro i partiti. L'anomalia, per l'Italia,
era che la DC era al potere dal 1948, in governi di coalizione: con il PLI fino al 1960;
fuori il PLI e dentro il PSI dal 1961. L'alternanza non ebbe luogo, alle previste scadenze
elettorali, perché circolava il convincimento (e in questo pesò molto il convincimento
degli Stati Uniti) che il secondo partito in graduatoria (il PCI) fosse non affidabile per
la democrazia in Italia (a causa dei suoi legami con il PCUS) e per la salvaguardia
dell'equilibrio tra due grandi blocchi internazionali contrapposti.
Fondato o infondato questo giudizio sul PCI ? Forse nessuno saprà mai dire.
Tuttavia, sarebbe forse ingeneroso e anche ingiusto:
- non ricordare il comportamento del PCI nei confronti della BR, che
puntavano all'alternanza nei governi, in modo rivoluzionario, e che il PCI condannò e
contrastò in solidità all'azione dello Stato democratico;
- e non ricordare che, già prima, c'era stata una evoluzione nei rapporti
tra PCI e PCUS, come la presa di distanze dai fatti dell'URSS (per vero anche della
sinistra più estrema), e anzi la rivendicazione del PCI, di una propria autonomia del
partito fratello PCUS;
- e fors'anche non escludere che questi fenomeni rivoluzionari potevano
essere evitati se la via dell'alternanza era ritenuta praticabile a breve. Fatto sta che
l'alternanza, pur se urgente, veniva sempre rinviata.
Di fronte agli impedimenti "storici" all'alternanza tra la DC e il
PCI, A. Moro, già in vari Convegni della DC (ne ricordo uno qui a Bologna, alla Fiera -
non ne ricordo l'anno), aveva inventato la strana teoria della "DC,
alternativa a se stessa", vale dire la via del profondo rinnovamento dei
quadri dirigenti della DC, come se si trattasse di un nuovo partito DC, che sarebbe dovuto
subentrare alla vecchia DC, esistente, e di conseguenza anche il radicale rinnovamento dei
propri membri nel Governo.
Ma poi l'elettorato non apprezzava gli sforzi di Moro, e il PCI rimaneva sempre
il secondo partito, sia pur con tendenza al rialzo, ma con peso rilevante nell'economia e
nel sociale, sicchè poteva condizionare non poco la governabilità del Paese. E'
memorabile anche la sua teoria delle "convergenze parallele":
DC e PCI separati, ma convergenti sulle stesse scelte.
Per questo, la consociazione DC-PCI cominciò a vivere nelle cose, per
alcune grandi scelte nazionali e massimamente negli enti locali. In questo quadro, non fu
irrilevante che la gestione del sistema sanitario sia stata ceduta alle Regioni. E non è
irrilevante che la gestione degli Enti intermedi locali fosse ripartita tra i partiti del
centro sinistra e il PCI, pur nei territori in cui il PCI aveva la maggioranza
assoluta. In Emilia-Romagna ne sappiamo qualcosa.
Negli anni '70, A. Moro si era, addirittura, spinto alla enunciazione
della teoria della irreversibilità del centro sinistra (DC-PSI-PSDI-PRI)
che era il consolidamento della consociazione con il PCI per le grandi decisioni nazionali
sul welfare, purchè non nel Governo nazionale.
4.- Per il ritorno alle regole, con il concorso dei Cattolici.
Nelle varie "settimane sociali della chiesa" (ogni 5 anni, da oltre una diecina
di anni) il tema dominante è stato chiamare i cattolici a tornare ad occuparsi di
politica e dibattere sui grandi problemi sociali del Paese. Ho seguito
attentamente una di queste settimane, qui a Bologna, per capire cosa dovesse comportare,
secondo la gerarchia ecclesiastica, questo ritorno. Ebbene, è stato detto a chiare
lettere che l'invito non era riferito alla costruzione di un "partito" sul
modello della vecchia DC, ma alla partecipazione personale alla vita dei partiti in
generale (a loro libera scelta) e tuttavia con il vincolo della proposta di idee, secondo
la dottrina sociale della chiesa, per la costruzione dei programmi e idee di quei partiti.
Voglio approfondire il significato di questa indicazione, partendo dal suo
contrario. Un invito ecclesiastico alla ricostruzione di un partito unico dei cattolici,
poteva significare più cose:
- l'equivalente di un "partito cattolico" teso al ripristino di
uno Stato teocratico in Italia, una specie di evocazione dello Stato pontificio. Mi pare
che una richiesta del genere fosse assolutamente irricevibile dai laici cattolici, dopo le
vicende dello Stato italiano, chiuse con la conciliazione del 1929;
- il sostegno a un particolare "partito". Ma esso crea, di solito,
divisioni interne alle associazioni cattoliche nel sociale, dacchè è noto che ogni
cittadino, ancorché cattolico praticante, ha delle proprie preferenze per tale o
tal'altro partito. Anche nelle nostre personali esperienze, ci sono dei casi di
associazioni auto-disintegrate alla solo proposta dei rispettivi Presidenti di appoggiare
tale o tal'altro partito, e perfino tale o tal'altro candidato dentro lo stesso partito.
Si deve concludere che quella indicazione è "sincera"
Tuttavia, una cosa è un "partito cattolico", altra cosa è un
"partito unico dei cattolici". La gerarchia non può impedire ai cattolici laici
di scegliere in modo indipendente il modo più efficace per la partecipazione alla
politica. E questo modo non può che essere l'unità politica sulle proposte
programmatiche e ideali. Dovremmo forse risalire a C. Marx, per recuperare quella sua
distinzione tra "socialismo utopistico" e "socialismo scientifico" ?
Con l'uno egli intendeva il programma degli ideali di eguaglianza sociale e dei diritti
del lavoro, da sostenere con il libero dibattito e il voto; con l'altro egli intendeva il
loro sostegno, da parte degli operai, in forma organizzata, per obiettivi precisi, pochi
ma chiari, giorno per giorno.
In questo senso la nuova DC non può che essere:
- un partito unico dei cattolici;
- e un partito laico, nel senso che è aperto a tutti;
- assolutamente non confessionale, "non teocratico".
Precisiamo meglio. La parola "cattolici" è per me un
modo breve di riferirmi a tutti i cristiani e dintorni. Dunque, non un partito dei soli
cristiani cattolici, ma anche dei cristiani "protestanti",
"ortodossi" e degli "ebrei", da cui
discendono i cristiani; ed un partito dei laici liberali, nel presupposto
che l'incontro tra cristiani, e liberali faccia scoccare la scintilla che preserva la
nuova DC da tentazioni confessionali. Dunque è un partito dove si incontrano e
confrontano tante idee, ma col comune denominatore di concepire l'uomo composto da spirito
e da corpo, e che premia l'uomo che migliora se stesso con le proprie forze, e aiuta
l'altro uomo che è rimasto indietro, ma senza premiare chi è rimasto indietro (aiuta,
non premia).
In anni, anche recenti, ho partecipato (con insuccesso) ad
alcuni tentativi di riunificare i molti partitini della diaspora democristiana, a parte le
schegge confluite in alcuni grandi partiti (la ex-sinistra DC nel PD, altri nel PDL). Ed
è di questi stessi anni (dal 2006 in qua) il ripetuto proclama del Presidente dell'UDC
della costruzione della casa unica dei moderati (si ricorderà il progetto del
"grande centro"). Il tentativo, che io stesso avevo fatto, era di unificarne il
maggior numero possibile (vi partecipava anche la cosiddetta DC di Sandri), nel
presupposto che fosse possibile contribuire al progetto del "grande centro". Ma,
poi, mi sono reso conto che quel progetto era una bugia, un modo furbesco di salvaguardare
un partito personale, come constatato da anni qui a Bologna sia nei comportamenti
quotidiani sia nei congressi farsa dell'UDC, pilotati e conclusi da "nominati"
come avviene nelle elezioni politiche negli altri partiti.
5.- Quali le priorità in questo percorso dei cristiani, degli ebrei,
dei liberali ? Un mia proposta per la riforma della Governance.
Torniamo al filone politico del rinnovamento dello Stato, dentro
la DC, che abbiamo visto doversi ricondurre ad Aldo Moro.
Nel 1988, vale dire alle porte del fatidico 1992, l'allora Segretario
nazionale Mino Martinazzoli organizzò un Seminario sulle riforme istituzionali, a Villa
Miani, pubblicato da "Il Popolo", 5 feb. 1988. Vi leggo solo i titoli dei vari
interventi:
- Antonino Zaniboni, Per un ritorno alle regole;
- Mino Martinazzoli, La gente è distante. Per un approccio
concreto alle riforme:
a) aggiornamento della Costituzione;
b) regolamenti parlamentari;
- Leopoldo Elia, Proposta per un riordino istituzionale;
questione istituzionale e questione morale; riforma del parlamento e delle leggi
elettorali;
- Giuseppe De Rita, Per una iniziativa di riordino
economico e sociale: anche l'economia ha bisogno di regole;
- Ciriaco De Mita, Il valore della democrazia
rappresentativa. I due problemi irrisolti della Costituzione:
a) la stabilità del governo;
b) la differenziazione dei ruoli delle Camere.
Non occorre, qui entrare dentro le proposte, anche perché sono avvenute
molte cose da allora, per cui sarà necessario tornarvi sopra. Ma sia chiaro che i temi
sono i medesimi di oggi: e lo vediamo dal fatto che essi sono i temi caldi anche
dell'attuale agenda politica.
Vediamo alcune proposte concrete da questo tavolo, senza alterare
l'architrave dell'attuale Costituzione.
- Sistema di governance. Proporrei: che il parlamento
(o il popolo direttamente) nomini il capo del governo (non il governo) per l'intera
legislatura, che successivamente nomina e revoca ministri tecnici (in linea di massima).
Ammettere la possibilità della sfiducia ma solo con un quorum
dei 3/4 di una camera;
- Una legge elettorale proporzionale per il parlamento, ma con
rimedi drastici alla frammentazione dei partiti.
Su questi rimedi, un elemento discusso dal 1950 è il
premio di maggioranza.
Ai tempi della DC, per le elezioni del 1953, la legge aveva istituito
il premio di maggioranza al partito che conseguisse almeno il 50%+1 dei voti.
Ciò fece gridare allo scandalo: quella legge fu additata come
una legge truffa.
Ma in questi ultimi anni, per avere il premio di maggioranza, basta
essere la coalizione o il partito di maggioranza re-lativa, anche solo col 30%. Direi che
non c'è più religione.
Mi domando, al tempo stesso, perché non fare assegnare questo
premio direttamente dal popolo. Ad es., fare le elezioni in due turni e (se nel
primo nessuno ha la maggioranza assoluta), nel secondo turno gli elettori assegnano la
maggioranza assoluta ad uno tra i primi due.
Infine i seggi rimasti alla minoranza sono ripartiti sulla base dei
voti riportati nel primo turno, escluso quello che vince nel secondo turno.
C'è, poi, il problema di incentivare il rapporto stretto tra gli
eletti e i cittadini.
Qui il modo migliore mi sembra:
- restituire il voto di preferenza (un solo voto) agli elettori;
- che i candidati siano validi e moralmente apposto. Ad es.: si
dovrebbe vietare la candidatura a chi non il certificato penale in regole, e fare
candidature preventivamente votate in elezioni primarie in tutti i partito (le modalità
delle primarie dovrebbero essere decise con legge);
- il finanziamento dei partiti solo mediante il tesseramento. Al più, il
finanziamento pubblico dei partiti dovrebbe essere ammesso solo per garantire un
"primum vivere" (eventualmente, sotto la forma fiscale, volontaria, della
destinazione del 5 per mille);
- l'eventuale finanziamento, a parziale copertura delle spese elettorali,
darlo solo ai gruppi che vengono a formarsi in primo insediamento delle camere, ma
vietarlo ai gruppi parlamentari che vengono a formarsi successivamente.
6.- Detto tutto questo, ha un senso la riorganizzazione della DC ?
E' un diritto costituzionalmente garantito.
Invece, quanto alla sua opportunità, solo il popolo può dirlo:
in questo senso molto mi aspetto dagli interventi liberi del pubblico. NL |
Tema:
“Ha un senso la riorganizzazione della vecchia Dc, nell'Italia del
2012 ?”
ABSTRACT
All’Assemblea di Bologna (clicca su: Baraccano ) hanno partecipato l'On. Avv: Gianni Fontana (Segretario
Naz.le della DC), il Dr. Alessandro Marinangeli (Commissione Naz.le di garanzia per il
tesseramento) e, tra il pubblico, l’On.le V. Marabini e l’Avv. F. Bendinelli
già Segretario Prov.le della DC di Bologna.
“ Non si tratta della riproposizione di "vecchi", è stato
detto, ma dell'appello di "vecchi" alle "giovani" e
"giovani" del mondo cristiano e laico liberale per rifondare la DC, secondo le
esigenze di oggi.
I Punti qualificanti degli interventi
sono stati:
1.- Rilevanza e Diritto costituzionale dei cattolici alla
rappresenta in parlamento, nella forma di un partito unico;
2.- Necessario riposizionamento della “persona” in
primo piano tra i valori della società civile; rifiuto di una concezione del mercato che
assorbe anche la persona, come “una” merce; ritorno dei partiti al senso dello
Stato.
3.- Necessaria revisione dei rapporti tra Stato e Mercato, verso
meno Stato. Lo Stato garantisce, tuttavia, il diritti umani e civili a tutti i cittadini
(il primum vivere assolutamente a tutti, senza distinzione di razza, religione,…); e
stabilisce le regole etiche per il mercato.
4.- Necessari meccanismi di efficienza e moralizzazione dello
Stato (di cui anche la vecchia DC era venuta a soffrire).
Essi dovranno essere fondati
sull'effettiva alternanza tra i grandi partiti al potere (inclusa la espulsione, dal
parlamento, dei cambia casacca, dopo le elezioni); su governi di legislatura; sulla
rappresentanza proporzionale dei cittadini in parlamento, ma con limiti drastici alla
polverizzazione della rappresentanza.
In particolare, fermo l’attuale
architrave costituzionale si propone:
a) Governo: il
parlamento (o il popolo direttamente) nomina il capo del governo (non anche i ministri)
per l'intera legislatura, che successivamente nomina e revoca ministri tecnici (in linea
di massima). E’ ammessa la sfiducia, ma solo con un quorum di almeno i 3/4 di una
delle camere;
b) Parlamento: è eletto
in due turni con legge elettorale proporzionale in collegi plurinominali. Qualora, al
primo turno nessun partito consegua la maggioranza assoluta, al secondo turno
l’elettorato sceglie a quale, tra i primi due, assegnare la maggioranza assoluta
(55% ?). Il restante 45% dei seggi è ripartito tra tutti gli altri proporzionalmente ai
voti del primo turno.
Un solo voto di preferenza;
L’eventuale finanziamento
dei Gruppi parlamentari, a copertura delle spese elettorali, è vietato ai nuovi
gruppi parlamentari che vengono a formarsi successivamente alla prima costituzione, dopo
le elezioni politiche. |
EDIZIONI PRECEDENTI
Comitato per la riforma elettorale
Sede in Bologna, via Titta Ruffo 7 – Tel. 347 9470152 – E mail: nino.luciani@alice.it
Anno 2004
Membri
del Comitato: Prof. NINO LUCIANI (Centro Studi l'Impegno Politico dei
Cattolici) – Avv. UGO SCURO (MILLE. Movimento per l 'Italia Libera nella Libera
Europa) – Dott. FRANCESCO TASSONE (Movimento meridionale Calabria) – Dott. PAOLO
MAJOLINO (Cattolici per l'Italia) -- RAFFAELE LO IODICE (Movimento Meridionale Puglia)
– Dott. ANGELO SANDRI (Democrazia Cristiana) -- Prof. MASSIMO GRISOLIA (Democrazia
Italiana) -- Dott. ERMINDO CORAZZA (Rinnovamento Popolare) – Dott. DOMENICO
IANNANTUONI (Partito per il Sud) – Dott. PIERO PIROVANO (Solidarietà) – Dott.
ROBERTO GENTILI (Forza Roma) -- Arch. MASSIMO BONECHI (Società Ambiente Qualità) –
Dott. FULVIO LORENZETTI (Movimento Alternativa per l'Italia) – Dott. GAETANO TROPEANO
(Movimento Democratici "Liberi e Forti" -- Avv GIOVANNI VISCONTI (Partito della
Terra) – Dott. ANTONIO SABELLA (Italia Moderata) – Dott. FRANCO REMONDINO
(PPE-Italia) – Dott. ALBERTO DE MAIO (Movimento per il Centro Unito) – On. Prof.
PUBLIO FIORI (Rifondazione Democristiana) -- Cav. Dott. ANTONIO MORETTI (Coerenza
Democratica)
Presidente del Comitato Per la Riforma
Elettorale - Prof. NINO LUCIANI |
Il COMITATO promotore della
nuova elettorale, costituito a Bologna il 27 marzo 2007, aperto a nuove adesioni al
Comitato e disponibile al confronto con le altre forze, ha approvato una proposta di legge
elettorale. Questa proposta vuole:
1) l'elezione diretta del Presidente del Consiglio, con modifica della
Costituzione. Il motivo è eliminare la contraddizione attuale tra la volontà degli
elettori di scegliere direttamente il Presidente del Consiglio (la legge vigente dispone
che sia indicato il candidato Premier) e la vecchia Costituzione che ancora richiede la
successiva fiducia al Governo, da parte del Parlamento, cosicché subito dopo le elezioni
può cadere il Governo, in contrasto con la sovranità popolare espressa.
2) la proporzionalità, con sbarramento del 2%, per l'elezione dei
membri del Parlamento. Il motivo è ricostruire il "centro moderato e
interclassita" nello schieramento politico italiano, dopo il vuoto che si è formato
dal 1992-94, in seguito alla caduta della DC e del PSI.MOTIVAZIONI
La proposta vuole chiudere la fase di transizione dalla
prima alla seconda Repubblica. Precisamente:
a) vuole eliminare la contraddizione attuale tra la volontà degli elettori
di scegliere direttamente il Presidente del Consiglio (la legge vigente dispone che sia
indicato il candidato Premier) e la Costituzione che ancora richiede la successiva fiducia
al Governo, da parte del Parlamento, cosicché subito dopo le elezioni può cadere il
Governo. E’ capitato a Berlusconi nel gennaio 1995, a Prodi nel 1998, e adesso sta
avvenendo di nuovo a Prodi, pur avendo una maggioranza, sia pur risicata. Questa fase
dovrebbe essere chiusa adeguando la Costituzione alla maturità della coscienza popolare;
b) vuole colmare al centro dello schieramento politico italiano, il vuoto che
si è formato dal 1992-94, in seguito alla caduta della DC e del PSI, i partiti che
tradizionalmente svolgevano la mediazione inter-classista. Oggi i partiti di centro,
riemersi nel frattempo, sono caduti in ostaggio dentro due, rispettive, grandi coalizioni
"bipolari" di appartenenza.
IL TESTO DELLA PROPOSTA DI LEGGE
(da approvare con modifiche costituzionali e con legge ordinaria)
1.- ELEZIONE DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO
a) Il Presidente del Consiglio è eletto a suffragio universale diretto, tra
i candidati che hanno ottenuto la nomina a candidato nelle elezioni primarie. Qualora
nessun candidato ottenga la maggioranza assoluta, si passa al ballottaggio tra i due più
votati. Non è eleggibile chi abbia già svolto due mandati consecutivi. Il Premier nomina
e revoca i Ministri, che sono insediati, subordinatamente alla fiducia delle Camere.
b) L'art. 90, comma 2 della Costituzione si applica anche al Presidente del
Consiglio.
c) Elezioni primarie. Tre mesi prima delle elezioni del
Presidente del Consiglio, sono fatte, in base a disposizioni di legge, le elezioni
primarie per scegliere i candidati a Premier. Le
candidature possono essere presentare, con un rispettivo programma, da partiti e
associazioni annotate all'Ufficio del Pubblico Registro
c) Ottiene la nomina a candidato, per ogni rispettivo partito o associazione, chi abbia
ottenuto il maggior numero di voti, purchè il rispettivo partito o associazione abbia
ottenuto più del 10% dei voti degli elettori di almeno 5 Regioni.
2.- NUOVI DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA Le leggi e gli atti del Governo, aventi forza di legge,
possono essere rinviati preventivamente alla Corte Costituzionale, per il parere di
costituzionalità, dal Capo dello Stato di propria iniziativa o su richiesta di 1/3 di una
delle Camere o di 5 Consigli Regionali. In caso di parere negativo non ha luogo la
promulgazione.
3.- ELEZIONE DEL PARLAMENTO
a) Il parlamento è eletto
a suffragio universale con riparto dei seggi, tra i partiti, proporzionalmente a voti
ottenuti, al netto di uno sbarramento del 2% dei voti elettorali sia per il partito che si
presenti da solo, sia per la coalizione.
b) La partecipazione dei partiti alle elezioni non richiede firme di
presentazione.
c) Il diritto di voto include la possibilità di esprimere una
preferenza
d) Rimborso delle spese elettorali dei partiti . I partiti hanno diritto al
rimborso delle spese elettorali, proporzionalmente ai voti riportati. Nel caso di partiti
federati presentatisi in unica lista o in coalizione, il partito che esca dalla
federazione o dalla coalizione perde il diritto al rimborso fin dall'origine.
Bologna 27 marzo 2007 |
|
|
CONFERENZA NAZIONALE
|
LEGGE ELETTORALE:
STATO DI ATTUAZIONE DELLA RIFORMA IN ITALIA |
|
A Bologna, viale Risorgimento 2
sabato 1 dicembre 2007, ore 10,30
Facoltà di Ingegneria, Aula Magna al 2° piano
APERTA AI DOCENTI E CITTADINI
Saluto
del Preside Prof. Pier Paolo DIOTALLEVI |
Relatori: |
- Prof. Giovanni
GUZZETTA, Presidente Nazionale del Comitato per i Referendum elettorali, Ordinario di
diritto costituzionale all’Università di Roma "Tor Vergata"; |
|
- Prof. Luigi
MELICA, Ordinario di diritto costituzionale all’Università di Lecce; |
|
- Prof. Andrea
MORRONE, Ordinario di diritto costituzionale all’Università di Bologna; |
|
- Prof. Sergio
BELARDINELLI, Ordinario di sociologia all’Università di Bologna. |
Governo: |
Dr. Paolo NACCARATO,
SottoSegretario di Stato al Ministero per i Rapporti con il Parlamento e le Riforme
istituzionali, Delegato per la legge elettorale. |
Invitato: |
Mons. Dott. Oreste
LEONARDI, Delegato Episcopale per i rapporti con le realtà temporali |
Moderatore: Dr.
Nuccio FAVA, Presidente della Sezione Italiana dell’Associazione dei Giornalisti
Europei |
BREVE INTRODUZIONE AL TEMA
Una legge elettorale proporzionale, in una REPUBBLICA
SEMI-PRESIDENZIALE ?
For a proportional electoral bill, but in a "HALF-PRESIDENTIAL" REPUBLIC ?
1.- La
conferenza vuole verificare lo stato di attuazione delle riforma elettorale in Italia. Ma
sia consentito chiedere che venga esaminata anche la proposta del Comitato per la riforma
elettorale, promosso dal nostro Centro studi nel marzo 2007, e ricevuto dal Governo il 1
giugno 2007. Esso pone preliminarmente il problema della attualità dell'attuale quadro
costituzionale, in cui collocare la nuova legge.
In premessa, ricordo che stiamo assistendo allo scioglimento di Forza Italia
(FI) per volontà del suo fondatore.
Questo fatto crea oggettivamente il problema di riempire un nuovo
"vuoto al centro" (dopo quello formatosi in Italia nel 1992-94 per la scomparsa
"politica della Demcrazia Cristiana e del Partito Socialista Italiano). Ciò rende
storicamente essenziale una nuova legge elettorale per regolarne il riempimento, in
aggiunta alla importanza che essa già ha per sanare il defìcit di governabilità
scaturito dalle elezioni del 2006.
2.- Le varie proposte di legge elettorale da destra e da sinistra, evocate in relazione al
deficit di governabilità dal 2006, ragionano all’interno dell’attuale
costituzione di "repubblica parlamentare", in cui il governo vive se ha la
fiducia delle camere.
Ma questo scenario si scontra con la impraticabilità storica, in Italia, di
creare un "bipolarismo elettorale" che sia anche un "bipolarismo
programmatico omogeneo", in cui i cittadini scelgono la "maggioranza" già
al momento delle elezioni. Questo è dovuto all'eccesso di diversità regionali dal
Nord al Sud, alle diverse storie delle popolazioni d’Italia (l’unità
nazionale ha solo 150 anni) e, forse, della impreveggenza dei politici.
Ma è anche vero che l’Italia del dopo guerra è cresciuta culturalmente. Ci sono,
poi, dei forti movimenti sindacali nazionali e ci sono le Regioni già ben consolidate.
Sono baluardi determinanti, in caso di pericolo per la democrazia politica. Pertanto, per
garantire "governi di legislatura", una soluzione sensata è una repubblica
"semi-presidenziale".
C’è, poi, la circostanza che la legge vigente vuole, già nelle
elezioni, che sia indicato il candidato Premier. Ma, poiché la Costituzione richiede la
successiva fiducia del Parlamento, si crea una contraddizione, per cui può cadere di
nuovo il Governo. Questa fase dovrebbe essere chiusa adeguando la Costituzione alla
maturità della coscienza popolare e alla legge.
Se si facesse una opzione in senso "semi-presidenziale, i problemi di un accordo
sulla legge elettorale sarebbero molto facilitati. Per il riempimento del nuovo
"vuoto al centro", ma anche per la ricostruzione dell’unità di "tutto
il centro", si potrebbe fare una legge proporzionale, aperta "ai piccoli
partiti, anche perché il risveglio della politica nasce dal basso.
3.- La proposta del Comitato per la riforma elettorale è la seguente:
a) una repubblica "semi-presidenziale" e precisamente l’elezione
diretta del Capo del Governo, bilanciata da relativi maggiori poteri di garanzia
costituzionale al Capo dello Stato (si veda la proposta). Inoltre il potere di sciogliere le Camere dovrebbe rimanere
prerogativa del Capo dello Stato.
b) una legge elettorale proporzionale con una soglia di sbarramento relativamente
bassa, l’abolizione della raccolta delle firme, la possibilità di "una"
preferenza alle candidature, il finanziamento dei soli Gruppi parlamentari che, dopo le
elezioni, si vanno a formare in parlamento con un numero di componenti non minore del 10%
della camera di appartenenza.4.- Rispetto a questi
obiettivi, i REFERENDUM vanno sostenuti perché, solo se si rompe la cordata di quelli che
sostengono la legge elettorale attuale, ci potrà essere spazio per discutere in
parlamento le varie proposte di riforma. NINO LUCIANI |
|
1.
The aim of the conference is a check of the state of accomplishment of the electoral
reform in Italy. In the hope that the proposal (see proposta ) of the Committee for the
Electoral Reform, carefully prepared by our Study Center in March 2007, and received by
the Government on June 1st, 2007, be considered and examined. This proposal is for a
preliminary examination of the constitutional frame, in which to place the electoral bill.
As a preliminary remark, I remind that We are now watching the end of Forza
Italia (FI) for open will of its founder.
Such event as a matter of fact generates the problem of filling the new
“center vacuum” (after the “center vacuum” produced in Italy during
1992-1994 as a consequence of the political disappearance of the Democrazia Cristiana and
the Partito Socialista Italiano). That “vacuum center” makes historically
essential a new electoral bill to adjust such filling. Further, the electoral bill is
relevant to heal the lack of governance consequent to the 2006 elections.
*
2.- All the electoral bill proposals, designed to alleviate the lack of governance started
in 2006, hold in the presence of the present constitution of “parliamentary
republic”, where the Government rules only if it is trusted by the two Chambers.
Such a landscape in Italy is against the historical impracticability to
realize an “electoral bipolarism” which be also an “homogeneous
programmatic bipolarism”, where the voters choose the “majority” at the
moment of the elections. This is due to the excess of the regional differences between
North and South, of the different histories of Italian populations (national unity is only
150 years old) and maybe of the lack of foresight of the politicians.
But it is also true that after the World
War II Italy has grown culturally . Further, there are strong national trade unions and
well consolidated Regions. These are relevant bulwarks in the case of danger for the
political democracy. Therefore, to get legislature long governments a judicious solution
for Italy is a “half-presidential republic”.
It also happens that the law in force dictates that the Premier candidate be
indicated at the moment of the elections. But the Italian Constitution requires the
subsequent confidence of the Parliament, and this fact creates a danger which may lead to
the fall of the Government. This stage should be closed by conforming the Chart to the
maturity of the popular consciousness and the Law.
The problems connected with an agreement on the Electoral Bill would be greatly alleviated
if an option in the semi-presidential direction would be taken. A proportional bill, open
to the small parties (because the revival of the politics is born of the base), would
allow the filling of the new “center vacuum” and also the rebuilding of the
unity of the “all center”.
3.- The proposal of the Committee for the Electoral Reform is:
a) a “half-presidential” republic, in detail the direct
election of the Premier, balanced by corresponding greater power of constitutional
warranty to the State Chief (see the proposta). The power to dissolve the
Parliament should remain a prerogative of the State Chief.
b) a proportional Electoral Bill with a relatively low barrage,
suppression of the signatures collection, the possibility of a "one" choice
between the candidates, financial support supplied only to the Parliament’s Groups
that after the elections consist of at least 10% of the Chamber to which they belong.
4. In view of these goals the REFERENDUMS organized by prof. GUZZETTA an SEGNI should be
supported, because (even if with some risk) only if the trust of those who support the
present electoral bill is dissolved there will be the possibility to discuss the proposals
for its reform in the Parliament. NINO LUCIANI |
|
.
Verso la concreta ricostruzione della
GRANDE FAMIGLIA DEI DEMOCRISTIANI |
PROGETTO DI CONFEDERAZIONE PARITETICA
Primo passo concreto sulla via della rinascita della DC storica,
sia pur non in termini giuridici, ma nella sostanza.
_____________________________________________________
CDU, DCN e FNMRDC
COMUNICATO
Roma 2 aprile 20
Il
giorno 2 aprile 2014 si sono riuniti a Roma, i rappresentanti:
- del CDU - Cristiani Democratici Uniti,
- della DCN - Democrazia Cristiana Nuova,
- della FNMRDC - Federazione Nazionale dei Movimenti Regionali della
Democrazia Cristiana
per valutare la possibilita' di realizzare una Confederazione Paritetica dei
rispettivi Partiti in vista della ricostruzione della GRANDE FAMIGLIA DEI DEMOCRISTIANI,
con unico simbolo che sara' definito di comune intesa.
Le parti valutano positivamente la soluzione prospettata, e aperta a
tutti i partiti e movimenti di derivazione democristiana e liberale, disponibili a
ritrovarsi per la difesa degli ideali sturziani e degasperiani.
Gli iscritti ai partiti aderenti alla Confederazione potranno
essere titolari della doppia tessera:
- quella del partito da cui si proviene
- e quella della Confederazione.
La Confederazione ritiene indifferibile una riforma
costituzionale e elettorale che garantisca all'Italia:
a) governi di durata pari alla legislatura, in sistema di alternanza dei partiti al
governo, nell'ambito della repubblica parlamentare;
b) i diritti del parlamento e il suo buon funzionamento.
La Confederazione si impegna fin d'ora a mobilitare nel
Paese ogni energia per contrastare il disegno costituzionale e la riforma elettorale
dell'attuale intesa PD-FI, che cancella pluralismo, rappresentativita' degli eletti e
partecipazione, che minacciano la democrazia.
Per le riforme costituzionali e' necessario procedere con il sistema
proporzionale puro in modo da garantire tutte le espressioni politiche del Paese. La
polarizzazione dei partiti eletti puo' essere ottenuta in sede parlamentare attraverso
incisive modifiche del Regolamento, elevando significativamente la soglia minima per la
costituzione dei gruppi parlamentari.
ALBERTO ALESSI, UGO GRIPPO, MARIO TASSONE |
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|
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Statuto
registrato Agenzia delle Entrate, Bologna, Via Larga 35, il 12 nov. 2013, al n. 11393
STATUTO DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA NUOVA
Preambolo. E' costituito un partito nuovo,
ai sensi dell’art. 49 della costituzione, sotto la denominazione: ““Partito
della DEMOCRAZIA CRISTIANA nuova”.
Gli obiettivi del “partito nuovo” sono:
- dare al popolo italiano uno strumento politico ed elettorale immediatamente operativo
che confermi gli ideali e programmi della DC storica, mai sciolta ed in via di
riorganizzazione, aperta agli iscritti del 1992 alla vecchia DC e a nuovi iscritti;
- promuovere e sostenere la riorganizzazione della DC storica per approdare ad un partito
popolare di respiro europeo.
Il partito “nuovo”, in applicazione dei principi e valori della civiltà
cristiana, ha i seguenti caratteri :
- riforma il sistema elettivo, rispetto a quello della DC storica. La rappresentanza degli
iscritti, nel Coordinamento nazionale, sara’ ripartita tra le Regioni
proporzionalmente alla popolazione regionale (non piu’ in base alle tessere), e dando
luogo (mediante una soglia alta per la costituzione dei gruppi) a due soli “grandi
gruppi politici”, a seconda dell’orientamento ideologico e programma. Questo
comportera’ che mai piu’ determinati gruppi si impossessino del partito con la
“cattura delle tessere”, o determinate “correnti organizzate”
esercitino un potere “deviante” (anziche’ essere solo portatrici di idee);
- mette esplicitamente la “persona” al centro della propria azione.
Lo Stato dà priorita’, all’interno della spesa pubblica, ai diritti umani e
sociali fondamentali conquistati dal nostro popolo (scuola-universita’, sanita’,
giustizia, pensione sociale, pensione agli invalidi impossibilitati al lavoro, beni
primari garantiti a tutti, senza distinzione di razza, religione, genere);
- impegna lo Stato a promuovere il lavoro anche, al limite, come datore di lavoro di
ultima istanza;
- ha collocazione politica centrista, ma in un sistema di alternanza al governo, tra i
grandi partiti, con governi di legislatura (vedi: Seminario di Villa Miani, della DC,
1988).
- assume i seguenti criteri direttivi per il sistema economico e sociale:
a) la libera iniziativa privata è cuore pulsante dell’economia. Pertanto va
invertito il processo di socializzazione del sistema economico, attuato in Italia nel
1970-90, fatta eccezione per la possibile occupazione diretta statale di determinati
settori (rete dell’acqua, rete dell’energia elettrica, reti ferroviarie, altre
posizioni altamente strategiche).
In questo modo, come conseguenza di meno spesa pubblica e meno debito pubblico, la
pressione fiscale dovrebbe essere fermata al 33-36/ del PIL, fermo un reddito minimo di
sussistenza, esente da imposta sul reddito;
b) lo Stato fissa le regole etico-morali del mercato e impone, attraverso la sua
mediazione, l’armonizzazione tra gli interessi economici e sociali di parte;
d) il sistema bancario tutela il risparmio delle famiglie e favorisce gli investimenti
produttivi; e va ripristinata, pertanto, la distinzione (abolita nel 1993), tra banche
commerciali e istituti finanziari; vanno rispettati determinati vincoli di utilità
pubblica, quali la costituzione di una determinata riserva obbligatoria di “moneta
legale” presso la Banca d’Italia (con conseguente limitazione della
fabbricazione di “moneta bancaria”); e va costituita una determinata quota di
capitale liquido all’interno del proprio patrimonio netto.
- La durata del “partito nuovo” è illimitata, e si scioglie automaticamente al
momento della costituzione della DC storica anche sul piano organizzativo e del
contestuale riconoscimento della proprietà esclusiva del simbolo con lo scudo crociato di
don Sturzo, previo inserimento nel proprio statuto dei criteri di formazione e riparto
della rappresentanza di cui all’art. 5 del presente statuto.
- Il partito non ha scopo di lucro.
- Il partito farò uso dello scudo crociato, storico, qualora possibile.
In prima attuazione il simbolo è:
1) Fondo bianco in cerchio. Dentro: scudo crociato piatto in rosso su fondo bianco e
davanti bandiera bianca con scritta libertas. Scritta sopra e sotto: democrazia cristiana,
a new deal; (vedi numero 1 dell’allegato B).
In subordine, qualora il primo non sia accettato dalle autorità preposte alle elezioni,
seguono nell’ordine:
2) Fondo azzurro in cerchio. Dentro: scudo bianco rosso bombato con scritte “liberi e
forti” e “la democrazia cristiana per il popolo”. Scritta sopra e sotto:
democrazia cristiana, a new deal; (vedi numero 2 dell’allegato B);
Tutti gli altri rimangono di riserva.
- Fondo blu in cerchio stelle gialle in circolo. Dentro: fondo azzurro in cerchio con
scudo crociato piatto in rosso con scritta libertas. Scritta sopra e sotto: democrazia
cristiana, a new deal; (vedi numero 3 dell’allegato B).
- In riquadro bordo blu, cerchio blu su fondo interno bianco. Dentro cerchio blu scudo
crociato piatto in rosso con scritta libertas. Scritta sopra e sotto: democrazia
cristiana, a new deal.
Titolo 1 - Definizione
Art.1 - Definizione
1) Il “partito nuovo” della D.C., costituito ai sensi dell’art. 49 della
Costituzione e dell’art. 36 del Codice Civile, è un partito aconfessionale, aperto a
tutti i cittadini iscritti alla DC storica del 1992 ed a quanti altri cittadini si
iscrivano, e che pone a fondamento dell’attività politica istituzionale e sociale
gli ideali del popolarismo italiano ed europeo di matrice cristiana (personalismo
comunitario, interclassismo, pluralismo, solidarietà, sussidiarietà, giustizia
distributiva, responsabilità, partecipazione), in ambito internazionale, nazionale e
locale.
A fondamento dell’azione politica il partito opererà diffondendo i principi :
a) dell’unità nazionale ed europea federalista per i rispettivi problemi;
b) dell’autonomia amministrativa locale per tutti i problemi di interesse locale;
c) della libertà e giustizia e secondo le linee politiche, sociali ed economiche e le
direttive disegnate da Don Luigi Sturzo.
L’Italia è aperta alla collaborazione internazionale, nell’ambito
dell’ONU.
Nella propria azione, il partito pone la persona, al centro della propria azione, e
garantisce a tutti i cittadini i beni essenziali per la vita: l’acqua, il pane,
l’istruzione, la giustizia, la proprietà della casa per abitazione e, per gli
agricoltori, la proprietà della terra (ma con limitazioni al latifondo uni-personale),
favorisce l’iniziativa economica privata e, sul piano internazionale, i popoli nella
auto-produzione dei beni primari, compresi i servizi strumentali come la irrigazione dei
terreni agricoli, l’autodeterminazione dei popoli.
Art. 2 Sede
Il partito nuovo ha la sua sede nazionale a Bologna, Via Titta Ruffo 7.
Art:3 – Soci - Requisiti
Possono essere aderenti al Partito, quali soci, i cittadini italiani e residenti in Italia
che hanno compiuto i 16 anni di età e ne condividano gli ideali e l’azione
politica
Titolo II Norme di organizzazione
Il “partito nuovo” è presente ed organizzato sul territorio nazionale per
mezzo di:
Coordinamenti provinciali;
Coordinamenti regionali;
Coordinamento nazionale;
Confederazioni dell’Operosità.
Titolo III Il coordinamento regionale e
il coordinamento nazionale
Art. 4- Organi regionali e provinciali del partito
I membri di tutti gli organi collegiali sono eletti ogni 5 anni.
Per la strutturazione del partito in ambito regionale si applicano le stesse disposizioni
degli organi nazionali di cui all’art. 6.
Art. 5 - Struttura territoriale regionale e
provinciale: competenze
Il coordinamento provinciale o regionale ha compiti deliberativi. Il coordinamento
provinciale è composto da 30 membri, eletti per liste contrapposte con un rispettivo
programma di interesse provinciale, che viene illustrato, e sulla cui base ha luogo un
dibattito e sono presentate eventuali mozioni, impegnative per il coordinamento
provinciale. Il numero dei membri attribuito a ciascuna lista è ripartito in modo
proporzionale ai voti riportati. In ogni caso, uno dei due generi non può essere di
numero inferiore al 20% dei componenti l’organo collegiale, se presente in tale
misura.
Le liste rappresentate sono classificate per numero di membri eletti. Sono costituiti due
gruppi a cui afferiscono, rispettivamente, i membri della prima e della seconda. I membri
delle altre liste afferiscono ad uno dei due gruppi. Sono ammesse migrazioni di membri
dall’uno all’altro dei due gruppi provinciali e viceversa, purchè non oltre un
mese dalla prima costituzione.
Il coordinamento regionale è costituito da 120 componenti, ripartito per province in
proporzione alla rispettiva popolazione provinciale, e comunque con almeno un
rappresentante per provincia.
In ogni regione viene convocato un rispettivo congresso regionale a cui partecipano i
membri dei coordinamenti provinciali. Ogni provincia elegge in esso i propri
rappresentanti, per liste contrapposte con un rispettivo programma di interesse regionale,
che viene illustrato e sulla cui base ha luogo un dibattito e sono presentate eventuali
mozioni, impegnative per il coordinamento regionale.
I candidati sono esterni al coordinamento provinciale, e il numero dei rappresentanti è
determinato in modo proporzionale ai voti conseguiti. In ogni caso, uno dei due generi non
può essere di numero inferiore al 20% dei membri da eleggere, se presente in tale misura.
I membri eletti per il Coordinamento regionale si ripartiscono in due Gruppi regionali, ai
quali afferiscono, rispettivamente gli eletti delle due liste con più voti della
provincia maggiore. Tutte le altre liste sono tenute ad afferire ad uno dei due Gruppi.
Sono ammesse migrazioni di membri dall’uno all’altro dei due gruppi regionali e
viceversa, purchè non oltre un mese dalla prima costituzione.
Il coordinamento provinciale, o regionale, elegge, al proprio esterno, il Presidente, il
Segretario, i vice-segretari, il segretario amministrativo ed una direzione regionale, su
proposta del Segretario. Le delibere del Coordinamento provinciale o regionale sono prese
a maggioranza assoluta dei componenti, detratti gli assenti giustificati con titolo
valido.
Le decisioni riguardanti persone sono prese singolarmente per ognuna di loro, fatte salve
la procedure previste per il Presidente nazionale e il Segretario nazionale. In caso di
mancato raggiungimento del quorum nella prima votazione (per le singole persone), si va al
ballottaggio tra i primi due ed è eletto chi ottiene più voti.
Le norme di elezione dei Presidenti e Segretari nazionali, di cui all’art. 8, si
applicano anche per le Regioni e province, relativamente alle Regioni e province, tenuto
conto dell’ordine degli enti locali (regioni, province, comuni).
Art. 6 Organi nazionali del partito
Sono organi nazionali del partito:
- il Coordinamento nazionale, con compiti deliberativi;
- il Presidente nazionale, che ha compiti di garanzia statutaria e di presidenza delle
riunioni del Coordinamento;
- il Segretario Nazionale, con compiti esecutivi ed ha, di norma, la rappresentanza legale
del partito;
- il Segretario Nazionale è coadiuvato da tre ViceSegretari Nazionali, di cui uno è
ViceSegretario Vicario, e dal Segretario organizzativo.
- la Direzione Nazionale, con compiti esecutivi. Di norma gli incarichi hanno le stesse
denominazioni dei ministeri del Governo nazionale;
- il segretario amministrativo;
- il direttore del giornale cartaceo e/o on line del partito;
- i senatori e deputati, se non eletti nei congressi regionali con voto consultivo;
- i componenti della confederazione dell’operosità con voto consultivo;
Art. 7- Struttura territoriale nazionale:
competenze
Il Coordinamento nazionale ha la titolarità della linea politica e la responsabilità
della vita organizzativa nazionale e nel quadro delle norme statutarie e degli indirizzi
generali ha il compito di coordinare i partiti regionali ispirati al partito nazionale:
Il Coordinamento nazionale è costituito da 120 componenti ripartito per regioni in
proporzione alla popolazione regionale (1 membro ogni 500.000 abitanti), e comunque un
numero non inferiore alla unità, per ogni regione. Entro un mese dai congressi
provinciali, ogni coordinamento regionale elegge, per liste contrapposte, tra candidati
esterni ad esso, i propri rappresentanti nel coordinamento nazionale, in modo
proporzionale ai voti conseguiti dalle liste. In ogni caso, uno dei due generi non può
essere di numero inferiore al 20% dei membri da eleggere, se presente in tale misura.
All’interno del Coordinamento nazionale, gli eletti si ripartiscono in due Gruppi
nazionali, ai quali afferiscono, rispettivamente, gli eletti delle due liste con più voti
della Regione maggiore. Gli eletti di tutte le altre liste sono tenute ad afferire ad uno
dei due Gruppi. Sono ammesse migrazioni di membri dall’uno all’altro dei due
gruppi regionali e viceversa, purchè non oltre un mese dalla prima costituzione.
Art. 8 – Elezione del Presidente e del
Segretario Nazionale e degli altri organi
Il Presidente nazionale è eletto all’interno del Coordinamento medesimo con la
maggioranza di 2/3. Qualora nessuno, al primo turno, sia eletto, si procede al voto
tra i 5 più votati. Qualora al secondo turno nessuno ottenga la maggioranza assoluta, si
procede al ballottaggio tra i primi due ed è eletto il più votato. Egli fa parte della
Direzione, senza diritto di voto.
Il Segretario Nazionale è eletto dal Coordinamento nazionale, previe elezioni primarie
regionali, tra una lista di candidati, costituita da coloro che hanno ottenuto il maggior
numero di voti nella rispettiva Regione, e comunque non meno del 20% dei voti validi
espressi. E’ eletto segretario nazionale il candidato che ottiene la maggioranza
assoluta dei membri del Coordinamento; e comunque il più votato, tra i primi due, nel
successivo ballottaggio.
Gli altri organi di cui all’art. 6, salvo per i casi specificamente regolati dallo
Statuto, sono eletti dal Coordinamento nazionale, tra persone al proprio esterno, su
proposta del Segretario, e che può revocarli successivamente, motivando al Coordinamento
Nazionale. In caso di decadenza, per impedimenti sopravvenuti, il Presidente Naz.le è
sostituito dal Vice Presidente fino alla scadenza regolare del mandato. In caso di
decadenza, per impedimenti sopravvenuti, il Segretario Naz.le è sostituito dal Vice
Presidente Vicario fino alla scadenza regolare del mandato.
Titolo IV L’iscrizione al partito
Capo 1 Il tesseramento
Art. 9 Norme per il tesseramento e Risorse
L’iscrizione al partito è libera e personale e comporta l’accettazione dei
valori universali del partito. Essa è sottoposta ad approvazione della Direzione, che
può non approvarla con 2/3 dei propri membri motivando. L’iscrizione è presupposto
essenziale per partecipare alla vita del partito, ma non ha rilevanza per la
determinazione del peso della rappresentanza negli Organi.
Il finanziamento del partito avviene secondo le norme di legge. E’ possibile il
versamento di somma di danaro liquido, ed eventualmente con la devoluzione volontaria di
una percentuale del reddito in sede di dichiarazione dei redditi, se previsto dalla legge.
Il Coordinamento regionale emana le norme per l’attuazione del tesseramento,
d’intesa con il Segretario. Il tesseramento è aperto dal 1 gennaio al 31 dicembre di
ogni anno solare. L’importo della tessera è libero, e sarà versato per le attività
regionali, provinciali e comunali. Il Coordinamento regionale stabilisce la quota da
versare agli Organi nazionali del partito nazionale per contribuire alle attività
specifiche dello stesso.
Art. 10 Il coordinamento nazionale, riunioni
straordinarie.
Esso si riunisce in via straordinaria, con specifico ordine del giorno, quando ne
fa richiesta la maggioranza dei componenti la direzione nazionale:
- per decisione dei 2/3 delle direzioni regionali:
- per autoconvocazione, se un numero di almeno 5 iscritti alla DC ne facciano richiesta al
Segretario dell’Organo da convocare, e questi non provveda entro 7 giorni.
Art. 11 Competenze del Segretario nazionale.
Egli presiede e convoca la direzione nazionale. Egli propone al coordinamento nazionale i
tre vicesegretari.
Ha la rappresentanza legale del partito nel territorio nazionale. Promuove ed indirizza
l’attività degli organi del movimento-partito. Impartisce le direttive
sull’attività e sull’organizzazione dello stesso e vigila, con poteri ispettivi
sul regolare svolgimento delle adesioni e della vita organizzativa del movimento-partito
nelle regioni. Propone alla direzione i dirigenti dei vari uffici;
Effettua consultazioni periodiche con i coordinatori regionali (figura non prevista).
Gestisce la denominazione ed il simbolo del movimento-partito ed autorizza il deposito del
contrassegno e la presentazione dei candidati alle competizioni elettorali.
Art: 12 Composizione della direzione
nazionale.
La direzione nazionale è composta da 30 Membri, di cui almeno uno per ogni regione. Ne
fanno parte aggiuntivamente e inoltre:
- il segretario nazionale;
- il vice-segretario vicario, e due vicesegretari: uno per il nord e uno per il sud;
- il segretario organizzativo;
- il segretario amministrativo;
- il direttore del giornale;
- i senatori e deputati, se non eletti nella direzione, senza diritto di voto;
- il Presidente nazionale, senza diritto di voto.
- il Vice Presidente del nazionale, senza diritto di voto.
Inoltre, ne fanno parte di diritto i soci fondatori.
Art. 13 Competenze della direzione nazionale
La direzione nazionale concorre con il Segretario nazionale all’attuazione della
linea politica del partito.
La Direzione nazionale approva:
- su proposta del segretario e sulla base degli indirizzi del coordinamento nazionale, il
programma di attività del partito nel territorio nazionale;
- approva le relazioni annuali del segretario nazionale e del segretario amministrativo;
- istituisce commissioni di settore in relazione a concrete esigenze di presenza politica
ed amministrativa nel movimento-partito nel territorio nazionale;
- formula proposte agli organi regionali del movimento-partito;
- approva il programma per le candidature per le elezioni nazionali e ratifica le suddette
candidature proposte dagli organi regionali;
- delibera eventualmente sulle proposte presentate al Senato della repubblica, la Camera
dei deputati e al Parlamento Europeo presentate dagli esponenti nazionali eletti in
tali consessi;
- promuove attività di informazione dell’opinione pubblica e di formazione politica
degli aderenti;
Art:14 Il Segretario amministrativo e il
Segretario Organizzativo
Il segretario amministrativo compie tutti gli atti di ordinaria e straordinaria
amministrazione necessari al disimpegno del mandato ricevuto. Nell’esercizio del
proprio mandato è tenuto sotto la propria personale responsabilità a garantire la più
assoluta trasparenza delle fonti di finanziamento. Il bilancio è vincolato al pareggio,
ed è approvato dalla direzione, sia per la previsione sia per il consuntivo. Il
Segretario amministrativo è personalmente responsabile, anche patrimonialmente, di
eventuale disavanzo di bilancio. Di norma, mensilmente, il Segretario amministrativo fa
una relazione scritta al Segretario sul saldo di bilancio e del movimento dei conti. Egli
può aprire e chiudere conti correnti, su indicazione della direzione.
Il Segretario organizzativo cura la struttura organizzativa del partito, la promozione
delle iscrizioni al partito, conserva il registro delle iscrizioni, e di cui una copia è
depositata presso il segretario nazionale.
Art:15. Consulta nazionale.
All’interno della DC è costituita una Consulta nazionale, con articolazione
regionale, del mondo cristiano, giudaico e laico liberale.
Art. 16 . Collegio dei Probiviri
E’ costituito il collegio dei probiviri, composto da 4 membri, sorteggiati tra 20
eletti dal congresso, aventi adeguata esperienza umana e preparazione professionale, e
presieduto da un membro esterno, di professione giuridica.
Art. 17 - La confederazione dell’operosità (
le fondazioni)
Simpatizzanti e interessati al partito possono costituire una fondazione intorno alla
quale riunire i cittadini della regione che vogliono conservare l’autonomia della
propria regione come un bene inestimabile, un patrimonio storico, culturale e sociale da
non disperdere, organizzando le iniziative ed attività che si riterranno opportune.
Intorno alla fondazione si costituisce la confederazione dell’operosità,
un’area senza schema e senza confini ideologici e di appartenenza.
L’iscrizione alla confederazione dell’operosità avviene tramite la
sottoscrizione del modulo di adesione. Il contributo per l’iscrizione è libero e
senza vincolo alcuno.
Gli aderenti alla confederazione dell’operosità eleggeranno un Presidente ed 8 saggi
che avranno, oltre i compiti previsti dall’art. 1, anche quello di operare e
vigilare, perché la vita degli iscritti al movimento-partito si svolga da parte degli
stessi con coerenza e fedeltà nei programmi e negli indirizzi espressi dagli organi
apicali.
Gli iscritti alla confederazione dell’operosità parteciperanno, come elettorato
attivo, alle elezioni degli organismi del movimento-partito secondo le norme e la
percentuale contenute nel regolamento congressuale.
Ne fanno parte, a domanda, i soci fondatori dell’Associazione Democrazia Cristiana
costituita nel 2013.
Art. 18 Modificazioni dello Statuto
Lo Statuto può essere modificato dalla Direzione Nazionale con la maggioranza di
2/3 dei componenti. Qualora la modifica avvenga con la sola maggioranza assoluta, tali
modifiche potranno essere definitivamente respinte od accettate dal coordinamento
nazionale a maggioranza assoluta dei suoi componenti e, dopo due votazioni, a maggioranza
semplice.
Art. 19. Norme di convocazione
Gli organi collegiali e monocratici sono convocati in via ordinaria, non meno di
30 giorni dalla data di convocazione, mediante avvisi a domicilio, con allegato
l’ordine del giorno, e pubblicati sulla G.U. della Repubblica o su un giornale
nazionale.
L’avviso a domicilio avviene, pena la caduta di ogni responsabilità del convocante.
presso l’indirizzo postale comunicato per iscritto e firmato dal comunicando; o
presso l’indirizzo digitale e-mail, anch’esso accompagnato da comunicazione
autografa del comunicando. L’avviso si presume pervenuto se porta la firma cartacea
di ricevimento, o se è seguito da risposta di avvenuto ricevimento via e-mail. Di norma
l’avviso è inviato dal responsabile dell’organo convocante.
Per quanto riguarda i coordinatori, il coordinatore nazionale convoca i coordinatori
regionali per indire: a) i congressi regionali, da aver luogo in unica giornata, sia pur
in separati luoghi nelle rispettive regioni; e b) le elezioni primarie per i candidati a
segretario nazionale, da aver luogo in giorni diversi, in un prefissato periodo.
Entro un anno dalla prima costituzione, il Presidente Nazionale hanno luogo i Congressi
regionali, previo espletamento dei congressi provinciali. In caso di elezioni
anticipate, i congressi sono convocati immediatamente. Analogo procedimento si applica ai
coordinatori regionali, nei confronti dei coordinatori provinciali delle rispettive
regioni.
Art. 20 - Norma transitoria.
In prima attuazione, lo Statuto è approvato dai fondatori del partito, che
provvedono alla nomina dei dirigenti apicali provvisori, in attesa delle nomine nelle sedi
congressuali, come da statuto. Lo Statuto acquisisce un codice fiscale, ed è pubblicato
presso l’Ufficio del Registro.
Ne fanno parte integrante:
- il Verbale - Scrittura privata per la costituzione del “partito
nuovo”, ai sensi dell’art. 49 della costituzione, sotto la denominazione:
““Partito della DEMOCRAZIA CRISTIANA nuova”;
e quanto ivi deciso, come descritto in verbale.
Bologna 9 novembre 2013 |
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DEMOCRAZIA CRISTIANA NUOVA
Sede in Bologna, via Titta Ruffo 7
C.F. C.F. 91362820374
Segretario Nazionale: On. Dott.
Alberto Alessi |
MODULO DI ISCRIZIONE
Per scaricare il modulo, clicca su: domanda |

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